Pre-lettura: Da questo capitolo in poi si perdono un po' i contatti con il telefilm. Ci saranno certi momenti importanti presenti, ma non precisi minuziosamente o più che altro da un punto di vista temporale. Niente di che comunque.
La
tavolozza ha sette mutamenti
La
tavolozza ha sette mutamenti,
uno per ogni bacio che mi hai dato.
Sette baci di labbra e assoluto.
Alda Merini
Il Quarto
Il quarto fu
delicato, una
culla per l’anima.
Arthur era
tormentato da incubi, malgrado fossero
passate settimane da quella notte.
Vedeva
nitido il viso di Merlin nella sua mente: la pelle grigia, la mascella
tesa, la
vena verde brillante sulle tempie; e gli occhi, come nebbia, spalancati
e fissi
nel vuoto mentre lasciavano fiumi di lacrime.
Eppure
Merlin ora stava meglio, era riuscito a
scampare alla morte, e la loro vita a Camelot era tornata abituale.
O quasi…
… Perché quella faccenda nella grotta aveva lacerato l’animo di Arthur, e le parole di Merlin ancora gli rimbombavano in testa: “Dobbiamo starci lontano, io da solo non posso farcela”. Aveva preso quelle parole alla lettera. Il problema ora era che Arthur inizialmente si era ritrovato confuso per i sentimenti che provava per Merlin, ma questa distanza ostentata non aveva aiutato a farglielo allontanare dalla testa, anzi gli aveva fatto capire che ormai era una parte importante della sua vita.
Indispensabile.
Il loro rapporto non era più come prima, e i primi ad accorgersene furono gli abitanti di Camelot. Non vedevano più i due ragazzi scherzare tra di loro e rincorrersi fra le mura, né fare passeggiate o punzecchiarsi l’un l’altro. A dirla tutta Merlin cercava ogni scusa possibile pur di non passare del tempo con Arthur. Aveva aperto il suo cuore a lui, nella grotta. Aveva versato le sue lacrime, e ora si vergognava tremendamente dei propri sentimenti che non riusciva più a guardarlo negli occhi.
«Ma mi stai
ascoltando?» Ripeté il principe alzando
il tono di voce, anche se neanche
questo riuscì a destare Merlin dal lucidare il tavolo delle
sue stanze.
«Merlin!»
urlò sbattendo le mani sul tavolo su cui
stava lavorando.
E allora eccolo che sobbalzò al richiamo. «Sì, Sire?» Aveva un colorito più chiaro del solito e delle occhiaie più scavate. Non si notava parecchio, ma Arthur lo conosceva abbastanza bene da accorgersi che doveva aver passato parecchie notti insonni.
Ma continuava a non guardarlo. Merlin fissava prima il pavimento, poi il tavolo, la finestra, e la porta. Muoveva lo sguardo e non sapeva dove fermarsi.
«Devi andare a preparare i cavalli per domani, accompagnerò Sir Percival e Sir Gwaine al controllo dei confini» disse Arthur mentre cercava il suo sguardo, il busto teso in avanti verso Merlin e le mani appoggiate al tavolo. Stava cercando di iniziare una conversazione.
«Sì, Sire» rispose atono Merlin.
«E devi passare in cittadella da Arold per i miei stivali di pelle di serpente».
«Sì, Sire» stesso tono.
«E poi è meglio se vai a riposarti per oggi».
«Sì, Sire»
«…Ti vedo abbastanza stanco ultimamente»
«Sì, Sire»
Arthur gli
alzò velocemente il mento con la mano
senza pensare e «Dico sul serio, ti vedo stanco»
ripeté. Ed eccoli, finalmente,
i suoi occhi color ghiaccio. Sapeva di aver rischiato con quel
contatto, e si
era subito accorto di quanto Merlin fosse diventato teso, ma non poteva
fare
altro. «E guardami negli occhi, la prossima volta»
ma non arrivò alcuna
risposta, il «Sì, Sire» morì
nella gola di Merlin, che sussultò e inghiottì a
labbra socchiuse.
Merlin dovette allontanarsi da quel contatto e uscire dalla stanza. «Vado» disse in fretta facendo un breve inchino e dileguandosi, lasciando Arthur immobile a fissare il punto dove stava fino a qualche secondo prima.
Merlin si
chiuse la porta alle spalle, e a quel
punto il fuoco che gli bruciava nel petto si propagò in
tutto il corpo, e si
appoggiò contro un muro del corridoio, afferrandosi i
capelli con le mani e
scivolando piano lungo la parete. Le lacrime gli bagnavano il volto, ma
non
poteva rischiare di farsi vedere così. Si asciugò
il viso con il fazzoletto al
collo, e reggendosi alla parete si rialzò, ora
più distrutto di prima, con gli
occhi gonfi e arrossati. Tutti quei sentimenti, tutti quei pensieri e
desideri,
doveva tenerseli solo per sé, e doveva conviverci.
