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Autore: Rik Bisini    20/03/2008    3 recensioni
I turbamenti e la risolutezza di Hermione durante un Natale innevato. Missing moment di "Harry Potter and the Order of Phoenix".
Questa storia è la seconda classificata al III concorso di Hogwarts point (tema: Let it snow).
Genere: Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Neve

Neve. Il cielo aveva un candore uniforme in quel primo pomeriggio invernale. Le nubi filtravano come un velo la luce del sole, che presto sarebbe calato verso il tramonto. Un sole che intanto illuminava le torri della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
In una di quelle torri, nella Sala Comune della Casa di Grifondoro, Hermione Granger levava spesso gli occhi a cercare qualcosa che spezzasse la monotonia di quelle nuvole.
Come rispecchiando interiormente il cielo, nel suo animo percepiva la stessa sensazione di apatia, di incertezza.
Per lei, studentessa modello e Prefetto della sua Casa, non era un fatto di tutti i giorni fissare le pagine di un libro, senza leggere avidamente ogni paragrafo ed assimilarlo parola per parola. Ma quel pomeriggio gli occhi nocciola della ragazza indugiavano da molti minuti sul medesimo passaggio di "Storia della Magia".
Ad un tratto colse qualcosa che velocemente si dirigeva verso la torre. Fece scivolare il libro sulla poltroncina e si aggiustò la gonna della divisa. Un ragazzo del secondo anno si affrettò a nascondere dietro la schiena qualcosa che sfuggì allo sguardo di Hermione, mentre lei si muoveva lentamente vero la finestra.
Strinse gli occhi per proteggerli dal riverbero della luce e li puntò verso l'esterno. Per qualche secondo temette di essersi sbagliata, poi ritrovò un punto di colore più scuro in quel cielo uniforme, che si allargava poco a poco.
Trattene il respiro quando si avvide che si trattava un gufo che volava deciso verso la finestra a cui era affacciata. Si allontanò un passo dalla finestra, attendendo l'arrivo del pennuto, che si posò su un tavolino in mezzo alla Sala a cui era seduta Alicia Spinnet, assieme ad altre ragazze.
Il gufo porse ad Alicia una zampa a cui era legata una pergamena, Hermione sospirò e si sedette di nuovo sulla poltrona. Lanciò un'occhiata in direzione del ragazzo del secondo anno, che ora sembrava concentrato su un'innocente esercizio di Incantesimi.
Stava per aprire il libro, quando scorse un ragazzo guardare nella sua direzione. Un ragazzo dal familiare viso tondo, che si avvicinava a lenti passi.
« Ginny non ti scritto stamane? » esordì.
Hermione negò con un cenno del capo.
« No, Neville. Tu non hai notizie da Ron? » domandò lei.
« No. » rispose Neville, « Né da lui, né da Harry ».
Si guardarono entrambi perplessi.
« Cosa pensi che stia succedendo? » riprese il ragazzo.
Hermione ripeté il cenno di diniego.
« Non ne ho idea. Non ho capito molto di quello che è successo ieri notte ».
« Harry si agitava e sudava nel sonno. » ricordò Neville con la voce ridotta ad un sussurro, « Poi... la McGranitt veramente ci ha raccomandato di non dirlo, ha detto a Ron che suo padre era ferito ».
Le mani di Hermione strinsero con forza il dorso del libro.
« Gli abbiamo detto che era un sogno, » puntualizzò Neville, « ma Ron è andato con Harry dal Preside e non è più tornato. E questa mattina non c'erano neppure Ginny, George e Fred ».
Fece una pausa.
« Ron aveva detto che sarebbe partito solo domani ».
Le dita di Hermione erano diventate bianche. Aveva gli occhi spalancati e lo sguardo fisso. La sua gola era secca. Cercò invano di dare sicurezza al tono della sua voce, mentre confortava Neville.
« Se ci fosse qualche brutta notizia, probabilmente lo avremmo già saputo dalla Gazzetta. Meglio non preoccuparsi, forse hanno deciso di anticipare la partenza per sfuggire al controllo della Umbridge ».
Ma sapeva di non aver detto la verità. Sapeva che il Ministero impediva che venisse divulgata qualsiasi notizia che potesse allarmare la comunità magica, che potesse avvalorare la realtà di cui Harry era stato testimone nel giugno passato.
Voldemort era tornato. Potente, pericoloso, spietato.

