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Autore: Juuri    17/09/2013    7 recensioni
Lily odia le vacanze, odia tornare dalla sua famiglia. E le manca Hogwarts.
...Hogwarts, e occhi scuri ornati da un paio di occhiali obliqui.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Welcome back to Hogwarts


L'estate giungeva al termine, con un sole troppo debole per sfuggire alla presa delle nuvole.
Seduta sul suo letto, lo sguardo perso fuori dalla finestra, Lily guardava ad occhi chiusi quel dipinto grigio in cui si era trasformato il cielo, contando i giorni che la separavano dal ritorno ad Hogwarts.
Odiava le vacanze, le odiava con tutta se stessa.
L'idea di rivedere la sua famiglia le metteva allegria e, in un primo momento, quasi si era sentita in colpa davanti ai pensieri che aveva formulato prima della sua partenza.
Puntualmente, però, le cose cambiavano. Cominciavano già dall'incontro con sua sorella Petunia e dalle litigate che ne scaturivano, dalle occhiate malevole che le lanciava, dalla gelosia che vedeva impressa sul suo volto e che, nonostante ci provasse e riprovasse, non riusciva mai ad allontanare; né tanto meno riusciva ad abbattere il muro che Petunia aveva alzato.
Capitava sempre che, durante la notte, si girasse di lato per guardarla, e socchiudeva gli occhi ai ricordi che anni prima le avevano legate, come solo due sorelle si possono legare.
Prima che diventasse quella “diversa”, quella “mostruosa”, quella “anormale”.
Prima che Petunia le riversasse addosso insulti di ogni genere, che finivano sempre con Lily rinchiusa in camera sua, cercando di trattenere le lacrime, a chiedersi quando quella tortura sarebbe finita.
E a nulla servivano i rimproveri e le carezze dei genitori, quando l'unica persona che un tempo la capiva adesso le si era rivoltata contro.
Lily aveva l'impressione di essere chiusa in una gabbia, col peso sulle spalle di chi rischia che, al minimo passo sbagliato, il mondo le si riversi addosso.
Non le era mai piaciuto, il peso del mondo.
Troppo pesante, troppo oppressivo, troppo carico di tutte quelle cose che la facevano sentire piccola, in un luogo troppo grande per chiunque.
No, preferiva Hogwarts. Preferiva Hogwarts a tutto.

Hogwarts e le sue ore piene di lezioni, gli incontri in Sala Grande, le serate nella Sala Comune dei Grifondoro, le sue compagne di dormitorio, Severus.
Hogwarts e gli insegnanti che li tartassavano di compiti ed interrogazioni, dove il suo unico pensiero era eccellere nella carriera scolastica, perché quello era un ottimo modo per tenere occupata la mente e il cuore, lontano dal mondo babbano in cui si sentiva incompresa - eppure non abbastanza da sentirsi completa in quello magico.
Hogwarts, con Silente e la sua voce benevola, il professor Lumacorno e i suoi buffi metodi, la McGranitt in tutta la sua serietà.
Hogwarts con quei quattro ragazzi che ne combinavano di ogni dove, i Malandrini, e occhi scuri ornati da un paio di occhiali obliqui.
Hogwarts che, negli ultimi cinque anni, era stata la sua casa e, inconsapevolmente, ogni giorno acquistava sempre più le sembianze di un sorriso sghembo e arrogante, di una divisa da Cacciatore di Grifondoro, dell'ultimo modello di una scopa.
C'erano momenti in cui, rinchiusa nella sua stanza ed immersa nel buio della notte, lasciava liberi i pensieri che la maggior parte del tempo, per tutto l'anno, cercava di tenere rinchiusi, sigillati, gettati negli angoli più remoti della mente. E subito si disegnavano i suoi tratti decisi e le labbra piene, gli scherzi idioti e il suo modo di spuntarle alle spalle, spiando il libro che stava leggendo da sopra i suoi capelli rossi; più per provocarle fastidio che per un semplice interesse.
E appariva nei sogni, scompariva in quelli dopo, ritornava nuovamente al sorgere dell'aurora e si disperdeva nell'immediato momento che precedeva il suo totale risveglio, quando si impediva di perdere il controllo sui suoi sentimenti.
Ma più ci pensava, più i ricordi si facevano dettagliati, più si rendeva conto di quanto del suo tempo cominciasse a trascorrere nell'osservare quella mano portata ai capelli, arruffati e spettinati ad arte, come se fosse appena sceso dalla scopa in ogni istante.
Ricordava il ticchettio delle sue dita sulla spalla; e la risata sua e di Black quando si girava e non trovava nessuno.
Giungeva l'immagine di lui che segnava e che batteva il cinque con i suoi compagni, e gli ordini urlati a destra e manca da bravo capitano; poneva sempre la squadra davanti a tutto.
E non mancavano i suoi interventi durante le lezioni, non sempre adeguati, e l'arroganza con cui li accompagnava, il menefreghismo costante ed intoccabile che sembrava circondarlo.
A volte, Lily si chiedeva se lui fosse davvero così come appariva, se non ci fosse qualcos'altro dietro a quel mezzo sorriso, alla sua fama tra le ragazze, al divertimento che provava quando faceva arrabbiare Gazza o i professori, alla risata fresca e genuina di un adolescente non toccato dalla guerra e dai combattimenti che ogni giorno entravano nelle loro vite, sempre di più.
Non aveva mai capito con esattezza il momento in cui si era accorta che lui occupava tutti i suoi pensieri, né comprese mai quando passò dall'odio all'imbarazzo nel vederselo davanti.
Sospirò e riaprì gli occhi, chiudendo con uno scatto deciso la sua valigia. Il giorno dopo sarebbe tornata a casa, la sua vera casa, e non ci sarebbe stato più spazio per quei pensieri.

