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Autore: Chaosreborn_the_Sad    16/09/2013    3 recensioni
Sono passati secoli dalla Guerra dell'Anello e la Terra di Mezzo è cambiata drasticamente. Elfi e maghi elementali, vittime delle persecuzioni razziali di Nuova Gondor, sono costretti a vivere nascosti e al di fuori della Federazione. Un mago e un'elfa millenaria prenderanno in mano la situazione, in un lungo viaggio verso il cambiamento.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Legolas, Nuovo personaggio, Radagast
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 7 – Tempesta/Have You Ever Seen the Rain

Someone told me long ago
There's a calm before the storm
I know,
It's been coming for some time


Esultai, vedendo il piccolo fuoco di paglia e sterpi accendersi.
Presi un pezzo di legno e attesi che prendesse fuoco, per poi portare il tizzone incandescente a contatto con la punta della sigaretta. Lo passai a Claudia, che accese la sua e buttò fuori una voluta di fumo.
“Finalmente” disse poi, regalandomi un sorriso. Le sorrisi di rimando, gustando a fondo il mio bastoncino di cancro. Era proprio quella cazzo di sigaretta che avevo estratto dopo aver spaccato a cento-e-che-cazzo chilometri orari lo specchio di Lasgalen.
“Possibile” dissi “che tra tutti quei cazzo di pulsanti non ce ne fosse uno per accendersi una maledetta sigaretta?”. Claudia rise.
“Fottuti elfi salutisti” mi rispose.
“Non so” continuai “Se proprio non vuoi metterci un accendisigari almeno fai in modo che abbiano in dotazione una scatola di fiammiferi”. L'elfa al mio fianco annuì.
Eravamo nascosti in una radura a Sud di Bosco Atro, sulle sponde dell'Anduin, dopo aver guidato per il resto della giornata e buona parte della notte. Avevamo deciso di lasciare l'auto elfica nel bosco e continuare a piedi fino all'antico Est Emnet, dove avrei contattato la cellula di maghi nascosta in quelle zone. Ci aspettava dunque una lunga camminata, ma la situazione non sembrava più tanto pessima. O, probabilmente, eravamo ancora così strafatti di adrenalina e felici di essere vivi che i battibecchi inutili non c'interessavano più, almeno per il momento. In più mi stavo appigliando alla promessa che mi ero fatto di fidarmi di Claudia. In questo caso era alquanto facile: chi meglio di un'elfa millenaria può far da guida nelle Terre Selvagge?
L'elfa finì la sua sigaretta e si voltò a guardarmi.
“Direi che la cosa migliore sia dormire un po' in macchina, stanotte, e partire all'alba. Non penso ci stiano cercando, ma è meglio lasciare questa zona al più presto”.
“Concordo” le risposi, alzandomi. Sorrisi, pensando all'ironia della situazione: il posto probabilmente più sicuro in quel momento era entro i confini della Federazione. Mi avviai verso l'auto, mentre Claudia spegneva sotto il tallone dello stivale i rimasugli del nostro fuocherello.
“Il sedile posteriore è tuo tesoro, vedi di non tagliarti con i pezzi di specchio infilati un po' ovunque”. Mi sistemai al posti di guida e chiusi gli occhi.
Valar, che giornata.

Passammo i giorni successivi marciando tra i boschi e le terre incolte a Nord dei confini. Ci muovevamo spediti, passando la maggior parte del giorno camminando, seguendo il corso dell'Anduin e fermandoci solo alla sera, ora in cui io accendevo fuochi di paglia per permetterci di fumare almeno una sigaretta mentre Claudia si occupava di trovare qualcosa di commestibile nei boschi circostanti. L'assenza di provviste cominciava a farsi sentire, assieme all'astinenza per quanto mi riguardava, infatti avevamo presto ricominciato a discutere per trivialità.
“Vuoi ascoltarmi una buona volta, fottuto mortale?!” stava sbraitando Claudia.
Era il quinto giorno, ed eravamo appena rientrati nella Federazione, poco più a Sud del Limterso.
“Porca puttana Claudia” le risposi, passandomi le mani sulla faccia “lo sai benissimo come sto. Se non posso neanche fumarmi una stracazzo di sigaretta per distendere un minimo i nervi oltrepasso il limite!”.
Nello specifico, stavamo litigando perché io mi ostinavo a voler accendere l'ennesimo fuoco e sedare almeno i crampi della fame con della nicotina -per la coca stavo sfruttando tutta la mia forza di volontà, e anche quella era al limite- mentre lei era della razionale opinione che un falò in una zona simile sarebbe stato troppo visibile, e di certo non volevamo attirare l'attenzione delle persone sbagliate. Ma non ero più in vena di ragionare.
“Cazzo Rain, ci farai ammazzare entrambi se non riesci a controllarti!”.
Oh no. Non l'hai appena detto. Io ci farò ammazzare? Io?! Da quando sei entrata nella mia vita non hai fatto altro che metterci a rischio entrambi, ed ora è colpa mia?!
“Sei impossibile” continuò l'elfa “Giuro che appena torniamo a Minas ti chiudo dentro un centro di disintossicazione!”.
“Non sono un tossico” le mormorai, cercando di suonare tranquillo.
“Ed io non sono un'elfa, allora!” mi rispose, acida come non mai.
Però ha ragione, Rain, tu hai bisogno di farti.
Sì, ho un fottutissimo bisogno di farmi, ma siamo in un cazzo di campo di merda senza l'ombra di una puta ciudad nell'arco di chilometri, non sto mangiando abbastanza da giorni ma continuiamo a marciare per otto, nove ore ogni fottuto giorno, quindi se non posso neanche fumare una sigaretta tanto vale finirla qui e mandare tutto a quel paese, perché non reggo più.
Tenni per me i miei pensieri, ma scoccai un'occhiata gelida all'elfa che ancora aspettava una mia risposta. Tornai a concentrarmi sul mucchietto di sterpaglie che avevo raccolto, sperando di riuscire ad accenderlo in qualche modo, ma mi fermai quando sentii il rumore di un fucile che veniva caricato.
