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Autore: cruelintentions    18/09/2013    1 recensioni
Harry avrebbe tanto voluto urlargli di chiudere, di non far circolare l'aria, così che quell'odore di vaniglia e pioggia non se ne andasse.
Voleva sentirlo costantemente.
Addosso a sé, attorno a sé.
Ovunque.
Qualcosa però lo costrinse a non farlo, la sensazione che fosse l'unico ad avvertirlo.
I suoi amici non sembravano essersi accorti di quell'aroma – dolciastro ma fresco – che alleggiava nell'aria.
« Harry, sei ancora tra noi? »
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[ capitolo quattro ]
Chiudendosi alle spalle e rimanendo in un silenzio riflessivo, arrivò ad una conclusione. La più giusta e sensata che potesse trovare in quel momento.
Esistevano le eccezioni per tutti, quindi potevano esistere anche per lui.
Ormai era chiaro come il sole.
Era Louisessuale.
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Il raiting al momento è arancione, giusto perchè é ancora all'inizio, ma poi diventerà rosso – con mio sommo piacere - .
Anh, se non ti piace il Larry, se non approvi il Larry, se non sopporti il Larry o – aggiungere qualcosa di estremamente simile - , ti sconsiglio vivamente leggere la mia FF.
Lieve accenno di Ziam – non so che mi è preso -.
Genere: Comico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Cross-over, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Avviso : i personaggi della mia storia non mi appartengo in alcun modo, tutto quello che è riportato qui di seguito è semplicemente frutto della mia fantasia. 

 
LUST BURNING IN HELL.
 

NIGHTMARE.


Harry Edward Styles, devi assolutamente chiamare e prendere appuntamento con uno strizza cervelli. Sembra tu ne abbia davvero bisogno. Prima di tutto perché non puoi svegliarti con quel nome ingabbiato fra le labbra, pronto per essere liberato e detto in un sospiro. In secondo luogo perché non puoi assolutamente e irrimediabilmente continuare a pensare a quegli occhi azzurri.

Un riflesso di un cielo primaverile che prometteva pioggia.

Avresti aperto le braccia e ti saresti lasciato pervadere dalle mille goccioline che sarebbe cadute, emandando un placido sospiro nel sentire finalmente il tuo cuore librarsi.

Volevi quella pioggia. Volevi quegli occhi.

“Sono lusingato, curly.”

Louis.

Aprendo gli occhi di scatto ti metti a sedere. Gli occhi smeraldini ad osservare attentamente in giro, sapendo che cosa cercare ma non trovando nulla di tutto ciò. Zayn, Liam e Niall ancora assopiti, un silenzio ovattato ad innondare quella camera ancora immersa nel terpore mattutino.

Eppure l'hai sentita quella voce. La sua voce.

“Non mi troverai, Harry.”

Ancora lui, eppure lui non c'era.

Che cosa stava succedendo? Stava forse impazzendo? Le probabilità erano troppe e si fece distrarre da un brivido che gli percorse la schiena. Alzandosi, trattenendosi dall'emmettere un flebile lamento per il contatto dei piedi con il pavimento freddo, va a chiudere la finestra rimasta aperta dalla sera prima.

“Non sai quanto mi piacerebbe farti impazzire.”

Questa volta il brivido che gli percorse la spina dorsale non era dovuto all'aria fredda della mattina, sapeva benissimo che la colpevole era quella leggera risata impertinente che alleggiava nella sua testa.

La sua testa, ecco la risposta. Louis era nella sua testa.

Quella voce ovattata, leggera come una carezza, risiedeva nella sua mente. Non voleva credere a quelle stupidaggini sovrannaturali, non voleva crederci e non ci credeva perché gli sembrava tutto così dannatamente reale.

“Finalmente ci sei arrivato, curly, stavo incominciando a perdere le speranze.”

 

« Louis, tu non sei reale. »

 

Niall emise un brontolio sollevando il capo e voltandolo nella sua direzione, corrugando appena la fronte. Prontamente gli fa cenno di rimettersi a dormire, ci mancava solo che iniziassero a pensare – anche loro – che fosse da clinica psichiatrica.

“Così mi offendi, potrei mettermi a piangere.”

Aveva detto quello che aveva detto come a volersi rassicurare che non fosse reale, che non ci fosse veramente quella voce nella sua testa. Auto-convinzione, Styles, coraggio.

