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Autore: J_Ari    17/09/2013    2 recensioni
«Ma lo sai che sei proprio bello?»
«Grazie», rispose Jaejoong cercando di non ridere. Stava osservando Junsu seduto accanto a lui. “Seduto” per modo di dire visto che l'amico era parecchio ubriaco e non stava fermo un solo attimo. Continuava a spostarsi sul divanetto, un po' gattonando, un po' buttandosi sia addosso a lui, sia addosso a Yoochun.
Quella sera, Jaejoong aveva proposto di uscire a bere. Nonostante le iniziali proteste del più piccolo, Jaejoong e Yoochun lo avevano praticamente obbligato a seguirli. Naturalmente l'avevano fatto bere, dimenticandosi che il livello di resistenza all'alcol di Junsu, che non beveva praticamente mai, era ben diverso dal loro.
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jaejoong, Junsu, Yoochun
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'idea è partita da un Junsu un po' brillo, un po' tanto brillo, anche se alla fine mi ha dato un ottimo spunto per parlare della bellissima amicizia che lega questi tre elementi<3
Ammetto che la storia ha preso una piega inaspettata anche per me ahah.
Un grazie a chiunque legga, un doppio grazie a chiunque recensisca... e ovviamente spero vi piaccia!!! E vi lascio con una citazione scaturita dalla mia mente a notte inoltrata dopo aver concluso la storia: “Carini e coccolosi ragazzi, carini e coccolosi... che d'Artagnan è alle porte!!!”

 

«Ma lo sai che sei proprio bello?»

«Grazie», rispose Jaejoong cercando di non ridere. Stava osservando Junsu seduto accanto a lui. “Seduto” per modo di dire visto che l'amico era parecchio ubriaco e non stava fermo un solo attimo. Continuava a spostarsi sul divanetto, un po' gattonando, un po' buttandosi sia addosso a lui, sia addosso a Yoochun.

Quella sera, Jaejoong aveva proposto di uscire a bere. Nonostante le iniziali proteste del più piccolo, Jaejoong e Yoochun lo avevano praticamente obbligato a seguirli. Naturalmente l'avevano fatto bere, dimenticandosi che il livello di resistenza all'alcol di Junsu, che non beveva praticamente mai, era ben diverso dal loro.

«E lo sai che ti voglio tanto bene?»

«Sì, me l'hai già detto.» Gli scappò un sorriso. Junsu non usava quasi mai parole d'affetto verso lui e Yoochun, era sempre parecchio introverso quando si trattava di esternare i propri sentimenti. Ma vedendolo lì, con le guance arrossate ed un sorriso tenerissimo, Jaejoong non poté fare a meno di pensare quanto fosse dolce anche in una versione più affettuosa e meno timida.

«E lo sai che voglio tanto bene anche a te?»

Junsu aveva dato le spalle al più grande dirigendosi verso Yoochun. Gli si buttò addosso di peso, gettandogli le braccia al collo. Un bicchiere volò per la stanza. «Il mio drink!» urlò il moro cercando di afferrare il bicchiere al volo, il quale finì miseramente a terra in un sonoro infrangersi di vetri.

Alzò gli occhi al cielo, lasciando che Junsu si accoccolasse contro il suo petto.

«Tutta colpa tua.» Lo guardò abbassando il tono di voce.

«Ma io sono tanto buono e bravo, sai?»

Yoochun non riuscì a rimanere serio per molto vedendo l'espressione infantile che si era dipinta sul volto di Junsu.

«Tu invece sei proprio bello», continuò il più piccolo strofinando la guancia contro il suo petto. Chiuse gli occhi, come un bimbo che stringe felice a sé un morbido peluche.

«E così abbiamo scoperto che quando beve, la sua età mentale scende a quella di un bambino di quattro anni.»

«Invece di fare tanti pensieri filosofici, mi aiuti? Sta diventando molesto.»

«Io? Molesto? Tu non sai con chi stai parlando caro mio!» disse tutto ad un tratto Junsu tornando seduto. Più o meno seduto. Dondolava vistosamente a destra e a sinistra.

«Mi correggo, bambino di quattro anni affetto da disordini di personalità.»

«Come il Dottor Jekyll e Mister Hyde?! Ah ah ah, come sei divertente hyung», affermò Junsu battendosi una mano sulla coscia. «Vi devo però confidare un segreto!» Saltò in piedi come una molla, barcollando pericolosamente. Sia Jaejoong che Yoochun allungarono una mano per afferrarlo prima che cadesse a terra, ma incredibilmente il più piccolo riuscì a reggersi sulle proprie gambe.

