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Autore: JulietAndRomeo    15/09/2013    4 recensioni
Dal prologo:
-Non indovinerai mai quello che abbiamo visto- disse Pansy.
-Perché, che avete visto Pan?-.
-Malfoy si è dichiarato- rispose Daphne.
Per chi di voi sarà così coraggioso da leggere questo sclero notturno, tutte le informazioni alla fine del prologo.
E adesso: leggete, leggete, leggete! :D
... e recensite se vi va. xD
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Pansy Parkinson, Theodore Nott | Coppie: Draco/Ginny, Draco/Hermione, Harry/Ginny, Lavanda/Ron
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Capitolo 29




-Hermione, Daphne, mancano solo venti minuti- annunciò Pansy aprendo la porta della loro camera.
-Arriviamo- rispose, con freddezza, Daphne per entrambe, mentre finiva di allacciarsi le scarpe.
 
-Solo un quarto d’ora, Ernie- disse Justin eccitato, mentre sistemava per bene la divisa.
-Non vedo l’ora- ribatté Ernie sicuro di sé. –Quest’anno li distruggiamo-.
 
-Dieci minuti, Cho!- esclamò impaziente ed agitato Anthony Goldstein, varcando la soglia della Sala Comune di Corvonero.
-Eccomi!- fece impaziente la ragazza, affiancandolo in un batter d’occhio.
 
-Cinque minuti, Harry! Muoviti o non troveremo nessun posto a sedere!- gridò frustrato Ron, mentre insieme a Neville, scendeva le scale dirette per la Sala Comune.
-Datemi un attimo, accidenti, devo trovare… ah, eccola!- rispose Harry, afferrando la sua bacchetta da sotto un mucchio di stracci, per poi incamminarsi insieme agli amici.
 
