Fumetti/Cartoni europei > Winx
Segui la storia  |       
Autore: Luine    16/09/2013    3 recensioni
[…] qualcosa diceva a Bloom che non era così e che la minaccia che stava incombendo su di loro non era terrestre, ma magica e non erano gli Stregoni. Qualcosa di più antico e più familiare. Non sapeva come poteva avere questa sensazione, ma preferiva scoprirlo nelle sembianze di una fata,[...]
Un nuovo nemico minaccia Alfea e la Terra, Roxy è stata attaccata e solo lo Scettro di Domino può salvarla. Cosa accadrà? E chi è il nuovo nemico delle Winx? Scopritelo leggendo!
(Ambientata tra le puntate 13 e 14 della quarta serie)
Fanfiction vincitrice dei premi Best Long Fic e Best Work-In-Progress nel Ventinovesimo Turno di Never Ending Story Awards
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Oritel, Roxy, Specialisti, Winx
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 16

Lunga vita al re





Bloom si sentiva intontita e uno strano suono metallico continuava a striderle in testa. Avrebbe gridato a quel qualcuno di piantare di far sbattere delle catene – o almeno era quello che credeva che fossero. Non era un sogno, eppure lei non era del tutto sveglia. Qualcuno la trasportava e la faceva ballonzolare su e giù su un terreno molle.

C'era una luce bianca che le feriva gli occhi chiusi e che lei strinse di più per paura di rimanere accecata dopo tutto il buio da cui era stata avvolta. Non sapeva dove si trovava e, in più, sentiva quello stridere, urla lontane che parevano ordini gridati per farsi sentire fino in fondo alla strada.

Bloom si costrinse a pensare e a ricordare che aveva fatto prima di addormentarsi. E subito la sua mente fu strappata dall'intontimento del sonno. Adesso ricordava che era partita da Alfea insieme a Stella e Tecna, con uno Specialista che non sapeva bene dove stavano andando e che continuava a girare intorno a Espero senza la minima idea di ciò che stava facendo. Ricordava di aver pensato alle implicazioni dei suoi gesti su Obsidian, di quanta parte di colpa fosse sua nella liberazione delle Furie. E ricordava anche che una di loro l'aveva presa, che lei si era sacrificata per permettere agli altri di vivere senza che quella Furia facesse più del male. Ma ora era andata. Lei era di nuovo sveglia, di nuovo nel mondo che aveva volontariamente lasciato. La Furia si era stufata di lei? No, sapeva di no. Era stata Stella a salvarla. Forse aveva trovato lo Scettro di Domino e l'aveva usato su di lei...

Ma Roxy allora? E perché aveva la strana sensazione di essere ancora in pericolo?

Socchiuse gli occhi quel tanto che bastava per non far sapere a chiunque la stesse trasportando che si era svegliata. Non vide niente, aveva il sole in faccia, e fu costretta a chiudere gli occhi, accecata davvero dalla luce troppo forte. Non poteva sapere dove si trovava, e aveva anche un discreto svantaggio nei confronti del proprietario della voce che urlava; l'unica cosa che poteva continuare a fare era fare finta di essere addormentata e usare il momento più opportuno per attaccare di sorpresa.

Non sentiva la voce di Stella, né quella di Tecna, solo voci maschili che, ogni tanto, lanciavano un grido. Ogni volta che succedeva, dopo qualche attimo, la strana lettiga su cui era distesa si spostava in una direzione differente da quella che avevano seguito fino all'attimo prima.

Le voci maschili, capì, quindi, davano istruzioni su come proseguire... ma non ne capiva la ragione, dato che erano all'esterno e che avrebbero potuto vedere, grazie a tutta quella luce, il paesaggio circostante.

Aspettò che vi fosse uno scossone per voltare la testa da una parte e socchiudere di nuovo gli occhi. C'era qualcuno al suo fianco, ma non era Stella: era un uomo con un mantello bianco e una divisa blu. In un primo momento, pensò a Zephiro, ma non poteva essere quel ragazzo per il semplice fatto che quell'uomo era molto più alto e più muscoloso. Al braccio, aveva legata una fascia rossa i cui lembi del nodo svolazzavano con il vento e colui che la portava si muoveva con una compostezza marziale a dir poco inquietante.

Aspettò un altro scossone, per girarsi a guardare dall'altro lato. Anche lì c'era un grosso uomo con una fascia al braccio. Dovevano essere una specie di scorta, o qualcosa del genere. Solo una cosa le era chiara: non era su Domino. Nessuno, su Domino, usava quel tipo di abbigliamento.

Per quanto poco conoscesse la propria patria d'origine, c'era stata quel tanto che bastava per sapere che quello non era lo stile dei sudditi di suo padre.

Bloom guardò oltre l'uomo che le camminava a fianco, per tentare di capire dove fosse e prendere senso di orientamento, ma quello che vide la fece sussultare: cielo. Stavano attraversando il cielo.