Alzai gli occhi e vidi che Claudia mi stava puntando addosso il fucile che avevamo trovato nell'auto elfica e oculatamente conservato. Dalla sua espressione non traspariva alcuna pietà, era decisamente pronta a spararmi.
“Tesoro, da questa distanza non avrai il tempo di deviare il colpo” mi disse.
Lasciai cadere la pietra focaia in terra, sconfitto.
“Rhi” cominciai “lo sai che un colpo di quell'affare attirerà molta più attenzione del mio fuoco?” le risposi.
Sentivo l'adrenalina ricominciare a pompare nelle vene, mentre fissavo gli occhi inflessibili dell'elfa di fronte a me. Claudia rimase a guardarmi per un attimo eterno, per poi abbassare l'arma.
“Niente fuochi. Niente spari. Per favore Rain”. Mi alzai, facendo un passo verso di lei.
“Perdonami. Ho semplicemente i nervi a fior di pelle, come te. Vediamo di sopravvivere l'uno con l'altra, almeno finché non arriviamo in un luogo meno selvaggio” dissi, ritrovando la vena di ragionevolezza che mi aveva tenuto vivo in compagnia di Claudia. L'elfa annuì, poggiandosi il fucile sulla spalla. Raccolsi le nostre cose e le accennai un sorriso.
“Dovremmo avere ancora un paio d'ore di luce. Ci rimettiamo in marcia?”.
Claudia s'addolcì.
“È una buona idea” rispose “Seguimi”.
Continuammo verso Sud, nel silenzio del bosco che ci circondava.
“Lo sai” dissi un paio d'ore dopo “che sarei comunque riuscito a deviare il colpo?”.
La mia compagna di viaggio rise. Non la sua solita risata sardonica, ma la stessa risata allegra che aveva in compagnia di Zaal.
“Lo sai che non ti avrei sparato?” mi disse. Risi anch'io.
A notte inoltrata decidemmo di nasconderci in un fosso per dormire qualche ora. Mi stesi tra i sassi e l'erba, osservando l'elfa guardarsi attorno per assicurarsi che fossimo ben riparati. La voglia di farmi stava risalendo pesantemente, ma l'immagine di Claudia che mi puntava addosso l'arma bastava a sedarla il minimo necessario.
Senza dire una parola l'elfa si avvicinò e si stese affianco a me, stringendomi.
“Claudia?” le domandai, sorpreso.
“Sono notti che ti sento tremare. Magari un po' di calore può farti bene” mi rispose, senza alzare la testa.
Qualcosa non quadrava, ma non avevo assolutamente voglia di pensarci. Strinsi l'elfa a mia volta, respirando di nuovo l'odore dei suoi capelli.
“Grazie Rhi”. Forse la decisione di fidarmi di lei non era del tutto sbagliata.

Nel pomeriggio successivo raggiungemmo finalmente la Statale 11 dove chiamai Fernando, il luogotenente della zona di Rohan, che mandò una macchina a prenderci. Mezz'ora dopo un'auto si fermò davanti a noi e ne scese un ragazzo biondo sulla ventina.
“Piacere boss, io sono Thoralf” disse, stringendomi la mano.
Thoralf ci portò a Gillan, una cittadina di Rohan a circa trenta chilometri dal punto in cui ci trovavamo, dove viveva con sua nonna ed uno sparuto gruppetto di maghi.
Ci accolse nel casolare circondato da vigneti e ci fece sedere in cucina, offrendoci un caffè è qualcosa da mangiare. Mai come in quel momento mi trovai a voler baciare un uomo per della semplice ospitalità.
“Dunque qual è il tuo Elemento?” gli domandò Claudia, dopo aver trangugiato due fette di torta di mele.
“Io sono un mago di Terra, mentre mia nonna è maga d'Acqua” rispose lui, sorseggiando il suo caffè.
“Tu invece?” le chiese poi, con un sorriso da seduttore. Non sapevo se essere divertito, preoccupato o, perché no?, geloso di questo ragazzo che ci provava con Claudia. Lei dal canto suo sembrava divertita, ma alla domanda del mago mi lanciò uno sguardo fugace. Colsi lo sguardo e mi rivolsi a Thoralf:
“La ragazza non è una maga, ma è affidabile. La natura della sua presenza è ancora un'informazione riservata, ma sa già abbastanza di noi, come hai potuto intuire” gli dissi, evitando così un dilungarsi sulla natura degli otto Elementi e il legame con i Valar. Purtroppo per me Claudia sembrò leggermi nel pensiero e prese di nuovo la parola:
“In verità sono un po' arrugginita sulle varie complicazioni e i vostri poteri, ti sarei grata se potessi raccontarmi qualcosa di più” gli disse, sbattendo le ciglia.
Il ragazzo, che si era alzato per sparecchiare la tavola, mi guardò ed io gli feci un cenno d'assenso con il capo, nascondendo l'espressione rassegnata al dover sentire Claudia che flirtava facendosi raccontare lezioni di storia.
“Fammi finire di sparecchiare e ti dirò con piacere quello che vuoi sapere” le disse, avviandosi poi verso il lavandino. Mossi lo sguardo verso Claudia che colse l'occasione per farmi una linguaccia. Mi accesi un'altra sigaretta, esasperato, mentre l'elfa mi sorrideva divertita.
“Come forse già sai” cominciò il ragazzo, dopo essersi nuovamente seduto “ci sono otto diversi Elementi, ognuno collegato a uno degli otto Aratar. Io sono un mago di Terra e i miei poteri derivano da Aulë, il fabbro dei Valar. Questo mi permette di avere una spiccata manualità e capacità meccanica, oltre ad avere un limitato controllo sulla terra in sé. Non sono capace di creare terremoti, ma con il dovuto allenamento è uno dei poteri che posso ottenere”. Claudia gli sorrise, invitandolo ad andare avanti. Stiamo facendo la ventenne dolce e sprovveduta o sembra a me?
“Il qui presente Rain è un mago di Aria, invece. I maghi di Aria sono fedeli a Manwë, il signore dei venti, e quindi i loro poteri sono legati alla manipolazione dell'aria e delle correnti, ma sono certo che lui potrà spiegarti meglio di me in cosa consistono”.
