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Autore: EriTommo    18/09/2013    1 recensioni
Avete presente il figo della scuola? Quel tipico ragazzo bello da far paura, viso da angelo e corpo da Dio greco, ma allo stesso tempo un perfetto stronzo strafottente?
Bene, lui era Louis, Louis William Tomlinson. Capelli castano scuro, spesso portati disordinati, occhi di ghiaccio, azzurri come il mare, sorriso mozzafiato, corpo perfetto, muscoloso, forte e scolpito, sempre con la battuta pronta, amato da tutte le ragazze e ammirato e invidiato da qualsiasi ragazzo, o quasi, sebbene fosse il ragazzo più sfacciato, irrispettoso, arrogante e presuntuoso che purtroppo conoscevo.
Capitano della squadra di football della scuola e eccellente in tutte le discipline sportive, un atleta perfetto insomma.
Io?Selena, Selena Gray, questo è il mio nome.
Diciottenne, capelli biondi, lisci, occhi azzurri, altezza media, non troppo magra, anzi, ora stavo anche bene, fino a un mese e mezzo fa ero una mezza balena. Il mio aspetto fisico non era stato un grandissimo problema fino all’inizio delle scuole superiori. Non mi piacevo, ovvio, ma non ero mai stata presa in giro o esclusa per quei chili di troppo.
Chi era Louis per me? L’inferno, da lui erano partiti tutti i miei problemi, grazie a lui erano iniziati i miei complessi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno mondo. Se è vero che il buon giorno si vede dal mattino allora io dovrei passare le mie giornate a tagliarmi le vene. Ma cosa pretendiamo? Fin che a svegliarmi è un suono metallico acuto e fastidiosissimo. Se poi questo sottospecie di apparecchio si trova a poco più di cinque centimetri dal tuo viso è veramente una sensazione stupenda.
Come ogni mattina ero in ritardo, mi lavai il viso velocemente e indossai i primi pantaloni e la prima maglia che trovai sulla sedia e dopo aver preso lo zaino mi fiondai giù per le scale.
- Selena, la colazione-  mi fermò mia madre prima che potessi uscire dalla porta.
- mamma sono in ritardo, prenderò qualcosa per la strada- dissi avvicinandomi a lei e scoccandogli un grosso bacio sulla guancia.
Senza darle il tempo di ribattere uscii di casa, salutandola e sfoggiando uno dei miei migliori sorrisi. Questa era l’unica cosa che giocava a mio favore sul fatto di essere in ritardo: non serviva mi inventassi strane scuse per saltare la colazione, non avevo il tempo materiale per farla.
In meno di tre minuti raggiunsi la fermata dell’autobus dove trovai Zayn, Niall sarebbe salito due fermate dopo la nostra.
- Ciao Zayn- dissi alzando una mano in segno di saluto.
- principessa- sorrise lui.
Amavo quando mi chiamava così, mi faceva tornare bambina, come se in quei pochi attimi in cui pronunciava quella parola mi catapultassi nel mondo delle fiabe: con principi, matrigne e cavalli bianchi, lontano dalla realtà.
 Purtroppo l’arrivo dell’autobus interruppe i miei pensieri. Come ogni mattina era pieno di gente infatti ne io ne Zayn riuscimmo a sederci.
- ciao belli- ci salutò Niall appena salì in autobus.
- ciao Niall- rispondemmo io e Zayn.
-possibile che quest’autobus si rimpicciolisca sempre di più? - chiese il biondo.
- Niall, non è l’autobus che si stringe ma le persone che aumentano- risposi io ridendo.
- beh se tutta questa calca mi porta questo.. io non mi lamento- intervenne Zayn sfoggiando un sorriso malizioso.
In effetti io e lui eravamo abbastanza avvinghiati, per tenermi ero stretta al suo petto e lui mi sorreggeva con un braccio nella parte bassa della schiena, mentre l’altro era appeso a un palo, inoltre i nostri visi erano vicinissimi.
- ma non vale, anche io voglio- sbuffò Niall.
- mi dispiace amico, sali prima la prossima volta-  scherzo il moro.
- ma che sono una bambola? Siete fortunati che se mi sposto rischio di finire per terra, altrimenti vi starei già picchiando. Ah e Zayn... la mano.- dissi ridendo.
- che mano?- chiese lui divertito.
- quella che hai tranquillamente appoggiato al mio culo- risposi acida ma non troppo infastidita.
Era un giochetto tra di noi, non lo facevamo con malizia, era così, uno scherzo tra amici.
Una volta arrivati a scuola salutammo Zayn che si diresse al corso di storia, mentre io e Niall andammo nell’aula di biologia.
E come copione Tomlinson & Co erano lì, nel fondo dell’aula a schiamazzare.
Mi sedetti accanto a Niall in seconda fila e quando il professor Johnson entrò in aula iniziò la lezione.

