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Autore: Niere    15/09/2013    1 recensioni
Livia e Gianluca, in passato, erano una coppia affiatata, ma la vita li ha cambiati e tutto ciò che è rimasto del loro amore è un bambino di quattro anni e tanto rancore. Il rancore però annebbia la ragione ed entrambi si ritroveranno a mettere in dubbio le scelte fatte, le loro convinzioni e i loro sentimenti.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Messaggi inaspettati - POV Livia

Finalmente, dopo più di un’ ora di traffico, eravamo arrivati alla casa ad Anzio. Suonai il citofono e, dopo pochi istanti, il cancello si aprì. Risalii in macchina e feci manovra per parcheggiare nel piccolo piazzale che riusciva ad ospitare a malapena la mia macchina, quella di Gianluca e quella di Giorgio. Spensi il motore e scesi dalla macchina insieme a Matteo. Mio figlio si guardò intorno, felice di essere lì. Anche lui adorava quel posto: amava starsene pomeriggi interi in giardino, fare una bella merenda sulla terrazza, scorrazzare in giro per la casa, molto più grande dell’ appartamento in città. Matteo lasciò la presa della mia mano quando vide Gianluca avvicinarsi a noi, con stampato un sorriso indecifrabile sul volto. Il bambino si fiondò su di lui e si lasciò prendere in braccio: “Papà, hai detto al nonno di cucinare anche gli Hot Dog?”
“Certo, non potevamo di certo farceli mancare. Perché non vai a vedere cosa sta combinando? Secondo me, se non lo controlli, brucerà tutta la carne e non mangeremo niente.”.
Matteo scoppiò a ridere, con quella risata cristallina e spensierata che potevano avere solo i bambini. Si lasciò poggiare a terra e corse dal nonno, lasciandoci soli. Ed io mi trovai in imbarazzo, ripensando a quello che era successo l’ ultima volta che ci eravamo visti. Gianluca si avvicinò e mi regalò un bacio insicuro sulla guancia: “Hey, credevo che avessi cambiato idea.”.
Gli sorrisi, stranamente felice per quel contatto semplice e che in realtà era durato solo pochi istanti. Sorrisi, nervosa come una ragazzina al primo appuntamento e replicai: “Sarei arrivata prima, se non fosse stato per il traffico. Allora, andiamo dagli altri?”.
Gianluca mi fece strada e salutai gli altri ospiti: il solito sorriso cordiale a Giorgio, il padre di Gianluca, un saluto caloroso ad Andrea e alla sua famiglia, una rapida presentazione a delle persone che vedevo per la prima volta e, per ultimo, un abbraccio affettuoso a Marta. Gianluca e Giorgio terminarono di cucinare la carne sul barbecue e, verso le otto, prendemmo tutti posto a tavola. Matteo si posizionò tra me e Gianluca, mentre alla mia destra avevo Noemi, che stava crescendo a vista d’occhio. Aveva tolto l’ apparecchio, si era schiarita i capelli e il suo viso aveva un’ aria più matura. Mi sentivo bene, nonostante gli sguardi curiosi di tutti quanti, che sicuramente si stavano chiedendo cosa ci fosse tra me e il mio quasi ex marito.
Ogni tanto, mi ritrovavo ad osservare Gianluca, mentre parlava con Alessio, mentre giocherellava con Matteo, oppure mentre beveva un bicchiere d’ acqua. Era cambiato molto nel corso degli anni. Aveva accorciato notevolmente i capelli, che erano sempre stati ribelli, sembravano rispecchiare parte del suo carattere. Il suo sguardo era meno duro ma rivelava tutte le sue emozioni, era un libro aperto. Il suo corpo era più robusto e forte, come se fosse pronto a sorreggere il peso del mondo. Ma avevo notato che sorrideva meno: il ragazzo spensierato, ottimista, che non aveva paura di nulla era scomparso e forse non sarebbe più tornato. Che fosse colpa mia?
