Salve a tutti!
Mi scuso per il ritardo, ma n questi giorni c’è un’accesa battaglia per il pc a casa >.>
Oltretutto, essendo in vacanza, non sto a casa per troppo tempo XD
Cercherò di pubblicare il prima possibile il prossimo capitolo di Profumo, siamo vicini alla fine! Un bacio a tutti, e buona pasqua!
Aryuna
Un bacio non richiesto
Giorno Sconosciuto, l’ennesima
battaglia.
Non so perché continuo a tenere questo
diario mentale. Fosse scritto avrebbe un senso, così è
totalmente inutile. Forse sto impazzendo, e comincio a parlare da solo. Meglio parlare da soli che guardare la morte che mi sta attorno.
Ieri mi hanno di nuovo mandato in battaglia. Non so quante persone ho ucciso. Quando mi sono svegliato ero solo ricoperto di sangue e
ferite. Ho veramente creduto di morire. Noi hanyou
non veniamo curati, per noi non esiste un’infermeria,
un ospedale, nulla. Sesshomaru ha voluto così. Ci
cura Jinenji con i mezzi che ha a disposizione. E quando i demoni lo beccano, lo picchiano. E’ quasi il
tramonto, presto verranno a chiamarci, a picchiarci per farci impazzire e
perdere coscienza. La metà delle ferite che riportiamo è per causa loro…
<< Ehi, hanyou >> chiamò un demone con aria altezzosa. Inuyasha alzò lo sguardo, fissandolo con aria truce. O forse omicida.
<< E’
il tuo turno >> aggiunse lo youkai
sghignazzando.
<< Era ieri il mio
turno. Mi hanno quasi ammazzato >> rispose
l’altro in un ringhio. Sapeva che era proibito rispondere, ma il suo carattere
scontroso e le regole non andavano d’accordo. Lo youkai
gli tirò un calcio allo stomaco, e Inuyasha si piegò
in due dal dolore. Poi il demone lo colpì al collo, e lui perse i sensi.
20 luglio, un altro giorno di guerra.
Ho perso la voglia di scrivere su questo
diario. Ormai le giornate si susseguono senza novità. Ogni
giorno un bombardamento da parte nostra, un attacco ai civili da parte loro.
Le scuole sono chiuse da talmente tanto che mi sorprendo a ripensare con nostalgia
alla mia vita da studentessa.
Girano voci che il generale Sesshomaru stia perdendo quasi tutte le sue truppe, e che
presto i demoni si arrenderanno. Non so se sia vero o meno. Questa guerra
sembra infinita e…
<< Kagome! >>
chiamò la madre dalla cucina. La ragazza scese le scale, lasciando a metà la
pagina scritta.
<< Che
c’è? >> chiese, cercando di mantenere un tono gentile. Tutta quella
situazione la rendeva nervosa. Solo la madre riusciva a rimanere così calma.
Kagome era sicura che, sotto a quella faccia
sorridente, era quella che stava peggio di tutti. Erano due anni che il marito
era partito per il fronte, e ancora non avevano notizie di lui.
<< Sota
è uscito per prendere i viveri che distribuiscono al quartiere, ma ancora non è
tornato. Tra un po’ scatta il coprifuoco, ti prego, vai a
cercarlo >> chiese la madre. Kagome annuì, lanciando un’occhiata
triste alla gamba ingessata della donna: un crollo, mentre andava a ritirare le
razioni della settimana.
Uscì di
corsa, per cercare Sota. I demoni erano soliti
attaccare a sorpresa prima del coprifuoco, e non mancava molto. Possibile che
suo fratello fosse così stupido?
<< Sota!
>> chiamò, non trovandolo. Si morse il labbro. Cominciava ad essere nervosa.