Il cuore prese a batterle forte.

«E cammina!» l'aspra esclamazione le fece scattare la testa verso i suoi piedi, da dove proveniva. E così perse tutto il proprio vantaggio su quegli uomini. «Ah, allora si è svegliata.»

Bloom si ritrovò faccia a faccia con Tecna, che, vedendola sveglia, sgranò gli occhi a sua volta. «Tecna!» esclamò, allora, la fata del fuoco del drago, dato che ormai la sua farsa era stata smascherata. Guardò la sua amica che veniva letteralmente trasportata da due energumeni vestiti anche loro di una divisa blu, coperti da un mantello con cappuccio bianco e con una bandana rossa al braccio.

«Bloom, che cosa...» riuscì solo a balbettare la sua amica. Non disse nient'altro. Bloom si guardò intorno alla ricerca di Stella, ma vide solo Tony, al fianco di Tecna, che tratteneva le lacrime.

Oltre di lui, poco più dietro, c'era un terzo uomo, anche lui legato, con una catena al collo e una alle mani e ai piedi. Era lui che produceva quel rumore metallico e veniva tirato come se fosse stato una bestia. Aveva il viso tumefatto, segno probabile del fatto che cadeva molto spesso o forse per via dei pugni che gli avevano dato: quegli uomini che lo strattonavano parevano molto brutali.

Eppure, con tutto questo, il viso di quel prigioniero esprimeva ancora una fierezza invidiabile: Bloom riusciva a leggere nei suoi occhi la determinazione di resistere fino all'ultimo, di non piegarsi a quella prepotenza. Le ricordava molto l'espressione che aveva visto negli occhi di Tecna. Era vestito come gli altri, con le uniche differenze che lui possedeva una quantità molto elevata di medaglie d'argento molto sottili e nessuna bandana rossa legata al braccio. Ma allora perché era legato?

«Dov'è Stella?» domandò.

Non ebbe il tempo di ricevere risposta: venne letteralmente scaraventata giù dalla barella. Guardandola, Bloom si era accorta che era un intreccio di poteri magici e, quando questa scomparve, gridò per la paura: aveva creduto che avrebbe cominciato a precipitare, invece si ritrovò semplicemente a sbattere contro una pavimentazione trasparente e dalla strana, fluida consistenza. Era come stare sul Morphix e, al tempo stesso, nell'aria. Non aveva mai provato niente del genere. Credeva che, se avesse dovuto cavalcare il vento, avrebbe avuto proprio la stessa sensazione.

«Se sei sveglia, camminerai con le tue gambe.» dichiarò uno di quei due uomini che le avevano camminato a fianco. I due la costrinsero a sollevarsi in piedi con rudezza, strappandole diverse proteste e le legarono le mani dietro i polsi con delle manette fredde come ghiaccio e inconsistenti come la pavimentazione, ma che, ad ogni movimento non consentito, le faceva arrivare una scarica elettrica.

«Ma chi diavolo siete?» sbottò, irritata e spaventata da quel trattamento. «Non potete farci questo!»

«Sì, sì, abbiamo già sentito la stessa manfrina.» replicò, acre, quello alla sua destra, che le afferrò una spalla proprio come avevano fatto con Tecna e la spinsero in avanti, verso la fiumana di persone davanti a loro. Ma quanti erano? La fata del fuoco vide Stella: era riversa su una barella a sua volta, davanti a lei.

«No!» gridò, dimenandosi e ricevendo scariche elettriche che le attraversavano le braccia e le facevano male. Ma non era un dolore abbastanza forte, se paragonato a quello che stava sentendo nel cuore vedendo la sua amica addormentata. «Stella!» gridò, sull'orlo delle lacrime. «Stella!»

La sua amica... la sua amica l'aveva salvata dalle Furie. Credette di capire cosa era successo: si era sacrificata per permettere a lei di vivere. Ma non era giusto. Lei aveva scelto di essere catturata, per salvare gli altri dalla Furia dell'Angoscia. Perché Stella aveva dovuto sacrificarsi per lei? Sentì calde lacrime scenderle lungo le guance, la frustrazione, insieme col senso di colpa, la assalì con la forza di un'onda.

«Dovete fare qualcosa!» gridò, dimenandosi ancora, incurante delle scariche. «Dovete salvarla! Dovete fare quell'incantesimo di contenimento, per favore!»

«Sta' buona!» ringhiarono le sue due guardie.

«No!» gridò di nuovo lei. «Lasciatemi! Devo aiutare Stella!»

«C'è poco da fare.» tagliò corto uno dei due energumeni. «Sta' dritta e cammina, ragazza.»

«Avevano detto che ti aveva preso una Furia!» esclamò l'altra guardia, quasi gemendo per la frustrazione. «Devono averci mentito.»

