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Autore: jake84    22/03/2008    1 recensioni
Da quando si è svegliato improvvisamente dal coma, per Scott sono cambiate molte cose.. cosa sono le voci che sente nella testa? e perchè tutti sembrano sapere qualcosa che lui non ricorda? Presto scoprirà verità che non poteva conoscere, troverà amici che non sapeva di avere... e nemici che non immaginava di affrontare..
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4

Il piano inferiore

Ian e Iago

 

Helen aprì la porta e Scott rimase spiazzato. Era un comunissimo ascensore, grande un paio di metri quadrati. Un grande specchio rimandava indietro la loro immagine. La ragazza rise alla sua espressione stupita.

“ Anche questo serve per confondere. Dobbiamo scendere al piano inferiore.”

Dall’indicatore sulla porta, doveva dedurre che ci fossero almeno quattro piani sotto il livello del suolo. Se non si trovavano già ad un livello inferiore, pensò.

“ Forse quando saremo giù vedrai qualcosa che ti lascerà stupito. Penso sia normale. L’importante è che rimani accanto a me, qualsiasi cosa succeda. Gli effetti degli inibitori non sono ancora svaniti e saresti troppo vulnerabile. Tienilo a mente.”

Scott guardò la sua immagine allo specchio. Pallido come sempre, i suoi occhi saettavano dappertutto

Qualche secondo dopo le porte si aprirono. Si trovavano in una palestra enorme, ma quella era solo la prima impressione. C’erano attrezzi che non aveva mai visto. Su una parete era stata ricostruita una parete rocciosa, dall’altro c’erano strade asfaltate e sagome di persone. Tutto sembrava così reale da mettere i brividi. All’improvviso vide qualcosa sfrecciare verso la parete rocciosa. Contemporaneamente vide un ragazzo grosso come un armadio che cominciò a scalare la parete. Aveva un’agilità inimmaginabile per la sua stazza. Aiutandosi con le mani, fece due salti, arrivando quasi a metà della parete; a questo punto si voltò e si lanciò nel vuoto. Chiuse il pugno, preparandosi a colpire. Scotto riuscì solo a distinguere qualcosa di bianco che sfrecciava contro il bestione. Il ragazzo grosso colpì. Si sentì rumore di metallo, poi qualcosa si schiantò al suolo. Il pavimento era di un materiale sconosciuto, capace di assorbire gli urti.

“ Sei troppo lento Ian!” gridò il ragazzone.

Scott seguì il suo sguardo e vide che si stava riferendo ad un ragazzo magro. Era lui quella cosa bianca che aveva visto sfrecciare in aria! Scott lo capì subito, anche se crederlo gli era ancora difficile.

“ Hai avuto solo fortuna!” disse il ragazzo magro. Poi so voltò verso di loro. “ Hey è tornata la principessa Helen dei Ghiacci. Come va sorellina?”

Mentre parlava, mise le mani dietro la schiena, poi fece il gesto di lanciare qualcosa contro di loro. Scott non vide assolutamente niente. Sentì solo Helen che faceva cadere la cartella che aveva in mano e metteva le mani avanti, come a voler respingere qualcosa.

Un istante dopo, Scott vide cadere a terra quattro shuriken, le tipiche armi dei ninja, che somigliavano ad una stella a quattro punte. Solo che questi shuriken erano completamente ghiacciati.

“ Quante volte devo dirti di controllarti Ian! Poteva essere pericoloso!” gridò Helen.

“ Ma così è più divertente, no?” rispose Ian.

“ Idiota” mormorò Helen. Poi lanciò uno sguardo a Scott. “ venite qui un attimo. Devo presentarvi una persona.”

In un attimo i due ragazzi gli si avvicinarono. Finalmente guardarono Scott.

“ È il tuo ragazzo, principessa?” chiese Ian.

“ Smettila, cretino! Comunque penso che voi due vi siate già visti.”

Scott annuì. Fino a quel momento era stato in silenzio ad osservare. Stava accadendo tutto così velocemente. “ Sì ci siamo visti… ieri?” Era il ragazzo sullo skateboard, quello che aveva incontrato prima di salire sul pullman. Quello che nella sua memoria continuava a gridare.

“ Sono passati tre giorni, fratello. Comunque io sono Ian del vento, piacere di conoscerti.”

“ Ancora con questi nomignoli, sono infantili.” Sbottò Helen.

“ E dai, lo sai che Linus ci tiene. Comunque, piacere.” Ian tese la mano e anche Scott si presentò.

