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Autore: yllel    07/09/2013    7 recensioni
Dal testo:
[“Non mi stai ascoltando!” esclama lui, quasi spazientito. Lei scuote la testa decisa, anche se e’ sempre piu’ spaventata da quello che sta sentendo.
“Invece si, ho capito. Ti serve un contatto” replica.
Lui la fissa intensamente negli occhi.
“No. Non mi serve un contatto. Mi serve un collegamento”]
E’ cosi che e’ cominciata e a volte e’ stato difficile.
Ma ora, e’ ancora piu’ difficile.
E forse non ne vale piu’ neanche la pena.
Il seguito di “Insicurezze”: Sherlock e Molly, un arrivo inaspettato e un nuovo caso.
Genere: Angst, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono di nuovo qui!
Ecco il seguito di “Insicurezze”: e’ un po’ che ho scritto il primo capitolo e ho tante idee che vagano qua e la, ma ho realizzato che finche’ non avessi cominciato a pubblicare non sarei mai andata avanti. Cosi saro’ in qualche modo costretta a continuare. Diciamo, per esempio, che non ho ancora ben deciso come farlo finire.
E che nessun personaggio mi appartiene.
Buona lettura!
 
OGNI SINGOLO ISTANTE
 
“Su, andiamo Molly… so che lo vuoi anche tu”
La dottoressa Molly Hooper fece un respiro profondo e strinse le labbra, nel vano tentativo di non lasciarsi influenzare dal tocco lieve sulle spalle e dalla voce roca dietro di lei, che le accarezzava la nuca e l’orecchio.
Senti’ un brivido percorrerle la schiena.
Accidenti a lui.
“S-smettila” riusci’ a mormorare, rimproverandosi mentalmente per il tono incerto della sua voce e allontanandosi di qualche passo con un’enorme sforzo di volonta’.
“Ti ho detto di no!”
Sherlock Holmes, unico consulente investigativo al mondo, non si lascio’ scoraggiare dal suo rifiuto e sfodero’ invece un sorriso, dirigendosi di nuovo verso di lei mentre i suoi occhi chiari non la lasciavano un istante.
“Solo per questa volta...” le disse con un un tono ancora piu’ basso e invitante, ammiccando con un’alzata di sopracciglio.
Molly scosse la testa con energia.
“No! Non sarebbe affatto professionale! Potrebbe entrare qualcuno... potrebbero vederci!” dichiaro’, trasalendo leggermente a quel pensiero.
Prima che lui potesse fare un’ulteriore passo nella sua direzione, lei corse a rifugiarsi dietro ad uno dei tavoli del laboratorio.
“Per favore, Sherlock! Smetti di insistere!”
Lungi dall’essere in qualche modo spiazzato da quella dimostrazione di volonta’,  lui con due lunghi passi arrivo’ al tavolo e si appoggio’ con entrambe le mani, sporgendo pericolosamente verso di lei. Il suo sorriso si allargo’.
“Ma io sono sicuro che potrebbe essere un’esperienza molto... interessante” ricomincio’, soffermandosi in modo palese sull’ultima parola “per entrambi. E’ l’ora di pranzo, non verra’ nessuno. E saro’ rapido, promesso”
I suoi occhi avevano continuato a fissarla con intensita’: Molly si morse il labbro e lo sguardo le corse inconsapevolmente all’entrata dell’obitorio, rivelando tutta la sua incertezza.
Sherlock capi’ di averla in pugno.
Oh... erano davvero poche le cose che lei riusciva a rifiutargli.
(soprattutto quando lui si premuniva di farle le sue richieste in un certo modo)
Poi pero’ lei sembro’ fare un ultimo e disperato tentativo di volonta’ e chiuse gli occhi con un altro profondo sospiro, seguito da un breve cenno di risoluzione con la testa.
Sherlock Holmes capi’ in quel modo di aver perso la sua battaglia.
“No! E’ un microscopio nuovo, costa un sacco di soldi e non sono proprio autorizzata a fartelo provare!” sbotto’ infatti lei, cominciando a riordinare gli strumenti sul tavolo per evitare di tornare a guardarlo negli occhi.
Lui abbandono’ lo sguardo intenso e seducente di pochi attimi prima, per assumerne invece uno scontento e lamentoso.
“Ma Moooolly!”
