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Autore: yllel    14/09/2013    9 recensioni
Dal testo:
[“Non mi stai ascoltando!” esclama lui, quasi spazientito. Lei scuote la testa decisa, anche se e’ sempre piu’ spaventata da quello che sta sentendo.
“Invece si, ho capito. Ti serve un contatto” replica.
Lui la fissa intensamente negli occhi.
“No. Non mi serve un contatto. Mi serve un collegamento”]
E’ cosi che e’ cominciata e a volte e’ stato difficile.
Ma ora, e’ ancora piu’ difficile.
E forse non ne vale piu’ neanche la pena.
Il seguito di “Insicurezze”: Sherlock e Molly, un arrivo inaspettato e un nuovo caso.
Genere: Angst, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Secondo capitolo! Ma prima, doverosi ringraziamenti a Efy, IrregolarediBakerStreet, leloale e martiachian per le loro belle recensioni.
Ehm... forse avrete notato che l’introduzione a questa storia e’ leggermente cambiata e che e’ stata aggiunta una frase del testo che arrivera’ tra un po’: scusate, pensavo di averla pubblicata subito, ma evidentemente ho ancora notevoli, notevolissime difficolta’ con l’editor. Ci tenevo a metterla perche’ avra’ un suo significato importante, piu’ avanti... comunque!
Buona lettura!  
OGNI SINGOLO ISTANTE
CAPITOLO 2
 
Greg Lestrade fu il primo a rompere il silenzio.
“Voi due vi conoscete?” domando’ stupefatto, alternando il suo sguardo tra Molly e la strana signora seduta sul pavimento.
Ammanettata ad una poltrona con un cadavere.
Molly non si diede pena di rispondergli e avanzo’ ulteriormente nella stanza.
“Zia Emily! Si puo’ sapere che cosa ci fai qui? E’ perche’ stai... oh cielo, non oso nemmeno provare a ipotizzare quello che sta succedendo!”
L’altra donna fece un cenno con la mano libera.
“Tesoro, l’unico modo per interrompere il lavoro di questi incompetenti era mettermi in mezzo. Non sarebbero in grado di trovare un buco di pistola in pieno petto, figuriamoci se non dichiaravano che il caro Edward e’ morto per un infarto, quando invece e’ chiaro come il sole che ci troviamo di fronte ad un omicidio. Ho pensato di farti chiamare, per essere sicura che ti occupassi tu dell’autopsia. Non volevano ascoltarmi” dichiaro’, rivolgendo a Donovan e Anderson uno sguardo di fuoco “l’unica soluzione logica era quella di farti venire qui direttamente. A proposito, e’ tanto bello vederti, cara. Ma sei troppo magra”
Molly aveva ascoltato il discorso sgranando sempre piu’ gli occhi ma a quel commento, si limito’ a chinare il capo rassegnata.
“Mi dispiace, Greg...” sussurro’.
“Non capisco” dichiaro’ l’ispettore.
Molly fece un mezzo sorriso nel rialzare la testa.
“Ti presento la mia prozia da parte di madre, la Dottoressa Emily Mary Hastings. E... zia? Lui e’ il detective Ispettore Lestrade e ha ogni motivo per essere molto, molto arrabbiato con te”
“Incantata, Ispettore. Lei e’ proprio un bell’uomo, l’ho capito subito che aveva una posizione di comando, si vede da come si muove... concordera’ con me come le mie azioni, per quanto leggermente estreme, fossero necessarie”
Greg rimase per un attimo confuso dai modi di Emily.
“Beh, ecco si... cioe’...”
“I suoi sottoposti sono degli incompetenti, naturalmente”
“Ehi!” sbottarono Donovan e Anderson simultaneamente.
Lestrade si diede una scossa.
“Adesso basta! Signora Hastings, per quanto le sue intenzioni fossero... ammirevoli, il suo comportamento non e’ giustificabile. Non la arrestero’ per intralcio alla giustizia per riguardo alla Dottoressa Hooper ma per favore... tiri fuori le chiavi, si tolga le manette e ci lasci fare il nostro lavoro!”