Mentre decide di andarsi a fare una poderosa tazza di caffé, avverte una lieve pressione in mezzo alla schiena. Un piacevole calore, come se qualcuno avesse posato la sua mano e lo stesse invitando a proseguire.

“Pensi ancora che non sia reale, Harry?”

Rabbrividisce, sentendo quella mano invisibile tracciando una linea immaginaria con le dita fino alla base del collo.

Era tutto fin troppo reale. Anche il rumore che produsse la porta quando se la chiuse alle spalle, con il fiato corto, era reale.

“Stai cercando di scappare? Oh, curly, che cosa tenera.”

Il cuore che martellava nel petto, non sapeva se essere spaventato o abbracciare quell'eccitazione che gli procuravano quei sussurri.

“Così confuso, indifeso e mortalmente allettante.”

La gola improvvisamente secca lo fece muovere verso le scale, diretto verso il piano inferiore più che deciso a bere quel caffé, ignorando il modo in cui la parola “allettante” aveva eccheggiato nella sua testa facendolo fremere.

 

« Non sono indifeso, tanto meno confuso. In compenso lo so di essere allettante. »

 

Perchè diamine stava parlando ad alta voce come un matto? In più, gli stava seriamente dando corda in quel modo demente?

“In compenso so di essere allettante”, non avrebbe potuto dire qualcosa di meno egocentrico? Aspetta, che problemi esistenziali si stava facendo? Era seriamente preoccupato per quello che poteva pensare il suo nuovo “amico immaginario”? Ma suvvia, non scherziamo.

A conti fatti, sì, sarebbe finito in un manicomio.

Troppo ossessionato dalla voce che aveva in testa, da quegli occhi azzurri indimenticabili e da quel profumo inebriante che particolarmente apprezzava.

“Se vedessi il resto, la lista, si allungherebbe notevolmente.”

Per poco non rovescia il contenitore con il caffé per terra a quelle parole. Non poteva smetterla di leggergli nel pensiero? La privacy esisteva ancora, giusto per la cronaca.

 

« Che diamine vuoi, Louis? Mi hai già stufato e sono a malapena passate ventiquattro ore.»

 

Pronuncia quelle parole prima di bere un lungo sorso dalla tazza che reggeva in una mano – blu con delle righe bianche - , sedendosi cautamente su uno degli sgabelli della cucina.

Una cosa ormai risaputa era la curiosità che possedeva Harry, un po' per ogni riccio che aveva in testa. Troppa, ecco. Più tardava la risposta, più si chiedeva com'era fatto e che quali fossero le sue intenzioni.

Trovava la sua “presenza” una tortura. Nessuno era mai stato capacie di renderlo così impotente, vulnerabile e sensibile. Ora, invece, una persona – sempre se lo fosse – che nemmeno esisteva era in grado di farlo tremare dalla testa ai piedi con un piccolo sussurro o accenno di risata.

Tremava di piacere ogni qualvolta sentiva Louis parlare.

Ttremava di piacere ogni qualvolta sentiva Louis ridere.

Tremava di piacere ogni qualvolta chiudeva gli occhi e si immergeva in quelle pozzanghere azzurre.

Tremava di piacere al solo pensiero di Louis.

Louis.

Dannatissimo, Malik. Gliel'avrebbe fatta pagare. Era finito in quel casino solo per colpa dell'amico, a detta sua. Non avrebbe mai ammesso che in realtà lui centrava ben poco, siccome aveva boicottato l'intera seduta per via del suo carattere. Se doveva arrabbiarsi con qualcuno, quel qualcuno era lui.

 

« Louis? »

 

Ora lo cercava pure? Questo sì che era da sfigati.

Continuava a sentire troppo silenzio nella propria testa, avvertiva una mancanza.

Non c'era. Semplicemente non c'era.

Dove diamine era andato? Lo aveva lasciato lì da solo come un'imbecille? Incominciava a non tollerare questo comportamento. Gli aveva posto una domanda, per giunta sensata e seria, e quello che aveva fatto? Niente. Assolutamente niente.

Beve silenziosamente il caffè mentre si limita a guardare male un punto non indefinito della cucina, non gli piaceva essere ignorato in quel modo.