Il 1 settembre arrivò con l'aria fredda di Londra e il profumo della libertà che Lily si era ritrovata a bramare. Petunia non l'aveva accompagnata, come accadeva ogni anno, ed ora era lì, a King's Cross, mentre salutava i suoi genitori.
Quando oltrepassò il muro magico e il treno scarlatto le fu dinanzi, un sorriso le invase le labbra.
La prima cosa che colse, prima ancora di rendersene conto, fu un ragazzo dai capelli arruffati, con un piede già sul gradino del treno, nello stesso momento in cui si girò a guardarla. Fu un attimo, ed i loro sguardi si incontrarono, il suo attraverso gli occhiali. Sulle labbra di lui si fece largo il più bello dei sorrisi, mentre alzava una mano per salutarla e scompariva all'interno del vagone.
Quando lei lo imitò, dieci minuti più tardi, non si sorprese di trovarlo davanti all'entrata, né di vederselo dietro mentre avanzava sul treno.
- Evans, vuoi una mano con le valigie?
- No, grazie. Saresti utile se mi lasciassi in pace, piuttosto.
Quel teatrino avveniva ogni anno, un rituale a cui ormai erano abituati tutti. Alle sue spalle, con la coda dell'occhio, scorgeva Sirius e Remus, che guardavano la scena a metà tra il divertito e l'esasperato.
- E privarti di questo spettacolo? Come potrei mai essere così cattivo? - e subito un sorriso sornione seguiva quelle parole, mentre si passava una mano tra i capelli, spostando le ciocche che gli ricadevano morbidamente sulla fronte, sugli occhiali.
- In effetti, sarebbe un miracolo – borbottava Lily, entrando nel vagone e chiudendogli la porta in faccia.
Si sorprese nel sentire il suo cuore accelerare i battiti, e le sue dita esitare sulla maniglia.
- Ti ha dato buca anche questa volta, Prongs? - la voce di Sirius giunse attraverso le pareti, carica di divertimento.
Lily quasi riusciva ad immaginarli, con il braccio di Black sulle sue spalle.
- Dammi tempo, Padfoot, dammi tempo.

Il peso che la opprimeva si allentò nel guardare i paesaggi di Londra allontanarsi;
e non volle realmente capire perché il rossore le arrivò alle guance, quando la risata di James Potter invase il corridoio e si trasformò in un eco costante nella sua testa.
E nei suoi pensieri.


Per Godric!
Per Godric davvero, perchè ammetto di non essere realmente soddisfatta. Il fatto è che era nel mio pc da una settimana, all'incirca dal giorno prima di iniziare la scuola, e mi son detta che sì, cascasse pure il mondo, l'avrei messa.
Lo so, poteva uscirmi meglio. Ma il mio cervello l'ha elaborata così, ahimè.

Come al solito, ne approfitto per ringraziarvi tutti. Sono ripetitiva e ne sono consapevole, ma... Siete bellissimi, ve lo giuro.
A quelli che hanno messo le mie precedenti storie tra le seguite, preferite e ricordate; a chi mi ha inserito tra gli autori preferiti, a chi ha recensito e segnalato le mie storie tra le scelte, e anche a chi ha semplicemente letto.
Posso abbracciarvi, posso?

  
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