In risposta a quel discorso autorevole, Emily si limito’ a sorridere e a far comparire da chissa’ dove un paio di chiavi, dopo di che procedette a liberarsi.
“Un vecchio trucco che ho imparato in Turchia” fece l’occhiolino a Lestrade, che sembro’ di nuovo a corto di parole “Ora che Molly e’ qui, Ispettore, non ho nessun problema a far procedere le cose. Mia nipote e’ una patologa di primo livello, non ho dubbi che fara’ un ottimo lavoro. La aspetto fuori, cosi potra’ dirmi come intende procedere. La mia stanza e’ quella accanto a questa.” si alzo’ in piedi e, con un gesto elegante, si sistemo’ i capelli.
“Lei invece non ci serve proprio, Signor Holmes, non vorremmo davvero tenerla lontano da tutte quelle importanti cose di cui si deve occupare” dichiaro’ con un tono deciso e un sorriso esageratamente falso rivolta a Sherlock, che fino a quel momento era rimasto in disparte ad osservare la scena.
Anderson e Donovan spalancarono la bocca per la sorpresa.
Greg Lestrade strabuzzo’ gli occhi.
Molly arrossi’ fino alla radice dei capelli e si affretto’ a raggiungere la prozia, che era uscita con passo dignitoso dalla stanza.
Sherlock Holmes rimase in silenzio, tuttavia un osservatore attento avrebbe notato la contrazione nervosa del suo occhio.
 
***
 
“Mi dispiace. Mi dispiace tanto” esclamo’ di nuovo Molly, quando Greg la raggiunse un quarto d’ora dopo.
Lui si passo’ una mano sugli occhi.
“Lascia stare, non e’ colpa tua... vediamo di capirci qualcosa, invece. Dov’e’ tua zia?”
Molly scosse le spalle rassegnata.
“Si sta cambiando. Vuole darvi i suoi vestiti nel caso ci siano residui di fibre o qualche altra prova dovuta al trasferimento dal cadavere, visto che ci e’ stata cosi vicina... oh, accidenti! Non ci posso credere!” si porto’ una mano alla fronte, poi senti’ Greg che cominciava a ridere piano.
Lo guardo’ stupita.
“Scusa” disse lui, senza riuscire a frenarsi “ma davvero quella donna e’ tua parente? Siete cosi diverse...”
Molly si ritrovo’ anche lei a sorridere.
“Lo so...” rispose con un sospiro “ma si, e’ mia parente. E’ l’unica zia di mia madre. E’... un po’ eccentrica, lo e’ sempre stata. Ha viaggiato molto e vissuto come uno spirito libero, la pecora nera della famiglia, insomma. Non la vedevo spesso, ma da piccola mi mandava sempre regali stranissimi da ogni parte del mondo e piu’ che altro negli ultimi tempi ci siamo tenute in contatto via mail. Non sapevo neanche fosse a Londra, l’ultima volta che l’ho sentita e’ stata mesi fa, ma non e’ una cosa strana... e se non ricordo male era da qualche parte in Giappone.”
La risata di Lestrade si fece piu’ forte e lei lo guardo’ con aria interrogativa.
Lui scosse la testa, incapace di dominare la risata.
“Ha detto... ha detto a Sherlock che non serviva!” riusci’ a dire, quasi con le lacrime agli occhi.
Mentre l’ispettore continuava a ridere, evidentemente davvero divertito, il sorriso scomparve dal viso di Molly.
Sherlock.
“Oh... dov’e’?”
Si era completamente dimenticata di lui.
Lestrade ci mise ancora un po’ a ricomporsi.
“Se ne e’ andato. Subito dopo che siete uscite voi. Senza dire una sola parola, ormai sara’ a casa a rimuginare sul fatto che una vecchia signora ha preso in mano una scena del crimine e l’ha praticamente definito inutile. Ti prego, lascia che sia io a raccontarlo a John, e’ troppo divertente” fece un’altra risata e poi ritorno’ serio.
