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Autore: A little piece of Heaven    16/09/2013    2 recensioni
Loro due si amavano, eccome se si amavano.
Erano pazzi uno dell’altra, e come tutti i pazzi, si odiavano così tanto da non riuscire a stare lontani o ad essere arrabbiati per troppo tempo.
“Andiamo a dormire, domani mattina sicuramente torna.”
Non ne era sicura, ma era l’unica cosa che poteva dire per tranquillizzare Sara.
Avere una garanzia.
Avere la garanzia, che Brian sarebbe ritornato da lei.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Universitario
Capitoli:
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1 Luglio

Sara
Stavo  per fare colazione, quando ricevetti una chiamata da mia sorella Saya.
“Hey, sei sveglia? Sto arrivando. Come stai?”
“Bene direi, un po’ in ansia.”
“Non ti preoccupare, troveremo qualcosa!”
 
Non era la solita ansia che avevo, ma l’ansia perché dovevo tornare in California per il compleanno di Brian. Volevo fargli una sorpresa, ma non ero mai stata brava a fare feste a sorpresa e soprattutto mancavano i soldi per i biglietti ed il regalo.
Non era tanto la festa che mi preoccupava, ma il regalo.
Brian cosa si aspettava da me? Nulla. Non amava i regali costosi, anelli o bracciali, lo mettevano a disagio.
Brian invece sapeva sempre cosa prendermi per rendermi felice.
Mentre sorseggiavo nervosamente il mio caffè, arrivò Saya.
 
“Buongiorno raggio di sole”
“Ciao. Dov’eri?”
“Oh, a comprare qualcosa per la mamma e un po’ di spesa, questa casa ormai è vuota!”
 
Era vero, da quando ce n’eravamo andate questa casa era vuota. Le nostre camere ormai erano deserte, nonostante tante cose le avessimo lasciate in Italia.
La cosa che forse mi dispiaceva di più, era non poter venire a trovare tanto spesso mia madre, i biglietti costavano tanto, e 14 ore di volo non erano piacevoli.
Mamma mi chiedeva spesso di Brian, cercava di parlare con lui nonostante lei non sapesse una parola di inglese, e Brian capiva poco o niente di italiano.
Non era tanto felice che un trentenne spesso e volentieri vivesse a casa nostra, che fosse pieno di tatuaggi e che bevesse alcolici fosse nella mia vita, ma lei non sapeva come vivevamo ad Huntington Beach e non sapeva che Brian era tutto ciò di cui avevo bisogno.
 
“Allora tra poco è il compleanno di Brian eh? Quando lo porterai qui?” mi chiese mia madre, mentre aiutavo Saya a mettere via la spesa.
“Quando non sarà più sommerso di lavoro.”
“Non mi sembra tanto sommerso di lavoro, ogni volta che ti chiamo mi dici che sei con lui o che sta arrivando.”
“Riesce a trovare dei momenti da dedicare a me” non riuscii a finire la frase, che il telefono squillò.
 
Risposi.
“Pronto?”
“Ciao piccola Haner”
“Oh, ciao Brian.”
Era il padre di Brian, Brian senior.
“Allora, quando torni?”
“Ancora non lo so…”
“Lo sai che tra una settimana è il compleanno di mio figlio, e l’unica cosa che vuole è te.”
“Lo so lo so…non me lo dimentico il suo compleanno.”
“Qual è il problema allora?”
“I soldi sono il problema, Brian.”
“Oh, di quelli non ti preoccupare. Non sapendo cosa regalargli, io e Suzy abbiamo deciso di regalargli te.”
“Me?”
“Sì, ti pagheremo il biglietto di ritorno.”
“No… non dovete.”
“Invece dobbiamo eccome! È uno zombie che cammina quando non ci sei tu. Te lo abbiamo già spedito, parti il 7.”
“Ma il 7 è il suo compleanno.”
“Esatto. Gli organizzeremo una festa, e tu arriverai nel bel mezzo della festa, proprio come un regalo.”
“Ahaha, va bene, ci sto. A presto.”
“A presto.”
 