Quella guerra tra umani e
demoni andava avanti da troppo tempo. Tutto per i vari incidenti che avvenivano continuamente con gli youkai. Si ricordava ancora quando,
alla televisione, avevano detto di quel demone, Naraku,
che aveva sterminato un’intera famiglia. Era stata la goccia che fece traboccare il vaso. Quel demone era stato condannato a
morte, e gli altri si erano ribellati. Inu no Taisho, generale delle armate degli youkai,
aveva provato a sedare la rivolta, ma venne ucciso in
un attentato. Suo figlio Sesshomaru prese il suo posto; un guerrafondaio nato.
<< Sota!
>> chiamò nuovamente Kagome. Ormai aveva girato tutto il quartiere.
Mancava solo il parco, ma perché mai avrebbe dovuto
andarci?
Un urlo le gelò il sangue
nelle vene. Quella voce…
<< SOTA! >>
strillò tendendo le orecchie. Sentì un altro urlo. Veniva dal parco. Cominciò a
correre in quella direzione. Che fosse…? No, non
potevano avere già attaccato. Ma forse uno youkai si era staccato dalle truppe.
Corse oltre il cancello del
parco. Mancava poco. C’era poca luce, solo quel colorito arancione che segue il
tramonto, ma li vide, nello spiazzo.
Sota era a terra, terrorizzato. Si reggeva il braccio, e
Kagome scorse una macchia rossa sulla manica.
<< So…sorellona
>> disse il bimbo sul punto di piangere. La ragazza si voltò verso
il suo aggressore, e si sentì morire.
Aveva davanti un demone
robusto e imponente, con lunghi capelli argentati. Aveva dei segni violacei sul
volto, delle zanne spaventose, ma la cosa peggiore era il suo sguardo. Gli
occhi rossi, con l’iride verde accesa, totalmente privi
di umanità.
Non c’era tempo per chiamare
i soccorsi, ma che fare? Kagome deglutì, diventando sempre più pallida.
Lo youkai
ringhiò preparandosi a colpire. Lo sguardo di Kagome si concentrò sugli
artigli, e poi su suo fratello. No, non glielo avrebbe permesso.
<< Sota,
scappa! >> urlò, correndo verso di lui. Lo youkai
non sembrò notarla. Era concentrato sulla sua vittima. Sota
guardò la sorella con gli occhi colmi di lacrime. Aveva paura, troppa paura. Non riusciva a muovere un dito.
Kagome strinse i pugni. Quel
mostro stava per attaccare, Sota non si muoveva, e
lei non aveva alcuna intenzione di vederlo morire. Ma poi lo youkai si lanciò verso
il bambino. Non c’era più tempo per scegliere.
Kagome corse tra i due,
parandosi davanti al fratello. Ecco, stava per morire. Che morte
stupida. Se solo fosse andata lei a prendere i
viveri, tutto quello non sarebbe successo. Chiuse gli occhi, in
attesa.
<< Sota,
corri! >> urlò per ultimo. Non sapeva se l’avrebbe
fatto, ma non aveva più importanza ormai. Eppure…
Kagome sentì lo youkai finirgli contro. Non l’aveva colpita, ma sentì le sue labbra premute contro le sue. Arrossì
tremendamente. Si stava baciando con un… demone?!
D’accordo, era un bacio a stampo, ma… ma…
Fu breve, perché poi cadde
all’indietro, e il demone sopra di lei. Sentì un gemito di dolore provenire da
quella creatura, e si sollevò, spostandosi da sotto il suo corpo, spaventata. Sota era ancora immobile al suo posto. Spostò lo sguardo
sullo youkai, e incrociò i suoi occhi… ambrati? Lo
fissò incredula, mentre vedeva le zanne ritirarsi, gli artigli
accorciarsi e i segni violacei scomparire. Ma il suo
sguardo, d’un tratto così umano, la colpì. Era un hanyou.
Allora era vero che li facevano impazzire e li mandavano in battaglia. Lui la
fissò per un momento interminabile, ma poi il suo volto si contorse in una
smorfia, e lanciò un urlo lancinante. Kagome si spaventò,
saltò in piedi e corse da Sota.
