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Autore: dana_    17/09/2013    1 recensioni
Lui: 26 anni. Aspirante scenografo professionista. Costretto a lavorare in un corso di recitazione scolastico. Misterioso e riservato.
Lei: 18 anni. Sogna da sempre una carriera da attrice. Frequenta il corso di teatro del suo liceo. Dolce e romantica, preferisce rifugiarsi in un libro di poesie che in una discoteca.
Dalla storia:
-Non dovresti essere qui.
-Lo so. Ma non mi importa. Allora? Perchè stai così? Ti da così fastidio l'idea di lavorare con me?
-No.
-So capire quando una persona mente. E tu stai mentendo.
Mi guarda come se volesse leggermi dentro.
-Il fatto è che ora ho perso il ruolo. E poi mi sono iscritta qui per recitare. Non fare l'aiuto scenografo.
Con il pollice mi toglie dal viso l'ultima lacrima.
-Ti assicuro che non sarà così terribile.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 3.
 

Ennesima notte insonne.

Ennesima giornata da dimenticare.

Ennesimo pessimo risveglio.

Sono passate cosi le mie ultime quarantotto ore. Quarantotto ore che sono passate dall’ultimo strano e inaspettato incontro con Victor. Quarantotto ore passate dal suo sguardo impenetrabile, dalla sua voce inimitabile e dal suo modo di fare unico.
E finalmente queste quarantotto ore di attesa sono finite.
Quarantotto ore vissute come un ostacolo, un ostacolo da superare, un ostacolo ora superato.
Anche se ancora non riesco a capire come una persona qualunque incontrata per caso mi sia entrata cosi tanto dentro.

-Emily, mi stai ascoltando?- sobbalzo sentendo il mio nome.
-Si scusa Kat, stavo solo pensando.- cerco di chiudere cosi la discussione, prima di sistemare come posso i  capelli per l’ imbarazzo accingendomi poi ad abbassare la maniglia per la porta della sala di recitazione.
-No mia cara, ti conosco da sempre e so che c’è qualcosa che non va. - cosi dicendo mi strattona per un braccio portandomi in un angolo abbastanza isolato.
-Katherine ma che cavolo ti prende?!Dobbiamo andare in sala o faremo tardi alla lezione!-
-Innanzitutto evita di urlare prima che ci senta tutto l’istituto. Seconda cosa, mi spieghi che sta succedendo? In questi giorni sei strana. Perché se c’è qualche problema non ne parli con me? Sei la mia migliore amica o sbaglio?- il suo sguardo dolce. Non lo vedevo da tempo.
Prendo un respiro profondo cercando di tenere i nervi saldi.
-Dobbiamo andare a lezione.- e vedo gli occhi della mia amica illuminarsi.
-Ti sei presa una cotta per Victor, vero?-  Ma come...?
Spalanco gli occhi e cerco di respirare mentre sento che la saliva impedisce all’aria di passare, di conseguenza inizio a tossire ripetutamente.
-Ma che dici?! E poi tu come fai a conoscerlo?-
-Bè sai, è il protagonista dello spettacolo, mi pare ovvio che lo conosco. Quindi? Ti piace lui? Effettivamente non è male, anche se un po’ troppo magrolino.- come sempre è partita in quarta e io sollevata elimino tutta l’aria che solo ora mi sono resa conto di aver trattenuto.
-Katherine, ti sei sbagliata. Non mi interessa nessuno di quel corso, tranquilla. E poi il suo personaggio si chiama Victor, il suo nome è Edward. E per quanto il suo atteggiamento sia affascinante, non mi potrà mai piacere.-
-Potrà anche non essere lui, ma c’è sicuramente qualcosa che ti turba. –
-Sto bene, Katherine. E ora, se vuoi scusarmi, devo, anzi, dobbiamo andare in sala perché abbiamo uno spettacolo di trentadue pagine da provare.- e Victor.

Cosi dicendo mi sistemo la tracolla in spalla e mi dirigo finalmente verso la sala, prima che qualcosa, o meglio, la mano di Kat, mi blocchi di nuovo.
-Perché non parli più di ciò che ti capita con me?- perché non riesci a capire?
-Kat lasciami dai, andiamo.-
- No. –
Va bene, allora.