Due giorni prima.
I tacchi delle scarpe della divisa di Ginny Weasley, sbattevano contro il pavimento di pietra dei corridoi di Hogwarts. Con passo marziale, la ragazza stava dirigendosi in Sala Grande per la cena e il suo incidere, da persona pronta ad uccidere per molto meno di un saluto, aveva già fatto defilare molti alunni più piccoli di lei.
Il ritorno dalle vacanze natalizie era stato sempre il solito: saluti e abbracci soffocanti dalla madre, raccomandazioni dal padre, prese in giro su una nuova possibile fiamma da parte dei fratelli e poi di nuovo saluti alla stazione di King’s Cross.
Quello che era riuscito a fare infuriare la ragazza era stato vedere arrivare al binario, Harry e Draco in compagnia della Granger e delle sue due svampite amiche. Ron, anche se con una certa sorpresa, aveva accolto e catalogato la cosa sotto la dicitura tutta personale di “Devo farmelo spiegare più tardi”. Lei, invece, aveva provato l’istinto di staccare la testa a tutti, persino a suo fratello, la cui unica colpa era quella di non essersi arrabbiato.
Harry e Draco si erano poi congedati, piuttosto calorosamente, dalle tre ragazze, che erano andate dritte verso i loro amici, e si erano avviati, con dei sorrisi fastidiosi nella loro direzione.
-C’è qualcosa che dovrei sapere?- aveva chiesto Ron, trattenendo una risatina, appena i due si furono avvicinati abbastanza.
-Ciao anche a te, Ron!- aveva salutato Draco. –No, non c’è nulla che dovresti sapere, per ora- aveva continuato poi, lanciando in un attimo un’occhiata a Ginny.
Ron se n’era accorto e non aveva insistito più di tanto, facendo morire lì il discorso. Ginny, però, si era offesa e in qualche secondo era già sparita alla ricerca di Lavanda o qualcun altro che potesse riuscire a toglierle dalla testa quell’episodio.
Arrivò davanti alla porta della Sala Grande senza neanche accorgersene, persa com’era nei suoi pensieri.
-Ginny!- esclamò Draco, affiancandola. –È da un pezzo che ti chiamo, non mi hai sentito?- chiese, tentando poi di moderare il respiro.
-No, non ti ho sentito. Ti serve qualcosa?- domandò brusca.
-Si, in effetti volevo chiederti una cosa: ho fatto qualcosa che ti ha dato fastidio? Siamo tornati da una settimana e mi hai evitato come la peste. Se l’ho fatto mi dispiace, Ginny, non volevo- disse lui.
-No, non hai fatto niente, sono solamente un po’ stressata ultimamente, ecco tutto… entriamo?- disse poi accennando alla porta della Sala Grande.
-Si, certo- disse Draco, un po’ più sollevato, ma sempre dubbioso.
Entrarono insieme e nessuno evitò di notarlo, da Harry, sorpreso di vederli insieme, senza che Draco fosse esasperato, ad Hermione, che già aveva fatto morire, con molta fantasia, Ginny per ben quattordici volte, passando per Daphne e Pansy, che si chiedevano quale triste e dolorosa sorte sarebbe toccata a quei due, quando Hermione avrebbe deciso di ucciderli.
La cena era proseguita normalmente, lasciando poi spazio alle attività serali.
Nel dormitorio di Serpeverde, queste comprendevano l’organizzazione per la giornanta dell’anno.
-Allora- disse Theodore, cominciando a fare il punto. –Le parole d’ordine?-.
-Ci sono- rispose Pansy, controllando su un blocco per appunti.
-Gli scherzi?- proseguì.
-Ci sono anche quelli-.
-La pozione per Gazza e la sua gatta demoniaca?-.
-C’è-.
-I volontari per gli incantesimi di duplicazione?-.
-Ci sono-.
-I volontari per la sicurezza al campo?-.
-Ci sono-.
-I volontari per la sicurezza, e con sicurezza mi riferisco al controllo di Gazza, qui?-.
-Ci sono-.
-I volontari per la supervisione degli scherzi?-.
-Ci sono-.
-Le mappe con i luoghi da non distruggere?-.
-Ci sono e sono già state distribuite con la nota di imparare tutto a memoria e poi dargli fuoco-.
-Allora direi che abbiamo tutto- concluse Theodore, mentre Pansy con un fruscio chiudeva il blocco.
-Andrà alla grande. Ma che dico alla grande?! Sarà il miglior Giorno delle Serpi che la storia abbia mai visto!- esclamò Blaise, mentre si stiracchiava.
-Io mi annoio, vado a farmi un giro- disse Hermione, alzandosi e incamminandosi verso l’uscita.
Il corridoio umido e buio dei Sotterranei era l’ambiente in cui più i ragazzi delle altre Case detestavano passare. A lei invece piaceva. Era un posto rilassato, dove l’unico rumore era quello dei propri pensieri.
-Granger- disse una voce tagliente.
-Weasley- rispose Hermione fredda.
-Che ci fai qui?- domandò Ginny.
-Tu piuttosto che fai qui. Ti ricordo, in caso lo avessi rimosso, che qui si trova la mia Sala Comune, quindi ho tutto il diritto di star qui. La tua invece se non mi sbaglio si trova esattamente otto piani sopra le nostre teste-.
-Sono venuta a trovare un amico- disse Ginny.
-Chi? Danny?- Hermione non riuscì a trattenersi dal ridele in faccia. –Credi che Danny voglia vederti?-.
-Ovviamente, Granger, io sono la sua ragazza- disse Ginny, sicura di sé.
-Sei un essere patetico, non la sua ragazza. In caso ti fosse sfuggito, lui ti detesta. Ma in ogni caso, non sono affari miei, quindi ci si vede, Weasley- ridacchiò Hermione, passandole a fianco.
-Cosa è successo tra te e Draco?-.
-Ecco, questa è la domanda a cui risponderei con quello che hai detto poco fa. Per citarti, Weasley, “io sono la sua ragazza”. Spero che tu abbia trascorso un buon Natale perché il mio è stato davvero bello- rispose Hermione, buttando lì un’allusione che Ginny non mancò di recepire.
Quando la ragazza si fu allontanata, Ginny batté un piede a terra con forza e sottovoce borbottò –Te la farò pagare, Granger-.
 