Peccato che
Arthur, col suo comportamento, non lo
aiutasse per niente.
Prese un
respiro profondo e scese le scale. Non
credeva che un sentimento così forte potesse distruggerlo così tanto.
Ora come ora
doveva solo pensare ad Albion, al
futuro che gli si sarebbe presentato davanti libero e sereno, e non a
questi
dannati pensieri che lo riportavano sempre ad Arthur.
Ma il dover
andare a preparare il Suo cavallo e
a prendere i Suoi stivali non lo
aiutavano proprio
nel suo intento.
*
Se
già la vita lì a Camelot stava distruggendo
Merlin, gli eventi che accaddero nei giorni successivi non fecero che
peggiorare la situazione. In modo drastico.
Nel giro di un ciclo lunare Arthur si era ritrovato orfano anche di padre, re di Camelot, e senza più una futura moglie. Gli era caduto il mondo addosso. Guinevere l’aveva tradito per Lancelot, era ceduta alla passione e Arthur li aveva colti sul fatto. Senza ragionare per più di un secondo l’aveva cacciata dal regno, non aveva esitato alle sue lacrime e alle sue scuse, e adesso si sentiva debole come non mai.
Aveva perso ogni certezza nel giro di così poco tempo, e Merlin aveva deciso che doveva stargli più vicino che mai, e non pensare per un attimo ai suoi problemi e concentrarsi solo su Arthur. Lo vedeva troppo distrutto per poter pensare a se stesso.
Si era
allenato tutta la sera nei giardini del
castello, e non aveva permesso a nessuno di avvicinarglisi, se non a
Merlin,
che se ne stava in un angolo a osservarlo, mentre lottava contro il
fantoccio. Affondava
colpi su colpi con la sua spada, concentrava tutta la sua forza in quei
gesti,
si stava sfogando di tutta l’ira che aveva in corpo.
Poi tutto
d’un tratto aveva buttato la spada e
l’elmo a terra, e si era girato verso Merlin, continuando a
non proferir
parola. Aveva ancora uno sguardo teso e ormai i due si capivano a
sguardi.
Merlin si avvicinò e iniziò a togliergli il resto
dell’armatura, sotto il suo sguardo ispettore. Ogni tanto si
guardavano a vicenda, ma da loro
non usciva alcuna emozione. Quando Merlin iniziò a mettere a
posto i
pezzi dell’armatura, lo vide con la coda
dell’occhio andarsene via, pensò, verso
le sue stanze.
Così
quando finì, entrò lentamente nella stanza, e lo trovò
seduto sul bordo del letto a fissare il
pavimento. Per non sembrare troppo invasivo si mise a pulire
dell’argento che
trovò sul tavolo.
L’unico
rumore che riempiva l’aria era lo sfregare
di Merlin su piatti e stoviglie antiche, Arthur aveva richiesto
espressamente
di non volere niente per cena, e adesso il buio aveva invaso le
finestre, e solo
le candele illuminavano la stanza.
Passò
altro tempo e il silenzio era ancora sovrano.
«Non
so più cosa fare» disse a un certo punto Arthur,
e Merlin non capì subito se stava effettivamente parlando
con lui o solo
riflettendo ad alta voce. Tuttavia decise che era meglio rispondere
«Dovete
farvi forza … avete solo bisogno di tempo».
Arthur sbottò: «Merlin, io non ho tempo! » E continuò tutto d’un fiato «Che cosa penserà ora il popolo di me? Sono stato preso in giro! Avevo promesso ai miei sudditi stabilità, e invece cos’hanno? Un re che non è affidabile nemmeno nella sua vita privata! » era diventato rosso in viso e fissava un punto dritto di fronte a sé, come se Merlin non fosse in stanza.
«La gente non pensa questo di voi, davvero. Sento cosa dicono i cittadini, e potete starne certo. Sono cose che capitano a tutti e loro vi comprendono, Arthur» disse Merlin con l’intento di calmarlo.
«Come
fai a essere sempre così positivo? Ti prego,
dimmelo, Merlin. Perché io proprio non ci riesco»
Adesso Arthur lo fissava
sconcertato, gli occhi celesti spalancati e la mascella più
tesa del solito.
«Io… servo a questo. È difficile, lo so, ma» Merlin sospirò, in tutti quegli anni non l’aveva mai visto così provato «non siete solo. Non lo sarete mai».
Lo vide coprirsi il viso intero con le mani, e poi borbottò: «Io non so cosa fare. Io…».