- Vuoi davvero sapere la verità? Bè forse perché nell’ultimo periodo  passi la tua vita alternando il letto di Matt alla sua bocca e ai suoi messaggi rivolgendomi attenzione solo durante le ore di pausa tra un’ora e l’altra e solo se lui è occupato?!
 Ogni volta che provo a chiamarti il cellulare è spento o occupato e poi non richiami. Non vieni a casa mia da settimane nonostante sai che la situazione a casa è difficile e che ho bisogno di te e solo perché sei sempre impegnata. Parliamo solo quando lui non può usare il cellulare a causa di qualche allenamento.
 Mi dispiace, ma anche volendo non ho il tempo e il modo di parlarti!- prendo un respiro profondo e poi butto fuori tutta l’aria.

Mi sorprendo di me stessa per il tono di voce che ho usato, ma è troppo tempo che dovevo parlare di questo. Noto un gruppetto di ragazzi che si è fermato a guardare la scena e noto anche l’espressione sorpresa di Kat. Dovevo dirle che mi sento trascurata soprattuto da lei.

Non riuscendo a guardarla negli occhi, entro nella sala correndo  con quasi dieci minuti di ritardo, aspettandomi una ramanzina da parte del professore e invece, non appena entro, sento che sto per cadere a causa di ciò che vedo davanti a me.

-Signorina Emily, salve. Stavo presentando alla classe i collaboratori di questo spettacolo, coloro che ci stanno dando un grande aiuto nella messa in scena di questo copione e che ci tenevo che voi ringraziaste. Dunque, vi presento il signor George Peterson, un mio amico nonché professore di letteratura di alcuni di voi che si è occupato, insieme a me, del riadattamento della storia e della stesura del copione; alla mia destra  il tecnico delle luci, il signor Paul Dowson, chiamato dalla nostra scuola appositamente per questo spettacolo e infine, ma non meno importante, il giovane quanto talentuoso tirocinante scenografo Victor Allen. – udendo quel nome tutte le ragazze presenti iniziano ad applaudire, ovviamente solo perchè il suo aspetto fisico non passa inosservato. 
E al tempo stesso io sobbalzo per poi essere costretta ad appoggiarmi al muro dietro di me, cominciando a sentirmi debole.

E’ li, al centro della sala in tutta la sua semplice ed indescrivibile bellezza, le mani tenute rilassate lungo i fianchi che tradiscono però la sua espressione seria e  gli occhi puntati su di me e i miei fissi nei suoi, ma sembra che nessuno dei presenti se ne renda conto.
-Ora, i signori Peterson e Dowson verranno talvolta  a farci visita, mentre il signor Allen lavorerà alle scenografie dietro le quinte. Il suo è un lavoro faticoso e inoltre è solo, quindi ha bisogno di tempo.-
I commenti delle ragazze non tardano ad arrivare e a me non importa. Sono troppo occupata a cercare di respirare con regolarità senza dare a vedere al resto della classe il mio stato emotivo.

Finalmente tutti tornano al proprio posto e mentre io, a sguardo basso, inizio ad avvicinarmi al centro della sala per poi salire sul palco, vedo Victor che, dopo un lasso di tempo interminabile, si dirige lentamente dietro il palcoscenico.
 
 
 
-No signorina Emily! NO! In questa scena lei ha appena scoperto che l’uomo di cui si è innamorata è in realtà innamorato di un’altra donna e l’ha usata solo per avvicinarsi di nuovo a lei. Dovrebbe essere distrutta dal dolore, o quantomeno mostrare a noi, al pubblico, quanto lei sia affranta per questo comportamento.
E’ già la tredicesima volta che proviamo questa scena, se ne rende conto? E non è la prima volta che capita che abbiamo difficoltà con scene dove è lei presente.
Io ho voluto darle fiducia, mi sembrava la più adatta a questo ruolo, sia per l’aspetto fisico sia per le sue capacità che ho notato durante gli esercizi. Ma forse ho commesso un errore.-
 
Continuo a tenere gli occhi bassi e le mani strette al copione, come se questo fosse la mia ancora di salvezza. Mi sento imbarazzata, umiliata quasi, ma forse il professore ha ragione. Sono un fallimento.
 