Bloom provò di nuovo a liberarsi strattonando i polsi, ma quelle manette inconsistenti erano più resistenti di quel che avesse creduto. Esausta per via di tutte quelle scariche che le facevano dolere le braccia, le rilassò e abbassò la testa, sconfitta.

Si lasciò trasportare dalle guardie lungo quel percorso tortuoso, osservando l'incosciente Stella, che dormiva su una lettiga affiancata da due uomini, proprio come lo era stata lei. Avrebbe tanto voluto che anche la sua migliore amica stesse facendo solo finta di essere addormentata, ma ormai la conosceva troppo bene per sapere che stava davvero dormendo: Stella non era brava a fingere, né a stare zitta troppo a lungo. Il solo sentire che Bloom era sveglia, l'avrebbe fatta desistere dai suoi propositi.

Bloom avrebbe voluto fare qualcosa, invece l'unica cosa che poteva fare era guardarsi intorno, cercando uno spiraglio di speranza in mezzo a tutti quei nemici. Cominciava a capire dov'erano, aveva sentito i racconti di Faragonda e le era bastato guardare quelle uniformi così identiche a quella di Zephiro per capire che erano sul pianeta natale del principe, Flabrum.

Solo che non capiva come potessero esserci arrivati. Forse per colpa dell'inesperienza di Tony? Oppure avevano deciso per qualche motivo di passare su quel pianeta? Si preoccupò per suo padre: e se Oritel fosse stato catturato e le Winx si fossero precipitate a salvarlo mentre lei era svenuta? Il cuore le batteva forte e il fatto di non poter comunicare liberamente con Tecna le metteva addosso un'agitazione ancora più grande.

Un altro urlo dal capofila e tutta la fiumana che stavano seguendo si spostò verso sinistra, come se fossero la pancia di un serpente; quella strada invisibile nel bel mezzo del nulla la metteva in agitazione, anche perché non sapeva dove stavano andando e che cosa cercavano di raggiungere.

In lontananza, di fronte a sé, riusciva a vedere quello che sembrava un vero e proprio ciclone che partiva dalla nebbia compatta sotto di loro e si perdeva nel cielo, molto in alto, dove si dipanavano fili argentei che somigliavano a increspature e che attraversavano il cielo come delle ferite.

Bloom sarebbe rimasta incantata da quello spettacolo, se solo non fosse stata in quella spinosa situazione.

«Che cosa volete da noi?» domandò, mentre svoltavano di nuovo. Nessuno rispose. Era come se non l'avessero neanche sentita. «Dove ci state portando?»

Fu tutto inutile. Nessuno parlò.

Camminarono per così tanto tempo che Bloom perse la cognizione del tempo. Pensava a Roxy e al fatto che non potevano fare niente per aiutarla, all'attesa delle sue amiche che erano occupate a tenere le Furie lontano dai terrestri, a Sky, che non aveva neanche avuto la possibilità di salutare, a Faragonda con la spia che minacciava Alfea, a Zephiro che aveva perso sua madre e che era stato spodestato da un usurpatore che era anche suo zio. La situazione era disperata, senza contare che adesso lei, Tecna e Stella erano state catturate e non sapevano quale sarebbe stato il suo destino. Vide, mentre si spostavano di nuovo, e stavolta perpendicolarmente alla via che avevano seguito fino a quel momento, che c'erano molti uomini incatenati come quello che era dietro Tecna e Tony che stava singhiozzando rumorosamente. Ci fu un rumore sordo e poi un ululato da parte dello Specialista.

«Tony!» la voce preoccupata di Tecna le avrebbe fatto voltare la testa, se uno dei suoi carcerieri non l'avesse strattonata e costretta a muoversi più velocemente. Tenne le orecchie tese e sentì Tony che, tra un lamento e l'altro, rispondeva.

«Non ti preoccupare, signorina Tecna. S-sto bene.»

«Tu, brutto energumeno, lo vuoi lasciare andare? È solo inciampato! Lascialo, lascia... ah!»

«Tecna!» Bloom si voltò di scatto, troppo velocemente perché quei due che la trattenevano potessero fermarla prima che succedesse, ma non abbastanza per non cadere a terra, in ginocchio, a guardare lo spettacolo della sua amica che, piegata leggermente in avanti, mostrava tutta la sua sofferenza, e poi anche Tony che uno di quegli uomini brutali teneva per i capelli.

Bloom sentì la propria rabbia crescere a dismisura. Avrebbe voluto avere le mani libere per poter scagliare contro di loro incantesimi tali che avrebbero fatto pentire ognuno per il dolore che avevano provocato ai suoi amici. Tremante per la rabbia e per il male provocato dalle scariche, chiuse gli occhi e tentò di recuperare il proprio potere per liberarsi. Solo che venne strappata violentemente da terra dai suoi carcerieri che la costrinsero, prendendola sotto le ascelle, a voltarsi di nuovo verso la folla che aveva continuato a spostarsi anche intorno a loro.