“La fanciulla mi ha visto all'opera, non penso servano spieagazioni” interloquii. Claudia annuì.
“I maghi di Forza, invece?” domandò poi, lanciandomi un altro sguardo. Vuoi ricordarmi che ti sei portata a letto Blaine, prima di render la mia vita un casino?
“Loro hanno il dono di una forza sovrumana, per l'appunto, e la traggono da Oromë il cacciatore. È uno dei due Elementi limitato a un genere, infatti si riscontra solo negli uomini. L'altro, esclusivamente femmineo, è l'Elemento della Vita, che deriva da Yavanna. Le maghe di Vita hanno poteri che spaziano dalla guarigione al controllo di tutti gli esseri viventi. La difficoltà aumenta più l'essere è complesso, quindi molte si limitano alle piante”.
“Ma dunque” chiese l'elfa, continuando a fingere la sua ignoranza “esiste anche un Elemento legato alla Morte?”. Devo ammettere che come attrice te la cavi superbamente.
“Sì, certamente. I loro poteri si manifestano per lo più sotto forma di preveggenza, ma esistono incantesimi capaci di uccidere con un solo tocco, seppur molto difficili da apprendere. Ovviamente sono fedeli a Mandos, il custode delle anime”.
In quel momento ci raggiunse in cucina la nonna di Thoralf, una vecchina arzilla sui novant'anni dal viso abbronzato coperto di rughe e i capelli color del lino che rispondeva al nome di Ingrid. “Va tutto bene ragazzi? Thoralf, offri un bicchiere di vino ai nostri ospiti, che ne avranno voglia dopo aver viaggiato così a lungo”.
Il ragazzo si scusò e si diresse verso la cantina, mentre la signora si sedeva al tavolo con noi dopo aver preso quattro bicchieri.
“Suo nipote mi stava spiegando la natura dei vostri poteri. Lei è una maga d'Acqua, giusto?” domandò Claudia, determinata a continuare quell'esasperante lezione e a mantenere la facciata di ventenne ingenua. La maga le sorrise.
“Sì, il mio Elemento è l'Acqua, e ciò mi permette di controllarla in tutte le sue forme. Il tutto è molto utile, assieme ai poteri di mio nipote, per far crescere le viti. Decisamente una benedizione da parte di Ulmo” rispose. Notai Claudia fremere per un impercettibile momento alla menzione del Vala, ma riprese subito la sua interpretazione non appena Thoralf tornò in cucina con una bottiglia di vino bianco. Il ragazzo servì il vino e riprese posto di fronte a noi. “Ho sentito che mia nonna ti ha già spiegato del suo Elemento, quindi ce ne mancano due. Vedrò di esser breve, perché vedo che il nostro leader comincia a stufarsi” disse, alzando il calice verso di me. Gli sorrisi, alzando il mio e brindando.
“La nostra amica ha il diritto di togliersi queste curiosità, mi domandò però perché non abbia chiesto a me di darle spiegazioni” risposi, guardando Claudia. Lei mantenne la sua espressione serafica.
“Dunque, ci restano i maghi di Luce e di Dolore, che rispettivamente traggono i loro poteri da Varda e Nienna. I primi sono in grado di emettere luce e calore, oltre ad avere un minimo controllo sul fuoco, da quel che ho sentito, mentre i secondi sono caratterizzati da una grande empatia, ma inoltre sono capaci di influenzare gli stati d'animo di chi gli sta attorno. Sono forse tra i più bizzarri, i maghi di Dolore” concluse.
Claudia lo ringraziò per l'esauriente lezione, mentre Ingrid mi domandava per quanto tempo ci saremmo fermati.
“Non vogliamo essere un disturbo, signora, staremo qui per questa notte ma ho parlato con suo nipote ed è riuscito a procurarci una macchina. Domattina torneremo verso la capitale” le risposi. Seguii con lo sguardo Claudia uscire assieme a Thoralf, che l'aveva invitata a vedere le vigne circostanti. Sospirai. L'elfa millenaria e il ventenne, questa è fin troppo tragicomica.
Ingrid mi versò un altro bicchiere di vino, notando la mia espressione, per poi sorridermi nuovamente.
“La tua amica ha fatto colpo sul ragazzo” asserì.
Le accennai un sorriso, sorseggiando il bianco nel calice.
“C'era da aspettarselo, da quella lì. I ragazzi di oggi saranno pure per la metà degli asini ignoranti, ma io sono stata a Kalo prima della rovina, ho visto le statue. Da quando la Spada Graffiante dei Noldor è ben vista dai maghi, Greywings?” mi chiese, mandandomi di traverso il vino.
Joder.
“Forse sto compiendo un grave errore, ma ho deciso di fidarmi di lei” le risposi, dopo essermi ripreso dai colpi di tosse. Mi accesi l'ennesima sigaretta, per poi continuare:
“C'è la possibilità che ci si mobiliti presto, i tempi stanno diventando maturi. Non abbiamo ancora diffuso l'informazione per ovvi motivi, ma spero che presto potremmo dirvi di più”.
“Avevo cominciato a sospettare qualcosa quando Fernando ci ha telefonato, questo pomeriggio, ma mai mi sarei aspettata un'elfa in casa mia. Men che meno quell'elfa. I pregiudizi sono duri a morire ma se ti fidi di lei ci devono essere dei buoni motivi. Buona fortuna Rain” mi disse, alzandosi dal tavolo e avviandosi a sua volta verso le vigne, forse per assicurarsi che suo nipote non cadesse sotto l'incantesimo di una donna più vecchia di lei.
Buona fortuna, sì. Ne avremo decisamente bisogno.

La macchina che Thoralf ci aveva procurato non era nulla di tale, ma affidabile e soprattutto dotata di tre importantissime cose come un volante, una radio e un accendisigari. In più, tramite un suo amico, ero riuscito a procurarmi finalmente un po' di coca, riuscendo a calmare l'astinenza. Eravamo partiti subito dopo pranzo -Ingrid aveva insistito che rimanessimo a mangiare- e il viaggio era stato scorrevole. Claudia canticchiava una vecchia canzone sulla guerra nell'Harondor di una cinquantina d'anni fa, affondata nel suo sedile mentre io tenevo gli occhi fissi sulla strada. Eravamo anche riusciti a scherzare alle spese del povero Thoralf che Claudia aveva lasciato, dopo la sua recita da seduttrice, senza concludere nulla.