-Emily – dice dopo aver espirato pesantemente – vai a prendere una copia del copione dietro le quinte, ho lasciato il mio a casa. So che uno è sulle scale per salire sul palco. Prendilo e cerchiamo di lavorare come si deve. – non faccio nemmeno caso al fatto che mi abbia dato del “tu”.

Mi dirigo come un robot dove mi è stato detto. E sono cosi immersa nei pensieri che neanche mi ricordo che Victor è qui dietro, che sicuramente ha sentito tutto.

E mentre prendo il copione con una lentezza quasi inumana, solo per ritardare il mio ingresso in sala, sento una mano che si posa delicatamente sulla mia spalla.
-Lascialo stare, Emily. Vedo e sento che ami fare quello che fai. Sei un’attrice eccezionale.-
Mi sussurra tutto questo all’orecchio ed io cerco di non fare caso ai brividi sulla schiena.
Mi giro lentamente verso di lui e mi ritrovo i suoi occhi nei miei, in un modo che è tutto suo, modo che in una settimana ho imparato a riconoscere.
-Perché mi dici questo? Tu neanche mi conosci.

-No, ma vuoi sapere la verità? Grazie alle poche volte che ci siamo incontrati e alle varie volte che ti ho osservata so abbastanza per dire che tu sei una ragazza diversa da tutte le altre presenti in questo liceo e soprattutto in questo corso.
So abbastanza per poter dichiarare fermamente che la tua passione è vera.
 So abbastanza da poter dire che ciò che vedo negli occhi ogni volta che ti guardo è tristezza, quel tipo di tristezza che una persona si porta dietro da anni e che non ha mai la possibilità di condividere.
So abbastanza per dire che quella tristezza scompare ogni qual volta sali quel palco o ogni qual volta hai un copione tra queste – prende una brevissima pausa, il tempo necessario per prendere delicatamente la mia mano destra e accarezzarne delicatamente le dita con il pollice- delicate dita.
E quando finisce e lascia andare la mia mano,sento la testa vuota, come se avessi premuto il tasto del “Reset” non sapendo più nemmeno cosa dire.
E mi rendo conto di quanto un ragazzo che si, mi ha colpita sin dall’inizio ma che posso tranquillamente definire uno sconosciuto, mi conosca più di quanto io conosca me stessa.
Le sue parole continuano a ruotarmi nella testa durante quel lungo momento di silenzio che si è venuto a creare.
Non sento più il battito del mio cuore per quanto batte velocemente.
Che sia uno stalker? Che sia questo il motivo per cui mi conosce cosi bene? Ormai non so più cosa pensare.
 
Ma, come se non avesse detto quelle parole un paio di minuti fa, si rivolge a me con un tono del tutto amichevole. Che sia bipolare? O che voglia quasi farmi dimenticare, di proposito, ciò che ha detto?
-Quanti anni hai, Emily?-
- Diciotto, diciannove tra un mese... Perché?-
-Curiosità. Sembri più piccola.- dice con tono di scherno e questo mi fa ridere.
- Non è vero! E tu quanti anni avresti, Signor. Allen?-
-Ventisei.-
-Sembri più vecchio.- uso lo stesso tono nel dirlo e lui accenna un sorriso. E questa volta non l’ho immaginato.
Non lo conosco. Ma lui conosce me. E stare con lui mi fa stare bene.
 Continuiamo a guardarci negli occhi sorridendo, ma, si sa, i momenti belli durano poco.
-Faccia con comodo Miss. Tunner, non si preoccupi, abbiamo solo perso un’ora e mezzo per la sua inesperienza e un’altra mezzora ad attendere il suo arrivo con il mio dannato copione. Ma tranquilla, può flirtare con il signorino tutto il tempo che vuole.- inutile precisare quanto il suo fosse un tono del tutto ironico.
-Mi scusi professore, davvero, ma...-
-Ma l’ho trattenuta io. Ho iniziato io a parlare con lei e sono stato io a continuare a farle domande.-

E’ la seconda volta che mi salva. La seconda volta che mi faccio salvare.