Posa la tazza sul tavolo, inspirando profondamente.

I suoi polmoni vennero riempiti di un profumo ormai familiare.

Vaniglia e pioggia.

Venne pervaso da un piacevole torpore, come la sera prima poco prima di addormentarsi e senza rendersene conto chiuse gli occhi in cerca di qualcosa.

Eccoli lì, di un'azzurro unico e inspiegabile. Puri, luminosi e incredibilmente vivi.

Louis.

“Voglio te, curly. Ti desidero.”

Quelle cinque parole rieccheggiarono nella sua mente, producendo un'eco che non sembrava avesse fine. Strinse di riflesso la mano attorno alla tazza, sentendo le gambe tremare come non avevano mai fatto. La schiena rigida, pervasa da mille brividi e da quella malizia mista a desiderio che risiedeva in quella voce.

 

« Perchè? »

 

Domanda al vuoto, al nulla, a sé stesso, a Louis.

Cercava chiarezza dove risiedeva solamente caos. Un caos che aveva qualcosa di concreto che normalmente non avrebbe dovuto esserci. Qualcosa di giusto, di tremendamente giusto.

“Perchè no?”

Socchiuse gli occhi, puntando le iridi smeraldine davanti a sé. La vista offuscata da un'improvvisa passione che non sapeva se appartenesse a lui o a qualcun altro. Un'emozione che non gli era mai appartenuta prima di quel momento, sconosciuta e ineguagliabile come i battitti accellerati del suo cuore. Un martellare incessante all'interno della sua gabbia toracica.

Non sapeva come ribattere, qualsiasi parola o voglia di ribellarsi moriva dentro di lui. L'improvvisa consapevolezza che forse stava annegando nel desiderio impossibile, irrefrenabile e incontrastabile che Louis fosse reale.

Carne e ossa. Anima e cuore.

 

« Cosa sei? »

 

Non aveva una risposta, non aveva una spiegazione per definirlo. Era indefinibile.

Non sapeva nemmeno se voleva saperlo, stava già entrando nell'ottica di essere partecipe di qualcosa di troppo grande ed estraneo. Aveva paura, una paura fottuta, di tutte quelle emozioni che lo stavano sovvrastando con una facilità disarmante. Tutte le bariere che aveva costruito attorno al suo organo vitale, scomparse. Anni della sua vita buttati al vento in meno di un secondo.

Quanto sarebbe durato tutto quello? Per quanto tempo avrebbe dovuto convivere con quella voce interiore che gli faceva contorcere le budella?

Un groppo in gola, al pensiero che da un momento all'altro lo avrebbe abbandonato. Lasciato solo. Nuovamente solo e non ascoltato. Nuovamente solo e freddo.

Si può sentire la mancanza di un qualcosa di effimero?

Si può sentire la mancanza di qualcuno che non si ha mai conosciuto?

Mancanza. Mancava. Mancherà per sempre.

Louis gli mancherà per sempre.

Louis e le sue emozioni, gli mancheranno per sempre.

“Sono il tuo peggiore incubo.”

 

 

L'amore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- - - - angolino dell'autrice - - - - -

 

 

Premetto che é la prima volta che scrivo qualcosa su di loro, non sono nemmeno un fan accanita – non so tutto delle loro vite – ma avevo questa mezza idea da un po' per la testa.

E' un genere – parlo del sovvranaturale – che non ho mai trattato. Inserire per di più gli One Direction – quattro per la precisione più uno, lol – in un contesto del genere lo trovo molto divertente.

Probabilmente vi saranno alcuni – troppi – errori grammaticali, chiedo anticipatamente scusa per avervi fatto sanguinare gli occhi – io e la grammatica non abbiamo un rapporto molto buono - .

Il raiting al momento è arancione, giusto perchè é ancora all'inizio, ma poi diventerà rosso – con mio sommo piacere - .

Anh, se non ti piace il Larry, se non approvi il Larry, se non sopporti il Larry o – aggiungere qualcosa di estremamente simile - , ti sconsiglio vivamente leggere la mia FF.

Credo di non aver tralasciato nulla – non ho intenzione di darvi spoiler sulla faccenda di Louis, asd – per cui, siate dei buoni recensori e digitatemi il vostro parere – critiche accettatissimissime - .

 

 

So, that's all! Good reading! 

  
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