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Autore: MeikoBuzolic    17/09/2013    3 recensioni
"Il viaggio durò a lungo. L’altoparlante comunicò «Stiamo per arrivare all’aeroporto di Mystic Falls».
L’atterraggio fu brusco, mi mossi in difficoltà nel piccolo corridoio, scesi, mettendomi le mani alle orecchie per il rumore degli aerei vicini che decollavano. Dopo diversi minuti, arrivarono le mie valige, le misi nel carrello, e seguì i cartelli di uscita. La porta scorrevole si aprì..."
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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8.
Ero lì, seduta su quella scomoda panchina.
Continuavo a muovermi – l’altra volta sembrava più comoda – riflettei.
Decisi di alzarmi, e inizia a camminare nervosamente intorno alla panchina.
«Caitlyn!» quei occhi meravigliosi esclamavano felici.
Lui si avvicinò a me, fece per baciarmi, lo scansai porgendogli la mia guancia. Lui mi guardò perplesso, sforzai un sorriso per rassicurarlo «Ciao Matt» dissi col nodo alla gola, non riuscivo a guardarlo negli occhi.
Mi sorrise come sollevato «Andiamo a fare un giro?» propose.
Sorrisi ed annuii.
Camminammo vicini, lui sfiorava la  mia mano con le sue dita, sentivo un brivido ogni volta che mi sfioravano,  e sentivo quel nodo alla gola che affiorava, e cercai di buttarlo giù – non c’è la faccio – continuavo a pensare, e allontanai la mano dalla sua, finsi di avere freddo e misi le mani conserte.
Lui come da dolce gentiluomo mise il suo braccio attorno alle mie spalle «Andiamo nel pick-up, prendo la giacca» disse premuroso.
Non riuscivo più a trattenermi, sentivo il nodo alla gola, la stretta al petto, come se qualcosa stringesse il mio cuore, le labbra iniziarono a tramare, e una lacrima scivolò lungo il mio viso, mi fermai, e le lacrime iniziarono a scendere interrottamente.
«Tutto bene?» chinò la testa, e i suoi occhi blu mi guardarono preoccupati.
Il suo sguardo intenso, profondo come l’oceano provava compassione per me, lui era caldo, e mi faceva stare bene, ero in pace con me stessa quando stavo con lui.
«Perdonami» sussurrai a mala pena, misi la mia mano sul suo viso, e mi avvicinai alle sue labbra e le sfiorai dolcemente.
Lui mi strinse a se, e mi baciava teneramente con passione, i nostri respiri era pensanti, ma non sentivo quella passione che provavo con Kol, che mi divorava, mi faceva sentire sua, mi sentivo sua, ed era come se tutto sparisse tranne noi.
Baciando quelle morbide labbra, il mio pensiero andò a lui, e a quei occhi meravigliosamente scuri, che mi facevano perdere, e dimenticare chi ero, mi sentivo insicura, e piena di incertezze, e che l’unica certezza era la passione e lui.
Mentre Matt mi faceva sentire importate, sicura, sapevo come sarebbe finita: magari una relazione lunga e duratura, e un giorno ci saremo lasciati rimanendo buoni amici, o ci saremo sposati, avremo avuto una famiglia con dei figli e poi dei nipoti, e quando sarebbe stato il momento saremo morti.
Arrivammo al pick up, e ci sedemmo al suo interno.
Matt con un abile gesto accese l’aria condizionata, e si avvicinò a me, abbracciandomi.
«Sai è da tanto che non abbracciavo una ragazza, e al contatto con la sua pelle era calda» ammise, e appoggiò la sua guancia fra i miei capelli.
Non capì bene cosa disse, annuii lo stesso, fingendo di star ascoltando – forse dovrei lasciarlo, o pure no? Con lui so già cosa mi succederà e non soffrirò. Mentre Kol potrebbe farlo, e questo mi rende incerta e insicura – cercavo una risposta tra i miei pensieri confusi, ma niente risposte.