«La pagherete cara!» esclamò, a voce alta.

«Chiudi il becco!» la apostrofarono, senza prestare attenzione alle sue minacce.

In quel momento, la folla cominciò ad aprirsi a ventaglio, sempre stando su quel pavimento fatto d'aria. Stavolta, oltre il vuoto, vide quella che era una vera e propria isola fluttuante. Sgranò gli occhi per lo stupore.

Era la cosa più straordinaria che avesse mai visto: terminava in una punta che indicava verso il basso, dove c'era quella nebbia compatta che sembrava ricoprire l'intero pianeta e saliva su, a cono, come un pezzo di roccia frastagliata che si fosse staccato da una montagna, ma sulla superficie piatta, invece di esserci vegetazione, c'era un'immensa cupola che rifletteva la luce del sole. Bloom riusciva a scorgere ciò che c'era all'interno: navette spaziali, dalle eleganti forme affusolate. Era sicura che Tecna, che camminava poco dietro di lei e dei suoi due gorilla, fosse ancora più meravigliata di lei. Sicuramente la fata della tecnologia riusciva a comprendere molto meglio di lei il loro valore.

«Dove ci portate?» domandò.

«Quella è l'Isola di Tramontana.» dichiarò quello alla sua destra. «Lì incontrerete il nostro signore. Sarà lui a decidere cosa fare di voi.»

«Il vostro...» sempre più confusa, Bloom, osservò la fila di soldati che si riversava dentro la cupola.

«Re Maestral, signore di Flabrum.» specificò quello, interpretando bene la perplessità della fata.

Bloom ammutolì. Maestral, l'usurpatore di cui aveva parlato Faragonda. Erano davvero su Flabrum e stavano per incontrare l'uomo che aveva strappato il trono a Zephiro.

Smise di opporre resistenza: doveva essere al massimo delle sue forze per poter far qualcosa; non avrebbe lasciato il regno in mano ad un uomo così ingiusto e ai suoi uomini brutali. Per Tecna, per Tony, per Stella, per Roxy e per Zephiro.



Guardò l'hangar, cercando qualcosa che potesse essere usato come punto di fuga, invano: per quanto grande, quel posto, sembrava costantemente e perfettamente sorvegliato. Era pieno di uomini vestiti tutti della stessa divisa blu con mantello bianco, tutti con una benda rossa stretta al braccio destro.

Non c'erano suoni, se si escludevano quello delle centinaia di piedi che stavano scalpicciando sulla pavimentazione liscia e lucida su cui erano atterrati dopo aver lasciato il camminamento invisibile. Bloom non poté dire di essere scontenta di camminare su di un terreno così solido, ma i suoi rudi carcerieri e quelle manette che alla minima mossa più strana delle altre le lanciava una scossa, uniti al fatto che la sua amica Stella era ancora addormentata e probabilmente catturata da una Furia, rendeva quel sollievo effimero e fuori luogo.

Lanciò un'occhiata a Tecna accerchiata dai suoi energumeni, e poi una anche al povero Tony, senza osare fare più di questo, spaventata dall'idea di poter essere brutalmente picchiata da quelli come facevano con lo sconosciuto incatenato.

Abbassò la testa e si aspettò di fermarsi da un momento all'altro come avevano fatto gli altri soldati che erano stati incolonnati di fronte a lei e che si erano disposti, con una coordinazione davvero invidiabile, in blocchi ai lati loro e dei loro carcerieri che camminarono gli uni dietro gli altri, Stella sulla barella in testa, seguita da Bloom, da Tecna, da Timmy e infine dall'uomo incatenato.

Sfilarono in mezzo ai blocchi di soldati impalati sul posto, con gli occhi rivolti verso il vuoto.

Di fronte a Stella, c'era un nutrito gruppo di altri soldati, i quali erano tutti senza bandana rossa al braccio e che venivano pungolati da picche speciali, con le punte pregne della magia del vento.

Bloom capì di avere di fronte i soldati ribelli che si erano opposti al regime di Maestral, ma nessuno di loro era legato come l'uomo che era stato messo in fondo alla fila, segno che quello doveva essere considerato un uomo pericoloso.

Il cuore le batteva forte per la tensione: aveva idea che, una volta arrivati in fondo a quell'hangar e attraversata la porta che c'era in fondo, avrebbe incontrato l'usurpatore faccia a faccia e che lui avrebbe deciso della sua sorte e quella delle sue amiche.

Strinse forte i pugni per darsi maggiore coraggio, sperava di trovare un modo per salvare se stessa e le sue amiche prima che potesse succedere qualcosa di irreparabile, ma le pareva impossibile: con tutti quei soldati fedeli a Maestral riuscire a scappare sarebbe stato difficile anche per un essere invisibile. Così mise su un'espressione risoluta e sollevò il mento, per non fargli vedere che Maestral, anche se l'aveva presa prigioniera, non l'aveva sconfitta.