Neve. Nemmeno se le fosse stato strappato dal torace, immerso nella neve e poi ricollocato nel petto, Hermione avrebbe potuto sentire un freddo più intenso nel cuore. Se le parole di Neville avevano trasformato la sua cauta preoccupazione in un pressante timore, la richiesta di recarsi nell'ufficio del Preside la mattina dopo dava credito ai suoi pensieri più infausti.
Vincendo l'impulso che le faceva tremare la mano, Hermione bussò con due colpi decisi alla robusta porta. La voce dall'interno rispose con prontezza « Avanti ».
La ragazza spinse la porta ed entrò in uno studio alle cui pareti erano appesi numerosi quadri. Un uomo sedeva alla scrivania di quello studio, un anziano dalla lunga barba bianca. Portava sul naso deforme un paio di occhiali a mezzaluna. Dietro di essi due occhi azzurri pieni di vita e di saggezza accolsero la ragazza.
« Accomodati, per favore. » la invitò l'uomo.
« Grazie, professor Silente. » replicò la ragazza, dirigendosi alla sedia di fronte alla scrivania, gettando un rapido sguardo ai numerosi strumenti allineati nella stanza e credendo di riconoscere alcuni di essi, noti per le singolari e rare proprietà magiche.
« Hai notato di certo » iniziò Silente, quando Hermione si fu seduta, « che ieri nessuno degli Weasley era ad Hogwarts. Come pure non c'era Harry ».
Hermione annuì. Il Preside proseguì in tono pacato, ma fermo.
« C'è stata un'aggressione al signor Weasley. » raccontò, « È gravemente ferito e si trova al San Mungo ».
Hermione sgranò gli occhi, sgomenta.
« Ma guarirà, vero? » domandò, « Ron è da lui? E anche gli altri? »
« Sono a Londra, sì. » rispose Silente, soffermando lo sguardo a lungo negli occhi della ragazza.
Hermione capì immediatamente che quella frase voleva indicare un posto di cui non era prudente parlare ad alta voce. Grimmauld Place, numero dodici. La dimora di Sirius Black ed il quartier generale dell'Ordine della Fenice.
« Capisco, signor Preside. » puntualizzò Hermione.
« Il signor Weasley, » riprese Silente dopo un breve sorriso, « stava svolgendo i suoi abituali incarichi ed il Ministero non sa spiegarsi le circostanze di quella aggressione ».
Per la seconda volta, Hermione capì più di quanto dicessero le parole. Gli incarichi del signor Weasley erano le missioni che svolgeva per l'Ordine e quanto il Ministero non sapeva spiegarsi significava un fatto di cui era responsabile Voldemort. Il Ministro della Magia non voleva credere al ritorno del più potente e pericoloso nemico che i maghi avevano affrontato quel secolo e solo l'Ordine della Fenice ne cercava di prevenire le mosse.
« C'è un'altra circostanza piuttosto insolita, » aggiunse il Preside, « che mi ha suggerito di allontanare dalla scuola anche Harry, assieme a tutti gli altri. Non era il caso che nella frenesia del momento certe circostanze venissero ripetute di bocca in bocca. Nello stesso istante in cui avveniva l'aggressione, Harry ha veduto la scena nella sua mente ».
Hermione si portò una mano sulle labbra, inorridita.
« La Gazzetta del Profeta, » continuò Silente, « ha già dato un enorme risalto ad alcune conseguenze recate da una certa cicatrice. Ci sono fenomeni che non è opportuno che giungano alle orecchie sbagliate ».
Silente sospirò, cogliendo come Hermione si stesse torturando le mani in grembo.
« Credo che tu abbia giustamente il desiderio di raggiungere le persone a te care. Ma devo chiederti di attendere la fine delle lezioni. Non possiamo dare alla professoressa Umbridge un pretesto per fare aumentare ancora la sua autorità, io temo ».
Hermione annuì.
« Scriverò ai miei che resto ad Hogwarts. Poi mi farò venire incontro a Londra, partirò con il Nottetempo questo stesso pomeriggio ». Silente le rivolse un sorriso incoraggiante.

