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Autore: Americas23    18/09/2013    1 recensioni
Tornò in camera e si sedette sul letto e solo in quel momento vide, dl riflesso dello specchio, una busta sul suo comodino. La prese e analizzò. Non vi era un mittente, solo un nome, il suo, sul retro della busta. La calligrafia era inconfondibile. Emma.
La aprì curioso, eppure non si aspettava di certo quello che stava per leggere.
E' la mia prima storia e spero davvero vi piaccia.
Un abbraccio,
Americas.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1. We both deceive, but who does it better?
 
 
Zayn rientrò in casa, dopo aver passato l’ennesima giornata in studio. Erano le 10 passate, e ormai 14 ore passate lì dentro si facevano sentire. Ultimamente passava sempre più tempo fuori casa, dando più importanza al suo lavoro che ad Emma e, per quanto questo fosse logico e dovuto, era uno strazio per la ragazza.
Era diventato di routine: lui usciva, non svegliandola nemmeno, dopo il litigio della sera precedente, e lei si svegliava da sola in un letto troppo freddo per essere condiviso da due persone. Studiava tutto il giorno Chopin, componeva, ma la verità è che non ce la faceva più. Sembrava avesse una storia più con sé stessa che col moro. Un solo sms o una chiamata veloce, poi nulla più, fino a sera tardi, quando lui rientrava e andava sotto la doccia. Non vi era più dialogo ed erano più estranei che innamorati. 
Sbattè la porta per far sapere che fosse rientrato, ma non vi trovò nulla e nessuno ad accoglierlo. Non che si sorprendesse, erano mesi che la ragazza non gli andava più incontro travolgendolo in un abbraccio, ma di solito dava almeno segni vitali per far capire che l’avesse sentito.
Starà già dormendo, pensò, così salì in camera loro, ma non la trovò. Il letto era perfettamente intatto.
-Emma?- la chiamò a voce alta per tutto l’appartamento, ma non ebbe nessuna risposta. Controllò il bagno, la cucina, la stanza dove ella studiava, ma era completamente solo.
Prese il cellulare e compose il suo numero. Attese paziente e scattò la segreteria.
Salve, è la segreteria di Emma Landon. Non posso rispondere ora, lasciate un messaggio.
-Emma, tesoro, dove sei? Non ti ho trovata a casa, mi sono preoccupato. Per favore, richiamami.-
Un bip segnò la fine del messaggio. Tornò in camera e si sedette sul letto e solo in quel momento vide, dl riflesso dello specchio, una busta sul suo comodino. La prese e analizzò. Non vi era un mittente, solo un nome, il suo, sul retro della busta. La calligrafia era inconfondibile. Emma.
La aprì curioso, eppure non si aspettava di certo quello che stava per leggere.
 