Ci volle molto tempo perché tutti i soldati catturati fossero fatti passare attraverso la porta,. Infine arrivò il turno di Stella, quindi di Bloom, di Tecna e dell'uomo legato. Vennero condotti in una stanza ampia come la prima, sul cui fondo c'era una parete alta che curvava dolcemente verso l'alto e che si congiungeva con la parete dietro di loro; era una sala circolare che riproduceva perfettamente la forma dell'isola fluttuante che Bloom aveva visto dalla strada invisibile. In fondo, sul pavimento lucido, si innalzava una predella rialzata con quattro gradini; sopra al primo e all'ultimo, vi erano sistemati due gruppi di cinque soldati, tre più in basso e gli altri due più vicini all'uomo che stava al centro della pedana, un uomo coi capelli coloro sabbia e un viso aperto e abbronzato, tipico di chi è abituato a stare al sole, un uomo con un fisico possente e asciutto, con ampie spalle e gambe forti. Era vestito con una divisa come quelle degli altri soldati, ma di colore marrone e il mantello, appuntato su una spalla, era bianco come quello di tutti gli altri.

Non dovette fare un grande sforzo mentale, Bloom, per capire che quello era Maestral. Non somigliava molto a Zephiro, ma aveva la sua stessa espressione gelida e misteriosa.

Era infine arrivata ad incontrarlo.

Era di fronte all'uomo che aveva ucciso la sua stessa sorella, costretto suo nipote alla fuga e preso il trono con la forza. Era lì, di fronte a lei, e a quella manciata di soldati che si erano strenuamente opposti alla sua vile ascesa, e stava guardando pieno di compiacimento – come se fosse stato lui stesso e da solo ad aver debellato l'ultima minaccia rappresentata dal suo stesso popolo – gli astanti. Si soffermò su Stella con un certo disgusto e poi su Tecna, su Tony e solo alla fine su Bloom stessa.

La guardò per qualche istante in più, con un'espressione che la fata del fuoco del drago riuscì a definire sorpresa, poi indugiò sull'uomo incatenato che era entrato per ultimo e che, adesso, se ne stava al suo fianco, tra i suoi due carcerieri.

Lei e le sue amiche erano allineate, come se quei soldati stessero mettendo davanti ad un compratore indolente dei capi di bestiame. E quel compratore vide qualcosa che, evidentemente, lo deliziò.

La sua bocca si contrasse in un sogghigno malvagio, quando scorse qualcuno, un uomo che per Bloom era un perfetto sconosciuto. Era incatenato all'altro lato di Tony, ma era tenuto inginocchiato a terra e i suoi lunghi capelli corvini gli cadevano di fronte al viso così che le impedivano di vederlo bene. Riusciva solo a scorgere vagamente le sue mani strette intorno alle catene, tenute insieme per i polsi, le lunghe dita affusolate da cui stavano scivolando copiosi rivoli di sangue.

Bloom rabbrividì: doveva avere lottato strenuamente o essere stato picchiato. Fu a lui che Maestral dedicò completa attenzione, poi quando la fata del fuoco del drago cominciò a credere che sarebbero rimasti lì per tutta la sera, spalancò le braccia come se volesse attirare tutti i presenti in un caloroso abbraccio.

«Figli miei,» disse, con voce tonante, che esprimeva tutto il proprio trionfo. «oggi è un gran giorno per Flabrum!»

I soldati sollevarono il braccio destro, quello a cui era legata la bandana rossa, e gridarono il loro assenso in un rombo che fece tremare il pavimento. Bloom cominciava a pregare che il soffitto crollasse e che, così, si potesse liberare e aiutare le sue amiche a scappare.

«I traditori sono stati catturati,» altre grida di assenso. «e tutti gli oppositori alla mia giusta sovranità finalmente hanno ceduto terreno e hanno riconosciuto la legittimità delle mie rivendicazioni. Tutti voi siete stati cruciali per questa impresa, ognuno di voi ha dato il proprio sangue e alcuni la propria vita per riuscire a rendere sicuro il mio giusto regno e a dargli la forza che la precedente regina voleva smembrare e dare in pasto alla gente di Magix!»

Di nuovo, come un solo uomo, gli uomini risposero con un boato e un braccio sollevato in aria.