- Tomlinson e compagnia bella, la smettiamo?- urlò il professore esasperato, interrompendo per l’ennesima volta la spiegazione.
Non ricevette nessuna risposta da parte dei tre ragazzi, era ormai la terza volta che venivano richiamati in un’ora e chiunque si sarebbe reso conto che non era il caso di controbattere o trovare qualche scusa assurda.
- Louis fai una bella cosa, vieni qui in secondo banco, alla destra della signorina Gray c’è un banco libero- continuò con tono calmo e mieloso, gli sbalzi dell’ intonazione della voce di quell’uomo mi sorprendevano ogni giorno di più.
Non potevo credere alle sue parole.
Su tutti i posti che c’erano in classe proprio accanto a me? Okay che era l’unico banco libero, ma non era giusto. Insomma, se lui parlava non dovevo essere io a subirne le conseguenze.
- ma prof- provai a controbattere ricevendo un occhiata storta da parte dell’insegnante.
- faccia silenzio signorina Gray e non controbatta, a meno che non voglia passare questo pomeriggio in detenzione con la magnifica compagnia del signor Tomlinson-  ridacchio lui sotto i baffi.
Mi zittii all’istante. Tutto, ma un pomeriggio con Louis mai.
- Ciao Selena- disse il ragazzo con un tono strafottente dopo essersi accomodato accanto a me.
- Tomlinson non rompere! - sbottai infastidita, girandomi dal lato dove era seduto Niall, calmandomi subito alla vista di quegli occhi angelici.
-come sei acida, cos’è sta mattina era finito lo zucchero a casa tua?- domando facendo spuntare uno stupido sorrisino nel suo viso che trasmetteva di tutto a parte sincerità.
Quel sorriso, era davvero bello. Era lo stesso sorriso di dieci anni fa, quel sorriso che ti lascia intendere tutto ma non ti assicura niente, un sorriso spontaneo e contagioso con tutti tranne che con me, almeno ora.
Decisi ignorarlo notando le occhiate del professor Johnson non era il massimo, rispondergli in quel momento avrei solo peggiorato le cose.
Le due ore furono interminabili, tra Louis che continuava a stuzzicarmi e la matematica che provocava sonnolenza il tempo non voleva saperne di passare.
L’ora di chimica passò più veloce di quel che credevo, seguivo il corso con Zayn e sebbene fossimo a scuola il tempo con lui volava.
Per finire la mattinata mi subii un’ora di letteratura, in quel corso non c’era nessuno che conoscevo, a parte qualche ragazzo di cui a malapena ricordavo il nome, ma non avrebbe cambiato niente, mi avrebbero ignorato comunque.

