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Autore: Defiance    15/09/2013    1 recensioni
Seguito della mia fan fiction, 'Halfblood'.
Scoppiarono tutti a ridere, ma Hermione si fece subito seria e disse piano:
“Magari invece, immagino solo di dover colpire a morte la vecchia me, anche se ormai non esiste più. Credo di essere invidiosa, lei almeno sapeva chi fosse” chiuse gli occhi e sospirò. (Dal prologo).
Un nuovo mestiere per i protagonisti della precedente storia, il loro incontro con un altro mondo e una nuova battaglia che incombe su di loro e sul mondo umano. Si troveranno ad affrontare cose che non avevano mai visto in precedenza e si interrogheranno su quante cose ancora ignorano della Terra.
Faranno nuove conoscenze, avranno delle rivelazioni, segreti e bugie verranno svelati e apprenderanno un nuovo tipo di 'magia'. Correranno rischi e pericoli, ma alla fine, la vita di alcuni dei protagonisti cambierà per sempre.
Halfblood 2 - Città dei Demoni
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Capitolo 6
 
 
 
 
Hermione aveva le lacrime agli occhi. Come aveva potuto Percy dirle una cosa del genere, proprio nel periodo in cui ci stava pensando di meno?
Aprì la porta della sua stanza, prese una divisa a caso e si chiuse in bagno.
Indossò gli indumenti e si legò i capelli a coda alta, si sciacquò il viso e poi si mise un po’ di eye-liner, matita, del mascara sulle ciglia e un po’ di fard qua e là. Era tutto ciò che si concedeva, non si truccava mai in maniera esagerata, come tutte le altre ragazze.
Uscì e si diresse verso l’armadio, ne aprì un’anta e cominciò a scegliere le armi da portare con sé: un paio di pugnali, il suo arco, la sua frusta attorcigliata attorno al braccio e un chakram che appese alla cintura.
Quando fece per infilarsi la giacca di pelle, fu spiazzata da una profonda voce che proveniva dalle sue spalle e che la fece sobbalzare.
“Carina. Vai da qualche parte?”
Hermione si voltò. Appoggiato alla porta, c’era Jace, in tutta la sua bellezza.
I riccioli d’oro sembravano splendere sotto la luce della luna che traspariva dalla finestra e metteva in risalto i suoi muscoli, scoperti dalla canottiera nera che indossava.
Fu in quell’occasione che la ragazza notò quanti marchi avesse, tatuati su tutto il corpo.
“Non ti riguarda” gli rispose, distogliendo lo sguardo.
“Uhm. Non sono abituato a trattare con persone che hanno il mio stesso caratteraccio”
“Io non ho un brutto carattere!” protestò lei, tornando a sistemarsi.
“Già, certo. È quello che diciamo tutti. Infatti, scommetto che non stai uscendo per andare a sfogare la tua rabbia su qualche ‘povero’ demone indifeso, dico bene?” la canzonò lui, con il suo tipico accento sarcastico.
A quel punto Hermione gettò con forza la giacca per terra, si voltò e cominciò a guardarlo di sottecchi.
“Lo sai che il sarcasmo è l’ultimo rifugio di chi ha finito tutte le altre idee?” gli disse.
Quelle parole colpirono Jace quasi come se avesse ricevuto una sberla in pieno volto e sbiancò. Il suo cuore mancò di qualche battito e poi sprofondò.
Clary, pensò. Lei gli aveva detto quelle stesse identiche parole, anni prima.
“Io…” boccheggiò lui.
Hermione non riusciva a credere che quella semplice frase pungente fosse riuscita a ferire quel ragazzo all’apparenza così forte e indistruttibile… non aveva senso, ma era così arrabbiata che non aveva voglia di indagare.
Sbatté l’anta dell’armadio, si infilò la giacca appena raccolta dal pavimento e andò ad aprire la finestra.
Jace si risvegliò da quello stato di stupore che lo aveva imprigionato per un momento ed esclamò “Ehi ma fai sul serio? Isabelle e Alec sono arrivati, volevo presentarteli!”
“Scusami Jace. Ma non sono dell’umore per conoscere gente”
“Va bene, allora, se mi dai due minuti, vengo con te” propose lui.
“Cosa?!” chiese lei, sgranando gli occhi.
“Hai capito bene. Non esiste che qualcuno pratichi il mio hobby senza di me, se io so che sta andando a cacciare” le rispose lui, abbozzando un mezzo sorriso.
Le fece l’occhiolino e uscì dalla stanza, per poi tornarvi armato fino al collo e in uniforme da Shadowhunter, con tanto di marchi nuovi disegnati sulla pelle, dopo davvero due minuti.
“Sei un orologio” commentò lei e Jace ridacchiò.
“Siamo al quarto piano! Sicura di non sfracellarti al suolo?” le domandò una volta vista l’altezza cui si trovavano.
“Paura di non farcela?” lo provocò la ragazza e lui socchiuse gli occhi e saltò, per atterrare leggero e agilmente coi piedi per terra, come se avesse semplicemente saltato un gradino, così velocemente che Hermione non se ne accorse nemmeno.
Inarcò un sopracciglio: lei usava la magia, ma lui?
 