«Oggi, avete reso possibile il futuro di Flabrum! Per quanto amassi mia sorella, non potevo permettere che mandasse in rovina questo paese, l'adorato regno che i nostri padri e le nostre madri hanno a lungo cercato di preservare dalla contaminazione esterna. Non potevo permettere che aprisse i nostri cancelli e che il mio adorato paese, il vostro adorato paese, da sempre indipendente, diventasse una colonia di quella che viene chiamata Dimensione Magica! Noi siamo stati indipendenti troppo a lungo per poter diventare schiavi di un governo e di usanze che non sono le nostre! I nostri migliori piloti verrebbero trasferiti chissà dove, la nostra cultura verrebbe contaminata, persone che non conoscono il vero significato della nostra prestigiosa Accademia di Magia, vorrebbero mettere bocca sui nostri metodi di insegnamento, giovani audaci cercherebbero di imitarci o, peggio ancora, di distruggere il grande sapere che infondiamo in ognuno dei nostri maghi e soldati di Flabrum. Tutto questo porterebbe solo rovina. Tutto ciò che è stato nostro ci verrebbe privato! È stato per questo che, con mio grande rammarico, ho dovuto prendere il posto di mia sorella, quando le Furie l'hanno portata via da noi!»

Maestral prese fiato e un silenzio assordante dilagò per tutta la stanza. I soldati ascoltavano rapiti e i pochi che non sembravano minimamente convinti da quanto stava dicendo fremevano di indignazione.

«Sei solo un ignobile bugiardo!» gridò l'uomo accanto a Bloom, spezzando quel silenzio e facendo trasalire lei, Tecna e Tony. Stella dormiva ancora, mentre il terzo uomo, quello con i capelli davanti al viso, sollevò la testa e cacciò indietro le ciocche, mostrando il suo viso pallido; c'era qualcosa di molto familiare in lui, Bloom ricordava di aver visto lo stesso profilo non molto tempo prima, su di un tetto sulla torre di Alfea. Lo ricordava fin troppo bene.

Non c'erano dubbi: quello doveva essere il padre di Zephiro.

«Sta mentendo!» gridò ancora l'uomo incatenato che aveva viaggiato con loro. Fece un passo avanti con uno sforzo immane. «Sono tutte ignobili...» il suo grido fu spezzato da un calcio che gli arrivò nelle reni che lo gettò a faccia a terra, dove fu scosso da terribili colpi di tosse.

Bloom sentì montarle la rabbia, mentre Maestral non aveva neanche tentato di fermare la barbarie, si era limitato ad osservare la cosa con una freddezza che aveva del mostruoso.

«Ecco dove è arrivata la mia sventurata sorella!» disse, a quel punto, sollevando di nuovo la testa e le braccia verso la folla. «Ha traviato un giovane capace e l'ha portato al tradimento del suo stesso popolo! Il giovane capitano Terchibald è stato irretito dai seducenti pensieri di grandezza, di un paese che viene a contatto con altre culture, senza pensare – per ingenuità, penso io – a quello che avrebbe comportato per la nostra gente e per le nostre correnti di pensiero che ci hanno guidati fino ad oggi e ci hanno permesso di crescere e prosperare. Ma ora il mondo esterno ci reclama!» esclamò, con forza e indignazione. Strinse il pugno e lo sollevò contro quel mondo esterno che tanto sembrava fargli paura. «Il mondo esterno vuole che ci uniformiamo ad esso, che perdiamo la nostra identità, che diventiamo una colonia della Dimensione Magica. Questi stranieri ci porteranno via tutto, ci costringeranno a lasciare le nostre case per vivere nelle loro, ci costringeranno a dimenticare ciò che abbiamo tanto gelosamente custodito nei confini del nostro meraviglioso regno per secoli!»

Il suo grido venne lacerato da migliaia di altri di approvazione. Bloom era inorridita da quanto stava sentendo. Tecna stava scuotendo la testa con tutta l'incredulità che i suoi occhi sgranati potevano esprimere.

«Se i nostri avi hanno voluto tenere al sicuro il nostro popolo, dando a noi le barriere magiche del Vortice dei Venti, che motivo abbiamo – chi siamo – per andare contro ai loro insegnamenti e le loro decisioni? Perché essi volevano che il nostro pianeta fosse lasciato libero, che fossimo noi e solo noi a decidere come vivere e non quelli là fuori, in quella Magix in cui gli altri regni sono uniformati e solo nominalmente liberi!»

«Questa è una bugia!» esclamò Tecna. «I regni di Magix sono tutti liberi! La visione che hai tu della Dimensione Magica è del tutto distorta!»

