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Autore: Niallbestshirt    15/09/2013    6 recensioni
“Come ti chiami?” chiese la piccola bimba dai capelli rossi, tentando di costruire un castello di sabbia, non riuscendoci. “Mi chiamo Niall” rispose il biondino, distruggendole il mucchietto di sabbia accumulato. La rossa gli fece una linguaccia, riprendendo a fare piccoli mucchietti, e poi riprese a parlare. “Quanti anni hai?” “Così!” indicò il biondino, facendo un quattro con la mano. “Io così” la rossa fece un tre anche lei con la mano. Niall le diede un bacio e la rossa rispose con uno schiaffo. “Non si fa!” disse imbronciata. Lui si porto l’indice alla bocca “Shh!” e scoppiarono entrambi a ridere.
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 13

NIALL’S POV

Non riuscivo a dormire. Era la seconda volta che dormivo nella stanza grigia, ma lei non era con me. Mi misi ad osservare la finestra che suo fratello aveva riparato, e dovetti ammettere che aveva fatto davvero un ottimo lavoro, non era per niente male. Chissà che lavoro faceva, o che lavoro non faceva. Mi sembrava un tipo che non avrebbe gradito neanche un granello di polvere tra i suoi capelli. Ma come poterlo biasimare, in fondo io mi tingevo i capelli. Ma non lo facevo per vizio, mia madre lo faceva da quando ero piccolo e poi mi aveva insegnato a farlo, e non mi aveva mai detto il perché, mi diceva solo che era come nascondino, e che questo era un ‘trucchetto’. E nonostante fossi cresciuto, continuavo a farlo perché mia madre diceva che era importante, lasciandomi pieno di domande. Anche se sentivo le palpebre pesanti, non riuscivo ancora a dormire. Avevo lo stomaco chiuso e la gola secca. Mi alzai e scesi lentamente le scale, con una calma che mi metteva quasi ansia, ma non volevo svegliare le ragazze. La mia fronte grondava di sudore, e mi sentivo particolarmente stordito, come una mosca colpita con uno strofinaccio, che non muore subito, ma comincia a volare lentamente aspettando il colpo di grazia. E io quel colpo di grazia stavo proprio andando a cercarlo. Salii le scale con maggior lentezza, fino a raggiungere la loro porta. Era socchiusa, e si aprì con un cigolio lancinante. Entrai ed ebbi un tuffo al cuore, perché vidi un’ombra spaventosa fuori dalla finestra. Vi corsi subito vicino, facendo cadere mezzo bicchiere d’acqua in terra. L’ombra divenne un po’ sfocata, e quando vi fui più vicino mi sentii stupido, perché erano le cime degli alberi mosse dal vento, segno che stava arrivando un temporale. Che tempo strano che c’è qui… eppure mi sembrava… sentii qualcuno muoversi. Guardai Becky, ma dormiva beata, nonostante il gran casino. Guardai Emma, che si era messa a sedere sul letto, ad occhi chiusi e con i capelli sconvolti. “Ciao!” disse, e poi crollò a dormire sul letto. Le rimisi la coperta, scostandole i capelli dalla fronte. In fondo se conoscevo le paure della rossa era merito suo. Mi riavvicinai all’altro letto. Aveva un’espressione tranquilla, i capelli che si allargavano per tutto il cuscino come raggi di sole, il viso che sembrava morbido anche senza toccarlo e le ciglia lunghe che accarezzavano le guance. E quelle labbra naturalmente rosse e carnose, che illuminavano il tutto insieme agli occhi coperti dalle palpebre. Non sapevo perché la stessi proteggendo, e se me lo avesse chiesto – quando avrebbe scoperto tutto – le avrei detto come mi diceva mia madre, che stavamo giocando a nascondino. Ma evidentemente era troppo grande per credermi, e io troppo stordito per restare qui a pensare. Avevo paura di quell’ombra. Scostai pian piano la trapunta, calda al tatto. Aveva un adorabile pigiamino rosa con i coniglietti e stringeva il suo secondo cuscino in un forte abbraccio. Tipico, Becky non era una di quelle ragazze che andava a dormire con completini intimi striminziti come le mie ex. Lei era una delle tante ‘diverse’ quelle che amavano l’inverno per coprirsi, e non l’estate per scoprirsi. Quelle che amavano bere una cioccolata calda sul divano mentre guardavano un film, anziché andare in discoteca. Quelle che andavano a letto stringendo un cuscino. Lei era quella che piaceva a me, e che ho imparato a conoscere a distanza e in segreto, senza che lei sapesse nulla di me. Non una di quelle che venivano a scuola che mi giravano in torno solo per il sesso. La sollevai tra le braccia con un po’ di fatica, ma la stanza grigia non era lontana. Infatti vi arrivammo subito, la poggiai sul letto e cominciai a cercare nell’armadio qualche coperta in più, perché stavo gelando. Le buttai sul letto, e le sistemai una ad una sul suo piccolo corpo. Dopo mi infilai sotto le coperte, accanto a lei, ma dato che non aveva voluto dormire con me presi le mie distanze. Mi sorpresi però, quando qualche minuto dopo stava tastando lo spazio che c’era tra di noi. Cos’era che non trovava? Ah, già, il cuscino. Sporse ancora di più le mani, toccandomi il petto. Forse pensava che fossi il cuscino, o forse sapeva che ero io… non ne avevo la più pallida idea. “Vieni qui.” Sussurrò duramente nel sonno. Si spostò verso di me aggrappandosi al mio fianco, lasciando l’altro cuscino e poggiando la testa sul mio torace. Aggrovigliò le sue gambe intorno alle mie, e mi strinse forte. “Tum tum, tum tum” ridacchiò. Sorrisi, non sapendo se dormiva o no. Mi addormentai stringendola, goffamente, anche io.