 Finite le lezioni i corridoi si affollarono di studenti, chi si dirigeva agli armadietti, chi raggiungeva il gruppo di amici, chi andava in biblioteca per riordinare e ripassare gli appunti della mattinata o per prendere ripetizioni, chi scambiava il corridoio per una passerella e ci faceva una sfilata di moda cercando di far notare il più possibile un nuovo taglio, l’ennesimo capo nuovo o le scarpe appena comprate e infine c’era chi, come me, cercava in tutti i modi di arrivare alla mensa facendosi notare il meno possibile.
Alla porta trovai Niall e Zayn e dopo averli salutati andammo a sederci in un tavolo libero.
Oggi come pranzo la mensa offriva pasta al pomodoro e pollo. Poco mi importava, tanto non avrei toccato cibo. Decisi comunque di prendere un po’ di pasta, giusto per non destare sospetti.
Come sempre la mensa era piena di gente e io sbadata com’ero di certo non andavo a guardare quello che fanno gli altri, dato che ero intenta a non rovesciare il mio vassoio.
Ma dato che quella era una giornata no, il caso volle che un perfetto idiota, conosciuto sotto il nome di Louis Tomlinson volontariamente o meno, poco importava, mi rovesciò sulla maglia tutta la coca cola che aveva in mano.
Idiota, idiota, idiota.
Lo odiavo, eccome se lo odiavo.
Voleva smerdarmi davanti tutta la scuola, faceva sempre così con tutti, ma sta volta non ci sarebbe riuscito. La figura da fesso sta volta l’avrebbe fatta lui.
Così, senza pensarci su due volte, presi il piatto di pasta che tenevo nel vassoio e ‘involontariamente’ lo rovesciai nella nuova maglia firmata di Louis.
In fin dei conti a quella porzione di pasta era andata anche bene, se fosse stato per me sarebbe finita in un cestino o nel water.
- oh, scusami, non l’ho fatto apposta- dissi forse un po’ troppo strafottente.
A quanto pare il moro non si aspettava quella reazione da parte mia, dato che il suo viso era sconvolto.
- Tomlinson chiudi la bocca, altrimenti entrano le mosche. O forse aspetti altro? Magari a forma cilindrica con la punta arrotondata? – c’ero andata giù pesante, è vero, ma ormai c’avevo preso gusto.
Feci per andarmene, lasciando li Louis imbambolato avrebbe reso tutto più teatrale o soddisfacente, ma d’altronde io sono Selena Gray e una cosa non può andarmi completamente liscia per una volta.
Infatti sentii una presa stretta al polso che mi fece voltare.
- Tomlinson, non rompere- sbottai, ma mi bloccai quando vidi che il braccio che stringeva il mio non era quello di Louis, ma quello possente della signorina Anita, che poi tanto signorina non era, l’inserviente della mensa.
Ebbi un certo che di soddisfazione notando che anche il fighetto era nella mia stessa situazione.
- Gray, Tomlinson, andate a fare la guerra di cibo nell’ufficio del preside, ora!- urlò l’inserviente.
Silenziosamente ci incamminammo verso l’ufficio del signor Smith.
Anita era insegnante di Karate e nessuno osava contraddire quello che diceva.
- fanculo Gray – sussurrò Louis prima di entrare.
- ovunque pur di non stare qui con te- risposi acida.

Dopo aver passato quasi un’ora a ascoltare il signor Smith che faceva il predicozzo e ci riempiva di rimproveri ero veramente esausta, e come se non bastasse mi ero pure beccata la detenzione, avrei dovuto passare il pomeriggio a dipingere una stupida scenografia per il teatro, per di più con Louis. Che rabbia!
 Controvoglia ci incamminammo verso il teatro, mi aspettava un pomeriggio noiosissimo.
Trovammo una bidella e dopo averle spiegato che ci facevamo lì ci consegnò del materiale da dipingere.
Per la prima parte del pomeriggio nessuno apri bocca, l’atmosfera era abbastanza tesa.
Mi ritrovai perfino a fissare Louis, era bello.
Ma che diavolo stavo dicendo? No,no,no, non era bello per niente.