Chiusi la chiamata con un sorriso sulle labbra, tra poco sarei tornata da lui, e io ero la sua sorpresa.
Mamma non era tanto felice che io ripartissi così presto, ma sapeva che era il suo compleanno e che io lo amavo, quindi non si lamentò più di tanto.
Il giorno seguente Saya mi accompagnò a fare un giro per il centro di Milano, a cercare qualche regalo.
I soldi sì erano un problema, ma ora che avevo il biglietto pagato potevo comprargli tutto ciò che volevo.
Non sapevo bene Brian cosa si aspettasse, quindi gli comprai tante cose di generi diversi : delle magliette con lo scollo a V, il suo preferito. Un bracciale in cuoio nero, il CD di Skylar Grey ‘C’mon let me ride’ una delle canzoni preferite, nonostante io non capissi il perché e anche un pacchetto di Marlboro, sì. Sicuramente le sigarette le aveva, ma faceva sempre un sorriso compiaciuto quando gliene compravo uno.
Il cellulare squillò di nuovo.
“Ciao Sara”
“Ciao Zacky”
“Mi hanno avvertito della sopresa, non dirò niente tranquilla! Verrò io a prenderti all’aereoporto, mentre Gena e le ragazze tengono Brian occupato con il resto della festa.”
“Perfetto, ci vediamo là.”
“Certo, e mi raccomando, cerca di dormire! Hanno intenzione di lasciarti  dormire da lui…Ti aspetta una notte di fuoco!”
“Sei sempre il solito”
“Ci vediamo!”
Riattaccai.
Nonostante la battuta di Zacky mi avesse un’attimo imbarazzata, rimasi più confusa per il fatto che sarei rimasta da Brian finché Saya non tornava in California.
Erano rare le volte che rimanevo da lui, dato che voleva sempre venire da me. Era come se non volesse mai nessuno in quella casa, o meglio, non voleva restare da solo lì.
Passai i giorni seguenti a pensare a cosa avrei dovuto fare appena arrivata, cosa avrei dovuto dire, e non riuscivo a smettere di pensare alla sua reazione.
Partii la notte del 6 luglio, in modo di arrivare per il pomeriggio alla festa.
Riuscii a dormire per quasi tutto il viaggio, e appena scesa dall’aereo vidi Zacky sorridermi a 32 denti : era sempre bello veder sorridere lui, e quei suoi luminosi occhi verdi.
Triste da dire, ma dovetti cambiarmi nella macchina di Zacky.
Ero disfatta, e il jet lag mi aveva lasciata un’attimo stordita.
Zacky mise il bluetooth nell’auto, e chiamò Brian.
“Amico…ma dove diavolo sei! La festa ormai è iniziata.”
“Scusami, sono passato a prendere…un pacco” disse guardandomi e lasciandosi scappare una risatina
“sarò lì in un battibaleno!”
Nonostante il tono di Brian non era dei migliori, la sua voce mi lasciava sempre senza fiato.
In un quarto d’ora arrivammo davanti a casa di Brian. Possedeva un’enorme villa, e la si riconosceva subito : era la casa più in alto di quel quartiere (ed anche la più grande) e si scorgevano le palme del giardino da infondo alla via.
“Sei pronta?” mi chiese Zacky.
“Prontissima.”
 
 
 Brian
“Come va la festa figliolo?” mi chiese mio padre.
“Non posso lamentarmi, avete fatto un bel lavoro” io odiavo le feste a sorpresa. Mi mettevano a disagio, e odiavo farmi vedere mentre arrossivo.
E non la consideravo una vera festa, dato che non c’era Sara.
Era dovuta tornare in Italia a fare visita ai genitori, e la capivo, però..
“Fratellone!” mi arrivò addosso la mia sorellina, Mckenna.
“Ciao piccolina”
“….”
“devi dirmi qualcosa?” attendevo i miei auguri di compleanno, okay che sono una rockstar, ma diavolo, festeggio anche io il compleanno!
“beh…Oggi è il compleanno di Ringo Star!” urlò saltellando via.
Ahh, non cambierà mai.
Mi guardai intorno, i ragazzi mangiavano, bevevano e tutti si divertivano…Beh, non proprio tutti i ragazzi. Ne mancava uno : Baker.
Lo chiamai per sapere che fine aveva fatto, era il mio migliore amico, non poteva non sapere della festa!
Mi disse che stava arrivando : il solito ritardatario.
Non feci in tempo a chiudere la chiamata, che spensero la musica e mi fecero sedere.
Oh magnifico, un’altra sorpresa e io non ero dell’umore.
“Vedrai, ti piacerà” mi sussurrò all’orecchio mia madre.
In quel momento entrò Zacky. Era lui la mia fottutissima sorpresa?
“Amico, c’è il tuo ‘pacco’ all’entrata…ti aspetta.”
Sentii Pinkly abbaiare, mi avviai verso il corridoio superando la cucina e la sala. Avevo un po’ paura ad aprire : non volevo deludere tutti mostrando che non mi piaceva la mia sorpresa, e avevo paura che aprendo la porta Pinkly si sarebbe avventata sul mio ‘pacco’ rovinando tutto.
Mentre Pinkly abbaiava, sentii un “shhh, a cuccia!” era una voce familiare, ma non capivo.
Mi voltai a guardare tutti i miei parenti che aspettavano con ansia che io aprissi quella porta.
Sentii di nuovo quella voce.
Capii chi era.
O almeno, speravo fosse chi pensavo.
Mi voltai di scatto, misi la mano sulla maniglia, feci un sospiro ed aprii.
La vidi.
Lei era lì in carne ed ossa.
Se ne stava lì in piedi, ad aspettare una mia reazione.
Aveva un sorriso bellissimo, nonostante sapessi che era appena arrivata, dato che i giorni precedenti passavo davanti a casa sua e notavo che fosse deserta.
Era il mio compleanno, e lei era lì. Non avrei voluto nient’altro, nessuna festa. Solo lei.
 