Maestral puntò il dito su di lei. «Hanno già cominciato, figli miei!» gridò, coprendo la voce di Tecna con la propria. «Queste fate provengono da Alfea, questo giovane che portano con loro è uno Specialista di Fonterossa! Questa gente è venuta qui per conquistarci, è venuta con lo scopo di privarci della nostra cultura e di farci credere che la gente della Dimensione di Magix sia libera di fare come vuole! Ah! E quest'uomo,» indicò l'altro uomo, quello coi capelli lunghi. «quest'uomo che voi chiamavate con tanta lealtà comandante, colui che la vostra sconsiderata regina chiamava marito e che aveva, ingiustamente, elevato al rango di comandate generale dell'Esercito di Flabrum, l'esercito più potente che pianeta abbia mai visto, l'esercito che ci vogliono strappare per conquistare quei regni che, come il nostro, è ancora libero! Quest'uomo, che era al di sopra di voi per via di un contratto matrimoniale, si è alleato con siffatta feccia per rovesciare me, Maestral, fratello della regina e principe di sangue reale! Voleva mettere al trono un ragazzino, mio nipote, per manovrarlo con la stessa facilità con cui ha manovrato mia sorella, costringendola a dargli il titolo che spettava a me, vostro sovrano! È stato lui a portarla alla fine ingloriosa che ha fatto! È stato lui a portarla tra le braccia delle Furie!»

«Sono menzogne!» la voce potente dell'uomo con i capelli lunghi, il comandante generale e marito della regina Auster sovrastò quella di Maestral senza bisogno di alzare la voce. Sebbene fosse incatenato e in ginocchio, aveva un'aura di potere molto più forte dell'usurpatore stesso. C'era regalità, in lui, la stessa che aveva visto in Zephiro, e un'autorità per la quale tutti furono costretti al silenzio. «Sai di stare mentendo al tuo popolo solo per ripulirti la coscienza per il grave crimine di cui ti sei macchiato. Vuoi essere considerato un salvatore, hai messo in testa a questi ragazzi, mi chiedo come, che sei nel giusto, che lo stai facendo per loro, quando il tuo unico scopo è solo quello di sederti sul trono di Aus...» una scarica magica lo mise a tacere. Il comandante si piegò in due, gemendo per il dolore, ma non cedette, non ancora. «Puoi farmi pestare a sangue, se ti fa piacere, puoi uccidermi, ma le cose non cambieranno. Sei e sarai sempre uno sciocco capriccioso che gioca a fare il re, indegno di sederti sul trono di una donna grande come Auster, che sapeva vedere più lontano di te e dei tuoi sciocchi e mentalmente chiusi avi!»

Maestral impedì al soldato di punirlo di nuovo con la magia con un cenno della mano. Bloom si chiese perché l'avesse fatto e perché stesse sorridendo in un modo così soave; quel sorriso era inquietante, in verità, e lei si ritrovò a scambiare un'occhiata con Tecna. Entrambe si aspettavano il peggio. Ma per il momento Maestral si limitò a scendere dalla predella e a camminare con passo lento e marziale verso di lui, inginocchiato a terra e costretto alla resa, tutto nel più totale silenzio, rotto soltanto dal rimbombo del passo ritmato dell'usurpatore.

Bloom trattenne il fiato e così anche Tecna e Tony, tutti e tre concentrati a guardare Maestral che, adesso fermo di fronte al comandante generale, allungava una mano e gli afferrava la mascella con la forza che veniva solo in presenza di una forte rabbia.

Continuava a sorridere, velenoso e consapevole del proprio trionfo. «Per diciassette anni ho aspettato questo momento, Adalhard.» gli disse, a denti stretti. «Per diciassette anni ho visto te girare fianco a fianco di mia sorella, vederti prendere tutto ciò che era mio, dal mio titolo ai miei privilegi.» il suo sorriso si fece ancora più disteso, ma Bloom e Tecna capirono perché aveva fatto tutto quello che aveva fatto: Maestral aveva voluto il potere, invidiando quello che un uomo qualunque aveva conquistato insieme al cuore della precedente regina, nascondendo tutto quello dietro a parole distorte e ideali senza senso, ma a cui la maggior parte di quelle persone – se non tutte – sembravano credere fermamente. «Sarà per me un enorme piacere darti questa notizia: sei appena stato destituito dalla tua carica di comandante generale.» detto ciò, tolse la mano dalla sua mascella e gli afferrò la spalla destra e strappò via anche la stoffa del mantello.

Quando Maestral aprì la mano e mostrò cosa aveva in mano a tutti i presenti, la fata del fuoco del drago vide la stessa spilla d'argento che aveva colpito Tecna e Stella durante il loro primo incontro con Adalhard. «Ecco! Ecco il simbolo che rappresenta il potere che mi è sempre appartenuto!» gridò ai soldati che, come un unico uomo, sollevarono il pugno e gridarono la loro approvazione, prima di tacere di nuovo. «Il ladro ha restituito ciò che non gli è mai appartenuto, dunque, come vostro signore e sovrano, prendo su di me la carica che mi spettava per diritto di nascita!» e detto questo si appuntò la spilla d'argento al mantello, sulla spalla destra. Tornò sulla predella per mostrarsi ai suoi soldati e questi tornarono a gridare la loro approvazione.

Bloom era livida dall'indignazione.