Arrivammo a Minas sul far della sera e ci dirigemmo stanchi verso l'Empire. Era ora di dare agli altri il resoconto della nostra gita fuori porta.
“Ciao ragazzi!” ci accolse una voce famigliare. Mi voltai e vidi Blaine venirci incontro, con un sorriso che andava da un orecchio all'altro. Felice di rivedere la tua elfa, eh?
Hola Blaine! Quando siete saliti?” gli dissi quando ebbe finito di baciare il collo di Claudia. Se li vedessi ora, Ingrid, capiresti perché Langrhibel dei Porti è ben accetta tra i maghi.
“Io son arrivato ieri, Dan e Romeo dovrebbero esser partiti adesso da Umbar, arriveranno stasera. E non ti preoccupare, ti ho portato anche Pan” mi disse.
Queste erano delle ottime notizie. Mi erano mancati Blaine, Romeo e soprattutto Daniel. Gli sorrisi e lo ringraziai, avviandomi verso il salottino. Mi era mancata anche quella gatta, aveva un potere rilassante non da poco e mi avrebbe fatto tanto bene sentirla far le fusa. L'avevo pescata qualche anno prima che girava nel vicolo dietro l'Empire, una gattina nera dai grandi occhi color dell'agata che ti sapevano leggere dentro, e subito adottata.
“Aspetta Rain” mi chiamò il bassista “C'è anche Lucy”.
Cazzo.
“Non c'è stato verso, come ha saputo che saremmo saliti a Minas anche noi ha insistito per venire” fece Blaine, con un sorriso amaro.
Questo avrebbe complicato molto di più le cose, soprattutto per la sua gelosia, decisamente fondata, nei confronti di Rhi, oltre al fatto che non aveva la più pallida idea che il suo ragazzo e tutto il personale dell'Empire fossero maghi.
Bestemmiando mi diressi verso il salottino, trovando sia Pan che Lucy, entrambe pronte a montarmi in braccio. Dico io, neanche la mia gatta la sopporta, che cazzo sto facendo?
Tu la sopporti, Rain. Non ne eri innamorato?
Innamorato è una parola grossa mi risposi. Forse prima c'era stato qualcosa di più di una semplice attrazione fisica, ma ormai temevo di stare assieme a lei pur di non star da solo. Cazzo, avevo anche considerato l'idea di sposarla, prima di quel concerto.
Ma continuerebbe ad esserci quel piccolo problema, sai? Hai presente, il fatto che lei sia un'umana che crede alla propaganda del Regime e che tu e i tuoi amici siate un gruppo di mostri disumani?
Le parlerei. Mi conosce, ci conosce, dovrebbe capire che non siamo ciò che la propaganda di Nuova Gondor dice.
Lanciai un'occhiata dispiaciuta a Pan quando Lucy si appropriò delle mie gambe per sedercisi sopra. Piccola, in questo momento vorrei solo te e un po' di blues, non una ragazza a cui devo mentire e una riunione che non si può fare.
Filo, Georgia, Blaine e un paio d'altri ci avevano raggiunti, intanto, e si stava chiacchierando del più e del meno nell'attesa che Lucy la smettesse di guardare male Claudia stringendosi a me per cominciare la riunione.
“Dunque come vi siete trovati in studio di registrazione?” stava domandando Blaine a Claudia, ritirando fuori la stronzata che avevamo detto a Lucy perché stesse buona.
“Non c'è male, anche se temo che alcuni pezzi abbiano ancora bisogno di qualche arrangiamento, o di essere risistemati. Il sound è ottimo, anche se talvolta troppo aggressivo. Non ci siamo invece per i quelli più antichi” rispose lei, scoccando un'occhiata a Felipe dietro di lei. Filo annuì, cogliendo il disastro diplomatico che era stata la nostra visita a Lasgalen e smise di fremere per mancanza d'informazioni.
“Rain, vieni a ballare?” mi domandò Lucy, con voce lamentosa. Era ovvio che si stava scocciando e noi stavamo facendo di tutto perché ci lasciasse una mezz'ora di pace. Joder, non si può andare avanti così. Georgia notò la mia espressione e decise di venirmi incontro.
“Lucy tesoro, andiamo a farci un drink, che qua il gran musicista deve continuare a parlare” disse, assumendo un'espressione annoiata. Lucy si alzò, lasciando finalmente il posto a Pan, e si avviò assieme a Georgia. Lanciai un'occhiata di ringraziamento a quest'ultima, che ricambio con uno sguardo truce. Potevo sentirla pensare Questa ti costerà parecchio mentre usciva dal salottino.
“Finalmente!” esclamò Blaine, non appena il rumore dei passi delle due fu inghiottito dal suono della musica. Alzai le mani, come per scusarmi e cominciai a raccontare i dettagli della nostra trasferta a Lasgalen.

“Rain” fece Felipe, quando ebbi finito “Giuro che la prossima volta che mi porti un elfo ti avveleno il pasto”.
“Molto gentile Filo”. Ascoltai tranquillamente mentre Marco e Blaine continuavano a parlar male di Lasgalen e di Legolas in particolare, senza nascondere la mia soddisfazione. Non ero l'unico, dunque, ad aver una pessima opinione su quel branco d'infami.
“Dunque ora che si fa, boss?” mi chiese Blaine, stringendo Claudia a sé. Sospirai, invidiandoli un po' e ricordandomi improvvisamente che la mia compagna di viaggio restava comunque la compagna di letto di Blaine. Beh, c'è sempre Lucy che ti aspetta in pista fece una vocina dentro di me, probabilmente localizzata all'altezza del cavallo dei pantaloni. Già, Lucy. Chissà che non fosse stato un errore, ma un segno, il farla venire nella Capitale.