«Allora... Voglio sappiate che ci tengo veramente taaaaaaanto, ma tanto tanto. Non l'ho mai detto a nessuno, ma proprio a nessuno nessuno.»

«Sentiamo.»

«Ssh, non interrompermi, che poi mi dimentico... Comunque, dicevo, rullo di tamburi.» Mimò il gesto come se avesse davvero un tamburo davanti a sé. «Voglio cavalcare gli stambecchi sul monte Everest!!!»

I due ragazzi si guardarono allibiti, per poi scoppiare entrambi a ridere a crepapelle.

«Sull'Everest ci sono stambecchi?»

«Ah, se lo dice lui... Ma cosa più importante, gli stambecchi si cavalcano?»

Altre risate.

«Ssh, sto parlando!» borbottò Junsu portandosi un dito davanti alle labbra in segno di silenzio. «Stavo dicendo... E poi voglio fare il giro del mondo in ottanta giorni a bordo di una mongolfiera! Vi immaginate? Ah, devo proprio comprarla», disse con sguardo sognante portandosi le mani al viso. «E fluttuare, e fluttuare, e fluttuare nel cielo azzurro...»

«Dovremmo farlo bere più spesso.»

Yoochun incrociò le braccia, annuendo con un deciso cenno del capo. «Concordo.»

«E non vi ho detto la cosa più importante! Ho pensato a dei nomi d'arte strafighi per noi tre! E lì ho qui, giusto giusto nella mia testolina.» Junsu assottigliò lo sguardo portandosi un dito alla testa.

Jaejoong e Yoochun annuirono sorridendo come si farebbe quando si da ragione ad un pazzo.

«D'ora in poi ci chiameremo come i tre moschettieri! Jaethos, Yuthos e Xiamis!»

«YUTHOS!», gridò Jaejoong indicando Yoochun. Iniziò a ridere piegato in due.

«Parla Jaethos!» replicò il moro portandosi le mani ai fianchi ed arricciando le labbra offeso.

«Vi piacciono?! Sì?! Sono bellissimi vero?! Ah, come sono felice!»

Junsu abbassò le braccia con espressione beata barcollando all'indietro.

«Hey!» Il più grande, che era anche il più vicino a Junsu, si lanciò verso di lui e lo afferrò per un braccio prima che cadesse a terra.

«Jaejoong-hyung, mi abbracci? Ah, mi piace tanto quando mi abbracci. Però abbracci sempre Yoochun, a me mai, sei proprio cattivo.»

Jaejoong l'adagiò contro il proprio petto, passandogli le braccia intorno alla vita. «Non possiamo uscire finché non gli passa almeno un po' l'ubriacatura, se ci beccano i paparazzi sono casini», disse voltandosi verso Yoochun. Nella sua testa vide vividamente l'immagine di flash su flash mentre Junsu correva verso i paparazzi chiedendo loro di giocare a calcio assieme. O mentre recitava alcune battute di Tod, il personaggio da lui impersonato nel suo ultimo musical; se lo vide sghignazzare nella notte, allargando le braccia e puntando lo sguardo verso il cielo. Sia in uno che nell'altro caso sarebbe sembrato un pazzo. Sì, immaginava che sarebbe andata più o meno così. E non era decisamente il caso che accadesse.

«Ah, quanto mi gira la testa. Mi gira proprio accidenti...»

Yoochun si alzò in piedi. Lasciò spazio a Jaejoong che, non con poche difficoltà, aiutò Junsu a distendersi sul divanetto.

«Tutta colpa vostra, non dovevate farmi bere», si lamentò Junsu portandosi un braccio sopra la fronte. «Voglio andare a casaaaaaa», gridò cercando di rotolare giù dal divanetto, ma fu prontamente bloccato da Jaejoong che gli si era accovacciato accanto.

«Lo porti tu a casa?»

«Io gente ubriaca in auto non ne voglio, lo sai», replicò Yoochun serio.

«Ah! Bell'amico! Devo elencare tutte le volte che ho rischiato IO?»

«Quando mai sono stato male!»

Jaejoong lo guardò di sottecchi.

«Sì, va bene, è successo», replicò Yoochun sbuffando.

Jaejoong alzò una mano invitandolo ad aumentare. «E chi ti ha portato a casa?»

Yoochun si sedette su un altro divanetto nella stanza semi aperta, mentre i vetri del bicchiere, infrantosi poco prima, scricchiolarono sotto i suoi passi. Afferrò il proprio smartphone senza rispondere alla domanda di Jaejoong.

L'atmosfera nella stanza era cambiata visibilmente nel giro di pochi attimi, solo la musica ritmata di sottofondo era rimasta la stessa.