Lei emise un piccolo sospiro di sollievo: era molto piu’ facile avere a che fare con Sherlock in modalita’ capricciosa, piuttosto che manipolatrice (in modo molto sexi, si...
Ma sempre manipolatrice).
“Niente ma! E’ un’apparecchiatura molto sofisticata, un tecnico specializzato verra’ a farci un corso la settimana prossima e fino ad allora non possiamo metterla in funzione!”
Molly sembro’ contenta di aver infine recuperato un po’ di compostezza e autorevolezza: si raddrizzo’ (il tavolo era gia’ in ordine, dopo tutto. Il suo posto di lavoro era sempre impeccabile, Sherlock permettendo) e assunse uno sguardo severo, che tuttavia si addolci’ quasi subito.
Adorabile.
Lei non poteva farci nulla, lui era adorabile anche quando si lamentava.
“Che ne dici invece di un caffe’? Posso staccare per la pausa pranzo e potremmo andare in quel bar all’angolo, starcene un po’ soli” gli sorrise “trovare altri modi per essere contenti”
Parlare.
Stare insieme senza far capire che stiamo insieme, come facciamo sempre... ma almeno saremmo in un contesto normale, fuori dal laboratorio.
Sherlock, pero’, non sembrava affatto felice di essersi vista rifiutata la possibilita’ di provare la nuova attrezzattura arrivata qualche giorno prima.
“Siamo soli anche qui!” replico’ infatti con tono irritato “E non mi serve un caffe’ per essere contento, volevo valutare se il grado di definizione e’ cosi migliorato rispetto al modello precedente! Un tecnico! Io lo saprei usare molto meglio di tutti gli idioti che lavorano qui dentro... e senza bisogno di un corso specifico!”
Molly strinse di nuovo le labbra, incapace di decidere se essere piu’ delusa dal suo velato insulto (lei era, dopotutto, uno degli idioti che lavoravano li dentro) o dal disinteresse che Sherlock aveva mostrato all’idea di passare del tempo in modo diverso con lei: questa opportunita’ avrebbe dovuto farlo contento, non il caffe’.
Si sforzo’ di ignorare la stretta al cuore che tale pensiero le provoco’.
Andava bene anche cosi. Avevano solo diverse priorita’, tutto qui.
Questo non escludeva che lei non potesse provare a togliersi qualche soddisfazione.
“Sai che ti dico?” comincio’ quindi con un tono di voce fin troppo dolce “forse dopo tutto te lo faro’ provare”
A quelle parole, il sorriso di Sherlock ritorno’ velocemente sul suo viso, misto a un’espressione di trionfo e di soddisfazione.
Evidentemente doveva ricredersi. Probabilmente non c’era nulla, proprio nulla che lei potesse rifiutargli.
“E magari, nel frattempo, io saliro’ alla caffetteria, dove trovero’ quel simpatico pediatra che si e’ appena trasferito qui da Liverpool e che ha gia’ tentato tre volte di chiedermi di uscire con lui”
A quelle parole, il sorriso di Sherlock svani’ per essere rimpiazzato da un’espressione perplessa e guardinga.
Noto’ che gli occhi di Molly invece adesso riflettevano una forte, forte irritazione.
“E magari questa volta gli diro’ di si!”
La mascella di Sherlock si serro’ istantaneamente a quell’esclamazione.
Molly incrocio’ le braccia al petto e rimase in attesa.
Lui fece una smorfia.
“Questo sarebbe altamente inopportuno e inappropriato, non credi?” commento’ secco, improvvisamente senza piu’ alcun interesse per il nuovo microscopio.
Per tutta risposta, lei continuo’ a squadrarlo senza dire una parola, ma non riusci’ a mantenere per molto il suo cipiglio arrabbiato.
Scuotendo la testa fece il giro intorno al tavolo e gli torno’ accanto, guardo’ velocemente verso l’entrata per assicurarsi che fossero soli e gli poso’ un lieve bacio sulla guancia.
Lui la scruto’ per un attimo, poi fece un’altra smorfia.
“La tua minaccia di intraprendere una relazione assolutamente illecita con quel pediatra era infondata, vero? Ho in qualche modo urtato la tua sensibilita’ e tu volevi provocarmi” realizzo’ infine, anche se il suo sguardo perplesso rilevava il fatto che stesse ancora cercando di elaborare dove avesse sbagliato.
