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Autore: Waldorfparadise2    17/09/2013    1 recensioni
Il re. Per molti anni è stata una figura che ispirava autorità, forza, maschilità e potenza. Ma non sempre può vincere l'onore nei sentimenti contrastanti. Il re George, chiamato da tutti Geo, ha un vasto impero, è il più temuto dai stati confinanti e ha una splendida moglie di nome Kat. Tutto questo clima di tranquillità verrà sconvolto da una figura, il fratello Kat, il quale sarà il vero amore della persona più potente e sbagliata del mondo, il re.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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Note dell'autore.
Salve a tutti di nuovo. Vi devo confessare che ho scritto questo capitolo 2 volte siccome la prima volta non l'ho salvato. Però, devo anche confessarvi che dentro questo capitolo ho avuto una sfida tra me il sapere scrivere in maniera romantica.
Ho messo davvero tutto me stesso in questo capitolo e spero che vi piaccia, come sempre lasciate una recensione cosi che possa migliorami.Scusate per i soliti errori, anzi orrori e sopratutto scusate se ci sono qualche modifica nella grandezza dei caratteri e altre cose simili, purtroppo non mi ricordo mai le dimensione usate in precedenza.Alla prossima.
-M



4.Era

 
 
Le braccia di Kat mi premono sul petto. Il suo corpo bianco che brilla alla luce tenue del sole.
Quando è finita la cena abbiamo fatto l'amore e dopo mille baci ci siamo addormentati colmi di emozioni.
Mi girai di spalle e rimasi a guardare il soffitto mentre la mano di Kat non si staccava dal mio respiro.
Avevo sognato mio padre,avevo circa nove anni, eravamo in un campo, ma esso era secco e pieno di vipere che strusciavano sui miei scarponi. Lui teneva per i capelli una donna, lei piangeva e a dire dai suoi vestiti era una contadina.
Mio padre mi disse che non aveva pagato le tasse siccome suo marito era morto in guerra e non aveva soldi per saldare, andavano avanti con gli ortaggi che trovava. Lei continuava a piangere, provava un urlare ma nessuno la sentiva. Volevo fare qualcosa ma ero fermo li a guardarla.
Poi si slegò i pantaloni e cominciò a muovere il suo sesso e con un gesto violento glielo infilò in bocca alla contadina.
Ma il sussurro di Kat mi aveva svegliato prima della fine.
Lei mi sveglia sempre prima della fine.
Chiusi gli occhi, volevo riprendere a sognare.
Ma un suono feroce mi perforò la mente.
Quel suono, quel suono maledetto.
Il terrore cominciò ad aggrapparsi alle mie gambe.
Il corpo di Kat scattò dal letto insieme al mio quando capimmo di cosa si trattava.
-Geo, Geo.- disse agitata. - Che cosa sta succedendo perché hanno dato l'allarme con il corno.- continuò. Al solo nominare quell'oggetto il mio corpo rabbrividì.
Il corno è suonato in situazioni d'emergenza, quando uno straniero è avvistato nei presi del bosco. Di solito gli stranieri non sono cosi pericolosi ma circa cento anni fa, successe la stessa cosa in un altro regno,accolsero lo straniero come un cittadino ma esso aveva guidato i nemici fino alla città. E per questo che il si usa il corno, per avvisare uno stato d'emergenza.
Cominciai a vestirmi.
La paura iniziò a farsi sentire. In pochi secondi mi ritrovi a scendere frettolosamente le scale della torre, arrivai all'altezza della camera di Jan.
-Padre,padre, cosa sta succedendo sono impaurito.- disse affacciandosi dalla porta.
-NO! NON DEVI ESSERE DEBOLE JAN DEVI ESSERE FORTE!- urlai. Gli diedi una spinta che lo fece cadere all'indietro.
Non avevo tempo per occuparmi di lui, dovevo andare a vedere cosa stava succedendo, devo vedere cosa è che sto rischiando. Ricominciai la discesa degli scalini ma questo volta in maniera più frettolosa.
Arrivai alla porta d'ingresso, dove mi stava attendendo Luch.
-Sia cauto mio signore, sia cauto.- disse.Con un rumore sordo, Luch,aprì la porta.
 

 
I nostri corpi nudi vicino al fuoco, il rumore del caldo. Stringo forte le braccia intorno alla sua vita, guardiamo lo spettacolo delle fiamme ballare. Guardiamo il nostro amore prendere forma.
" Voglio dormire con te" disse. La sua voce bassa.
" Non possiamo lo sai, lo sai che cosa succede" risposi triste.
"Geo, forse non hai capito" disse " Io con te voglio provare tutte le esperienze di questo modo, voglio farle tutte dalla prima all'ultima, ma sopratutto voglio farle con te" continuò.
Il suo cuore intorno al mio.
" Ti amo Geo, ti amo tanto"
 

