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Autore: BornOfVengeance    16/09/2013    0 recensioni
Raccolta di One shot incentrate sulla mia coppia preferita, la James/Kirk
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Guitar

Pioveva a dirotto e la cosa peggiore era che fino a cinque minuti prima il sole splendeva alto, non c’erano state avvisaglie di mal tempo ed io non avevo l’ombrello. Mi trovavo in spiaggia a pensare, come facevo sempre quando all’interno della mia testa si creava un ingorgo fra i pensieri che mi perseguitavano. Corsi il più velocemente possibile per raggiungere la strada e ripararmi nel primo posto che mi fosse capitato a tiro. Scelsi di entrare in un posto vicino che mi era anche familiare, il negozio di articoli musicali. Lì passavo gran parte dei miei pomeriggi e sognavo di potermi permettere una chitarra nuova e migliore di quella che avevo già, ma a diciotto anni non avevo ancora un lavoro e non sempre era possibile fregare i soldi ai miei genitori. Non appena fui entrato mi diressi all’angolo delle chitarre ed iniziai a guardarle, deliziandomi gli occhi. Avrei potuto passare una giornata intera a fissare e provare ognuna di quelle chitarre. Dopo poco mi decisi a provare una Les Paul su cui avevo messo gli occhi da un po’ di tempo, così attaccai le cuffie ed iniziai a suonare la prima melodia che mi passava per la mente. Circa un quarto d’ora più tardi, mentre suonavo ancora la chitarra che avevo preso, apparve un ragazzo che non avevo mai visto in quel negozio prima di quel momento, era alto, molto magro e aveva dei lunghi capelli biondi che gli arrivavano fin sotto le spalle. Si guardò un po’ intorno, poi il suo sguardo cadde su di me ed iniziò a fissarmi insistentemente, cosa che mi infastidiva molto, così decisi di fargli notare il mio risentimento.

<< Che hai da guardare?! Potresti smetterla? >>
<< Smetterò quando mi consegnerai la chitarra che voglio comprare >>

Rimasi bloccato per qualche momento, poi ebbi l’impulso di ammazzarlo e nasconderlo da qualche parte e comprare/rubare la chitarra che non avrei mai mollato!

<< Sei sicuro di volere proprio questa??? Ce ne sono di più belle! >>
<< Ehm...no! io voglio comprare proprio quella! >>
<< Ma l’ho vista prima io! >>
<< Hai i soldi per comprarla?? >>
<< Veramente...>>
<< Ecco...allora se non ti dispiace, la prendo io >>

Me la strappò praticamente di mano, con una forza tale da farmi cadere giù dallo sgabello su cui ero seduto. Avevo sognato quella chitarra per mesi e adesso un bastardo sconosciuto me la fregava da sotto il naso! Non potevo lasciarlo andare, dovevo impedirglielo!

<< Aspetta! Farei qualunque cosa per avere quella chitarra, cosa vorresti in cambio? >>
<< Non accetto scambi! Anche perché tu non hai nemmeno i soldi e non la compreresti comunque >>