“Avrei dovuto fare un video” dichiaro’ con una smorfia dispiaciuta.
“Greg!”
Molly non riusci’ a trattenere l’esclamazione e il tono di biasimo per l’ispettore: non voleva davvero cominciare ad immaginare di che umore sarebbe stato Sherlock la prossima volta che l’avrebbe rivisto (sapeva benissimo che la loro discussione non sarebbe certo stata abbandonata e ora ci si era messa anche zia Emily) e Lestrade era li che rideva come un adolescente, incapace di cogliere tutto il dramma che lei doveva affrontare.
Ma naturalmente non poteva farlo.
Lui non sapeva nulla.
Il suo sbottare aveva avuto per lo meno il beneficio di far tornare serio l’uomo di fronte a lei.
“Scusa” mormoro’ Molly per l’ennesima volta nel giro di neanche un’ora.
Lu la osservo’ per un attimo come se volesse dirle qualcosa, ma quando apri’ bocca per parlare la porta della camera di Emily si apri’ e lei apparve sulla soglia con un’aria soddisfatta, un sacco con dei vestiti in mano.
“Ecco fatto, caro ispettore! Questi sono i vestiti che indossavo fino a qualche momento fa. C’e’ tutto...” con un’occhiata maliziosa e una strizzata d’occhio tese la borsa a Lestrade, che arrossi’ violentemente e borbotto’ qualcosa a proposito di una macchina che li aspettava per portarli all’obitorio.
Molly scosse la testa rassegnata. Evidentemente zia Emily aveva tutta l’intenzione di divertirsi un sacco.
 
***
 
“Mi spiace se ti sei annoiata”
Molly butto’ camice e guanti in lattice e si diresse verso il lavandino, cominciando a lavarsi le mani con scrupolosita’.
“Non dirlo neanche per scherzo, cara. Il tuo laboratorio e’ assolutamente affascinante e quel caro ispettore ha accettato di prendere la mia deposizione qui, senza farmi andare a quei brutti uffici di Scotland Yard. Mi ha persino offerto un caffe’. Tieni, ti ho portato un muffin”
Alla vista del dolce, lo stomaco di Molly si contorse: aveva appena finito l’autopsia di Edward St. James e nonostante di solito il suo lavoro non influenzasse minimamente il suo appetito, sentiva di non poter proprio mangiare nulla, in quel momento.
C’erano altre cose che occupavano la sua mente.
Primo: i risultati dell’esame che aveva appena concluso.
Secondo: zia Emily, che fino a qualche ora prima era letteralmente ammanettata ad un uomo che lei si ostinava a dire fosse stato ucciso.
Terzo:  Sherlock.
A quell’ultimo pensiero lo stomaco si contorse di nuovo.
“No, grazie” rispose quindi, guadagnandosi un’occhiata perplessa.
“Sei davvero troppo magra, cara”
Molly conto’ mentalmente fino a cinque, frustrata per il comportamento della sua prozia.
“Non credi che dovremmo parlare di altro?” le domando’ con un sospiro.
“Come del fatto che l’autopsia non ha rivelato nulla di strano?”
Molly la fisso’ sorpresa, visto che era stata davvero preoccupata per come la notizia sarebbe stata accolta.
Sua zia sorrise con garbo.
“Non preoccuparti, tesoro. Ne ero sicura. Aspettiamo di vedere il risultato degli esami e del tossicologico... ne hai richiesto uno, vero?”
“Ma certo” ribatte’ Molly, ancora stupita per la calma che Emily ostentava.
“Brava la mia bambina. Lo sapevo che saresti stata scrupolosa, per questo non potevo permettere che fosse qualcun altro a occuparsi del povero Edward. Certo, se tu mi avessi fatto assistere avremmo sicuramente guadagnato tempo, ma possiamo aspettare, anche se non capisco tutto questo rispetto per le regole, sarei stata zitta in un angolo e mi sarei limitata a puntualizzare qualche cosina...”