Ciao Zayn,
come al solito sarai tornato a lavoro tardi, perciò non ho potuto aspettarti. Avevo un treno da prendere. No, non ho sbagliato a scrivere, se è questo che stai pensando. Anche se sinceramente non so più a cosa pensi tu. Ci ho riflettuto a lungo in queste settimane, e sono giunta alla conclusione che questa lettera sarebbe stata la miglior cosa. Per entrambi. Può sembrare da codardi, ma non avrei saputo come fare, perché ogni volta che litighiamo e mi vieni vicino per scusarti non riesco a resistere a lungo. Lo sai che i tuoi occhi sono sempre stati il mio punto debole, mi basta guardarli e dimentico tutto. Mi dimentico degli appuntamenti rimandati, delle serate andate a puttane, delle bugie che mi hai detto e finiamo sempre per fare l’amore. Il nostro metodo per far pace. Si, certo.
Te lo devo dire, hai totalizzato dei record: il primo di cui mi sia innamorata, il primo di cui mi sia fidata, il primo con cui io abbia fatto l’amore, il primo per cui io abbia pianto in vita mia. Ah dimenticavo. Il primo che, nonostante mi abbia fatto sentire bene, mi ha fatto anche sentire una mersa colossale. Tu non pensi a come io mi possa sentire con i tuoi comportamenti.
Sei lunatico, lunatico da morire: il giorno prima stai bene, quello dopo stai male, un giorno sei scherzoso e sensuale e quello dopo freddo e distaccato, un giorno sembri voler darmi il mondo, quello dopo me lo fai cadere addosso. Dici di amarmi, ma il più delle volte mi sembra di essere un peso per te, e io ora non so più se ciò che mi confessi è vero o l’ennesima rassicurazione.
Sono passati 9 mesi da quando parlammo della distanza, se fossi andata a Roma: ero spaventata, lo ero da morire, per il “ti amo”, perché stava accadendo tutto così in fretta, non sapevo se potevo fidarmi ancora.
Però l’ho fatto, ho voluto continuare, perché inconsciamente non potevo più fare a meno di te, ti amavo, ma avevo bisogno di tempo. Il mio “ti amo” ci ha messo un po’, però alla fine te l’ho detto. Forse per te non significa nulla, però quello per me è stato davvero il segnale che con te ci avrei messo la mano sul fuoco.
Mi sono fatta accarezzare da te. Dio, hai una minima idea di quanto mi sia costato? Dopo tutte le volte che mi hai scoperta a vomitare l’anima oltre quello che mangiavo, dopo tutte le volte che ti ho confessato quanto mi sentissi inadatta e brutta. E nonostante questo, tu mi hai fatta sentire sbagliata lo stesso.
Mi dicevi che andava tutto bene, e hai continuato a trattarmi come fossi un’estranea a volte, a dirmi bugie, e io ho continuato a sopportare, a portare pazienza, dicendomi che avevi un periodo no e avevi bisogno del tuo tempo. Il fatto è che avevi tempo per stare con i tuoi amici e non con me. Non negarlo, ogni volta che dovevamo uscire c’era sempre qualche scusa che te lo impediva, e poi venivo a scoprire che in realtà eri andato con Josh e Sam altrove. Io stringevo i denti e ti dicevo che andava tutto bene, ma non è mai stato così.
Non sono arrabbiata perché uscivi con i tuoi amici, no. Lo sono perché mi mentivi pensando non fosse nulla, trattandomi come una stupida che non l’avrebbe mai saputo. Non ti ho mai impedito nulla, mi sono sempre stati simpatici i tuoi amici e mai, mai e poi mai avrei sopportato di essere opprimente e ossessiva nei tuoi confronti. Mi sono chiesta se fosse per colpa mia, e ancora non lo so.
Perciò sono arrivata ad una conclusione: falla finita, dimmi che non ti sto più bene, che non mi vuoi, perché non ne posso più.
Ti ho detto che avrei rispettato qualunque decisione e ti avrei aspettato perché ti amo, ma la verità è che amarti mi fa soffrire, e se questo è il prezzo da pagare perché tu la mattina o qualunque altra volta mi tratti come una conoscente, allora non so quanto mi convenga.
Io ti amo e continuerò a farlo, ma non riesco più a non domandarmi se hai una sola faccia o continui a cambiare maschere.
 
Non cercarmi, non avrebbe più senso.
 
Emma.
 
Arrivò fino alla fine consapevole di aver trattenuto il respiro per tutto il tempo, e solo quando riprese fiato si accorse del gemito che invece gli uscì dalla bocca e della vista appannata.
Lasciò la lettera sul letto, quasi spaventato al pensiero di toccare quella carta, sperando che fosse solo un brutto sogno. Si risvegliò dal coma momentaneo prendendo il cellulare per chiamare di nuovo la ragazza, prendere le chiavi e mettersi il macchina per andare a cercarla.
 
Salve, è la segreteria di Emma Landon. Non posso rispondere ora, lasciate un messaggio.
-Emma, amore. Per favore, rispondi al cellulare, voglio parlarti. Dimmi dove sei, ti vengo a prendere e ne parliamo assieme. Per favore, non andartene. Amore ti prego…-
Il consueto bip non tardò ad arrivare.
E mentre lui premeva il piede sull’acceleratore, dall’altra parte di Bradford una ragazza era in viaggio verso una nuova vita, dove probabilmente non rientrava più Zayn.
  
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