“Direi che adesso la cosa migliore da fare è starsene zitti e buoni per un po'. Continuiamo con le operazioni di spionaggio, vediamo di sistemare i conti e guadagnare qualche soldo, insomma, zitti e buoni come al solito. Filo, domani voglio un resoconto con i rapporti sul Minhiriath, per il resto non c'è altro da dire. Torniamo alle nostre noiose vite, gente, se qualche elfo intende farsi vivo starà a lui trovarci” feci io, sciogliendo la riunione. Osservai i ragazzi salutarmi e uscire dalla stanza, Filo diretto verso il suo studio, Marco in pista a cercare Georgia e Claudia e Blaine dritti verso le camere da letto.
E ora Rain, siamo solo tu ed io.

Partiamo dalle cose semplici: cosa vuoi, Rain?
Chiamale semplici. Que coño puedo querer?
Dovresti saperlo, perché se non lo sai tu non può dirtelo nessuno.
Cosa posso volere, secondo te?! Una fottuta risoluzione pacifica per il mio popolo, un fottuto mondo dove non dobbiamo nasconderci!
E togliti la maschera del capo, gilipollas! Credi ti serva, qui?
Insultato dal mio stesso subconscio, joder.
Allora?
Non lo so, cazzo. Dan, dove sei quando serve?
Per certe cose tuo fratello non può aiutarti. Devi saperlo da solo.
Cosa voglio?
Non dev'essere così difficile. Cerca dentro di te. Cosa vuoi, Zèfiro?
Non chiamarmi così!
Cosa vuoi, Zèfiro?
Qualcosa si mosse dentro di me. Una folata di vento partì dalle mie dita, ribaltando una sedia dall'altra parte della stanza.
Cosa voglio?
Non combatterti, Zèf.
L'adrenalina aveva ripreso a fluire, assieme alla magia.
Avevo di nuovo diciassette anni, Georgia era avvolta in un cappotto troppo grande per i suoi dodici anni.
Stavo stringendo la mano ad un uomo untuoso, nell'ufficio di un casinò.
Ero di nuovo sul palco, nell'Arena di Umbar, nel salotto due giorni dopo con Claudia che impallidiva, a pranzo con Lucy, con il volto tra le gambe di Rhi, a Lasgalen con Legolas schiacciato contro il muro, con un fucile puntato in faccia e un'elfa adirata che lo imbracciava.
Ero in una casa sconosciuta, dalle assi di legno consumate, mentre suonavo un giro conosciuto sull'acustica. Una ragazza dai capelli neri cullava tra le braccia un neonato dagli occhi azzurri.
La visione svanì, ma tutto era più chiaro.
Una moglie. Un figlio. Una famiglia. E una pace che non avevo mai conosciuto.
Non sei un granello di sabbia, Zèfiro. Prendi in mano il tuo destino.
Ho bisogno di farmi, cazzo.
No, Eru maledetto, non nasconderti dietro un muro di polvere.
Fanculo.
Mi alzai dalla sedia ed uscii dal salottino.
Da una parte la coca, il continuare a nascondersi, a cercare lucidità in sostanze chimiche, a trascinarmi avanti in questo casino. Dall'altra la donna con cui costruire il mio destino.
Presi un respiro e m'incamminai verso la pista da ballo dell'Empire.

Trovai Lucy facilmente, in mezzo alla ressa di gente.
“Amore! Finalmente sei arrivato!” mi disse, sorridendomi.
La ragazza prese a strusciarsi contro di me a ritmo della canzone, incitandomi a ballare con lei.
Non distrarti, Rain, è necessario che tu le parli ora.
“E se andassimo in un luogo più appartato?” le domandai, abbozzando un sorriso. Lucy s'illuminò e mi lanciò un'occhiata maliziosa, prendendomi per mano. Tornammo nel corridoio, dove lei non perse tempo e si avvinghiò a me, baciandomi. Riuscii a trascinarla in camera, dove mi sfiorò di nuovo l'idea di farmi. C'era un sacchettino di polvere bianca che mi chiamava, dal cassetto del comodino.
No, cazzo, devo esser lucido.
Appunto, la coca ti rende lucido.
No, mi rende iperattivo, è diverso.
Iperattivo lo sei di tuo, la coca fa ordine nei tuoi pensieri.
Sì, ma a un prezzo troppo alto. Ho bisogno che mi prenda sul serio e non lo farà mai se prima mi faccio.
Almeno scopatela prima di parlarci, che hai bisogno anche di quello.
Lo sai bene che al momento non mi tira.
Joder.
Feci sedere Lucy sul matrimoniale al centro della stanza e mi accomodai sulla poltrona vicino al letto. Lei mi guardò, non capendo.
“Qualcosa non va?” mi chiese.
Sì, il fatto che ho preso questa decisione senza consultare nessuno. Mi sarebbe andata bene persino Claudia. Lei avrebbe fatto una battuta sul mio pensare con il cazzo e mi avrebbe detto che son un coglione. Blaine e Rom si sarebbero incazzati, probabilmente. Filo avrebbe cominciato a imprecare. E Dan... Daniel arriva presto. Potrei scoparmela adesso e parlarci dopo, dopo averne discusso con Daniel.
Non ritroverei questa determinazione, però. Presi coraggio e cominciai a parlare.
“C'è qualcosa che devo dirti”, cominciai. Lucy spalancò gli occhi.
“Te la sei scopata, vero? Ti sei portato a letto quella zoccola!” fece. La interruppi con un gesto della mano.
“No, niente di simile. Non l'ho mai sfiorata” mentii. Era su una poltrona uguale a questa, ora che ci penso. Scacciai il ricordo del suo profumo, concentrandomi sulla donna di fronte a me.
“Mi vuoi lasciare?” domandò lei.
“No, Lucy, no! Voglio continuare a costruire la mia vita con te, e per questo voglio essere del tutto onesto. Ci sono cose che non ho mai potuto dirti” risposi.
“Cosa c'è, Rain?”. Cominciava a preoccuparsi.
Sospirai e glielo dissi.
“Lucy, sono un mago”. Complimenti Rain, altra battuta da film di serie B. ti ricordi di Chi ti manda?
La ragazza scoppiò a ridere.
Joder.
Mantenni il mio cipiglio serio e attesi che Lucy si calmasse.
“Seriamente Rain?” mi fece, sorridendo. Stava per ricominciare a ridere. Annuii.