Neve. La neve cadeva su Londra quel pomeriggio, imbiancandone le strade e le piazze. Un manto che avvolgeva ed attutiva i rumori. Hermione era grata di quel silenzio, che portava calma al suo cuore. Un silenzio necessario a trovare la determinazione che le occorreva per sostenere le persone da cui stava recandosi. Ad affrontare lei stessa l'incertezza per la sorte del padre di Ron.
La attendeva Kingsley Shacklebolt, che con un rapido colpo di bacchetta fece levitare il baule di Hermione. Prima di incamminarsi però i due dovettero attendere la partenza del Nottetempo. Il portone del numero dodici di Grimmauld Place, protetto dall'Incanto Fidelius, poteva apparire solo a coloro a cui lo aveva permesso il Custode Segreto. Era tuttavia inopportuno essere visti sparire mentre lo si attraversava.
Restarono in attesa una manciata di secondi, durante i quali la neve si posò copiosa sui ricci della ragazza. Poi percorsero il breve tratto che li separava dalla porta. Kingsley salutò la ragazza, appena Sirius le ebbe aperto. Hermione fu confortata nel constatare il buon umore del padrone di casa, ma si diresse immediatamente a vedere gli altri, appena Sirius si offrì di occuparsi del baule.
In cucina la attendevano Ron e Ginny. La ragazza accolse Hermione con un caloroso abbraccio.
« Papà sta meglio. » l'informò subito, « Crediamo che ce la farà ».
Ron la salutò con un sorriso che le fece stringere il cuore. Conosceva bene le espressioni giocose di Ron. Conosceva il modo in cui si disperdevano le sue lentiggini quando il suo sorriso era sincero, alieno al dolore.
Desiderò in quel momento con una nuova determinazione che Voldemort pagasse per i crimini che commetteva.
« Siamo andati a trovarlo, questa mattina. » aggiunse Ron, « Era già in gran forma. » concluse con un altro sorriso privo della solita allegria.
« Bene. » commentò Hermione. Non erano notizie che potevano cancellare ovvie preoccupazioni, ma erano ottime notizie.
« Harry, dov'è? » chiese.
Nessuno rispose. Hermione si sentì inaspettatamente avvolta da un atmosfera glaciale, fredda come quell'inverno londinese. Sorpresa, sollevò un sopracciglio e lanciò uno sguardo torvo a Ron.
« Credo che sia in camera della madre di Sirius. » rispose allora il ragazzo.
« Non vuole parlarci. Non mangia neppure con noi, mamma gli ha fatto portare dei tramezzini in camera. » precisò Ginny.
« E perché mai? » domandò Hermione sbigottita.
Ron si scambio uno sguardo con la sorella ed iniziò a spiegare.
« Mentre eravamo all'Ospedale abbiamo... usato le Orecchie Oblunghe. Malocchio dice che Harry può essere posseduto da Tu-Sai-Chi. Sai, il fatto è che quando papà... »
« Il professor Silente me ne ha parlato questa mattina. » tagliò corto Hermione, « Ma Harry non può essere posseduto. Silente farebbe qualcosa, non credete? »
Ginny scosse la testa. « Non so cosa succeda veramente. Avremmo voluto parlare con lui di quello che è accaduto, per vederci chiaro ».
« Andiamoci. » suggerì con determinazione Hermione.
« Ma se vuole evitarci... » obiettò Ron.
« Beh, » insisté Hermione, « non potrà farlo ancora a lungo ».

Neve. Talora ciò che rimane sotto la neve torna a mostrarsi di nuovo. Come quelle piante che al termine dell'inverno crescono rigogliose, quei germogli che sbocciano in un tenue verde.
Così, mentre le condizioni del signor Weasley andavano migliorando, rifioriva l'armonia tra agli abitanti di Grimmauld Place. Hermione era rinfrancata dalla vivacità di Sirius, dalla baldanza di Harry, dalla giovialità di Ron.
Ginny sorrise ad Hermione ed addentò una fetta del suo dolce. Hermione leggeva un libro e aveva accanto a sé una tazza di tè fumante.
« Se papà smette di tentare di guarire a modo suo, » osservò, « uscirà dall'ospedale prima dell'inizio delle lezioni ».
« Non è stato un felice Natale. » commentò Hermione.
« Decisamente brutto. » convenne Ginny, « Ma l'abbiamo superato, finalmente. Ti sono grata per essere venuta a passarlo con noi ».
Hermione gettò un rapido sguardo a Ron, che si stava infervorando mentre discuteva con Harry di Quidditch.
« Credo che Ron ancora non lo sappia. » le confidò, « Sciare non fa per me ».
« Meglio per noi. » sottolineò Ginny ridacchiando, « Tutti noi. Il tuo arrivo ha trasformato la casa ».
« Ora esageri. » si schernì Hermione, sentendosi leggermente arrossire.
« Ti assicuro. » insisté Ginny, « Non so come avremmo potuto rappacificarci con Harry ».
« Harry è soltanto poco abituato ad avere accanto a sé persone che si preoccupano per lui » spiegò Hermione, « Se tuo fratello non fosse l'insensibile che è, capirebbe quei suoi momenti in cui sembra desiderare che il resto del mondo evanesca ».
« Lo terrò a mente. » promise Ginny. « Non è giusto che lo lasciamo solo. Siamo l'Esercito di Silente ».
Hermione sorrise.
« Ma il tuo contributo è stato prezioso. » aggiunse, « Grazie ha te, ha capito che le cose non erano come temevamo ».
La familiare risata di Harry interruppe le due ragazze. Hermione spiò da sopra al suo libro il sorriso di Ron, tornato un sorriso familiare, il sorriso che adorava. Si portò un polso vicino al viso per annusare ancora il profumo che lui le aveva donato. Sorrise. C'era ancora qualcosa che attendeva nel suo cuore, come sepolto sotto la neve.
Qualcosa che si rafforzava ogni giorno ed Hermione sperava di poter rivelare presto agli occhi di tutti.

   
 
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