Molly aspetto’ per qualche secondo che lui aggiungesse altro, ma evidentemente ora era di nuovo irritato per non aver potuto utilizzare il nuovo microscopio. O forse non voleva curarsi di capire il suo errore.
“Sherlock...” mormoro’ infine lei con un sospiro, dandosi per vinta “dove e’ John? Forse potreste valutare se ci sono dei casi di cui ti puoi occupare”
L’espressione di fastidio che gli si disegno’ in volto le fece capire di aver toccato un tasto dolente.
“Fuori” dichiaro’ infatti lui con tono disgustato, cominciando a passeggiare nervosamente per il laboratorio “con Mary. A scegliere qualcosa di probabilmente inutile e stupido per il loro matrimonio. Davvero non capisco perche’ ci si debba dar tanto da fare per una stupida cerimonia che, se siamo fortunati, non durera’ piu’ di mezza giornata fra celebrazione e conseguente festeggiamento!”
Lei sussulto’ a quelle parole amare e lui se ne accorse, tornando a fissarla dopo essersi bloccato. Nei suoi occhi passo’un lampo di incertezza, come se temesse di aver davvero passato un limite, ma poi prevalse l’irritazione.
“Che c’e’ ora?” le domando’ sollevando le braccia al cielo.
Molly scosse piano la testa: le pareva incredibile che lui potesse liquidare in quel modo e con quel tono il matrimonio di John, quello che lui e Mary avevano e stavano costruendo insieme.
Sapeva che in gran parte il suo atteggiamento era un qualche modo per ripararsi dall’insicurezza che quel cambiamento stava portando, tuttavia stava diventando sempre piu’ difficile concedergli il beneficio del dubbio.
 “Certe persone amano pensare di poter condividere i momenti piu’ importanti della loro vita con coloro a cui tengono, in modo gioioso e allegro! I sentimenti si possono anche esternare, Sherlock!” sbotto’.
Lui strinse le labbra senza smettere di guardarla: quello era un tono che purtroppo Molly arrivava spesso ad usare nelle loro discussioni, ultimamente. Sembrava sempre delusa o amareggiata dal suo comportamente e questo era francamente frustrante ed irritante.
 “C’e’ qualcosa che senti il bisogno di dirmi, Molly?” la provoco’ con un tono freddo.
Per un lungo istante rimasero a fissarsi, ma prima che lei potesse dire qualsiasi cosa le porte della stanza si aprirono e Lestrade fece la sua apparizione, mancando totalmente di cogliere il momento di tensione che si era creato.
“Ah, ecco... cercavo proprio te! Fortuna che sei ancora qui!”
Sherlock stava ancora fissando Molly.
“Lestrade” sbotto’, senza smettere di guardare la patologa “non ho tempo, ora. A meno che non si tratti di un caso veramente eccitante, cosa che dubito fortemente. Eri alla mensa a pranzare con quella nuova infermiera a cui stai facendo il filo e ti sei preso tutto il tempo di prendere il caffe’, prima di scendere. Il pollo e’ stata una scelta discutibile, fra l’altro. Non e’ niente di urgente e quindi niente di importante. A proposito, le hai gia’ detto che il tuo divorzio non e’ ancora definitivo e che tua moglie ti ha chiesto l’ennesimo, inutile tentativo di riconciliazione, visto che frequenta il suo maestro di yoga?”
Molly inclino’ il capo in segno di biasimo per le parole di Sherlock, che tuttavia continuo’ a fissarla senza cambiare espressione. Evidentemente, voleva liberarsi di Lestrade per poter proseguire la loro discussione.
“Non stavo parlando con te!” replico’ invece l’ispettore “E per la cronaca, la mia risposta e’ si. Lucy sa tutto. E non ritornero’ con mia moglie! Comunque... Molly, e’ con te che stavo parlando. Ho bisogno che tu venga con me, per favore”
Lei spalanco’ gli occhi sorpresa.
Anche Sherlock si giro’ finalmente a guardare il nuovo arrivato.
“E perche’ avresti bisogno di lei?” sbotto’.
Greg alzo’ le spalle.
“Sono stato contattato dall’unita’ della scientifica. Sono dovuti intervenire perche’ e’ stato denunciato un omicidio, ma quando sono arrivati e’ saltato fuori che si tratta chiaramente di morte naturale. Sul posto c’e’ pero’ una donna che insiste nel non volersi allontanare finche’ Molly non verra’ a vedere il corpo, si e’ letteralmente ammanettata a una poltrona...”
