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Autore: RoriStark    16/09/2013    0 recensioni
[007 Casino Royale]
[007 Casino Royale]una fanfiction uscita fuori da un piccolo sclero ed un tentativo di ricerca di un nuovo stle di scrittura, basata sul film di 007 Casino Royale ho cambiato un pò le sorti di Le Chiffre grazie anche ad un incontro puramente casuale...
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Tutto intorno a me sembra ovattato, quel poco di acqua che ho bevuto mi ha reso la bocca più morbida e finalmente sento ancora un po’ di saliva. Mi tolgo il sangue dalle labbra mentre quella giovane mi fissa.  Stavo per premere il grilletto, stavo per porre fine alla mia vita quando ecco questa ragazzina sbuca dal nulla  e mi salva la vita. Non so se esserne felice dato che per me non c’è più niente ormai e sicuramente l’unica certezza che ho è che un giorno  morirò con una pallottola in testa. Se non per causa mia, per causa di Bond che mi verrà a cercare quando non troverà cadaveri nel deserto. Eppure qualcosa dentro di me si aggrappa ancora alla vita, qualcosa dentro di me mi spinge a chiederle asilo. Lei mi guarda, ha gli occhi azzurri ed i capelli di una strana tonalità di  lilla con delle ciocche rosa raccolti da una coda laterale. Ha un vestito rosa in pizzo, mi ricorda molto una bambola. Da sotto alla gonna noto il tatuaggio di un uccellino sulla coscia destra e due sulla schiena. Sul sedile posteriore noto un attrezzatura da cameraman. La osservo un altro po’ quando lei mi parla di nuovo

“ne parleremo dopo, adesso hai bisogno di cure…sei fortunato, io lavoro in opedale...”

La giovane mette in moto e parte con la sua Jeep mentre io continuo a fissarla stupito

“perché mi stai aiutando?”

“quello che ti hanno fatto è stato terribile…non posso di certo lasciarti qui…in qualche modo voglio aiutarti”

Rido amaramente , nemmeno mia madre mi ha mai detto una cosa del genere, per la prima volta mi trovo davanti a qualcuno che vuole aiutarmi e non uccidermi o usarmi come sua pedina. Ho inventato al volo un nome falso e sembra esserci cascata. Ma ora cosa farò? E’ così difficile, se non impossibile pianificare una vita dopo che si è morti dentro.
 Arriviamo in quello che sembra una vecchia baracca poco distante dalla città. CI sono volute circa cinque ore di auto e credo di aver perso i sensi diverse volte nel tragitto. Lei mi aiuta a scendere dall’auto mentre io a malapena mi reggo in piedi. Non sembra molto robusta e faccio del mio meglio per non far cadere entrambi. Ogni scala sembra una tappa della via crucis. Entriamo in casa, lei mi toglie la giacca portandola probabilmente a lavare mente io  trovo ristoro sopra un divano in pelle marrone. L’aria è respirabile anche se sento il bisogno del mio inalatore per respirare come si deve. Resto in silenzio mentre Bunny entra in stanza e posa le cose a terra per poi correre subito da me. Mi osserva tamponandomi il viso con un panno freddo, io lo prendo con la mano premendolo sulla fronte. Poi sento che lei mi tira la manica della camicia.

“che c’è?”

Chiedo secco mentre cerco di prendere un attimo di respiro. Sposto lo sguardi su di lei che ha in mano una flebo di fisiologica enorme

“sei molto disidratato e almeno un po’ di questa devi farla…ti metterò una farfallina temporanea non temere…posso avere il braccio?”

Sospiro allungando il braccio mentre con l’altro premo la pezza sulla fronte per farmi colare un po’ di acqua fresca sul viso. Sento le piccole dita di lei tirare su la manica e  tastarmi il braccio alla ricerca di qualche vena da infilzare. Mette un laccio emostatico e si complimenta con me per le belle vene che ho. Non le rispondo ed aspetto di sentire l’ago che mi perfora la pelle. Sento appena un pizzico, è davvero delicata. Mi volto e vedo che ha messo un piccolo cerotto al braccio giusto per fissare l’ago in vena.