Ma questa volta so che non me la caverò.
-Victor, secondo lei sono cosi stupido? So benissimo che il suo è solo un modo di difenderla  e non provi a contraddirmi. Sa che non è un problema chiamare la sua università e rispedirla da dove è venuto.
Quanto a lei, Emily, è una brava ragazza, ma non posso più tollerare questo atteggiamento: ritardi, assoluta difficoltà nell’apprendimento del copione e della messa in scena, disastri combinati qui dietro a causa del suo “poco equilibro”, chiamiamolo cosi e ora questo. Io prendo queste cose sul serio e se in una sola settimana lei mi ha creato tutti questi problemi, non oso immaginare andando oltre.
Quindi, mi dispiace, ma assegnerò il ruolo a qualcun altro. – conclude con tono solenne, sistemando gli occhiali sul naso.
-Professore...-
-Basta signor Victor! Facciamo cosi: dato che lei, Emily, è davvero appassionata a questo copione, il signorino qui presente ha bisogno di aiuto e noto un buon feeling tra di voi, perché non lavora con lui alla scenografia?-

Cosa?! No, anche se la sua non è una domanda perché la sua decisione l’ha già presa, questa volta non starò a subire in silenzio.

-No. Sono venuta qui per recitare, è questo che desidero fare. Perché non mi assegna un nuovo personaggio? O perché, se proprio non mi vuole per delle stupidaggini, non mi manda via dal corso?- noto che persino Victor è rimasto sbalordito dal mio tono.
-Innanzitutto abbassi la voce. I personaggi sono assegnati. Punto. Il suo posto verrà presa dalla ragazza che prima era Victoria e Victoria da una ragazza che aveva un qualche ruolo inferiore. Ci si adatterà. E no, non la mando via, rischierei di fare una figuraccia con i colleghi.
Non si scaldi troppo, è solo un corso. Lavorerà come aiuto scenografo e questa sua attività contribuirà comunque con i suoi risultati di fine anno.
E mi ringrazi per non averle fatto questa scenata davanti ai suoi compagni.-

Lo odio.

-Grazie.- sussurro a denti stretti, prima di correre via verso il bagno delle donne, accorgendomi che tutti mi guardano andare via.

Lo odio.

E mi sento uno schifo.

Apro con forza la porta e mi chiudo a chiave in uno spazio piccolissimo, dove è presente solo il water.
Sedendomi su di esso, inizio a piangere pensando al fatto che ho perso l’unica cosa in cui credevo ancora, per non parlare di Katherine.
E tra un singhiozzo e l’altro sento qualcuno che mi chiama.
 Lui. Victor.
-Vattene, per favore. – un singhiozzo.
-No.-
-Ti prego, Victor!- un altro singhiozzo.
-Spero tu sia in condizioni accettabili!-
-Come?-
E poi lo vedo saltare giù dal muro che divide il piccolo bagno dove mi trovo da quello accanto.
-Tu sei pazzo.-
-Basta salire sul water accanto e fare un salto.-
Sbuffo.  Ma le lacrime ricominciano a scendere. E mi rendo conto che lui è l’unico che mi sta aiutando. Non io, non Katherine, ma lui.
-Lascialo perdere. E’ un bastardo.
-Non dovresti essere qui.
-Lo so. Ma non mi importa.
Allora? Perchè stai così? Ti da così fastidio l'idea di lavorare con me?-
-No.-
-So capire quando una persona mente. E tu stai mentendo.-
Mi guarda come se volesse leggermi dentro.-
-Il fatto è che ora ho perso il ruolo. E poi mi sono iscritta qui per recitare. Non fare l'aiuto scenografo.-


Con il pollice mi toglie dal viso l'ultima lacrima.
-Ti assicuro che non sarà così terribile.

 



Angolo personale!

Salve a tutti! Mi scuso per il ritardo, ma la scuola è iniziata ed è difficile scrivere...
Dunque, notiamo come i nostri protagonisti si stanno avvicinando. Fatto positivo, no? Personalmente amo Victor **
Spero davvero che questo capitolo vi piaccia e, se volete ditemi cosa ne pensate. Avere pareri e opinioni nuove aiutano e poi, se positive, gratificano :)
Mi scuso per eventuali errori!
Ringrazio le persone che leggono, inseriscono la storia tra le seguite, preferite o ricordate e chi recensisce. Grazie.
E grazie a chi continua a starmi vicino e a chi mi sprona ad andare avanti con la storia. (Si Diletta, si!)
Alla prossima!
A presto!
dana_
  
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