Mi allontanai da quella presa, e lo guardai nei occhi «Scusa» sussurrai, ma non sapevo il vero significato di quella parola.
Lui mi guardò incerto, ma prima che potesse dire qualcosa lo interruppi baciandolo.
I suo baci erano dolci, e un po’ timidi. Sentivo il suo respiro pesante, mi sedetti su di lui, leccai le sue labbra, e la sua lingua entro in me muovendosi aggraziata con la mia. Le sue mani mi stringevano forte a me, mentre le mie tenevano il suo viso dai lineamenti forti e decisi, appoggiai le braccia sulle sue spalle cercando si essere più vicina a lui, lui mi strinse più forte, sentivo il mio seno vicino al suo robusto petto. Sentivo i nostri corpi accaldarsi, e sentivo una forza spingere tra le mie gambe, arrossii.
Matt accarezzava i miei seni, mentre le mie labbra scendevano sul suo collo, le mie mani scesero lungo il suo petto e gli tolsi la maglietta, il suo fisico era scolpito, le sue braccia erano possenti, con abile gesto sbottonò i miei jeans ed mise inizialmente la sua mano tra le mie gambe, era fredda al confronto. I nostri respiri erano affannati, ma ad ogni mio bacio lui era come se sorrideva appena, quando ne fui certa sbottonai i suoi pantaloni, e fu lì che entrò in me, non era doloroso ma piacevole, ma nella mia mente intravidi gli occhi di Kol.
 
Come fosse diventata un’abitudine, Matt mi riaccompagnò a casa, e scese dal retro del suo furgone il mio motorino.
Tenni tra le mani il mio motorino, lui si avvicinò, e con uno sfioramento di labbra mi salutò.
«Ciao» sorrise.
«Ciao» alzai l’angolino della bocca, e varcai il cancello.
Appena aprì la porta, corsi in camera e mi buttai nel letto, ero confusa, e credevo di star avendo un crollo emotivo – ho fatto sesso con Matt, e lo tradito con Kol. Quindi lo sto illudendo, li voglio entrambi? O forse ho solo paura di Kol? – presi le pasticche dal cassetto del comodino, e ne mandai giù una, bevendo l’acqua nascosta tra il comodino e il letto. Sentì la mia mente più leggera, i mille dubbi e i sensi di colpa lentamente si spensero facendo tornare la tranquillità.
 
La sveglia suonò.
«Spegniti» mi lamentai sotto le coperte, la sveglia si chetò.
Uscì la mano da sotto le coperte e presi il cellulare, lessi la schermata 6:53.
«Cazzo!» esclamai frettolosa mi infilai nella doccia, e asciugai i miei capelli, cercai di truccarmi.
Scesi le scale frettolosa, col rischio di cadere, presi una fetta di pane e marmellata e un sorso di caffè.
«Nonna vado» e chiusi la porta alle mie spalle, e percorsi il tragitto fino a scuola il più velocemente possibile.
La campanella suonò, fissai l’orario:
Storia -  dalle 7:35 alle 8:30
Corsi in classe, e il professore non era ancora arrivato, feci un respiro di sollievo, e mi appoggiai allo stipite della porta.
Ci fu un colpo di tosse dietro alle mie spalle «Scusi signorina Evans, vorrei entrare per fare lezione» il suo tono quasi ironico.
M’irrigidì, e fissai quei occhi chiari.
«Scusi professore» e mi diressi al mio posto, dove c’erano già Bonnie e Matt seduti – non si sono accorti del mio arrivo – mi sedetti, Matt e Bonnie mi sorrisero.
«Ciao» salutai, e loro ricambiarono il saluto.
Presi i libri, e iniziai ad ascoltare la noiosa lezione che mi aspettava.
La campanella suonò, e sentì il bracciò di Matt attorno alle mie spalle.
«Come mai così tardi?» mi sorrise, e mi baciò la guancia.