“non muoverti che qui l’ago c’è…rischi di farti male..”

“ok..”

La osservo un altro po’ mentre lei regola il flusso della fisiologica. Mille pensieri mi invadono la mente. Perchè quella ragazzina mi ha portato a casa sua? Perché tutta questa gentilezza verso un completo estraneo. Inoltre non ho un aspetto molto rassicurante, né l’aspetto di un cucciolo ferito. Eppure eccomi qui, coccolato come mai in vita mia mentre osservo una giovane bella come poche in giro. Si gira di nuovo verso di me e mi prende la pezza per poterla bagnare di nuovo, io le prendo il polso prima che si allontani. Voglio che stia qui, la voglio vedere. Non dico nulla e mi limito solamente a fissarla, lei sorride e mi sfiora il viso carezzandomi la barba incolta.

“perchè?...”

“cosa?”

“perché fai tutto questo?...sono un estraneo e forse un malvivente…non hai paura di me?”

“un po’ sì in effetti…ma ora che mi dici così sono certa che non mi faresti del male…un assassino non dice mai alla sua vittima di essere tale no?”

Ride appena mentre torna in cucina a bagnare il panno, ma io continuo ad osservarla, è così ingenua. Questo piccolo coniglio non si rende contro di avere un lupo ferito in casa.

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Sento gli occhi di lui fissi su di me.  Quando mi ha tirata a sé sembrava aver quasi paura che me ne andassi. Mi osserva come per analizzarmi, ha  le sopracciglia sottilissime e bionde, quasi inesistenti. Solamente da vicino sono riuscita a notarle. Senza volerlo gli  accarezzo il viso. Era davvero bello. Se lo avessi incontrato in un'altra occasione l’avrei pedinato trascinando con me le mie amiche e fantasticando sul nostro matrimonio e sulla nostra grande villa in riva al lago. Eppure eccomi qui, a rinfrescargli la fronte senza la minima idea di cosa fare una volta che si sarà ripreso. Dalla mia camera sento dei guaiti. Accidenti! Sono proprio un idiota!

“Damian! Sei allergico ai cani??”

"no..”

“ok!allora ti presento un amico!”

Apro la porta mentre un piccolo shiba inu dal pelo scuro esce dalla stanza scodinzolando e saltandomi in braccio contento.Per fortuna è un bravo cagnetto e sa usare la lettiera, altrimenti non avrei mai potuto portarlo con me in viaggio. Il piccolo si avvicina poi a Damian annusandolo incuriosito ed intimidito allo stesso tempo. Vedo che lui allunga la mano libera per sfiorargli la testa e subito il cucciolo comincia a scodinzolare. Mi avvicino sorridendo, di solito ha paura degli estranei e il vederlo così affettuoso nei suoi confronti è una novità.

“Damian…ti presento Hannibal…Hannibal..lui è Damian!”

“ciao…Hannibal…”

Sussurra lui massaggiando le orecchie dell’animale. Sorrido mentre mi avvio in cucina per vedere in frigo se c’è ancora qualcosa di commestibile. Spero che Damian non abbia il palato troppo raffinato, altrimenti dovrà accontentarsi di una frittata ed un paio di wurstel. Anche se credo che per la fame mangerebbe anche me.  Prendo le uova e gli altri ingredienti, preparo la pentola e metto tutto a cuocere, mi diverte cucinare. Mi rilassa molto e in questo momento ne ho davvero bisogno. Cosa faccio con lui?Non è un randagio, magari una volta ripreso si prenderà una casa e si rifarà una vita. Arrotolo la frittata e la metto su un piatto tagliandola a fettine mentre sento dei passi alle mie spalle. Mi volto e vedo Damian appoggiato alla porta che annusa l’aria e chiude gli occhi. Ha in mano la fisiologica quasi finita. Porto lo sguardo verso il suo braccio temendo che l’ago si fosse sfilato o peggio avesse rotto la vena, ma lui teneva il braccio lungo il fianco, senza problemi. Sorride portando lo sguardo verso di me.