Girò nuovamente i tacchi ed andò alla cassa. Quel giorno non me ne andava una giusta e tanto per concludere la giornata di merda, arrivato a casa, mio padre ricominciò a rompere i coglioni con le solite cose. Perché non ti trovi una ragazza? Perché non cerchi un lavoro? Cosa, ti piacciono i ragazzi? Se lo ridici di nuovo ti caccio fuori da casa. E prima o poi l’avrebbe fatto veramente ed io non avrei saputo dove andare, sarei finito per strada e sarei morto a diciannove anni da sfigato con una bottiglia di liquore scadente in mano ed i vestiti strappati. Ad ora di dormire non facevo che pensare che non avrei mai avuto la benevolenza della mia famiglia come non avrei mai avuto la chitarra che desideravo e, anche se le due cose erano molto diverse, non le avrei mai avute comunque. Pensai anche a quello stronzo che era stato così sgarbato con me,  in vita mia non avevo mai incontrato un tipo così scontroso e maleducato. Dopo poco venni colto improvvisamente dalla stanchezza e mi addormentai, cadendo in un sonno profondo e senza sogni.
***
L’indomani, avendo finito la scuola e non avendo nulla da fare la mattino, andai a cercarmi un lavoro, magari prima o poi con i guadagni avrei comprato una chitarra decente. Provai a chiedere ovunque ci fosse bisogni di un nuovo dipendente, non mi importava che tipo di lavoro fosse, non doveva piacermi per forza, volevo solo guadagnare un po’ di soldi. La maggior parte dei principali mi dissero che avrei dovuto tagliare i capelli per lavorare da loro, il resto si liberò di me dicendo che ero un po’ troppo giovane. Al limite della disperazione, mentre bevevo un caffè per placare il mal di testa che mi era venuto, un’idea si fece spazio nella mia testa: Nel negozio di musica avevano per caso bisogno di nuovi dipendenti? Dopo il caffè mi fiondai a chiedere informazioni al negozio e, con somma soddisfazione venni assunto!

<< Benissimo Kirk, hai i requisiti perfetti per lavorare qui! Tu mi sei simpatico, ma vacci piano con l’altro dipendente, ha un caratterino difficile >>

Mi disse il mio capo con un gran sorrisone stampato in faccia. Di sicuro mi aveva riconosciuto, visto che entravo nel negozio praticamente ogni giorno della mia esistenza per provare le chitarre.

<< Non so come ringraziarla! Inizio subito! >>

Il mio primo compito fu quello di sistemale i CD nell’espositore corretto, poi diedi una spolverata agli scaffali dove venivano esposti gli strumenti di dimensioni ridotte e poi tornai alla cassa per dare il cambio al mio capo, Jeremy. Verso le undici la porta del negozio si aprì violentemente per poi sbattere, ad entrare era stato il ragazzo bastardo che mi aveva fottuto la chitarra che, poco dopo, cercò pure di infilarsi dietro il bancone.

<< Tu! Che fai? Non puoi passare qui dietro! >>
<< Si che posso genio, io ci lavoro qui! >>

Rimasi a bocca aperta finché non venni spinto via da quello stronzo che si fece spazio per passare. Io e lui continuammo ad avere battibecchi per tutto il giorno, qualunque cosa io facessi era sbagliata e non faceva che rimproverarmi ed insultarmi, prima o poi l’avrei preso a pugni quello lì!
Dopo qualche settimana, nonostante i litigi con James (era questo il suo nome) avevo ancora il mio posto di lavoro. Quello era il lavoro che avevo sempre sognato e sarebbe stato tutto magnifico senza James. Certe volte riusciva ad essere quasi simpatico, mi offriva il caffè e facevamo lunghe chiacchierate sulla musica che piaceva ad entrambi, poi tornava in se e ricominciavamo a litigare come una vecchia coppia sposata, era una persona indecifrabile, mi piaceva moltissimo e lo odiavo allo stesso tempo, non avevo mai provato dei sentimenti così contrastanti per una persona. Quando arrivava la mattina gli sorridevo in modo scemo, come non avevo mai fatto con nessuno e già dopo un quarto d’ora avrei voluto ucciderlo, da quando lavoravo al negozio c’erano state solo due giornate di pace assoluta fra di noi ed era già tanto. Mentre pensavo a come farmi amico James quel giorno, mentre mi dirigevo al negozio, sentii un’auto suonare insistentemente, dopo di che ebbi solo un secondo per realizzare ciò che stava succedendo, poi ci fu lo scontro e dopo il buio, l’ultima cosa che avvertii era qualcuno che mi chiamava e mi sollevava da terra.
***
Non sapendo dopo quanto tempo dopo l’incidente, riuscii ad aprire gli occhi per ritrovarmi in una stanza d’ospedale, lì tutto era troppo bianco, così bianco da farmi bruciare gli occhi, mi chiedevo chi mi avesse portato in quel posto infernale, mi guardai intorno ma non c’era nessuno. Richiusi gli occhi stancamente, avevo male ovunque e speravo che non fosse successo nulla di grave...come cazzo avevo fatto a farmi investire proprio di fronte al negozio?! Dopo poco sentii la porta della mia stanza aprirsi, per pochi secondi pensai che fossero i miei genitori, ma poi da un fessura della porta apparvero dei capelli biondissimi e scompigliati ed un paio di occhi azzurri.