“Zia Emily! Sai benissimo che non avrei potuto farti entrare nella sala! Ma cosa avete oggi tutti quanti CONTRO LE REGOLE?”
Molly si rese conto di aver alzato la voce e che l’esasperazione aveva preso il sopravvento.
Prima la discussione con Sherlock, poi questa donna impossibile che adorava, ma che riusciva sempre a sorprenderla con le sue stramberie.
Si chiese quanto stress avesse ancora questa giornata da regalarle.
Emily sembro’ accorgersi del suo malessere e le si avvicino’.
“Sai” le disse con tono dolce “non ti ho ancora salutata come si deve, nipotina”
Sul viso di Molly comparve un debole sorriso e fu stretta in un caldo abbraccio, che servi’ a farle riguadagnare la calma.
Zia Emily e il suo stile di vita erano sempre stati una sorta di tabu’ nella sua famiglia. Se ne parlava, ma a voce bassa e senza troppi particolari: da giovane, aveva dichiarato con orgoglio che avrebbe studiato medicina, in un tempo in cui la carriera ospedaliera per le donne era al massimo riservata alla pratica infermieristica. Da principio, la famiglia aveva accolto questa risoluzione come l’ennesima uscita stramba di una ragazza anticonvenzionale, ma lei aveva tenuto duro e si era laureata superando molti uomini del suo corso. A quel punto, la speranza di tutti era stata quella che, dopo essersi sposata, avrebbe messo la laurea in un cassetto per fare la moglie e la madre ma ancora una volta li aveva spiazzati, dichiarando che non si sarebbe mai sposata e che il suo sogno era di girare il mondo per conoscerlo, garantendo le sue cure a chiunque ne avesse avuto bisogno.
E con quel chiunque aveva incluso davvero una vasta rappresentanza della popolazione del globo, visto che era stata praticamente in ogni angolo del pianeta.
Dopo qualche anno di vagabondaggio la sua famiglia si era rassegnata alla sua scelta di vita, cosi ogni tanto tornava a casa senza provocare troppo sconquasso. Non appena aveva conosciuto la madre di Molly, sua nipote Elisabeth, ne era rimasta affascinata: era una bambina molto intelligente e curiosa e lei aveva in serbo grandi progetti per il suo futuro, il che includeva farne la sua compagna nella sua vita errante, mostrandole tutte le meraviglie che aveva visto fino ad ora e scoprendo insieme a lei quelle che ancora le mancavano.
Da piccola, Molly passava ore ed ore a rovistare nella scatola in cui sua madre teneva le lettere e le cartoline che zia Emily mandava da paesi con nomi strani o esotici, abitati da gente cosi diversa e affascinante. La corrispondenza arrivava solo fino ad una certa data, l’anno in cui Elisabeth aveva conosciuto Micheal Hooper e l’aveva sposato, mettendo fine a tutte le ambizioni di Emily di portarla con se’ nei suoi viaggi.
Molly sapeva che la zia si era arrabbiata, perche’ quando aveva chiesto a sua madre quando avrebbe potuto incontrarla, lei aveva sorriso tristemente e le aveva risposto che purtroppo la zia non condivideva le sue scelte e non era convinta che avere una famiglia fosse cosi importante.
Molly aveva sei anni e quella le era sembrata una cosa un po’ strana: perche’ la zia doveva pensare che cio’ che andava bene per lei dovesse andare bene anche per tutti gli altri? Forse pensava che la mamma non fosse felice con lei e con il papa’?
Le si erano riempiti gli occhi di lacrime a quel pensiero e sua madre, che sapeva sempre cosa le passasse per la testa, che era la persona che piu’ la capiva al mondo, l’aveva abbracciata stretta stretta e le aveva sussurrato una cosa importante.