BECKY’S POV

Aprii lentamente gli occhi, per abituarli al colore acceso della stanza degli ospiti. Mi ritrovai davanti un comodino con delle calle appassite, e una stanza completamente grigia. Cercai il cuscino, mio compagno di sogni, ma sotto le mie dita trovai lui. Che diamine ci facevo lì? Un brivido percorse la mia schiena, e una punta di rabbia cominciò a farsi strada nei miei pensieri. Mi alzai pronto a sgridarlo, ma vidi che il suo viso era coperto da goccioline di sudore e la sua espressione non era affatto serena. Gli poggiai una mano sulla fronte, che ritrassi subito perché scottava. “Niall! Sei bollente!” sobbalzai, mettendomi a sedere sul letto. “Tutto per te, tesoro..” riuscì a mormorare, prima di essere interrotto dalla tosse. “Vado a prendere un termometro, non muoverti di qui.” “Come vuoi..” uscii correndo dalla stanza, così veloce che da un momento all’altro potevo inciampare nei miei stessi piedi, finchè non andai a sbattere in qualcosa di… umano. “Em, fammi passare.” “Che succede Reb?” “Oh, beh, nulla, cioè si, ma tutto ok?” “Non sembro io la pazza qui…” lasciò sospesa la frase, e guardò oltre le mie spalle, e lo feci anche io quando sentii qualcosa cingermi in fianchi. “Ti avevo detto di rimanere a letto!” “Oddio! Voi due… cioè, finalmente!” la guardai esasperata, ultimamente era angosciante. “No, Emma, Niall ha un febbrone da cavallo, e sta seriamente delirando…” mi sentii avvampare, mentre lei mi guardava da capo a piedi come se volesse capire se stavo mentendo. “Vabene, comunque mi ha chiamato Harry.” Volse lo sguardo verso il basso, intrecciandosi le mani. “E…?” cercai di capire, non intuendo se avevano chiarito o no. “Dice che vuole parlarmi.” Disse atona, forse tratteneva un singhiozzo. Dall’ultima volta che avevamo visto mio fratello Em gliene aveva cantate quattro in preda al panico. Forse anche io avrei dovuto farci una chiacchierata. “Quindi stai uscendo?” domandai esitante, mentre Niall appoggiava la sua fronte bollente sul mio collo, lasciando baci con le sue labbra secche. “Si, ma prima vado a farmi una doccia… se hai bisogno del bagno ora o mai più!” sollevò lo sguardo sorridendo, capendo che ero un po’ a disagio. Prese il biondino portandosi un suo braccio dietro il collo e lo portò nella stanza grigia. Io corsi verso il bagno, alla stessa andatura di prima, e sentivo il mio battito accelerare. Aprii il piccolo mobile, che non era molto ben fornito di medicine. Presi il termometro, e le poche pillole che erano rimaste per far abbassare la febbre. Corsi per tutto il corridoio delle stanze da letto, e passando da quella dove avevamo dormito io ed Emma vidi un bicchiere poggiato su comodino. Ripensai alle sue labbra secche, e ritornai verso il bagno per riempirlo. Questa volta camminai lentamente per non farlo versare fino a raggiungere la mia stanza. “Finito in bagno? Devo farmi una bella doccia…” disse, lasciando in sospeso la frase e ravvivando i capelli. “Si, vai. Mi raccomando con quel riccio!” “Ci proverò.” Annuì avvampando. Mi girai verso di lui, che sembrava ridotto uno straccio. “Bevi l’acqua, hai le labbra screpolate.” Dissi porgendoglielo. Lo afferrò, bevendo a grandi sorsi, come se non bevesse da una vita. “Piano!” lo sgridai. “Sei arrabbiata?” mi chiese di punto in bianco, guardandomi con la stessa intensità, nonostante stesse male. “Per cosa?” dissi in un soffio, un misto tra il preoccupato e la curiosità. “Perché ti sei svegliata qui.” Rispose duramente. Tentai di cambiare discorso, prendendo il termometro. “Solleva il braccio.” “Non lo farò finché non mi rispondi.” “Ora lo sono.” “Perché?” chiese allarmato. “Perché hai un febbrone da cavallo e non vuoi misurarti la temperatura!” “Rispondimi, ti costa tanto?” “Infilati il termometro e ti rispondo.” Alzò di scatto il braccio, sfiorandomi il viso. “Scusa…” mormorò infilai il termometro e glielo abbassai. “Ora tienilo fermo, e non ti agitare. Un minuto.” “Allora, sei arrabbiata?” “A dire la verità, no.” “Stamattina mi hai svegliato urlando!” sobbalzò, io gli poggiai le mani sul petto, cercando di calmarlo. “Non ti agitare. Il fatto è che non ho mai dormito con nessuno che non fosse il mio cuscino… è stato, diverso.” Marcai quella parola, che trovavo strana e al tempo stesso piacevole. Diverso significava che non era uguale a tutti, significa distinguersi e non omologarsi alla massa sentendosi unici. Mi piaceva accarezzare quel suono con la lingua. Diverso. Il suono del termometro digitale mi distrasse dai miei pensieri. Pronto, Niall sollevò il braccio e presi il termometro. Dei brividi mi scesero per tutta la colonna vertebrale. “Allora?” mi chiese lui ansioso. “N-niall… hai 39° e mezzo di febbre…” dissi balbettando. “Ehi, tranquilla, passerà… che cosa sono quelle pillole?” stava cercando di tranquillizzarmi, ma ero letteralmente immobile. “Pianeta terra chiama Becky, soldato a terra, soccorsi immediati, passo.” Disse scherzando con voce roca. Gli misi due pillole in mano, presi il bicchiere vuoto, e andai con estrema lentezza verso il bagno, sentendomi il suo sguardo confuso addosso.