“Dai, mi stai prendendo in giro. Non puoi esser un mago, quelli non sono neanche umani” disse.
Sospirai di nuovo e allungai la destra. Un debole flusso di vento la investì, scompigliandole i capelli e muovendo il copriletto.
Vidi l'espressione della ragazza mutare in un istante: se prima era divertita adesso era a dir poco inorridita.
“Ma... tu...” cominciò, cercando non so quali parole.
“Sono un mago d'Aria, leader degli Elementali Haradrim, come mio padre prima di me” le dissi. Lucy era ammutolita e continuava a fissarmi con gli occhi pieni di paura.
Feci per avvicinarmi ma la ragazza arretrò verso il bordo del letto, allontanandosi da me.
Dunque è così che deve andare.
“Lucy? Lucy, sono sempre io. Il fatto che sia un mago non... non cambia nulla. Mi conosci, sai che non ti farei del male” dissi. La vidi scendere dal matrimoniale e arretrare fino al muro. Continuava a guardarmi come se fossi chissà quale mostro mitologico.
“Lucy per favore... per favore cerca di capire. Lo sai che non sono diverso da te”.
“Lasciami!” gridò. Le stavano spuntando le lacrime da quanto era terrorizzata. Abbassai lo sguardo a terra e alzai le mani.
“Volevo... volevo solo essere del tutto onesto. Volevo smettere di mentirti” dissi. Mi voltai ed uscii dalla stanza.

Avevo vagato per l'Empire non so per quanto, cercando di riordinare i miei pensieri. Un bicchiere di qualcosa di fortemente alcolico al bar e la speranza di non incrociare nessuno.
Ben messi Rain. Bel lavoro.
Mi trovavo nel vicolo dietro l'Empire, appoggiato al muro. Il bicchiere di carta vuoto ancora in mano e una gran voglia di distruggere tutto.
Che senso aveva? Una vita dedicata al mio popolo e non posso neanche pensare di avere una famiglia. Tentativi su tentativi di finanziarci, di andare avanti. Accordi pessimi, accordi che non vanno in porto, fottutissimi elfi che mi sparano contro. Dev'essere questa la mia vita? Sarebbe molto più facile scatenare un tornado adesso, qui, e radere al suolo Minas Tirith. Tanti saluti a tutti.
Una voce mi riscosse dai miei pensieri.
“Ehi biondo... non hai l'aria di chi si è fatto una scopata”.
Ciao Rhi. Proprio te servivi adesso, giusto in tempo per vedermi in questo stato. Dico ma non sei indolenzita dopo le ore che hai passato con Blaine? No? Devi proprio venire a rompere i coglioni a me.
“Infatti” le risposi.
Restammo in silenzio per un momento finché l'elfa non mi prese per il braccio, portandomi verso il muretto di fronte le porte. Mi ci sedetti sopra, accendendomi una sigaretta. Soffiai fuori una voluta di fumo e mi soffermai a fissarla. Senza spostare gli occhi parlai.
“Gliel'ho detto”.
“Detto... ah. E come l'ha presa?”.
“Come vuoi che l'abbia presa?” risposi. Stavo cominciando a sprofondare nell'apatia. Claudia sbuffò e fece per tornare dentro.
“Aspetta... l'ha presa male. Molto male, è sconvolta... anzi, è inorridita” le dissi. Sospirai, aspettando la sua risposta.
“Non credo sia stata una buona idea. Dopotutto è un'umana”.
“Lo so, cazzo. Ma non potevo andare avanti così, non potevo continuare a mentirle! Cazzo!”.
Claudia si appoggiò al mio fianco e mi rubò la sigaretta dalle labbra.
“Ne sei innamorato?” mi domandò. Ottima domanda, non credi?
Mi voltai a guardarla e ridacchiai, senza alcuna allegria.
“Innamorato? Tsk. Non so neanche che significhi” le risposi, riprendendomi la sigaretta. L'elfa mi fissò, aspettandosi ulteriori spiegazioni.
“Non posso permettermi di innamorarmi. Non con il lavoro che faccio, è... è troppo. L'amore ti prende, ti distrae, ti toglie la lucidità necessaria per tenere sulle spalle la responsabilità di un popolo e di un movimento clandestino” presi un altro tiro dalla sigaretta, che ormai si stava fumando da sola, per poi continuare.
“Non guardarmi così. Vorrei potermi innamorare liberamente, non è un sentimento negativo. Ma il fatto che ti prenda e ti trascini in un vortice d'irrazionalità... beh, è troppo. Troppo perché possa essere innamorato e continuare a garantire la sicurezza del mio popolo”.
“Le droghe hanno un effetto molto simile, Rain” mi rispose lei, caustica.
Repressi un moto di rabbia al sentirmi tale rimprovero.
“Le droghe di cui faccio uso mi aiutano. Riescono a darmi una lucidità che da solo non avrei, mi aiutano ad avere la forza per fare il capo. Da solo non ce la farei e la coca non mi porta distrazioni. L'amore invece... l'amore ti prende ventiquattro ore su ventiquattro, ogni minuto, ogni secondo, ed è difficile avere l'equilibrio necessario. Non reggerei le due cose assieme”.
Claudia mi regalò un mezzo sorriso, sedendosi al mio fianco.
“Non hai tutti i torti. Sei mai stato innamorato?”. Le sorrisi a mia volta.
“Penso di sì, una volta”.
“Chi?” chiese. Indicai con un gesto l'Empire.
“Giò. Era cinque anni fa, sei, quasi. Siamo stati assieme un anno o poco meno” le risposi.
“E...?”. Valar quanto sei curiosa oggi. Ci mancava l'elfa pettegola a coronare la giornata.
“Ed è finita. Io ero sempre che facevo avanti e indietro, su e giù per la Federazione e l'Haradwaith, tra Squall e Ribellione, lei era troppo giovane per seguirmi. Ad un certo punto ci siamo resi conto che non c'era più, che non aveva senso continuare a farla soffrire. La amo ancora, sì, ma è come mia sorella. Siamo cresciuti insieme, lei, Dan ed io. Tra l'altro, avresti dovuto vedere Dan, quando gli dissi che stavamo assieme” sorrisi sinceramente per la prima volta quella sera, indicando il fondo del vicolo.