Al momento del dolce, il mio cellulare prese a squillare. Lo tirai fuori dalla borsa, che avevo poggiato allo schienale della sedia e lessi sul display il nome di Fabrizio. Rifiutai la chiamata e la magia della serata sparì all’ improvviso. Ritornò tutto a galla. Fabrizio che era strano. Fabrizio che aveva uno sguardo diverso. Fabrizio che evitavo da qualche giorno. Fabrizio che mi faceva sentire in colpa. Fabrizio che deve essere solo un amico.
Gianluca notò il mio turbamento. Mi studiò e disse: “Tutto ok?”.
Poggiai il cellulare sul tavolo, abbozzai un sorriso finto e traballante e risposi: “Si, è solo una collega. In questi mesi stiamo lavorando molto.”.
Non ero certa di essere stata molto convincente, ma non fece nessun’ altra domanda. Non potevo dirgli tutta la verità: non avevo tempo, in quel momento, ed ero certa che lui non avrebbe capito, perchè tutto ciò era poco chiaro perfino a me.
Quando stavo cominciando a rilassarmi nuovamente, mi arrivò un messaggio, sempre di Fabrizio.
Livia, ho bisogno di parlarti. Ti prego, richiamami.
I successivi messaggi erano molto simili: Lo so che mi stai evitando, ma io devo spiegarti.
Livia, tu mi piaci molto e non mi basta più averti come amica. Io voglio qualcosa di più, ma devo dedurre che non sei del mio stesso parere.
L’ ultimo messaggio mi spaventò. Capii solo in quell’ istante che se lui si fosse rivelato solo qualche settimana prima, gli avrei dato una possibilità. Se fosse successo tutto prima dell’ incidente di Gianluca, avrei probabilmente iniziato a frequentarlo per capire se tra di noi potesse esserci qualcosa di più della semplice amicizia e della stima professionale. Ma adesso c’era di nuovo Gianluca. O meglio, c’era sempre stato, ma io facevo finta di non accorgermene. Perché era più semplice, perché mi ero illusa di poter gettare nel dimenticatoio gli anni passati insieme, l’ amore, la passione, la gioia che avevo visto nei suoi occhi quando prese per la prima volta in braccio Matteo. Ma come si può cercare di dimenticare qualcosa di così bello, speciale, unico?
Con una scusa, presi il cellulare e mi alzai da tavola. Avevo bisogno di starmene un po’ da sola. Salii al piano superiore e mi recai in terrazza, certa che nessuno mi seguisse. Composi il messaggio: Adesso non posso richiamarti, ma sono d’accordo con te, dobbiamo chiarirci.
Subito dopo aver inviato il messaggio, una voce alle mie spalle mi fece trasalire: “Cosa ci fai qui da sola?”.
Mi voltai, colpevole. Era Giorgio, che mi guardava con aria indagatrice. Mi sorrise e continuò: “Hai contattato la tua collega stacanovista?”.
Annuii, poco convinta. Giorgio proseguì: “Non sono tanto certo che si tratti di una collega. Io credo che si tratti di un uomo, invece.”.
Sbiancai. Non doveva sapere. Non poteva. E non poteva dirlo a Gianluca, non adesso. Provai a tirar fuori un discorso logico: “Giorgio, non è come pensi. Io non ho nessuna relazione… E’ che questo collega è interessato a me ed io non so come uscire da questa situazione…”.
Mi guardò divertito: “Non devi aggiungere altro. Ti credo. Quello che mi domando è: perché tutti questi misteri con Gianluca?”.
Sospirai: “Perché devo vedermela da sola. Gianluca non lo deve sapere, si preoccuperebbe inutilmente.”.
Posò una mano sulla mia spalla: “Ti fai carico di troppi pesi, per la tua età. Lo sai che se hai bisogno di parlare con qualcuno, puoi sempre contare su di me? Sai, sono burbero e un po’ rompiscatole, ma sono abbastanza saggio.”.
Riuscì a strapparmi un sorriso: “Grazie Giorgio… Posso chiederti di non dire nulla a Gianluca, per il momento?”.
“Tranquilla, sarà il nostro piccolo segreto, ma tu non deludermi.”.
  
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