«Guarda che anche se ti incazzi e non mi rispondi, la situazione non cambia.»

Yoochun distolse lo sguardo dallo schermo tornando a fissare l'amico.

«Be'?»

«Dio, quando ti ci metti sei veramente insopportabile! Cosa devo fare? Portarlo a casa? Va bene! Lo porto a casa!»

«No, non litigate...» si intromise il più piccolo. «Che poi mi sento in colpa... è colpa mia vero? Io non voglio che litigate per colpa mia.»

Entrambi lo guardarono per un attimo senza sapere cosa dire.

«Non è colpa tua...» rispose infine Yoochun sospirando. Si avvicinò ai due amici.

«Sì, invece! Vado a casa a piedi, tanto è vicino.»

Jaejoong valutò che quindici chilometri a piedi non sarebbero stati proprio una passeggiata, soprattutto da ubriachi. Da come alzò un sopracciglio, Yoochun dovette aver pensato la stessa cosa.

Junsu provò ad alzarsi, ma entrambi lo bloccarono.

«Stai fermo lì e non ti preoccupare, okey?» Ogni ombra di irritazione era scomparsa dalla voce di Yoochun.

«Ma io...» Jaejoong vide gli occhi di Junsu farsi lucidi. In quel momento si pentì realmente di averlo fatto bere. L'alcol gli aveva tolto ogni minima residua forma di autocontrollo.

«Ci pensiamo noi a te. Smettila di preoccuparti e fa' come ha detto Yoochun.»

Junsu annuì poco convinto.

«Bene, e ora pensiamo a come uscire da qui.»




«Non ci credo ancora... E non vorrei dire eh, ma Junsu con quel “vado a casa a piedi, tanto è vicino” secondo me ce l'ha tirata!»

Jaejoong scoppiò a ridere. Effettivamente si trovavano in una situazione tragicomica.
Per qualche oscuro motivo, l'auto di Yoochun si era fermata nel bel mezzo della strada a poco più di un chilometro dalla casa di Junsu. Forse si trattava dell'elettronica visto che il motore non aveva dato nessun segno di problema, ma nessuno dei due ne era realmente sicuro.

Erano scesi, cercando almeno di spostare l'auto lungo il bordo della strada. Poco dopo Yoochun aveva chiamato un carro attrezzi, dandogli tutte le istruzioni necessarie. L'idea di chiamare un taxi però era sembrata assurda sia a lui che a Jaejoong.

Il tutto si era svolto molto velocemente, nemmeno in una decina di minuti, e così eccoli lì, Yoochun con Junsu che dormiva beatamente appoggiato sulla sua schiena, e Jaejoong che camminava al loro fianco.

Era una splendida notte di metà settembre. Un temporale, la sera prima, aveva portato via gran parte dell'afa che aveva attanagliato la città per mesi. Dal grande parco, che avevano appena lasciato alle proprie spalle, potevano ancora udire il frinire delle ultime cicale della calda stagione.

I loro passi risuonavano appena sul marciapiede, non c'era nessuno oltre a loro, a parte qualche auto che di tanto in tanto sopraggiungeva per poi scomparire poco dopo.

«Quanto mancherà? Cinquecento metri?»

«Vuoi passarmelo?»

«No, no. Ce la faccio», rispose Yoochun fermandosi un solo attimo per sistemare meglio Junsu sulle proprie spalle.

«Aspetta, vi faccio una foto. Scommetto che domani si ricorderà poco o niente di stanotte», disse Jaejoong alludendo al più piccolo.

Aspettò che Yoochun si posizionasse sotto ad un lampione, in modo da avere maggiore luce, e scattò.

«Si vergognerà a morte», disse guardando soddisfatto la foto sullo schermo dello smarthpone: Yoochun gli stava facendo la linguaccia, mentre Junsu, con gli occhi chiusi e la testa appoggiata sulla spalla del moro, sembrava davvero un angioletto.

«Non vorrei dire, ma sembra che ci stai godendo.»

«Ci puoi giurare», replicò Jaejoong facendo scomparire lo smartphone nella tasca dei pantaloni. Adorava prendere in giro Junsu. Forse un po' sadico lo era sul serio, un po' tanto anche.

«Ah, sei il solito...»

«E tu come al solito mi dai man forte.»

«Ovvio Jaethos.»

I due scoppiarono a ridere.

«Andiamo mio prode Yuthos! Un'accogliente casa ci attende oltre quell'impervia collina!»

«Ma tu conosci il codice dell'allarme di casa di Xiamis?»

Si guardarono.

«No.»

«Io nemmeno...»

Silenzio.

«Pensiamo all'impervia collina intanto...»

   
 
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