“Eravamo proprio là. Ha dato di matto, seriamente, e ha cominciato a pestarmi” dissi. Claudia annuì, guardando il punto che le avevo indicato.
“E ora... sei felice?”domandò poi.
“Con Lucy, intendi? Vorrei esserlo. Vorrei poter avere qualcuno al mio fianco a cui non debbo mentire. Non sono felice, ma quel che mi dava mi bastava. Mi accontento e volevo poterle dare di più. Per questo ho voluto essere onesto con lei”. Mossi lo sguardo sul pavimento, notando un buco sul lato della mia scarpa.
“A quanto pare non mi è concesso neanche questo. Mi bastava così poco ed ero stufo di doverle mentire. Speravo che conoscendomi abbastanza potesse andare oltre il pregiudizio razziale e semplicemente accettarmi”.
Claudia mi mise una mano sulla spalla, un piccolo gesto di conforto.
“Sai... non siamo poi così diversi, tu ed io” asserì. Alzai la testa, prendendo un respiro.
“E tu? Ti sei mai innamorata?” le domandai, forse cogliendola alla sprovvista.
L'elfa fece un cenno affermativo con la testa, guardandomi negli occhi, per poi parlare dopo una lunga pausa.
“Sì. Solo una volta. Solo Zèfiro ha avuto il mio amore” disse. Arcuai un sopracciglio. Insomma non te lo sei solo scopato.
“Quello Zèfiro?” le domandai, continuando a fissarla negli occhi. Non li mosse.
“Sì, Rain, il tuo antenato. Ed è finita che mi ha scaricata, non c'è altro da dire” rispose. Era la prima volta che la vedevo a disagio e più mi fissava, più sembrava aumentare questo suo sentimento. Decisi di non insistere.
“Rain! Fortuna che ti ho trovato! Siamo nei casini!”.
Ci voltammo all'unisono, vedendo Marco che gesticolava dalla porta. Mi alzai e gli andai incontro.
“Che cosa succede?”.
“Vieni, presto. Le milizie, hanno beccato Dan e Romeo al confine”.
Da quel momento la notte divenne una fottuta tempesta.

Georgia e Blaine erano in un angolo, lei seduta su una sedia, lui continuava a passeggiare avanti e indietro nel poco spazio della saletta adibita alle comunicazioni. Rick stava battendo i tasti del computer il più velocemente possibile, cercando d'intercettare la frequenza radio delle milizie, mentre Filo bestemmiava contro il telefono e Marco prendeva a calci un altro computer alle nostre spalle.
“Non rispondono, vacca Varda, non rispondono!”.
Porca puttana.
Con la coda dell'occhio vidi Lucy entrare, doveva averci visto nel corridoio. La sua presenza fece bloccare Blaine.
“Che cazzo ci fa lei qui?!” sbottò.
“Lei sa tutto, Blaine, le ho parlato prima” gli dissi, lanciandogli un'occhiata veloce per poi rivolgere di nuovo la mia attenzione sullo schermo del computer di Rick.
“Cosa?!” fece. Vidi Claudia avvicinarsi a lui, solo per essere spinta di lato.
“Non è il momento, Blaine, abbiamo problemi più urgenti” feci, zittendolo con un'altra occhiata gelida.
“Rick, parlami, cosa è successo”.
“Non lo so Boss” rispose il cantante, continuando a smanettare sul computer “A quanto pare è arrivata una soffiata, un quarto d'ora fa, che avvertiva le milizie dell'arrivo di due maghi. Sto cercando di rintracciarne l'origine, ma per ora non trovo nulla”.
“Ce li ho!” gridò Filo, premendo il tasto del vivavoce sul telefono.
Filo!”.
“Dan! Romeo! Che succede?!”.
Ci stanno dando addosso!” fece Daniel, dall'altro capo della linea.
“Dan, fate tutto il casino possibile, usate la magia ma porca puttana vedete di fuggire!” gli dissi.
Ricevuto Rain! Romeo, lo hai sentito!”.
Sterza! Ho sentito, sì, ma cosa cazzo faccio?! Siamo nel deserto, porca puttana, non c'è acqua!”.
Cazzo ci stanno affiancando”.
Sentimmo il rumore di spari, vetri che s'infrangevano, un grido, il rumore di un colpo.
“Daniel! Cazzo, Dan, rispondimi!”.
Nessuna risposta.
Georgia era al mio fianco, in lacrime. Anche lei stava urlando al fratello di risponderle.
Ancora silenzio.
“Romeo! Cazzo rispondete, Dan! Daniel, porca puttana, Dan!”.
Niente.
“Cazzo!” sbraitai, battendo il palmo sul tavolo.
Rain” la voce di Romeo, debole come non mai.
Rain, Dan è andato... io sono ferito”.
Mi accasciai sul pavimento, Georgia accanto a me. Il silenzio era pesante, nella saletta, mentre dal telefono si sentivano ancora rumori di passi, inframmezzati da disturbi statici. Sentimmo delle voci estranee.
Quello è morto. Sedate questo”. Filo si avvicinò al telefono e chiuse la comunicazione.
Restò solo il silenzio.
Vidi qualcosa muoversi alle mie spalle. Mi voltai giusto in tempo per vedere Claudia afferrare Lucy per i capelli e sbatterla al suolo.
“Troia!” le gridò, piantandole lo stivale sulla gola e impedendole di alzarsi. Gli altri maghi la guardavano, senza capire. L'elfa incrociò il mio sguardo per un momento. Annuii.
“Rick” fece Claudia “controlla le telefonate dell'ultima ora fatte da questo edificio. Parti dalla camera di Rain”. Rick mi guardò, sperando che l'elfa stesse scherzando.
“Fallo” ordinai, alzandomi in piedi.
Il ragazzo trovò brevemente la schermata che cercava.
“Una telefonata al numero d'emergenza delle forze di sicurezza, mezz'ora fa. Mittente schermato, abbiamo tempo fino a domani per evacuare, dopodiché saranno in grado di risalire a qui. Viene... viene dalla tua camera, Rain” rispose.