“Esattamente a cosa vi servono le rune?” chiese Ron.
“Beh, a tutto in realtà. Alcune ci rendono più forti, altre silenziosi, altre ancora invisibili… possono guarirci, proteggerci…” stava spiegando Isabelle.
“Grandioso!” esclamò Neville, con aria sognante.
“Dì un po’, Izzy, se posso chiamarti così” esordì Percy e la ragazza annuì “Jace è sempre così scontroso con tutti?”
“Non giudicarlo. Ne ha passate tante” lo ammonì lei.
“Qui tutti abbiamo attraversato periodi brutti” proseguì lui, imperterrito.
“E per di più odio il modo in cui guarda la mia ragazza”
“E cioè?” domandò Alec, appena comparso alle sue spalle.
“Come se volesse mangiarsela”
“Non essere stupido. Lei gli ha salvato la vita. Lui si sente in debito e se prova un qualsiasi interesse per,- com’è che si chiama? Hermione?-, stai pur certo che non è il genere di interesse che credi tu” gli rispose Isabelle.
“Ah no? Come fai a dirlo?”
“È mio fratello! Sono cresciuta con lui! Lo conoscerò abbastanza da poter capire cosa prova e cosa no, ti pare?” sbottò lei.
“Il sarcasmo è un dono di famiglia?” le chiese un’accigliata Annabeth.
“No, dico la verità. Jace si è innamorato di una ragazza solo una volta nella sua vita e credetemi se vi dico che non guarda mai nessuna come guardava Cla…”
“Izzy chiudi il becco!” la gridò Alec, lanciandole un’occhiataccia che esprimeva perfettamente il concetto ‘se – gli – sguardi – potessero – uccidere – tu – saresti – fottuta’.
Isabelle arrossì, rendendosi conto che stava per rivelare uno dei segreti più profondi del fratello e non proferì più parola per il resto della serata.
 
“Come cavolo hai fatto?” chiese Hermione non appena atterrò accanto a Jace.
“Tu come hai fatto?” le domandò lui di rimando.
“Ma tu rispondi sempre ad ogni domanda con un’altra domanda?”
Boom. Altra sberla. Perché diavolo deve ricordarmi così tanto Clary? Si chiese.
Aresto Momentum” spiegò lei mentre si rimetteva in piedi, riportandolo alla realtà.
“Come?”
“È un incantesimo!” chiarì, indicando l’anello. “E tu?”
“La storia è più complicata di così” rispose il ragazzo, alzandosi.
“Prova a spiegarmela” lo incoraggiò.
Lui esitò per un momento, poi la prese per le braccia e le disse, piantando gli occhi dorati dentro i suoi color nocciola “promettimi che qualunque cosa ti dirò non cambierà il tuo modo di vedermi”
“Se fossi in te, sarei più contento del contrario” gli rispose lei e Jace inarcò un sopracciglio per poi scoppiare entrambi a ridere.
 “Comunque, lo prometto”.
“Sono cresciuto con Valentine” confessò lui.
Quel Valentine?” chiese.
Il ragazzo annuì; per Hermione fu come prendere una martellata potente sul cuore.
“Fece degli esperimenti su me e… non importa” si interruppe, scosse la testa, come se servisse a cacciare via un doloroso pensiero e poi proseguì“Mi iniettò il sangue di un Angelo. Per cui, le mie capacità, quelle che gli altri Shadowhunters non hanno, o hanno in potenza ridotta, dipendono da questo fatto” le spiegò.
“Valentine era…”
“No” rispose lui, secco, anticipando la sua domanda.
Restarono a guardarsi per qualche istante e poi si incamminarono lungo la via, restando in silenzio per diversi minuti.
“Ti è caduto questo” disse Jace a un certo punto, porgendole un foglietto rettangolare che diceva ‘Orfanotrofio St. Jules, Brooklyn’.
Hermione sbiancò e si affrettò a metterlo via.
“Hai… hai letto?” gli chiese dopo un po’.
“Scusa”.
La ragazza sospirò.
“Comunque…” fece per dire lui, ma all’improvviso lei  urlò il suo nome e gli si scagliò addosso, facendolo cadere per terra.
Protego Maxima’ pensò appena in tempo da permettere allo scudo magico di salvarli da un’artigliata di un enorme demone la cui parte superiore ricordava quella di un serpente, mentre quella posteriore somigliava per lo più a uno scorpione, con tanto di pungiglione; dalla bocca fuoriusciva a intermittenza una lunga lingua, che sputava veleno.
“Attenta!” l’avvertì lui, prendendola in braccio e spostandosi di lato così rapidamente che la creatura rimase stordita per qualche secondo ma poi individuò Jace e in un attimo lo colpì con la sua coda lanciandolo contro un muro.
Hermione estrasse la sua frusta, e formò un cappio attorno a quello che immaginò essere il collo del demone, ammesso che ne avesse uno.
Con la magia, fece crescere delle radici dal terreno, che bloccarono la coda dell’essere, privandolo così dell’utilizzo del suo pungiglione.
“Sputa veleno, Hermione attenta!” gridò Jace, notando che il mostro si stava avventando su di lei, cercando di liberarsi dalla stretta della frusta.
La ragazza balzò in dietro e distrasse il mostro abbastanza da consentire allo Shadowhunter, che si era rialzato, di piantargli la sua spada angelica nel petto.
Il demone esplose liberando un fluido nero e flaccido.
“Blah, almeno con i mostri mitologici ci puoi fare la polverina dorata per Natale” borbottò Hermione, schifata. “Stai bene? Ti ha punto?”
Il ragazzo scosse la testa.
“La prossima volta, cerca di pensare a salvare la tua di pelle Shadowhunter!” lo rimproverò lei.
“Lo prendo come un grazie” rispose lui.
 