<< Scappiamo! >>
gli disse prendendogli la mano. Il bambino annuì alzandosi. Un altro urlo.
Kagome si voltò verso l’hanyou, e impallidì. Era
circondato da una pozza di sangue. Le cicatrici che aveva sul corpo si erano
aperte, scoprendo ferite profonde.
<< Sorellona…? >>
chiamò Sota confuso. Lei si morse un labbro. L’hanyou respirava affannato, cercando di rialzarsi. Incrociò
nuovamente il suo sguardo sofferente.
<< Se
lo trovano lo uccideranno >> mormorò la ragazza. Il fratello la guardò
confuso.
<< Kagome, è normale.
E’ un demone >>
<< E’ un hanyou! >> protestò lei << Non
è colpa sua >>
Si rese conto di quanto
insensata fosse la sua protesta. Non potevano riportarlo al campo nemico, né
nasconderlo, perché senza cure sarebbe sicuramente morto. Non potevano nemmeno
portarlo a casa!
…
O sì?
Kagome si avvicinò al
ragazzo, e si accucciò accanto a lui, a debita distanza.
<< Come ti chiami? >>
domandò, ancora impaurita. Lui la guardò, prima di distogliere lo sguardo.
<< Se
non me lo dici non ti aiuto! >> protestò lei.
<< Non ho bisogno di aiuto >> disse lui, con una voce debole che
confermava l’esatto contrario. Kagome sbuffò. Il tipico orgoglioso.
<< Vuoi morire per uno
stupido nome? >> fece notare, sedendosi a gambe incrociate. L’hanyou sbuffò. Che ragazzina
insistente.
<< Inuyasha
>> disse voltandosi nuovamente a guardarla.
<< Bene, Inuyasha. Prometti che non mi ucciderai? Né
me né la mia famiglia? >> domandò Kagome fissandolo sospettosa. Lui
sbuffò di nuovo.
<< Keh!
Pensi che mi diverta ad ammazzare la gente? >>
<< Ti è così difficile
rispondere alle domande? >> chiese Kagome perdendo la pazienza. Lui
abbassò le orecchie. Solo in quel momento la ragazza le notò. Erano due adorabili
orecchiette da cane. D’impulso si avvicinò, e le prese con le mani, cominciando
ad accarezzarle.
<< Ehi, io starei morendo >> fece notare il ragazzo.
<< Non si direbbe, considerando il tuo senso dell’umorismo >> rispose
lei lasciandogli le orecchie.
<< E
va bene! Prometto che non ucciderò te, tuo fratello, la tua famiglia e l’intero
quartiere, ti sta bene? >> sbraitò lui seccato.
Kagome poteva dirsi soddisfatta. In quelle condizioni non poteva fare nulla, e
appena arrivati a casa avrebbe provveduto a mettergli
un rosario anti-demone per non rischiare.
<< Bene. Sota, dammi una mano! >> chiamò, prendendo un braccio
di Inuyasha e passandolo
dietro al collo. Il fratello alzò gli occhi al cielo, ma alla fine la aiutò.
Tanto se lo sarebbe portato a casa anche senza il suo aiuto.
Si avviarono verso casa, più
veloce possibile. Ormai il coprifuoco era vicino, e non dovevano farsi trovare
in giro con Inuyasha.
<< Tu? >> domandò
improvvisamente il ragazzo, attirando l’attenzione di Kagome.
<< Come, scusa? >>
chiese lei confusa.
<< Il tuo nome >>
spiegò lui, sospirando. Come se fosse ovvio!
<< Kagome >>
rispose la ragazza sorridendo. Lui la osservò per un attimo, prima di
concentrarsi sulla strada. Stavano lasciando una scia di sangue, ma la ragazza
aveva detto di non preoccuparsi.
L’hanyou
sospirò, lanciando un’occhiata a Sota. Che strana famiglia.