“Ciao Ringo” mi disse allargando le braccia. Lei e mia sorella parlavano troppo spesso, troppo.
“Ciao piccola peste” esordii.
Lei mi sorrise, e mi corse in braccio. Mi abbracciò così forte da farmi mancare il fiato, e lei era l’unica a potermi fare quell’effetto.
Baciai quelle sue labbra rosee, ma non con foga, con dolcezza, come se fossero la cosa più delicata del mondo. La rimisi a terra, e scoppiò un applauso generale dai miei parenti che avevano assistito alla scena.
“uhh, ecco i piccioncini!”
“Tutta invidia, Brent.” Disse Sara a mio fratello.
 
La portai fuori nel giardino, e la festa riprese.
Si sedette in braccio a me, e mi porse i suoi regali.
Le facevo sempre dei regali, ma non mi sarei mai aspettato che lei me ne avesse fatti così tanti.
“Perché così tanti regali?”
“Perché sei speciale e non sapevo cosa prenderti esattamente.” Disse con un sorriso compiaciuto.
Era strano, Sara cambiava totalmente quando era con me, era come se riprendesse a vivere, e anche io riprendevo a respirare quando l’avevo vicina.
Tutti salutavano Sara, lei rideva e chiacchieravano. Io non riuscivo a smettere di guardarla, dopo tutte quelle cose che aveva passato, emanava una luce intensa di energia infinita.
Io la amavo, e non potevo stare senza di lei.
Mckenna non la finiva di scattarsi foto assieme a lei, lei la assecondava e si divertivano insieme a Pinkly, come due bambine.
Sapevo che stare con una ragazza più giovane di me non era giusto, ma non potevo farci niente.
Lei era mia, mia e soltanto mia.
Decisi di non pensare alle brutte cose, e di vivere il momento.
Una vita assieme a lei non sarebbe bastata, e farsi inutili problemi non avrebbe risolto le cose.
Andai da lei, la girai e le svuotai le tasche dei jeans.
“Brian?”
“Hai altre cose in tasca?” dissi appoggiando il suo cellulare sul tavolo.
“Beh io…no non credo. Ma perché” non le feci finire la frase, che la presi in braccio e mi misi in piedi a bordo piscina.
“BRIAN! Non fare ciò che sto pensando tu stia per fare!”
Le sorrisi, e mi lanciai in piscina con lei in braccio.
La presi sott’acqua e la baciai di nuovo, si lamentò un pochino ma alla fine cedette al mio bacio.
Era questo ciò di cui avevamo bisogno : libertà.
Stare insieme era la cosa che ci faceva vivere al meglio, senza pensieri, senza niente.
Potevo darle ciò che voleva e potevo ridarle una nuova vita in serenità.
 
 Sara
Quando la festa finì, salutammo tutti.
Suzy rimase per aiutare me e Brian a sistemare la casa, e io non vedevo di farmi una doccia calda, o semplicemente cambiarmi i vestiti dato che grazie a Brian ero ancora bagnata fradicia.
Dopo aver rimesso a posto anche l’ultimo bicchiere, mi avviai verso le scale che portavano al primo piano.
Vidi Brian seguirmi con lo sguardo.
“Dove vai?”
“A cambiarmi, sono fradicia!”
“Ahaha, dai, è stato divertente!”
“Molto divertente, ora però vorrei cambiarmi.”
“Vengo con te.”
Sì alzò, e capii immediatamente quale fosse il suo piano, quindi iniziai a correre per le scale, ma sfortunatamente un uomo di trent’anni alto e muscoloso mi prese subito, e finii contro il muro ridendo.
“Buon compleanno Brian.”
Sorrise.
“Mi sei mancata così tanto..” gli misi un dito davanti alla bocca e lo baciai.
Ti amo, Sara.”
“Anche io, più di qualsiasi altra cosa.”
Mi prese in braccio con dolcezza, e si avviò verso la camera da letto.
Un secondo prima di entrare ci guardammo, e poi lui chiuse la porta con un piede.
Eravamo infiniti, e lo saremmo stati per sempre.
  
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