“Ma dico… SIETE IMPAZZITI??” urlò Isabelle quando Hermione e Jace ritornarono all’Istituto.
“Dovevamo andare tutti insieme a Caccia e voi sparite così, dal bell’e buono, senza averci detto nulla! Ci avete fatto perdere una serata a cercarvi, per non parlare dello spavento che ci siamo presi!” sbottò Alec, gesticolando.
“Scusate. Colpa mia. Ero arrabbiata e stavo scappando dalla finestra, per andare a caccia e sfogarmi. Jace mi ha scoperta e…” provò a spiegare Hermione, puntando lo sguardo su Percy, per farlo sentire più in colpa.
“…e non è riuscito a resistere all’impulso di spappolare un bel demone, dico bene?” ruggì Isabelle.
“Esatto!” confermò con entusiasmo il Nephilim, sfoderando un sorriso raggiante e facendo l’occhiolino alla sorella, che scosse il capo.
“Sai, credevamo che non ci fosse qualcuno con più voglia di farsi ammazzare di te” dichiarò Alec, indicando il fratello “a quanto pare, ci sbagliavamo” e scoccò un’occhiata truce ad Hermione, la quale sbuffò e salì in camera sua.
Se non la smettono di provare a darmi ordini, pensò, li prendo a pugni.
Si tolse l’uniforme, si infilò il pigiama e si lasciò cadere sul letto stringendo tra le mani il foglietto che Jace aveva recuperato.
 
“Mamma? Sono Hermione”
“Hermione, tesoro! Eravamo così preoccupati!” la signora Granger scoppiò a piangere.
“Sto bene. Volevo solo avvisarti che andrò in missione, non so per quanto tempo e non potrò né farmi sentire, né farmi vedere” le disse.
“Piccola, sei ancora arrabbiata vero?” le chiese la madre, tra un singhiozzo e l’altro.
“Non è una cosa facile da digerire” le rispose la strega.
“Dove andrai?”
Hermione esitò, ma poi decise di dire la verità.
“Manhattan” fece una pausa. “A proposito, mi chiedevo…”
“Orfanotrofio St. Jules, a Brooklyn” le disse la signora Granger, intuendo quale fosse la domanda che la figlia stava per porgerle.
“Sta attenta” si raccomandò poi e si lasciò andare di nuovo alle lacrime.
“Come sempre, mamma. Ti… ti voglio bene. A presto”
 
Non aveva ancora deciso se fare visita all’orfanotrofio o meno; da una parte, voleva scoprire chi erano i suoi genitori, dall’altra aveva paura di farlo e soprattutto, non credeva fosse giusto pensarci, dato che si trovava lì per lavoro e c’erano delle cose più importanti su cui dedicare il proprio tempo.
Stava ancora fissando il biglietto, quando qualcuno sulla soglia della stanza disse “Se vuoi ti ci posso accompagnare”.
Era Jace. Di nuovo.
Entrò chiudendosi la porta alle spalle, poi si trascinò una sedia fino al letto e ci si sedette.
“Ma voi Shadowhunters non usate bussare?” chiese lei stizzita.
“Solo quelli che non possono permettersi di fare come me” rispose lui.
“Chi ti dice che tu puoi permettertelo?” replicò Hermione.
“Beh, io sono fico. Ti servono altre motivazioni?”
La ragazza inarcò un sopracciglio, ma optò per lasciar cadere il discorso.
“Mi accompagneresti davvero?” domandò.
Il ragazzo annuì “Se a Percy non dà fastidio. So che state insieme”
Lo sguardo di lei si incupì.
“Non lo deve sapere” gli disse.
  
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