Merlin lasciò stare le stoviglie sul tavolo e si avvicinò al letto, di fronte a lui «Da quando vi conosco, Arthur, siete maturato e cresciuto, non siete più il ragazzino di un tempo. Saprete come affrontare anche questa situazione, lo so. » Nel frattempo lo vedeva contorcersi e fare smorfie. «Ci saranno tempi migliori e noi li vedremo. Ora siete un re, e dovete affrontare ogni problema a testa alta».
Un sussurro triste: «Merlin…»
Merlin mise
una mano sulla sua spalla: «Vedrete che
si risolverà tutto. Anche se lei vi ha tradito, date tempo
al tempo».
«No,
non posso perdonarla, capiscimi. Ha tradito me
e il mio popolo» spiegò Arthur, sempre con la
stessa voce strozzata.
«Dovete
ancora ragionare a mente lucida. Farete la
scelta migliore, lo so»
«Non
è facile»
«No, e non deve esserlo» ribatté all’istante Merlin. Aveva ancora la mano sulla sua spalla, e con un sorriso malinconico la stava accarezzando.
Arthur lo prese per la maglia e lo avvicinò a sé, facendogli spazio in mezzo alle gambe, per godersi meglio le sue carezze.
Passarono altri attimi di silenzio, anche se la tensione si era un po’ attutita.
«Non
so come farei se non ci fossi tu»
sussurrò Arthur preso dalle carezze di Merlin, che erano
passate al collo, alla
nuca, e ai capelli. Non ricevette risposta e così
andò avanti: «Io…
io non penso più che Gwen sia
così indispensabile nella mia vita».
La mano di Merlin si fermò e la sua risposta fu più dura del previsto: «Io invece penso che dovreste darle un’altra opportunità».
Arthur
alzò la testa per incontrare il suo sguardo «Merlin, mi stai di nuovo
allontanando da te… io ti vedo, so che
stai male, io… non pensi che forse non sarebbe
così sbagliato?
Perché continui ad evitarmi?» chiese
esasperato.
Merlin però non ce la faceva a mantenere il contatto con i suoi occhi, specie quando i suoi si stavano velando di lacrime, quindi guardò davanti a sé, oltre a Arthur. «Ve l’ho già detto, Arthur, lo faccio per il destino» e a quelle parole trite e ritrite si perse in una smorfia malinconica che non sfuggì ad Arthur.
«Il destino ci ha fatto incontrare, ricordalo» Cercava di nuovo il suo sguardo, invano.
Niente,
Merlin si era chiuso a riccio, nelle sue
false convinzioni. Anche se aveva ricominciato con le leggere carezze.
«Sarete
felice c-con lei» La sua voce però era inclinata,
non stava pensando le parole
che diceva.
«Merlin, tu» gli chiese Arthur sussurrando «… mi ami?».
Per Merlin il tempo si fermò. Arthur lo notò dai suoi occhi vitrei.
La
verità è che non sapeva neanche lui stesso se lo
amava. Provava qualcosa, era inevitabile, ed era anche qualcosa di
molto forte,
ma era davvero amore? No, non poteva… Albion, la magia,
Camelot… avrebbe buttato
tutto a rotoli per Arthur?
…
Sì.
Avrebbe dato
la sua stessa vita senza pensarci due
volte. Avrebbe voluto essere suo,
sì.
E rimase scosso dalla sua stessa risposta.
Gli uscì una voce affannata, e poco convinta: «Sh… ora riposate, ne avete bisogno» ma era proprio lui che aveva bisogno di chiarirsi le idee.
Entrambe le
mani di Merlin ora erano sulle spalle di
Arthur, e continuando a non guardarlo sentì le sue braccia
cingergli la
schiena, e avvicinarlo a sé. Aveva il suo viso contro lo
stomaco, e riusciva a
sentire il suo respiro su di sé.
Prese il viso di Arthur fra le mani, lo allontanò un po’ e si chinò su di lui per averlo di fronte a sé. Lo osservò per qualche secondo: i suoi occhi azzurri lo guardavano a palpebre socchiuse, e il suo viso ora era finalmente rilassato. Merlin posò le sue labbra sulla fronte dell’altro in un bacio casto e purissimo, scostando le ciocche bionde che lo intralciavano. Sentì le braccia attorno a sé farsi più strette. La fronte di Arthur era calda, e poteva sentire il suo respiro sul suo collo.
Con la stessa lentezza con cui si era avvicinato separò le labbra da lui con un leggero schiocco e fece per allontanarsi, ma le sue braccia lo strinsero ancora di più, e così rimase con il suo viso fra le mani, e i loro respiri l’uno sull’altro.
I loro nasi si sfioravano. Arthur notò gli occhi chiaramente lucidi di Merlin.
«Rimani
con me stanotte» gli disse.
«Arthur,
non mi sembra una buona idea…»
«Ti
prego, fallo per me»
«Beh,
ma-»
«Per
favore, Merlin»
la sua voce era diventata un sussurro.