 
-Philip!- esclamò Hermione, fermando un ragazzo alto e con i capelli castani.
-Dimmi- rispose lui con un sorriso.
-Hai tutto pronto?-.
-Assolutamente. Tutti gli studenti di Serpeverde sono stati duplicati alla perfezione e si sono già avviati con Penny e Stephen al campo. Abbiamo fatto anche qualche leggera modifica all’incantesimo, per evitare che una copia e l’originale potessero torvarsi nello stesso posto contemporaneamente, così, per esempio, quando tu ti avvicinerai alla tua copia, questa svanirà temporaneamente e rimarrai solo tu. Quando ti allontanerai la copia ricomparirà- disse Philip Thomas, strizzando uno degli occhi verdi in direzione della ragazza.
-Sei un genio, Philip. Trova anche Marc e non mollate neanche per un attimo tutte quelle copie, o va tutto a quel paese-.
Dopo essersi congedata da Philip, Hermione girò i tacchi, andando a raggiungere Pansy che nel frattempo, si assicurava che Gazza fosse stato steso.
-Ne sei sicuro?-.
-Certo che sì! Quel magonò non ci darà nessun fastidio-.
Annabelle Jennings si allontanò, quando Pansy annuì soddisfatta.
-Allora?- chiese Hermione.
-Gazza e Mrs. Purr sono fuori dai giochi. I ragazzi sono riusciti a correggergli il vino elfico, prima che lo bevesse e la gatta è stata legata per le zampe e costretta a prendere la pozione. Poi gli hanno chiusi nello sgabuzzino delle scope, uno di quelli dove non va mai nessuno. La pozione durerà abbastanza da darci il tempo di portare lui e la sua gatta nei loro alloggi e fargli credere che stesse solo dormendo. Per controllare che non si svegli rimarranno Kenny Jacobs e Mark Conrad. La squadra di Quidditch serve a qualcosa, almeno-.
-Ottimo, andiamo dagli altri- rispose pratica l’amica.
Fecero solo pochi passi che Blaise le fermò.
-Ragazze! Mi sono assicurato che non rimanesse più nessuno da duplicare, tutti gli originali sono in Sala Comune che aspettano ordini, tranne quelli che hanno già del lavoro assegnato-.
-Perfetto, Blaise- esclamò soddisfatta Hermione. –Veni, vidi, vici- disse poi, aspettando che il passaggio per la Sala Comune si aprisse.
Tutti gli studenti erano radunati nella lunga e cupa Sala, in attesa che qualcuno desse il via al Giorno delle Serpi.
Hermione, Pansy e Blaise si districarono a fatica in mezzo alla calca, ma alla fine riuscirono ad arrivare al tavolino basso che avrebbe fatto da palco improvvisato. Hermione vi salì agilmente sopra e amplificò la propria voce con un incantesimo.
-Ascoltatemi, per favore!- esclamò, facendo calare il silenzio. –Siamo pronti per partire, dobbiamo solo aspettare che inizi la partita. I posti in cui dovete andare vi sono già stati comunicati, siete stati divisi a gruppi e ogni capogruppo ha la responsabilità di accertarsi che non vi salti una mano e conosce anche le parole d’ordine. Spero che tutti abbiate bruciato le mappe che vi sono state consegnate qualche giorno fa, perché in caso non lo abbiate fatto, vi aspetta una fine orribile. Al campo, si trovano tutte le vostre copie, quando vi avvicinerete a loro le copie scompariranno, quando vi allontanerete riappariranno. Gazza è stato sistemato e al momento è controllato da Kenny Jacobs e Mark Conrad, che hanno ordini di affatturare chiunque si avvicini a loro o al sorvegliato. Io, Pansy Parkinson, Blaise Zabini, Danny Harper, Theodore Nott, Daphne Greengrass, Anita Rollis, Andrew McBroth- disse Hermione indicando a turno i proprietari di ogni nome, -Siamo quelli a cui rivolgervi in caso aveste dei problemi e che controlleranno la situazione in generale. Credo di aver detto tutto. Adesso dobbiamo solo aspettare il via libera dal campo e da quelli che si occupano del controllo dei professori-.
Pochi secondi dopo, un biglietto di materializzò tra le mani di Theodore.
-I professori sono tutti alla partita- disse.
-Che- disse Daphne intromettendosi, -È appena iniziata-.
Hermione si prodigò in un sorriso soddisfatto.
-Scatenate l’inferno!- disse.
Un orda di studenti, più o meno ordinatamente, si riversò nei sotterranei e in pochi minuti si era già dispersa.
-Sapete dove andare, ragazzi- disse Blaise.
Tutti annuirono e in fretta si mossero.
 