Tutto d’un tratto la mia testa iniziò a riempirsi di complessi.
Erano ormai passati tanti anni da quando io e Louis eravamo amici e non facevamo un discorso serio.
Anni che per me erano stati infernali.
- Louis – lo chiamai senza pensarci due volte.
- che vuoi?- mi rispose freddo, senza neanche alzare la testa, era normale, probabilmente pensava che stessi per insultarlo, erano quelle le uniche occasioni in cui ci rivolgevamo parola.
- perché te ne sei andato?- chiesi guardandolo di sfuggita, mi metteva in soggezione e in imbarazzo.
- non me ne sono andato, non mi sono mai alzato di qui. Gray che cazzo mangi al mattino? Latte e cocaina? - domando divertito, non capendo il vero significato della domanda.
- No, non ora, non qui- presi un bel respiro – perché quando hai iniziato le superiori non mi hai più cercato?-
- ah- disse per poi iniziare a fissare un punto nella stanza in silenzio.


Estate 2000.

- Boo, io e te rimanemmo amici per sempre?-
- Sì, per più di sempre-
- ti voglio bene-
-anche io Selena-
- ora andiamo a giocare sull’altalena! -


LOUIS.

- No, non ora, non qui- fece un attimo di pausa – perché quando hai iniziato le superiori non mi hai più cercato?-
 - ah-  fu l’unica cosa che uscì dalla mia bocca, tutto ciò che riuscii a dire.

E se gli avessi detto la verità? Se gli avessi spiegato che il problema non era lei, ma io? Che le superiori erano solo una scusa? Che in realtà io mi ero preso una bella cotta per lei, per la mia migliore amica, ma mi vergognavo troppo a dirglielo, primo per paura di rovinare tutto, ma ancora più perché non avevo le palle di affrontare i miei amici, non avevo il coraggio di farmi vedere con lei solamente perché era grassottella?
No Louis ma che stai blaterando? ci hai messo due anni per dimenticarla e ora vorresti buttare all’aria tutto il tuo duro lavoro per una sua semplice curiosità?
E poi pensa un po’ a lei, come si sentirebbe? cosa penserebbe di te solo perché non avevi il coraggio di dirle che ti piaceva per paura di essere preso in giro?
 Se ti odia ora dopo questa tenterebbe di impiccarti.

Erano passati una manciata di minuti da quando mi aveva fatto la domanda, lei si era messa a dipingere di nuovo, probabilmente pensava che non avrebbe mai ottenuto una risposta da me, e io ero rimasto a pensare con lo sguardo perso nel vuoto.
- Ormai io ero cresciuto, tu eri ancora una bambina. Poi diciamocela tutta Selena, insomma non frequentiamo le stesse persone, io sono popolare, conosciuto e devo mantenere una certa immagine, tu eri troppo ingenua e forse lo sei tutt’ora- dissi tutto d’un fiato,  mi faceva male dirle quelle cose, avevo cercato il modo meno offensivo per esprimere il concetto ma il risultato non era un gran che, sicuramente il discorso suonava meglio nella mia mente.
Lei non rispose, abbassò lo sguardo, forse le scese anche una lacrima ma non la vidi dato che si girò.
E pensare che una volta c’ero io al suo fianco pronto ad aiutarla, a asciugargli quelle lacrime, a farla tornare felice.
Tornai a dipingere quella stupida luna, meglio non pensarci.

Dieci minuti dopo avevo finito. Anche Selena era a buon punto, ma dovevamo aspettare che arrivassero le cinque e trenta per potercene tornare a casa in santa pace.
Decisi di infilarmi le cuffiette e ascoltare un po’ di musica.
Riproduzione casuale. Best Friend- Jason Chen
Direi che ora potevo proprio tagliarmi le vene.

‘Mi ricordo di quanto ho detto che ci sarei sempre stato
sin da quando avevamo dieci anni, bambina.’