“Non c’e’ nulla, nulla che mi renda piu’ felice di essere qui con voi. E’ stata la miglior cosa che mi sia capitata, non cambierei per niente al mondo quello che ho ora. Per nessun viaggio e per nessuna avventura”
Una settimana dopo, un ubriaco era passato con il semaforo rosso e aveva centrato in pieno la macchina della mamma di Molly, uccidendola sul colpo.
Zia Emily era venuta al funerale e quella strana signora, che Molly non aveva mai visto, aveva abbracciato in un modo un po’ impacciato e vergognoso il suo papa’ e poi era venuta da lei, si era abbassata sulle ginocchia per guardarla negli occhi e le aveva sorriso.
“Ti ho portato una cosa” le aveva sussurrato con fare complice.
Dalla borsa aveva estratto un libro e Molly si era sentita triste, perche’ era sempre la sua mamma che le leggeva le storie prima di andare a letto e adesso che stava imparando anche lei a farlo a scuola, alla sera si esercitavano insieme ad alta voce.
Aveva scosso la testa, spaventata dall’idea di dover affrontare il libro da sola.
“Ci sono molte figure, potrai studiarlo e imparare, e’ diverso da un libro di storie. A quelle ci pensera’ il tuo papa’, ne sono sicura, ma questo e’ per te. Solo per te” aveva aggiunto la strana signora.
Molly aveva afferrato indecisa il libro e aveva spalancato gli occhi alla vista della copertina.
Era un libro di anatomia umana per bambini.
La mamma di Molly aveva continuato a scrivere alla zia in tutti quegli anni, anche se lei per orgoglio non le aveva mai risposto: le aveva detto che la sua bambina era una persona curiosa e che faceva un sacco di domande su come funzionava il corpo umano, ansiosa di comprendere e spiegare tutto cio’ che osservava.
Molly aveva guardato la zia e un piccolo sorriso le era apparso sul volto.
Una vicina che aveva osservato la scena si era scandalizzata e aveva richiamato l’attenzione di Micheal su quell’estranea e sul suo regalo francamente inapproppriato: lui si era avvicinato e sul viso erano visibili tutto il tormento e l’angoscia che la morte della moglie gli stavano procurando; aveva visto la sua bambina stringere forte il libro, come un talismano e aveva rivolto un cenno di ringraziamento a Emily, che lei aveva ricambiato con semplicita’.
La zia era rientrata nelle loro vite in modo discreto, venendoli a trovare almeno una volta o due all’anno; lei e Micheal Hooper erano in qualche modo diventati amici e, quando si incontravano, facevano lunghe chiacchierate: Molly sospettava che il piu’ delle volte parlassero di Elisabeth e del grande amore che entrambi avevano provato per lei. Zia Emily aveva ripreso a mandare cartoline e regali e piu’ tardi, con l’avvento della tecnologia, anche e mail, finche’ non era arrivato il momento di un altro funerale, quello del padre di Molly.
Straziata dal dolore e stanca dopo averlo assistito durante la malattia, lei aveva quasi sperato che la zia le chiedesse di partire insieme per il mondo come un tempo aveva sperato di riuscire a fare con sua madre: l’unica cosa che in quel momento voleva, era lasciarsi alle spalle tutto le cose brutte che le erano successe e non dover affrontare da sola il futuro e l’indecisione rispetto alla sua specializzazione.
(Patologia. Un campo diffiicile, per il quale la maggior parte della gente avrebbe storto il naso o bisbigliato alle sue spalle disgustata.
Un campo che la affascinava ma per il quale non era sicura di essere pronta).
La zia pero’ non aveva avanzato nessuna proposta e quando si erano salutate, le aveva sussurrato una cosa che Molly non aveva mai dimenticato.
“Sarai una brava patologa. Non servono solo la conoscenza della biologia, della fisiologia o dell’anatomia... servono soprattutto compassione e rispetto. E l’intelligenza di saper indagare le cose con attenzione e umanita’.