Daphne e Pansy, assegnate alla torre di Corvonero, erano riuscite ad evitare magistralmente molte paludi, buttate in giro a caso e anche delle sabbie mobili ed erano arrivate infine alla torre.
-Detesto queste scale- disse la bionda.
­-Anch’io, mi sento presa in giro ogni volta che le uso- ribatté concorde Pansy.
Arrivate davanti a quella che sarebbe dovuta essere l’entrata della Sala Comune di Corvonero, videro una campanello di circa sette persone, che agitate, parlottavano tra di loro.
-Che succede qui?- chiese Daphne.
-Abbiamo un problema, non basta la parola d’ordine per entrare- disse Taylor Spellek, la capogruppo.
-Che diavolo significa, Taylor?!- chiese Pansy, agitandosi.
La ragazza si fece largo tra i ragazzi che la fissavano con un certo timore e si piazzò davanti alla porta in legno. Osservandola, notò che non aveva maniglia, ma un semplice batacchio a forma di aquila. Pansy si girò per guardare interrogativa Daphne. Quando quest’ultima alzò le spalle, per dire che non ne sapeva niente, Pansy tornò a rivolgere di nuovo lo sguardo al batacchio. Poi lo prese e lo sbatté con forza due volte. L’aquila si animò e disse –Caro visitatore, dovrai dimostrare la tua appartenenza a questa Casa. Allora, dimmi: qual è quell’animale che prima possiede quattro zampe, poi solo due e infine tre?-.
Pansy, rimasta con la bocca spalancata, ad osservare quell’aquila in bronzo, non si riebbe fin quando Daphne non le si accostò.
-Un animale che cambia zampe? C’è lo zampino della signora Malfoy e di un’altra caccia al tesoro? Devo chiamare qualcuno?-.
-L’uomo- disse Pansy.
-L’uo…-.
-Esatto, signorina. Adesso la parola d’ordine e poi potrete entrare- disse l’aquila.
-Quid Agis- disse Daphne.
L’aquila soddisfatta, aprì la porta e li lasciò entrare.
La Sala Comune di Corvonero era vasta ed ariosa, illuminata da enormi vetrate ad arco e, nelle stagioni fredde e durante la notte, da meravigliosi candelabri di cristallo.  Le pareti, la parte che subito saltava all’occhio, erano ricoperte di drappi di seta blu e bronzo. Il soffitto, invece, era decorato da un affresco raffigurante il cielo notturno, punteggiato di stelle di bronzo, ripetute sulla moquette blu notte. Era arredata con moltissime librerie e scaffalature, traboccanti di libri e tomi voluminosi, lunghi tavoli di legno scuro e comode bèrgere. Le due ragazze si chiesero se quella non fosse una seconda biblioteca, riservata interamente ad un ristretto gruppo di studenti, che tutti gli altri non potevano consultare.
La porta d'ingresso aveva di fronte una stupenda scultura di marmo levigato rappresentante Priscilla Corvonero seduta accanto alla porta che conduceva ai dormitori del piano superiore.
Tutti i ragazzi dietro di loro entrarono e appena lo fecero Daphne si voltò verso l’amica.
-Come hai fatto?-.
-Quando l’uomo è piccolo, cammina a quatto piedi, i bambini gattonano. Poi crescono e camminano eretti su due piedi. Quando invece diventiamo vecchi, ci serviamo di un bastone per camminare- spiegò Pansy. –La conoscevo già comunque, mio nonno mi aveva proposto lo stesso quesito, qualche anno fa-.
-Beh, allora siamo molto fortunate… hey, tu! Avevamo detto niente cose esplosive, posa quella Caccabomba!- esclamò Daphne.
 