 
Mi voltai verso di lei, sorrideva canticchiando una canzone che non riconobbi.
Com’era bella, aveva gli stessi occhi allegri di dieci anni fa, lo stesso sorriso solare.
Ora che aveva perso quei pochi chili in più sembrava una modella, anzi era ancora meglio di una modella, una dea.
Ma lei era lei e io ero io. Il periodo in cui eravamo noi, Selena e Louis, i due migliori amici, era finito ormai da un pezzo.

D’un tratto il suo colorito roseo svanì e nel suo viso si fece avanti una cera bianca, gli occhi iniziarono a farsi opachi e il respiro le venne irregolare e affaticato, finché non cadde a terra svenuta.
Mi avvicinai, fortunatamente non si era fatta male, ma non avevo la più pallida idea di che fare.
L’infermeria era chiusa e i professori erano ormai andati a casa.
Poi mi venne in mente una lezione di pronto soccorso che ci avevano fatto al secondo anno, non avevo seguito molto ma l’infermiera era davvero carina così quando fecero le prove prestai molta attenzione.
Presi le gambe gliele alzai e le poggiai su una sedia e poi bagnai un fazzoletto e glielo misi sulla testa.
- cazzo, Selena svegliati- sussurrai in preda al panico.
Passò qualche minuto, ma niente, infine decisi di schiaffeggiarla un po’, riuscendo a svegliarla.
- come stai?- domandai. Ma ero scemo? era appena svenuta idiota, come vuoi che stia?
- bene, non preoccuparti, sto bene. Mi succede spesso ultimamente, sarà un abbassamento di pressione, devo solo dormire un po’ e poi tornerò come prima, tu no badare a me- rispose con un filo di voce per poi chiudere di nuovo gli occhi.

Ormai erano quasi le cinque e venti, fra dieci minuti sarei potuto tornare a casa, ma non avevo intenzione di muovermi da li fin che Selena non si sarebbe svegliata.
Mi avvicinai e posai la sua testa sulle mie gambe, dormire sul pavimento non era proprio il massimo della comodità.
Mi ritrovai più volte incantato a fissarle il viso. Era tornato del solito colore, rosa pallido.

5. 40, dormiva ancora.
5.57, nessun segno di vita.
6.06, mi addormentai anche io.

- Louis, Louis svegliati- era una voce dolce che mi chiamava, non era di certo quella acuta di mia madre.
Aprii gli occhi e mi trovai Selena davanti, probabilmente mentre aspettavo che si svegliasse mi ero addormentato anche io.
- ch ore sono?- chiesi cercando di far mente locale.
- meno dieci alle sette, che ci fai ancora qui?- disse lei.
- non mi fidavo a lasciarti sola così ho deciso di aspettare che ti svegliassi, ma ho preso sonno anche io- spiegai.
- non serviva che ti fermassi, potevi benissimo andare a casa- rispose con un pizzico di acidità e imbarazzo nella voce.
- dai andiamocene da qui che per oggi penso possa bastare- tagliai corto.

Percorremmo parte della strada assieme, abitavano nello steso quartiere.
Quando fu il momento di separarci fu lei a interrompere il silenzio che aveva regnato per tutto il tragitto.
- grazie- si limitò a dire.
- figurati- le sorrisi – ciao- la salutai voltandomi.
- ciao- concluse andandosene.

Che giornata, chi se lo sarebbe mai aspettato?
Selena era la ragazza più straordinaria che avessi mai conosciuto, cazzata ho fatto a lasciarla scappare così. Ma niente poteva tornare come prima.
Domani sarebbe stato come sta mattina, come ieri e come l’altro ieri, era meglio per entrambi se dimenticavamo questo pomeriggio.


LOUIS:
 

SELENA:





SPAZIO AUTRICE:
Eccoci qui con il secondo capitolo, è lungo lo so ma ogni capitolo ha lunghezza diversa. Che ve ne pare? avete già qualche idea di ciò che succederà con il tempo?
Fatemelo sapere in una recensione sarò felice di rispondervi, a presto.
Erika, xoxo :) 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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