«Come puoi dichiararti re?» gridò, incapace di trattenersi. «Hai rubato il trono, ucciso tua sorella e scacciato Zephiro dal suo regno! E hai anche derubato un uomo del suo titolo solo per invidia e per brama di... ah!» a lei toccò una scarica che arrivò dalle sue manette e così forte che la costrinse a piegarsi in ginocchio, come se si fosse sottomessa a Maestral.

«Bloom... ah!» anche a Tecna, che aveva tentato di aiutarla, fu riservata la stessa sorte.

La fata del fuoco del drago tentò di rialzarsi in piedi, ma riuscendo solo a farsi dare un'altra scarica e a dover rimanere piegata in quella posizione umiliante. Bloom si sentiva tremare di rabbia, sentiva il proprio potere fluirle nelle vene.

Maestral sollevò di nuovo le braccia. «Figli miei, sento di meritarmi questi malanimi, ahimè, per aver usato questi metodi per aver preso il trono. Ma la salvezza del mio popolo sarebbe stata garantita solo così. Preghiamo che il principe Zephiro torni, convertito e pentito di aver scelto il nemico piuttosto che il popolo!»

«Lui ha sempre amato il suo popolo!» l'uomo di nome Terchibald ricevette un'altra scarica e Maestral non fece niente per fermare l'aguzzino.

«Prego perché Zephiro capisca a chi debba andare alla sua lealtà. Se al popolo e alle decisioni prese dai suoi avi, tempo fa, oppure a questa Dimensione Magica che ci vuole privare della nostra identità! Alcuni di voi mi chiamano tiranno, ma non lo sono! Voglio essere per voi un re buono e magnanimo e, per dimostrarvelo, voglio perdonare tutti coloro che mi hanno contrastato! Voglio perdonare voi, soldati di Flabrum, che avete, erroneamente e sicuramente animati dalle migliori intenzioni e convinzioni, seguito il traditore Adalhard e suo fratello Terchibald!» guardò il gruppo di soldati senza bandana rossa al braccio.

«Lunga vita al re!» gridarono quelli con la bandana. «Lunga vita al re Maestral!»

«Basterà che vi inginocchiate e prestiate giuramento di fedeltà come avete fatto con mia sorella. Lo stesso vale per te, capitano Terchibald. Giurami fedeltà e sarai ricompensato, mantenendo il tuo titolo e la tua posizione. Non ci saranno ripercussioni, per te.»

Il capitano venne afferrato per i capelli e fatto mettere in ginocchio. Lui scosse la testa per farsi togliere le man di dosso e guardò Maestral con strafottenza. «E mio fratello? Perdonerai anche lui e lo reintegrerai nell'Esercito col suo titolo e la sua posizione?»

Maestral gli rivolse un sorriso enigmatico e cortese. «Per quanto sia magnanimo e giusto, questo proprio non posso farlo: non posso permettere che mandi sulla cattiva strada tanti giovani come te, Terchibald. Adalhard verrà condannato a morte per alto tradimento, impiccato sulla pubblica piazza.»

«No!» gridò Tecna, con un'ovvia conseguenza.

«No, signorin... ah!» fu Tony, adesso, a cadere a terra, al suo fianco.

Bloom schiumava di rabbia, più che mai voleva evocare il suo potere, più che mai, adesso, voleva sentire la fiamma del drago ardere tra le sue mani e finire quel traditore. Non poteva far soffrire un'intera famiglia solo per la sua sete di potere. Non poteva. Quando provò ad alzarsi, la scarica elettrica che la attraversò completamente fu così dolorosa da farle scendere le lacrime. Non poteva finire così, non poteva vincere Maestral!

«Decidi ora, Terchibald.» lo incalzò il tiranno.

«Cosa mi succederà, se dirò di no?»

«Farai la fine di tuo fratello.»

Non un solo sentimento trasparì dal viso del capitano Terchibald. «Lunga vita a re Zephiro!» gridò.

E tutto ciò che ottenne fu un ultimo calcio nelle reni.

Bloom non riuscì più a controllare il proprio potere, a quel punto. Esplose in un grido di rabbia e una accecante luce rossa avvolse tutti i presenti: aveva appena scatenato il potere del fuoco del drago.



________________________________



Ho scritto questo capitolo qualcosa come... due anni fa ed è praticamente il cuore di tutta la storia... non si capisce ancora bene cosa succederà nel finale e questo mi piace. XD A questo proposito, ho dovuto aggiungere un capitolo che se no l'ultimo mi veniva lungo e palloccoloso (per citare un mio prof). Confesso, oltretutto, che ho mentito quando ho detto che i capitoli sarebbero stati 21, ma perché non avevo fatto i conti per bene e non avevo ancora finito di scrivere il 21. XD I capitoli sono infatti 23, uno aggiunto per i motivi detti sopra e l'altro perché avevo sbagliato a numerare i capitoli e avevo due capitoli 18. LOL

Grazie a chi continua a seguirmi e chi si aggiunge via via!

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Winx / Vai alla pagina dell'autore: Luine