Nel frattempo, Blaise e Anita Rollins erano appena giunti davanti alla Sala Comune di Tassorosso. Non avendo dovuto fare molta strada, sembravano quelli più rilassati di tutti nei ditorni, proprio perché le paludi, e i Telescopi Pugno erano ancora molto pochi ed erano riusciti ad evitarli con facilità.
Oltrepassata la natura morta che permetteva l’accesso alle cucine, avevano solo dovuto salire qualche gradino e poi avevano incontrato, sul lato destro del corridoio, una pila di grosse botti in una buia nicchia di pietra. La seconda botte dal basso, nel mezzo della seconda fila, secondo le informazioni che avevano ottenuto, si sarebbe aperta se colpita al ritmo di “Tosca Tassorosso”. Il problema era che, se si fosse bussato sulla botte sbagliata o se si fosse battuto un numero sbagliato di volte, il coperchio di uno degli altri barili sarebbe saltato via, inondandoli di aceto.
Blaise, che aveva ripassato un miliardo di volte il modo per entrare, batté con sicurezza sulle botti giuste e su una di quelle, si disegnarono le parole “Parola d’ordine”. Con voce solenne, Blaise annunciò “Maltafinocchia” e la botte con l’ingresso si aprì. Dentro la botte, un cunicolo terroso in salita si arrampica per un breve tratto. Blaise con fare galante, fece un inchino e un gesto con la mano, invitando Anita a precederlo. Lei, che conosceva la fama di Blaise, gli disse che se proprio voleva vedere per bene le sue preziose natiche avrebbe fatto meglio ad essere in punto di morte, perché solo in quel caso avrebbe avuto il piacere. Colpito ed affondato, Blaise si incamminò per primo, sporcandosi di terra i pantaloni,  fino a che non si trovò davanti a un'accogliente sala rotonda dal soffitto basso, che ricorda vagamente la tana di un tasso. La stanza era arredata con la vivace combinazione del giallo e del nero, messi in rilievo dal lucidissimo legno color miele utilizzato per i tavoli e le porte circolari che conducono ai dormitori dei ragazzi e delle ragazze, che come scoprirono in seguito erano ammobiliati con comodi letti in legno, ricoperti da trapunte patchwork.
Una colorata moltitudine di piante sembrava, invece, godersi l’atmosfera della Sala Comune: sulle mensole circolari di legno, tagliate curve per seguire le pareti, vi erano diversi cactus, alcuni dei quali ondeggiavano e ballavano se ci si passava davanti, mentre dai portavasi di rame che pendevano dal soffitto ciuffi di felce e edera spazzolavano  i capelli di quelli che ci passavano sotto. Un quadro sopra la mensola del caminetto, intagliata con tassi danzanti decorativi, ritraeva Tosca Tassorosso,  che brindava ai suoi studenti con una piccola coppa a due manici. Dalle finestrelle rotonde, situate poco più sopra del livello del terreno, si godeva di una piacevole vista di uno dei cortili.
Nonostante la bellezza del posto, le Serpi si erano date da fare e un qualche litro di Puzzalinfa era stato sparso per tutto il pavimento. L’ambiente era così appestato che Blaise ebbe l’impulso di aprire le finestre.
Approfittando della situazione, però, Blaise si voltò verso Anita con espressione sofferente.
-Probabilmente moriremo qui dentro soffocati, ma in caso ne uscissimo vivi, devi promettermi che uscirai con me-.
Lei, intenta a farsi spazzolare i capelli da una felce, lo guardò con aria scettica e ne studiò l’espressione con i penetranti occhi neri.
-No- disse tirando in su il naso.
-Ti prego, sento di stare per svenire- disse lui, accasciandosi teatralmente al suolo.
-Ho detto di no, Zabini. Tu sei uscito con quasi tutte le mie amiche, so come sei e come le hai trattate, sono qui con te solo perché mi è stato chiesto. Quindi no-.
-Hai detto “quasi” tutte le tue amiche? Ne ho saltata qualcuna? Dimmi i nomi!- disse Blaise riprendendosi magicamente, incapace di credere di aver commesso una disattenzione tanto terribile.
Anita, per tutta risposta, gli tirò uno schiaffo sulla nuca, scuotendo la testa e facendo ondeggiare i morbidi ricci neri.
-Sei sicura che non vuoi uscire con me?- chiese Blaise sull’orlo della depressione.
In quel momento vennero interrotti da i ragazzi che tornavano dai dormitori che urlavano –Devastiamooo!- e che uscivano di corsa per dare man forte agli altri compagni.
-Ne sono assolutamente convinta- disse Anita, seguendo i ragazzi.
Blaise sconsolato e depresso, si lasciò dare qualche colpetto consolatorio su una spalla da una felce.
-Sei l’unica che mi può comprendere, vero?- disse stringendo leggermente il ramo della pianta.
 