 
Nella piazza vicino alla grande porta c'era quasi tutta la città che mormorava notizie false o qualcosa che non sapevo. Era tutti li, in cerca di risposte, in cerca di speranza.
Il cancelliere della città si avvicinò verso di me, era un uomo abbastanza basso e pieno di peluria.
-Mio re abbiamo un problema.- disse
-CERTO CHE ABBIAMO UN PROBLEMA IDIOTA ALTRIMENTI NON SAREI QUI!- urlai.
-Mi scusi, allora, nella zona est vicino il grande bosco le nostre sentinelle hanno avvistato un cavallo correre verso la città, ma non avevano notato che sopra di esso c'era un uomo. Cosi tramite il corno hanno lanciato l'allarme alle guardie che si trovavano alle torri di emergenza e il loro avviso è arrivato fin qui in maniera molto rapida.- spiegò con voce calma.
Come cavolo fa ed essere calmo? Io sto impazzendo. La paura mi sta divorando.
-Sapete se questo straniero fa parte di qualche tribù vicino? Se è un nomade ?- chiesi.
-Per ora mio signore, possiamo dirle che il cavallo arriverà qui tra circa cinque minuti.-rispose.
Cosa?
-Certo, ordinate agli arcieri di attaccare dopo il mio ordine.- gli dissi.
Fece un piccolo inchino e sparì.
Chiusi gli occhi per un attimo e respirai.
Volevo ricominciare questa giornata.
Volevo ricominciare questa vita.
Con uno scatto mi feci largo tra la folla, sentivo i loro saluti alle mie spalle ma non mi girai fino a quando arrivai davanti al portone.
Le persone avevano creato un piccolo spazio per far sostare lo straniero una volta arrivato.Aveva la forma di un cerchio.
Guardai in alto.
Il cielo limpido, pieno di piccoli tagli bianchi.
-Sta arrivando mio re!- disse un arciere di guardia.
-Ottimo,aprite il portone e fatelo passare.-risposi.
I cittadini erano pieni di paura e ciò mi rattristava molto.
Sentii un urlo di comando oltre il portone e con un lento cigolare esso si aprì.

 
 
Sentivo il suo animo vibrare nell'aria. Vorrei stare cosi per sempre,per tutta la vita. Se in questo momento tutto il mondo finisse o si fermasse, io sarei l'uomo più felice del pianeta perché sono con la persona che amo. Allora è questo l'amore? Quando sei pronto a morire in ogni momento o secondo se ci fosse con te la persona amata?
Non dobbiamo mai smettere di viverci, dobbiamo scavare dentro l'altro, tirare fuori le nostre paure reciprocamente e dire a entrambi che possiamo salvarci a vicenda.
Perchè insieme possiamo essere il fuoco, il ghiaccio, la terra, insieme possiamo essere tutto,possiamo volare sopra alla gente solamente con la forza dei nostri baci, possiamo spostare le montagne con i nostri sorrisi pieni di gioia.
Possiamo essere l'amore che abbiamo sempre cercato.

 
 
Tenni il fiato sospeso fino a quando notai una figura incappucciato stare su un cavallo color pietra.
Il puledro corse fino allo spazio lasciato e dei cavalieri accorsero dai lati lo calmarono.
Gli arcieri sopra di me erano pronti ad attaccare.
Io ero pronto, lo avrei ucciso, sgozzato, sbranato.
Nessuno deve mettermi paura, nessuno.

 
 
"Anche io ti amo" dissi.
 
 
-Fatelo scendere, portate il corpo a terra- ordinai.
I cavalieri presero la figura coperta da un mantello nero e la misero a terra. Altri cavalieri vestiti con un’armatura argentea con sopra lo stemma della città, portarono via il cavallo.
Feci un cenno agli arcieri di cominciare ad armarsi.
Arrivai a passi lenti vicino a quella carta nera.
Sentii gli occhi di tutti i cittadini puntati su di me.
Sentii i loro corpi fremere di speranza, fremere di gioia.
Mi piegai e con un colpo rapido tolsi quel manto oscuro.
Sentii i sospiri e le urla dei cittadini avvolgermi la mente.
Era un uomo, pieno di ferite sul viso e le mani sporche si sangue. Era vestito di una veste nera. Non feci caso ai particolari fisionomici ma scatti vicino al suo volto.
-Chi sei? Da dove vieni? Da quale regno provieni?- gli dissi. Lo scossi un po’ ma non faceva una piega, vedevo il suo busto salire e scendere lentamente.
Era ancora vivo.
Ma dalla bocca piena di spacchi sentii qualcosa, un fremito.
-Arcieri prepararsi!- ordinai.-Voi scortate tutta la folla nelle case, voglio solo i membri del consiglio qui!-dissi alle guardie.
Percepii i rumori comandanti dai miei ordini.
-Dimmi chi sei e da dove vieni e ti risparmio la vita.-dissi.
-A...ar...- rispose con voce debole.
-Come? Non ho capito!- dissi innervosito.
-Ar....rc...-
Lo afferrai per il collo e lo cominciai a strattonare.
-COME CAZZO TI CHIAMI LURIDO UOMO!-urlai.

 
 
"Anche io ti amo,Arco" dissi.
 
 
-Arco, il mio nome è Arco.- disse. Lo vidi crollare in un sonno profondo.
Non era una minaccia.Qualcosa mi diceva che non era una minaccia.
  
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