“E dove ha trovato le manette?” chiese stupita Molly.
Lestrade fece un sospiro.
“Le ha rubate a Donovan. E si e’ nascosta addoso le chiavi. Senti, mi spiace... so che per te e’ un inconveniente, ma quella signora e’ un po’ anziana, a quanto mi hanno detto, e non vogliono usare la forza per tirarla via di la. Insiste nel dire che si tratta di un omicidio e nel chiedere un secondo parere. Potresti venire, per favore?”
Sherlock sbuffo’.
“Ridicolo! Trova qualche altro patologo meno necessario qui e portaci lui. Quell’incompetente di Sullivan andra’ benissimo!”
Prima che Molly potesse ribattere che era perfettamente in grado di decidere da sola, Lestrade scosse la testa.
“No, non hai capito. Quella signora vuole proprio Molly. Ha chiesto specificatamente della Dottoressa Hooper”
 
 
***
 
Sherlock aveva insistito per venire anche lui, naturalmente (aveva proclamato di essere molto, molto annoiato).
Non aveva pero’ voluto viaggiare sulla macchina della polizia, per cui ora li stava seguendo in taxi.
“Va tutto bene?”
Molly allontano’ il viso dal finestrino e si concentro’ sul suo compagno di viaggio, che la scrutava con un’aria preoccupata.
Sarebbe stato bello raccontare a Lestrade (raccontare finalmente a qualcuno) di come quell’ultimo periodo si stesse rivelando particolarmente complicato, di come lei e Sherlock non riuscissero a comunicare senza litigare perche’ non c’era  mai tempo, perche’ qualcuno poteva scoprirli, perche’ il lavoro veniva sempre per primo, perche’ era cosi difficile.
Non devi essere insicura. Non su quello che provo nei tuoi confronti
Molly ricordo’ con chiarezza le parole che lui aveva pronunciato un mese prima, dopo la disastrosa cena a Baker Street: in quel momento, era stata cosi sicura che avrebbero superato ogni incomprensione e che lui...
Pero’ lo sai bene, se anche tutti fossero a conoscenza di quanto sono cambiate le cose, io non riuscirei ad essere molto diverso. Non posso essere come e’ John con Mary
E lei non lo voleva, sul serio.
Ma a volte pensava di non poter piu’ volere neanche quello che aveva ora, non quando lei e Sherlock riuscivano a stento a trovare dei momenti per stare insieme senza essere nervosi o di fretta... e cosi tornava prepotente alla ribalta una possibile soluzione.
Non nascondersi piu’.
Era passato un po’ di tempo ormai da quando il loro rapporto era cambiato e Molly si era ritrovata sempre piu’ spesso a pensare che, forse, non ci sarebbe stato niente di male se almeno l’avessero detto ai loro amici. Potevano sopportare le domande e gli inevitabili scherzi che ne sarebbero seguiti, no? Potevano spiegare, raccontare... la settimana scorsa era di nuovo uscita con Mary e le sue amiche e, per quanto si trovasse bene con loro e avessero trovato davvero dei punti in comune, le sembrava di continuare a mentire, di dare una versione di se’ non veritiera... di essere in qualche modo tornata nella spirale di bugie che era stato il periodo in cui Sherlock Holmes era morto.
Nei momenti in cui le cose erano diffiicili, accarezzava quel pensiero ma poi ne era spaventata, perche’ si rendeva conto che Sherlock non avvertiva assolutamente questa necessita’.
E lei non voleva neanche cominciare a chiedersi cosa potesse significare questo per il loro rapporto, o se uscire allo scoperto avrebbe rappresentato davvero la soluzione ai loro problemi.
“Molly?”
Si riscosse, rendendosi conto di non aver risposto alla domanda di Lestrade.
“Tutto bene, scusa. Sono solo un po’ stanca”
Lui non sembrava molto convinto, tuttavia accetto’ la sua spiegazione.
“Vedrai” le disse, dandole un’amichevole stretta alla spalla “ce la caveremo nel giro di dieci minuti e poi ti faccio riaccompagnare. Quell’anziana donna e’ probabilmente una pazzoide o una di quelle vecchie signore annoiate in cerca di qualche novita’ nella sua giornata.”