“Raccontami qualcosa.” Gli avevo chiesto di riposare, così quando si sarebbe alzato dopo l’effetto delle medicine sarebbe stato meglio. “Ho dormito benissimo con te, quindi se non mi racconti qualcosa non penso che riuscirò ad addormentarmi.” Insistette. “Stanotte ho fatto un sogno, ma… è imbarazzante…” “Piccola, ricordati, io non giudico mai nessuno.” Mi fece un debole occhiolino, e pensai a quanto fosse naturale anche in una situazione simile. Nonostante tutto, sentii le mie guance arrossarsi. “Ho sognato una ragazza che correva in mezzo ad un prato. Faceva caldo, e il sole spendeva, e i fiori sembravano più colorati.” Incominciai. “E poi?” provai a ricordarmi il sogno in ogni minimo particolare. “Poi quella ragazza è sparita e mi sono ritrovata io al suo posto. E… ho visto…” ricordavo il suo viso con tanto dolore. “Il mio ex ragazzo.” Questa frase sembrò colpire anche lui, perché spalancò immediatamente gli occhi, e trovai le sue iridi glaciali a fissarmi. “Ti ha lasciata lui?” sentii un tuffo al cuore. “Si, ma non in quel senso… lui ha avuto un cancro ai polmoni e se n’è andato.” Parlai con la voce bassa di chi voleva trattenere le lacrime. “Continua” disse lui atono, cercando di evitare l’argomento. “Poi lui si è messo a correre, e io gli gridavo con il fiatone ‘Vieni qui!’. Alla fine mi sono fermata, e mi sono messa una mano sul petto. ‘Tum tum, tum tu’ e ridevo, in preda all’allegria. Poi lui si è girato ed è diventato pallido, ed è scomparso in una nube di fumo.” Sospirai, incurvando le spalle. Non avevo neanche il coraggio di guardare Niall. “Poi?” chiese lui esitante. “Dopo mi sono girata, e ho visto un angelo. Era a torso nudo, con dei jeans che gli cadevano alla perfezione sui fianchi. Era a piedi nudi, ed era bellissimo. Mi stava porgendo la mano, ma io avevo paura ad accettare. Non volevo che nessun’altro mi spezzasse il cuore.” Non riuscii ancora ad alzare lo sguardo, ma sapevo che mi stava guardando. Sentii il cigolio delle molle del letto, e l’ombra della sua testa su di me. Le sue dita sfiorarono il mio mento, fino a sollevarlo delicatamente. “Va tutto bene, piccola?” “No…” sussurrai, sentendo la prima lacrima lasciare l’occhio per dirigersi verso la guancia. “Io sono qui per proteggerti, ok? Qualsiasi cosa ti accada, io ci sarò.” Incastrai il suo sguardo. “Cosa sei, Niall James Horan?” “Sono il tuo angelo.” Strinse la sua mano calda nella mia.