E tu mia cara, hai tutte queste qualita’... non potrebbe essere altrimenti, visto le due meravigliose persone che ti hanno messa al mondo. Non devi temere il tuo desiderio di specializzarti in questa materia”
Molly si era ritrovata ad annuire (e una parte di lei si era chiesta come la zia avesse indovinato i suoi pensieri, visto che non ne aveva parlato a nessuno): improvvisamente, tutto le era sembrato un po’ piu’ chiaro e lei si era sentita piu’ tranquilla.
Poteva farcela.
La zia aveva recuperato uno strano cappello comprato chissa’ dove e se lo era calcato in testa.
“E poi” aveva aggiunto strizzandole l’occhio “serve anche un po’ di stranezza, ma quella scorre naturale nella nostra famiglia”
Molly ridacchio’ piano al ricordo di quella frase e la zia sembro’ capire cosa stesse pensando, perche’ si uni’ a lei e poi la lascio’ andare piano.
Le accarezzo’ dolcemente il viso.
“Continuo a pensare che sei troppo  magra”
Molly fece l’ennesimo sospiro.
“Zia, vuoi dirmi che cosa sta succedendo? Pensavo che mi avresti avvertita, se fossi tornata a Londra”
Emily fece un cenno con la mano.
“L’avrei fatto, te lo assicuro. Volevo farti una sorpresa e comunque prima dovevo incontrare Edward. Era un mio vecchio spasimante fin dai tempi dell’universita’, anche se lui studiava letteratura... aah, le poesie che non sapeva recitare quell’uomo! Aveva un tono di voce che ti accarezzava, letteralmente”
“Si... ho presente la sensazione” commento’ inconsciamente Molly, guadagnandosi un’occhiata curiosa.
“Ehm, scusa. Continua pure” si affretto’ a dire.
Emily la fisso’ ancora un attimo, poi riprese a parlare.
“Ho pensato che visto che ero in citta’ io e lui potevamo trovarci, ricordare insieme un po’ i bei tempi andati e spassarcela un po’ insieme...”
“ZIA!”
Lei ridacchio’.
“Oh ti prego... sono vecchia, tesoro, ma non sono decrepita... voglio divertirmi finche’ posso e comunque, avevamo due stanze separate!”
Molly si mise una mano sugli occhi.
“Ti prego, dimmi che non hai usato queste stesse parole con l’Ispettore Lestrade...”
“Quel giovanotto arrossisce molto facilmente...” commento’ la signora, facendo definitivamente scoppiare Molly in una risata.
“Comunque” riprese Emily con un tono serio “dopo che mi sono rinfrescata al mio arrivo ho bussato alla porta della camera di Edward, eravamo d’accordo di incontrarci in quell’hotel perche’ anche lui arrivava da fuori e quando non mi ha risposto...” si interruppe, evidentemente per recuperare un po’ di tono fermo nella voce “ho dovuto minacciare l’addetto alla reception per farmi aprire, sapevo che qualcosa non andava... lo sentivo. Poi siamo entrati ed Edward era li, morto sulla poltrona. Qualcuno l’aveva ucciso Molly e ho fatto chiamare la polizia, ma quando sono arrivati hanno detto che si era sicuramente trattato di un malore”
Molly la guardo’ con simpatia.
“Vedi, zia... l’autopsia conferma proprio questo. Il cuore ha ceduto, e’ stato un infarto”
“Edward era sano come un pesce, per un uomo della sua eta’! Non soffriva di cuore!”
“Ma tu stessa hai detto che non lo vedevi da molto tempo...”
“Non aveva nessuna medicina per il cuore tra i suoi effetti personali”
“Tu hai frugato fra le sue cose??”
“Dovevo verificare la mia ipotesi prima che arrivasse la polizia!”
“Quale ipotesi?”
“Ha sentito l’odore, naturalmente”
Entrambe le donne si girarono.
Sherlock Holmes aveva appena fatto la sua apparizione.
 
  
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