Filo uscì dalla stanza, probabilmente per dare disposizioni al resto dello staff. Lucy ancora si lamentava, ormai cianotica, sotto lo stivale di Claudia. Blaine mi guardava, incredulo. Georgia, ancora accasciata sul pavimento.
Ci volle un momento perché il caos scoppiasse.
Georgia si lanciò contro di me, cercando di tirarmi un cazzotto in faccia. Blaine la bloccò in tempo, salvandomi dai suoi pugni ma non dalle sue urla.
“Sei uno stronzo! Tu che ti dici il nostro capo, tu lo hai fatto ammazzare! Era mio fratello, cazzo, io ti uccido!”.
Andò avanti per qualche minuto, finché non svenne. Blaine la sorresse e la sistemò su una sedia, lasciando che Marco si prendesse cura di lei, per poi voltarsi a guardarmi di nuovo.
“Ha ragione, Rain” mi disse, guardandomi con una fredda furia che non avevo mai visto “Devi considerarti responsabile della morte di Daniel. Dovremmo rivedere la tua nomina come capo”. Non urlò. Non mise veleno in quelle parole. Semplicemente le disse, piatto.
Cominciò ad urlare solo quando Claudia gli si avvicinò, cercando di intervenire in mio favore.
Non riuscii a fare nulla. Rimasi in piedi, mentre Blaine gridava contro Claudia e poi contro di me, accusandomi di essere un tossicodipendente, di non avere mai preso del tutto la responsabilità del mio compito, di aver buttato tutto all'aria per potermi scopare Lucy quando mi pareva e piaceva. Assorbii tutto, senza ribattere.
Non avevo più le forze di fare nulla e semplicemente mi presi la rabbia dei miei amici. Marco non mi guardava, semplicemente stringeva a sé Georgia svenuta. Rick aveva bloccato l'uscita a Lucy e adesso la teneva bloccata per i polsi, impedendole di gridare con l'altra mano. Blaine continuava ad accusarmi, a cercare di farmi reagire, sbattendomi in faccia verità sempre più pesanti. Mi prese per le spalle e mi scosse, a un certo punto, ma non riuscii a reagire neanche in quel momento.
Era finita.
Tutto era crollato.
Quando Blaine smise di sbraitare per riprendere fiato alzai le palme in segno di resa e uscii dalla stanza.
Non c'era più nulla da fare. La Ribellione, gli Squall, il sogno di poter sovvertire questo regime e di poter avere di nuovo pari diritti. Nulla.
Daniel se n'era andato, e con lui una parte di tutti noi. Una gran parte di me.
Cosa importava?
E nel fondo del cuore lo sapevo anch'io, che Georgia, Blaine, e chiunque altro, avevano ragione. Ero stato io ad ucciderlo, sperando egoisticamente di poter condividere la mia vita con una donna che mi faceva stare bene. Non era la mia mano sul grilletto, o la mia voce ad aver dato l'ordine, ma ero comunque stato io.
Mi ritrovai seduto nella sala principale dell'Empire, su un divanetto posto vicino al bar. Nel buio delle luci stroboscopiche tutto sembrava muoversi a scatti. Rimasi sul divano senza riuscire a provare più nulla. Non piansi, non dissi nulla, non pensai più nulla. Esistevo e basta.

Così mi trovò Claudia. Non ho idea di quanto tempo abbia passato, accasciato su quel divano con Pan in grembo. La gatta era spuntata dal nulla qualche minuto prima e semplicemente si era arrampicata su di me, cominciando a fare le fusa. Fu lei a notare Claudia, saltò via dalle mie gambe e si avvicinò all'elfa. Vidi Claudia -Langrhibel- chinarsi e mormorare qualcosa. Pan tornò da ma e si strusciò con la testa contro il mio petto, per poi leccarmi il naso e guardarmi negli occhi. Continuava felicemente a ronfare.
Presi dolcemente la gatta e mi alzai in piedi. Rivolsi uno sguardo all'elfa e le feci cenno con il capo di seguirmi, mentre mi avviavo verso la camera.
Entrai in camera e poggiai Pan sulla poltrona, per poi sedermi sul letto. Aprii il cassetto del comodino e ci frugai dentro, fino a trovare quello che cercavo.
La boccetta di sonniferi era piena, le rare volte che venivo a Minas tentavo comunque di evitare di prenderne. Bastava la coca, non volevo mescolare le due sostanze. Notai anche la bustina di cocaina, ma non era lucidità, quello che mi serviva. Volevo solo crollare anche fisicamente.
Presi un bicchier d'acqua e aprii la boccetta, ringraziando il ritardo di Claudia nel seguirmi.
Dan, perdonami.
Estrassi una pasticca, poggiandola sul palmo dell'altra mano.
Era finita, non volevo più pensare.
Due pasticche.
Anche con due mi toccherà svegliarmi domani, ma almeno avrò la certezza di riuscire a dormire a lungo.
Sentii dei passi in corridoio, probabilmente Rhi che si avvicinava.
Dormire a lungo.
Guardai la boccetta.
Tre pasticche.
E se non volessi più svegliarmi?
Svuotai il resto del flaconcino sulla mia mano. Una ventina di pasticche bianche, piccole e nella loro quantità probabilmente letali.
I passi erano più vicini.
Fanculo.
Mi infilai la manciata di pasticche in bocca e le buttai giù con un paio di sorsi d'acqua, mentre Rhi entrava in camera.
“Vieni” le dissi, porgendole la mano. La accettò e si sedé sul letto, di fianco a me.
“Hai sonno?” le domandai.
“Abbastanza”. Le sorrisi.
“Vieni, allora, dormiamo un po'” proposi, senza lasciarle la mano.
Mi stesi sul letto e lei al mio fianco, abbracciata a me. Aveva il volto nell'incavo del mio collo e sentivo sulla pelle il suo respiro rilassato. Con la destra le accarezzavo distrattamente la nuca, il collo, il lobo dell'orecchio, mentre respiravo l'odore dei suoi capelli.
Namarië” mormorai, prendendo un ultimo respiro profondo. Il braccio e il resto del mio corpo cominciarono a farsi pesanti mentre pensavo alla poesia di morire inebriandomi del suo profumo.
Solo buio, e il suo profumo.




  
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