Theodore ed Andrew invece stavano girovagando per i corridoi, ammirando il lavoro di quelli del terzo anno che avevano pietrificato i fantasmi, questa volta senza farsi vedere e appeso al contrario tutti i quadri di Hogwarts.
-Quindi credi che vinceranno i Corvi? Nah! Sono anni che sottovalutano i Tassi, questa volta perderanno secondo me- diceva Andrew.
-Ma pensaci- disse Theodore, -I Corvi si allenano ogni settimana, stavano per battere anche quegli sfigati dei Grifondoro e la Chang è molto veloce. I Tassi non hanno speranze, si allenano quando Bames non ha il raffreddore, il che capita davvero raramente e non discutono mai tra loro di Quidditch-.
-Questo è vero, ma…- Andrew venne interrotto da un ragazzino del secondo anno che gli tagliò la strada, correndo come un forsennato.
-Hey, sta attento o finirai in una Palude Portatile!- esclamò Theodore.
Qualche secondo dopo, i due ragazzi sentirono uno splash e una voce infantile che malediceva Godric Grifondoro.
-Beh, io glielo avevo detto- disse Theodore.
-Andiamo a tirarlo fuori- continuò Andrew.
 
Nel frattempo, nella Sala Comune di Grifondoro, già sottosopra, si stavano avendo problemi con le scale del dormitorio femminile. Alcune ragazze, erano riuscite a salire, prima che Matthew Stanley tentasse di salire. Dopo di lui ci avevano provato altri due ragazzi, compreso Danny, ma nessuno era riuscito a salire. Avevano avuto anche problemi con la parola d’ordine che in qualche settimana era cambiata completamente. Infatti da “Verme Solitario” si era passato a “Dame e Cavalieri”. Hermione era riuscita a ingannare la Signora Grassa con qualche gioco di parole, costringendola, a sua insaputa, a rivelare la parola d’ordine. Quando entrarono, Hermione e Danny rabbrividirono. La Sala Comune era proprio per come se l’erano aspettata. Era una stanza accogliente, sin troppo accogliente per i gusti delle due Serpi, a pianta rotonda, piena di soffici poltrone rosse. Il pavimento era ricoperto da uno stupendo tappeto rosso vermiglio e oro, mentre le pareti erano tappezzate di drappi e magnifici arazzi dei colori della Casa. Pur avendo l'arredamento, gran parte della Sala era occupata dall'immenso camino di marmo. Di fronte al camino, dall’altro della Sala vi erano due scalinate che davano l'accesso ai dormitori dei ragazzi e delle ragazze.
Proprio davanti a queste due, Hermione aveva deciso di fare un esperimento. Aveva salito i primi cinque gradini e poi era scesa. Le scale non avevano in alcun modo protestato. Poi, aveva chiamato Danny e gli aveva chiesto di fare la stessa cosa. Danny però non aveva avuto la stessa fortuna: le scale infatti erano diventate una specie di scivolo e dopo neanche i primi due gradini, Danny era arrivato ai piedi di Hermione, con il sedere in aria.
-Beh, è ovvio che nei dormitori delle ragazze possono entrare solo ed esclusivamente le ragazze, mentre in quelli dei maschi possono entrare tutti. Che cosa stupida- disse Hermione. –Stanley, Staford, andatemi a cercare altre due ragazze e sbrigatevi: dite loro la parola d’ordine per entrare e mandatele qui. Voi invece rimanete al posto loro-.
I due ragazzi saettarono fuori dalla Sala Comune di Grifondoro ed Hermione annunciò che intanto sarebbe salita lei.
-Danny- disse prima di imboccare le scale. –Ho intenzione di ficcare il naso nella sua camera. Sia chiaro, non ti sto chiedendo il permesso, sto solamente informandoti della mia decisione- concluse decisa.
-Distruggila- disse Danny, con una scintilla rabbiosa negli occhi. –Trova, prendi e usa tutto quello che puoi, ma distruggila-.
-Sarà fatto-.