EMMA’S POV

Chiusi delicatamente la porta di casa. Non volevo disturbarli. Avevo fatto tutto il più silenziosamente possibile, e l’ultima cosa che ho sentito da Becky è stato il suo sogno, dove parlava di Matt… soffrivo per lei, dopo quello che era successo a quel povero ragazzo. Ricordo ancora tutte le volte che lei gli diceva di non fumare, e lui la zittiva… non ha parlato con nessuno per settimane, e si era chiusa in se stessa. Aveva staccato il cellulare, e non mangiava molto. Rimaneva nella sua stanza al buio. Scrollai le spalle da quei pensieri malinconici e mi diressi verso il Bar vicino casa.
Appena arrivata, riconobbi la sua chioma così familiare. Mi prudevano le dita, volevo toccare i suoi capelli, e giocarci come una volta. Sospirai, sapendo che tutto sarebbe finito tra tre… due… uno… “Ehi, Em!” “Ciao” sussurrai. Era incredibile come dopo tanto tempo riusciva ancora a mettermi in soggezione facendomi sentire come al primo appuntamento. “Vieni, entriamo, si congela qui fuori.” Sfregò le mani sorridendomi, mostrandomi le sue adorabili fossette.

Il posto era carino e caldo, come sempre nei mesi invernali. “Come sta mia sorella?” bene, non voleva sentire parlare di me. “Sta bene… è un po’ sconvolta.” “Chi era quel maniaco?” aggrottò le sopracciglia, evidentemente preoccupato. “Lui è Niall… è un amico di tua sorella.” “Mia sorella farebbe bene a non farsi certi amici. Stava fumando una canna. E sai come è finita con Matt…” “Harry, è tutto ok, ci sono io con lei.” Mi sorrise timidamente, quel sorriso che rivolgeva solo a me. “La chiamerò. Tu come stai?” “Io… ehm… bene, si.” “Stai balbettando, quando sei nervosa balbetti. Sei nervosa, Em?” “Andiamo, vai dritto al punto…” dissi nervosa, ancora una volta per oggi, lasciando la frase in sospeso. “So che mi vuoi lasciare…” dissi tutto d’un fiato. “Era di questo che mi volevi parlare, no?” mi guardai le mani coperte dai guanti. “Emma… io non voglio lasciarti. Io ti amo! Dimmi solo che ci sarai alla festa di Natale, dopodomani.” “io…” “Promettimelo, ti prego.” Chiese con espressione ansiosa, pregando. “Te lo prometto.” “Bene.” Si alzò, premendomi un bacio sulle labbra, necessario per entrambi, che suggellava il patto. Quanto mi era mancato il suo tocco…

MY CORNER

ASDFGHJKL ASDFGHJKL! Un altro capitolo che lascia col fiato sospeso, no? E poi il numero è il tredici, come il compleanno del nostro Horan che ha fatto lalalalalala vent'anni lalalalalalaaa non sentooo! Ora i capitoli sono più lunghi, perché ho più ispirazione *--* me piasaaaaa! Soprattutto il sogno di Becky, voi come lo interpretate? Datemi un’interpretazione, sono curiosa u.u poi, che ne pensate del passato oscuro dei nostri due protagonisti? Ok, ok, mi calmo, troppe domande… il fatto è che sono nervosa… domani incomincio il mio primo anno di liceo… e ho paura che mi succeda come in prima media, che ho avuto una classe a dir poco schifosa… poi sono anche triste, perché ho sentito della belieber che è stata picchiata a Milano, mi pare… e non riesco a nascondere il disgusto per queste persone… scusate, scusate, troppo nervosa.. un bel respiro… uff, ok! A voi com’è andato il primo giorno di scuola? Rispondetemi in recensione!

Un bacio,

-niallbestshirt

PS: scusate se ho scritto da schifo, ma sono le 4 e non riesco a dormire per colpa di una discoteca vicino casa con la musica a palla… sono stanchissima ç_ç

piccolo mio...
 
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