“che buon odore.”

Sussurra avvicinandosi alle stoviglie, barcolla un po’ ma sembra stare meglio.  Sto preparando i Wurstel e sento che presto dovrò ordinare un kebab per me visto  che il mio pranzo sarà il suo. La sua presenza alle spalle mi da una strana sensazione di sicurezza. E’ alto, molto alto. Mi basta alzare il capo per vederlo che mi osserva, o meglio, osserva quello che sto cucinando. Rido appena mentre metto tutto su un piatto. Lui mi segue attento, nemeno Hannibal mi seguiva così quando era ora della pappa. Mi volto verso di lui

“dammi il braccio”

Lui obbedisce e io subito prendo un batuffolo di cotone dal cassetto e tolgo l’ago cercando di non fargli male. Gli premo il batuffolo sul braccio e subito lui avvicina la mano per tenere il batuffolo al posto mio. Lo lascio fare e mi allontano per buttare ago e fisiologica nell’immondizia. Quando mi volto lui è già seduto, continua a tenere premuto ma dopo un po’ posa il batuffolo su un lato del tavolo con eleganza e prende forchetta e coltello.

“tu non mangi?..”

“nono! Adesso ordino un kebab tranquillo! Tu hai bisogno di mangiare ora”

Dico mentre lui comincia a divorare la frittata.Io pulisco il tavolo e butto il batuffolo sporco di sangue nel cestino. Nonostante la fame mangia con un eleganza che in  confronto  al mio modo di mangiare sembro una donna delle caverne. Mi siedo di  fronte a lui e prendo il cellulare, la mia amica Reira vive nella casa a fianco e di solito a quest’ora  dovrebbe essere in città. Mi risponde dopo un paio di squilli, la sua voce mi conforta un po’

“eih! Sei in città? Puoi portarmi un…due kebab? Uno non piccante e uno…”

Guardo Damian che intanto stava addentando un wurstel, lui ricambia lo sguardo mandando giù il boccone mentre muove le labbra senza produrre il minimo rumore “extra piccante” sembra voler dire

“extra piccante! No, non sono impazzita ehm…voglio provare un gusto nuovo!ok ciao!”

Metto giù il telefono e mi siedo davanti a lui mentre lo osservo mangiare. Chissà da quanto era a digiuno, ripenso al momento in cui si stava puntando la pistola alla tempia e mi viene un brivido. Se fossi arrivata più tardi, o se non ci fossi stata io, lui sarebbe morto.  Mi viene il magone al solo pensiero e cerco di cacciare via quelle immagini. In fondo sono arrivata in tempo ed è quello che conta. Ho salvato una vita e dovrei esserne orgogliosa.

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Osservo la mia salvatrice un attimo, ma poi mi rimetto a mangiare tanta è la fame. Ho bisogno di una doccia e ad ogni boccone le labbra mi fanno ancora male. Ma ho troppa fame per pensarci. Quella flebo mi ha tirato su, ma sono ancora molto debole e non penso riuscirei a concludere nulla andandomene in queste condizioni. Per questo credo sia meglio restare ancora un po’. Certo che cucina bene questa ragazza, la osservo mentre aspetta il suo Kebab e mi rendo conto di aver mangiato anche la sua porzione. Senza pensarci le porgo il piatto dove c’è rimasta un ultima fetta di quella che sembrava una frittata arrotolata. Lei sorride e scuote il capo spingendolo di nuovo verso di me

“mangia, ne hai più bisogno tu..”