«Non ho sentito la sveglia, e ho perso un po’ di tempo a prepararmi» spiegai, indicai il mio armadietto, e mi fermai, e lui proseguì avanti verso il suo.
Chiusi l’armadietto e mi precipitai ad affrontare le prossime ore.
La terza campanella suono, ed annunciò il pranzo.
Camminavo lentamente mentre mi dirigevo alla mensa – cavolo sto morendo di fame – sospirai, e misi una mano nello stomaco.
«Caitlyn!» sentì esclamare, mi voltai.
Mi fermai «Bonnie!» sorrisi, ero felice di vederla.
«Com’è andato il weekend?» domandò, sorridente.
Iniziammo ad avviarci alla mensa, sforzai un sorriso «Benino, tu?» domandai a mia volta.
«Bene» sorrise.
Entrammo nella grande sala, e iniziammo a fare la fila «Ti sei esercitata con la magia?» sussurrò l’ultima parola.
Mi diedi un colpetto in testa «Cavolo! L’ho dimenticato, sai ho avuto da fare, poi ieri sono uscita con Matt» raccontai.
Lei sorrise «Ho saputo, mi sa che il caro Matt, si sia preso una bella cotta» espose.
Arrossii, e presi un panino «Vado fuori, sai convivo con un brutto vizio» avvisai.
«Okay, se non ti dispiace preferisco stare dentro» disse con fare dispiaciuto.
Col gesto della mano, scacciai via il suo dispiacere «Okay ci vediamo dopo» pagai, e andai fuori.
Mangia velocemente il panino, e accesi una sigaretta, e faci un profondo tiro ed ispirai.
Mi sedetti sul muricciolo, e rispetto dall’altra parte della scuola qui era piuttosto calmo, forse perché erano la maggior parte strafatti, ma non me ne importava, io stavo bene, espirai.
«Caitlyn» sentì qualcuno nominare il mio nome, con un tono melodico.
Mi guardai a torno, ma nessuno mi veniva incontro o mi fissava – sarà la mia testa – ispirai un altro tiro profondo.
«Caitlyn» di nuovo quella voce.
Feci l’ultimo tiro, e gettai la sigaretta a terra, e camminai dalla parte del giardino isolata – qui dovrei stare meglio – mi sedetti sull’erba giocando col cellulare.
«Caitlyn» la voce sembrava più vicina, alzai lo sguardò, e sobbalzai dallo spavento.
«Kol» sussurrai, spontaneamente sorrisi.
 «Scusa se sono fuggito via, senza salutarti, ma avevo da fare» spiegò sempre col suo modo di fare freddo, ma nel tempo stesso interessato.
«A proposito di quella sera, ti volevo spigare che…» non riuscì a continuare.
Lui intervenne «Cosa? Uno sbaglio? L’errore più grosso della tua vita?» suppose «Ti dico io cos’è stato la scorsa notte: era gola, ira, ma soprattutto lussuria. Tu hai provato piacere, tu mi hai come usato come un tuo sfogo, e ora mi vorresti dire che è stato un errore, perché?» fece una paura «Perché hai trovato il ragazzo giusto?» disse quelle frasi con indifferenza, come se non gli importasse, ma dentro di me qualcosa diceva che non era vero.
Mi alzai, con fare orgoglioso «Hai ragione è stata forse, una delle serate più belle della mia vita, mi sono sfogata…» nel suo volto c’era un mezzo sorriso, ma continuai «Ma, ho fatto un torno a una persona che si merita amore, una persona che sono certa che mi starà accanto, e non sparirà il giorno dopo» spiegai.
Lui si avvicinò, io mi allontanai «Se tu non provassi questo, tu non ti allontaneresti da me» si avvicinò sempre di più.
Mi fermai – forza posso resistere, pensa a Matt, pensa a Matt! – continuai a ripetere nella mia testa.
Lui si avvicinò, sfiorò con le sue dita le mie labbra «Non puoi resistermi!».



 
   
 
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