<< Kirk!! Come ti senti?! >>

James si precipitò verso il mio letto e si sedette su un angolino, guardandomi incuriosito. Non l’avevo mai visto così amorevole nei miei confronti...e nemmeno così preoccupato.

<< Bene credo...ma che mi è successo? >>
<< Un testa di cazzo ti ha messo sotto...avrei tanto voluto spaccargli la faccia! Comunque tu non hai nulla, solo un graffio, stasera ti dimettono. >>
<< Grazie al cielo! Sei stato tu a portarmi qui? >>
<< Si >>
<< Beh...grazie >>

Poi accadde l’impossibile, James mi abbracciò forte, il suo respiro era accelerato ed anche il mio, sentivo il mio cuore battere all’impazzata, poi decisi di ricambiare l’abbraccio.

<< Mi sono preoccupato tantissimo! Credevo che fossi morto! Ti avverto, se ti azzardi a morire io ti ammazzo! >>

Scoppiammo a ridere entrambi, poi tornai ad abbracciarlo ed il mal di testa che mi era venuto scomparve improvvisamente. Rimase con me tutto il giorno, non litigammo nemmeno una volta, anzi, andavamo molto d’accordo e non smettevamo mai di parlare. Arrivata la sera i dottori decisero che non ero in pericolo, quindi mi dimisero. James mi accompagnò a casa e prima che io entrassi, mi salutò con un bacio sulla guancia che mi fece diventare color peperone. Andai a letto continuando a pensare a quel giorno, James era stato davvero carino con me e soprattutto non era stato bastardo come sempre.
L’indomani, quando mi svegliai, mia madre entrò in camera mia dicendo che uno strano ragazzo mi aveva lasciato un regalo davanti alla porta, così, curioso com’ero, mi precipitai giù per le scale per vedere di cosa i trattasse. Sul tavolo era appoggiato un pacco enorme, incartato con una carta rossa piena di disegni fatti a mano, ognuno diverso dall’altro, rimasi a guardarlo per un po’, poi tolsi la carta con cura senza strapparla, era troppo bella per essere sprecata, e mi trovai davanti una custodia rigida ricoperta di pelle, con le lacrime agli occhi aprii la custodia, che conteneva la chitarra, non una chitarra ma LA chitarra! Quella che James mi aveva fregato un mese prima. Dopo aver portato la chitarra in camera mia mi vestii il più velocemente possibile e mi precipitai a lavoro, entrai con il fiatone e notai che al bancone non c’era nessuno, quindi andai sul retro, nel magazzino, dove trovai James che sistemava alcuni articoli. Si accorse subito della mia presenza e smise di fare quello che stava facendo per guardarmi con un sorriso imbarazzato in volto. Corsi il più velocemente verso di lui, saltandogli praticamente in braccio, poi lo guardai per qualche secondo e lo baciai, vedendo con piacere che lui ricambiava. Quella fu solo il primo della lunga serie di baci che ci furono fra di noi, le cose con il tempo si fecero serie e, anche se non potevo avere comunque la benevolenza e l’approvazione della mia famiglia, avevo pur sempre un marito e la chitarra che avevo sempre desiderato.


Ed ecco a voi la seconda One-Shot cari seguaci!
  
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