La macchina si fermo’ in quell’istante e quando fu scesa, Molly non pote’ trattenere un moto di stupore.
“L' Hilton?”
Lestrade fece una smorfia.
“Beh, una pazzoide molto ricca, a quanto pare. Una suite qui costera’ come un mese del mio stipendio, ci scommetto...”
“Anche di piu’, Detective Ispettore” commento’ la voce di Sherlock dietro di loro.
I suoi occhi di ghiaccio erano di nuovo puntati su Molly, quasi a volerla sfidare di riprendere la loro conversazione di poco prima esattamente li, su quel marciapiede.
Non lo capiva. Non capiva che sarebbe bastato un semplice sorriso e non quell’atto di accusa, come se si trattasse di una sfida a chi avrebbe ceduto per primo.
Molly abbasso’ lo sguardo.
Non ora.
“Grazie di avermelo fatto notare” commento’ Lestrade “andiamo? Dobbiamo salire al dodicesimo piano”
Si avvio’ verso l’entrata, dove un portiere lo squadro’ con sussiego fino a che non sventolo’ il suo tesserino di riconoscimento.
“E i signori sono con me” aggiunse, indicando Sherlock e Molly pochi passi dietro a lui.
L’uomo in divisa fece loro un cenno con la mano, invitandoli ad entrare.
La patologa si mosse verso la porta a vetri, consapevole che il consulente investigativo era dietro di lei.
Cosi vicino, eppure cosi distante.
 
***
 
“Oh, ma non vi hanno insegnato proprio nulla all’accademia di polizia! Non possiamo proprio dire che siate il vanto di Scotland Yard!”
Lestrade, Molly e Sherlock sentirono la voce arrivare fino nel corridoio e incrociarono un poliziotto che usciva da una stanza scuotendo la testa.
“Che succede?” lo apostrofo’ il suo capo.
Quello fece una smorfia.
“La vecchia sta insultando tutti. Ha una lingua tagliente, per essere un’anziana signora! Se non mi avessero insegnato a essere rispettoso di chi ha quasi il triplo dei miei anni, l’avrei gia’ portata fuori con la forza. Lei e quella dannata poltrona!”
“Beh, al diavolo l’anzianita’! Perche’ non avete fatto esattamente cosi?” sbraito’ Lestrade.
Il poliziotto lo guardo’ stupito.
“Signore, pensavo glielo avessero detto... Il cadavere... e’ sulla poltrona a cui lei si e’ ammanettata”
Lestrade emise un gemito.
Sherlock sbuffo’ spazientito.
Molly si avvicino’ alla porta della stanza, sul viso un’espressione perplessa.
La scena che si presento’ loro era alquanto caotica e un po’ comica, se si eccettuava il cadavere di un uomo seduto in poltrona, il capo riverso all’indietro come se stesse dormendo.
E la signora ammanettata al bracciolo della poltrona e seduta sul pavimento, intenta a gesticolare contro Donovan e Anderson, che la fissavano con uno sguardo torvo.
Era una donna minuta, ma che emanava una forte energia e i cui occhi castani brillavano vivaci, risaltando sul viso abbronzato: i lunghi capelli bianchi erano acconciati in un elegante chignon e le mani si muovevano con grazia, nonostante la posizione innaturale. Indossava un completo pantaloni di fattura elegante, tuttavia sembrava perfettamente a suo agio dove si trovava, per terra.
“Insomma, vi ho gia’ ripetuto piu’ di una volta che non e’ quello il modo giusto di procedere, dovreste prendere i campioni cominciando da –” il suo viso si illumino’ non appena scorse le persone sulla soglia della stanza.
“Oh Molly cara, finalmente sei arrivata! E con un ispettore, a quanto vedo!” agito’ la mano libera per salutarli, poi il suo sorriso scomparve e si trasformo’ in una smorfia di fastidio non appena registro’ anche la presenza di Sherlock.
“Oh, vedo che c’e’ anche lui
L’unico consulente investigativo al mondo contrasse la mascella al tono sprezzante e vagamente disgustato con cui era stato accolto.
Molly Hooper si limito’ a rimanere sulla soglia della stanza. Chiuse gli occhi. Poi li riapri’.
Non era davvero possibile.
“Zia Emily???”
  
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