Non glie lo faccio ripetere e finisco di mangiare. La osservo nuovamente e sembra imbarazzata. Probabilmente non sa cosa dire, normale visto che ha un perfetto sconosciuto davanti. Dovrei metterla a suo agio ma non ho le forze per pensare a qualcosa di logico da dire. Ho paura che se dico troppo usciranno domande su di me che preferirei evitare.

“da quanto sei nel deserto?”

Ecco una di quelle. Sospiro prendendo un sorso d’acqua, ho la testa pesante ed ho dolori ovunque, molto probabilmente ho qualche costola incrinata dopo lo scontro con Bond, che alla fine mi ha dato un calcio nello sterno. Per fortuna non si è vendicato per quella cosa della tortura. Osservo Abby e finalmente le rispondo.

“tre giorni..”

Lei mi guarda come se fossi un cucciolo abbandonato. Io per un attimo avrei preferito spararmi in bocca piuttosto che suscitare pietà. Cerco di non farci caso mentre lei riprende a parlarmi dicendo che mi avevano lasciato nella parte più isolata del deserto ed era una fortuna che lei fosse lì. In un certo senso era vero.

“non c’erano nemmeno insetti o lucertole, di solito ci sono in quei….un momento..non le avrai mica mangiate??”

Io la guardo e per nu attimo non le dico nulla. Sto al gioco tanto per distoglierla dal fare altre domande sul perché fossi lì. Sorrido appena enigmatico mentre lei storce il naso

“oh mio dio! Non dirmi che sei un fan di quel tizio che si fa abbandonare in giro per il mondo e per sopravvivere mangia tutto quel che trova??”

Io rido divertito mentre scuoto il capo, il dolore alle costole però mi obbliga a fermarmi. Porto una mano al petto cercando di non dare nell'occhio.

“stavo scherzando, piuttosto mi sparo in bocca…cosa che stavo per fare..”

Lei sobbalza come se quello che ho detto le avesse suscitato brutti ricordi. Probabilmente quella ragazza non aveva mai vissuto momenti del genere e per poco non vedeva un tizio spararsi in testa per la disperazione. Mi guardo intorno e vedo il suo cane che si alza sulle zampe, sembra mi stia facendo le feste da come scodinzola. Di solito i cani hanno una forte empatia, a quest’ora mi avrebbe dovuto azzannare se fosse vero. Forse questo cane è stupido. Gli sfioro la testa, non avevo mai toccato nulla di così morbido ed è una piacevole sensazione. Mi volto verso Bunny che mi osserva sorridendo, è davvero una bella ragazza. Sono stato con moltissime donne nella mia vita, eppure lei era diversa. Così semplice e allo stesso tempo elegante. Abituato come sono alle scalatrici sociali che mi hanno guardato solamente per il portafogli ed io non posso far altro che vederle come trofei da esporre al mio tavolo insieme alle fiches. Lei invece era diversa, aveva uno sguardo da cerbiatto, i capelli le cadono morbidi sul viso, hanno un colore davvero particolare, sento il suo profumo da qui, lavanda, azzeccato anche per il colore che porta in testa. Sento un forte calore all’occhio, sto lacrimando di nuovo sangue. Vedo la giovane alzarsi allarmata mentre io ormai abituato prendo un fazzoletto e mando via la lacrima. La trovo al mio fianco ed il suo sguardo è pieno di preoccupazione, sorrido appena per rassicurarla e le mostro il fazzoletto.

“non temere, non sto morendo, è una brutta patologia che mi porto dietro da non so quanto…non farci caso”

Lei sembra meravigliata e non è una novità. Tremava ancora un po’, deve essersi presa uno spavento, così le do una piccola carezza al viso trattenendomi dal tirarla a me. Lei non è come le altre, non potrei mai farle qualcosa contro il suo volere. Per fortuna il campanello la fa allontanare, io resto fermo ad osservare il piatto vuoto mentre mi bagno le labbra doloranti. Non posso rovinare la vita di questa giovane, non posso.
  
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