Arthur era
troppo distrutto quella sera. Merlin non
voleva che stesse ancora peggio e, seppur con tutta la forza che poteva
imporsi, non riusciva a evitare di voler rimanere con lui. In fondo,
non
avrebbe più voluto dover indossare quella maschera.
«Va
bene» Sospirò, e si allontanò
definitivamente da
quel contatto, iniziando a girare per la stanza «Coraggio,
sdraiatevi, che
spengo le candele e arrivo».
Ognuno sul
proprio lato del letto, si ritrovarono
nel silenzio e nel buio totale.
«Grazie»
sussurrò Arthur, e anche se Merlin era
voltato di schiena percepì il suo sorriso dallo sbuffo che
fece.
Un
lampo, un tuono.
Non
riesco a girarmi, sono bloccato.
Un
corridoio. È buio, non vedo.
Un
altro lampo. Una figura lì in fondo.
È
vicina, sfocata. Corro verso di lei.
È
Guinevere.
Mi
guarda impaurita, i suoi occhi diventano bianchi, cade a terra. Non
posso aiutarla. Non posso muovermi.
Vedo
mio padre, è lontano e mi guarda. Borbotta qualcosa che non
riesco a
capire, mentre il corpo disteso davanti a me si muove e cambia forma.
Capelli
neri.
Viso
appuntito.
Orecchie
a- Merlin!
Merlin
è lì, è… Ha gli occhi
vitrei, esce del sangue a fiotti dalla
bocca, bisogna fermarlo! La pelle è grigia! Devo salvarlo!
No!
Merlin!
Merlin, rispondi! Provo a toccarlo ma non posso raggiungerlo.
D’un
tratto ecco che ricambia. Ecco che ritorna Guinevere.
Mi
sento sollevato.
Mi
sento sollevato, e ciò mi preoccupa… preoccupa il
mio subconscio.
Poi
nuovo. La sua faccia davanti a me.
Morto.
Merlin!
No!
Merlin!
Arthur si
svegliò di scatto e tirò su il busto dal
letto. Respirava a fatica, e sentiva la pelle bagnata dal sudore. Si
mise le
mani sul viso e cercò di respirare nel modo più
calmo possibile. Quando sentì
un respiro alla sua destra, e allora si voltò
improvvisamente.
Si era dimenticato che lì con lui c’era Merlin, e ora grazie a Dio lo vedeva. Aveva gli occhi aperti –anche se ancora assonnati, e lo stava fissando preoccupato.
«Ehi»
disse Merlin con una voce roca e impastata.
«Tranquillo»
gli prese il braccio e lo accarezzò, sorridendo
«era solo un incubo». Sembrava
così innocente ora, con i capelli arruffati e il collo
libero dal suo solito
fazzoletto, che Arthur non poté che ripensare
all’istante al viso del suo
incubo. «…Già» rispose Arthur
in un sussurro, pur affannando ancora, e reagì
d’istinto. Si sdraiò di nuovo e lo
attirò a sé con il braccio sinistro,
tenendolo abbracciato davanti a sé. Sentiva il suo calore
addosso, e ora si
sentiva al sicuro, potendolo
proteggere. Merlin sorrise e si rivoltò dall’altra
parte, rimanendo con la
schiena contro il petto di Arthur e il suo respiro vicino
all’orecchio. E così
anche Arthur si riaddormentò facilmente.
Il quarto fu delicato, una
culla per l’anima.
Note:
Buonaseraaaa :)
Scusate per l'attesa! Sicuramente è stata più breve della scorsa, ma guardate io proprio non so pubblicare a date prestabilite! Spero che mi perdonerete lo stesso!
Non ho molto da dirvi su questo capitolo. Ormai, per Merlin soprattutto, ogni capitolo è decisivo per le sue idee e i suoi pensieri. Ultimamente non scrivo molto sui pensieri dei personaggi, preferisco farli uscire fuori a gesti e a parole, anche se sono ancora all'inizio purtroppo... non so se questa cosa si nota o che, mi farebbe molto piacere avere un vostro parere, per sapere come viene visto da chi legge :) Che ne so, magari potrebbe sembrare un modo di scrivere troppo freddo proprio perché ancora non sono abituata, oppure potrebbe sembrare poco curato e buttato lì a spizzichi e bocconi... non so.
Comunque, volevo ringraziare tutte le lettrici che hanno recensito la storia fino a qui, che la seguono, e che l'hanno messa tra ricordate o preferite! Davvero, grazie mille!
Infine, questo capitolo lo dedico a mia cugina Ladyan, perché era troppo impaziente e spero di non averla delusa con questo capitoletto <3
Spero che abbiate letto in modo piacevole il capitolo e di avervi interessato ancora di più alla continuazione della storia :)
Se qualsiasi cosa non fosse chiara chiedete pure.
Buon proseguimento ;)
Mara