Hermione arrivò in cima alle scale in poco tempo. Da quello che era riuscita, sottilmente, ad estorcere a Draco, sapeva che più in alto si andava, più si aumentava l’anno di appartenenza ad Hogwarts. La Weasley era del sesto, quindi avrebbe dovuto salire per sei piani. Arrivata infatti al sesto pianerottolo, la targhetta sulla porta, riportava scritto “Sesto anno”. Hermione la spinse e venne immessa in un corridoio, le cui pareti erano in pietra, il pavimento invece ricoperto da un morbido tappeto rosso. Sulle porte delle varie camere erano riportarti i nomi delle occupanti. A circa metà del corridoio, trovò ciò che cercava. Girò il pomello e spinse la porta, che non era chiusa a chiave, ed entrò.
La stanza conteneva cinque letti a baldacchino circondati da tende di velluto rosso. Le coperte, anche quelle rosse con rifiniture oro erano pesanti e davano una sensazione di calore così soffocante che Hermione sentì il bisogno di aprire la finestra.
Trattenendosi, si mise a cercare e in pochi minuti individuò il letto della Weasley. Era il secondo a partire da destra ed era anche il più vicino alla finestra.
Accanto al baldacchino c’era un comodino in legno scuro, probabilmente di ciliegio, pensò Hermione. Si avvicinò, aggirando il grande letto e cominciò a frugare nel cassetto. Non trovò niente di particolare. Solo una spazzola nera, uno specchietto da borsetta, un paio di calzini e qualche lettera da parte della famiglia. Hermione allora si dedicò al baule.
Era molto vecchio, la stoffa era infatti lacerata in più parti e i colori sbiaditi. La ragazza riuscì ad aprirlo con facilità e cominciò a tirare fuori vestiti, sia vecchi, che relativamente nuovi: maglioni sgualciti e sformati, gonne inguinali non più di moda, magliette con su scritto “RONNIE” nell’etichetta e tante altre cose. Quello che attirò l’attenzione di Hermione, che era ormai arrivata al fondo del baule fu un vecchio libro dalla logora copertina blu scuro, chiuso con un lucchetto grande quanto un pugno.
Hermione gli puntò sopra la bacchetta e con un Alohomora ben piazzato riuscì ad aprire il libro. Gli occhi le si illuminarono appena aperta la prima pagina. Lo richiuse in fretta, lo duplicò e rimpicciolì l’originale per poi infilarselo in tasca. Mise la copia dove l’aveva trovata e sistemò di nuovo tutti i vestiti dentro al baule. Chiuse tutto ed uscì, proprio come una ladra dal dormitorio del sesto anno.
-Voi siete le ragazze nuove, immagino. Non lasciate un solo millimetro intatto. Sono stata chiara?- disse Hermione, a due ragazze del quarto anno, incrociate sulle scale.
-Si, signora- risposero le due con un ghigno.
Hermione soddisfatta scese le scale del dormitorio e tornò alla Sala Comune. Lì trovò Danny che, seduto su una poltrona, l’aspettava. Quando la vide balzò in piedi e lei con un ghigno di vittoria uscì dalal tasca il bottino.
-Danny, mio caro amico, ti presento il diario di Ginny Weasley. Diario di Ginny Weasley, questo è un mio caro amico, Danny- disse Hermione.
-Sei un mito- disse Danny, incapace di smettere di guardare il diario.
-E non hai ancora visto niente- disse Hermione, mentre si lasciava cadere con un tonfo su una delle poltrone. –Questo posto è così accogliente!- esclamò disguastata.
 








Ed eccola, appena risorta! Mi dispiace per non aver aggiornato, ma sono stata un tantino impegnata xD
Comunque eccomi qui, con un nuovo, lunghissimo capitolo :D
Spero vi possa piacere!

Passando ad un'altra cosa, lp'altra volta stavo leggendo una serie di libri (davvero bella) che si chiama Black Friars. Arrivata al quarto ed ultimo libro ho trovato un piccolo brano che vi riporto e che scommetto vi sarà familiare. Parla di due ragazzi che sono scappati insieme...
"Lui era Lucius Malfrey, nipote purosangue del Granduca di Nalvalle: altro, dai capelli di un singolare biondo argenteo e gelidi occhi grigi. Lei era Jean Grayger, mezzosangue, e aveva lunghi boccoli scuri e profondi occhi castani".
Che ne pensate? xD L'autrice è una scrittrice famosissima di fanfiction (Dramione). Indovinate chi è!

Juliet :D
   
 
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