Ian era un po’ più basso di lui, ma aveva un fisico perfetto. Non era niente confronto ad Iago, ma era un fascio di nervi e muscoli. Scott valutò che doveva avere un’agilità incredibile. I capelli biondi erano in disordine, come l’altro giorno, la faccia rotonda, abbronzata. Sembrava un surfista di una di quelle immense spiagge australiane. Solo più basso. Scott non riusciva a collegare quel viso così solare all’urlo che sentiva ancora nelle orecchie.

“ Lui invece è Iago delle rocce. Scusa, solo Iago.” Disse Ian.

La stretta di Iago era molto più salda. Aveva un faccione simpatico, di quelli che ti fanno sperare di trovarlo sempre sorridente. Era alto, grosso, un ammasso di muscoli. Iago delle rocce. Qui era facile capire il perché del soprannome.

Helen si fece avanti di nuovo. “ Ragazzi… lui è il sesto.”

Ian e Iago rimasero un attimo in silenzio, stupiti. Poi risero entrambi. Iago gli diede una pacca sulla spalla che quasi lo buttò a terra.

“Allora è vero!” esclamò Ian. “Pensavamo fossero solo voci! Benvenuto nel gruppo allora.”

Scott rimase sconcertato. Con Helen era stato più normale. Era simpatica, ma distaccata, professionale. Quei due ragazzi sembravano in pieno intervallo scolastico! Possibile che anche loro fossero agenti? E che razza di organizzazione era quella?

“ Hai già conosciuto Linus?” chiese ancora Ian.

“ Ehm… no, non ancora. Conosco solo voi tre” Disse Scott.

“ E che aspetti! Hai bisogno anche tu di un soprannome se vuoi far parte della squadra!”

Iago ne rise, dando una botta sulla schiena di Ian. Questi si buttò a terra, come se fosse stato colpito da un macigno. Nemmeno Scott riuscì a trattenersi questa volta, e scoppiò a ridere. Helen era accanto a loro.

 

“ Ok, fratello, adesso dobbiamo riprendere l’allenamento.” Disse Ian.  Scott non era abituato a sentirsi chiamare in quel modo.

“ Già. Ricominciamo daccapo. E stavolta cerca almeno di colpirmi.” Disse Iago.

 

“ Possiamo fermarci un attimo, Helen?” chiese Scott.

“ Qualcosa non va?” chiese la ragazza, allarmata.

“ No, no. Volevo vedere l’allenamento. Finora mi hai parlato delle vostre capacità… ma non so niente di concreto.” Spiegò Scott. Sperava di risultare credibile, ma non sapeva come risultasse la sua faccia quando mentiva.

“ Sì certo. Spostiamoci di qui, però. Quei due non sono molto attenti quando si allenano.”

Helen lo guidò in una stanza nascosta. Da lì potavano osservare il campo senza rischiare di essere colpiti. Scotto continuò ad appoggiarsi alla stampella, anche se sentiva di poterne fare a meno adesso. Doveva fare una cosa, prima di continuare. Soprattutto, doveva capire se la sua intuizione era giusta.

 

Ci siete?

Nessuna voce gli rispose. No, non andava bene.

Fuori i ragazzi avevano cominciato ad allenarsi. Scott non li degnò di uno sguardo. Aveva altro a cui pensare.

Gli effetti degli inibitori stavano svanendo. Era il momento per provare.

Immaginò nella mente la situazione ideale, come era stato il suo primo (ed unico per il momento) giorno di scuola. Immaginò di trovarsi in un caffé, un posto ben tenuto, accogliente. Tavolini e sedie erano in legno, come anche il bancone. Il grande specchio dietro il bancone, costellato di bottiglie di liquori, rimandava l’immagine di un tranquillo locale di periferia. La luce era soffusa, nessuno che veniva a disturbarti. Era perfetto.

 Scott era seduto ad un tavolino, da solo. Davanti a lui non c’era nessuno. Ma sentì qualcuno che prendeva posto nel tavolino dietro di sé. Non poteva voltarsi, ma in fondo non ne aveva bisogno. Sorrise.

Ci siete allora.

Non ci siamo mai mossi di qui, jushi. Solo che tu eri troppo intontito per sentirci. Disse la prima voce. Erano in tre come sempre.

Allora sapete anche cos’è successo l’altro giorno? Chiese Scott.

Certo che lo sappiamo. Farsi fregare in quel modo da una stupida jushika è stato davvero… stupido! Rispose il secondo. Era quello che parlava più spesso. Era quello che l’aveva convinto a scappare.

Cosa?

Lascia perdere, pund, non ti sta seguendo. Era di nuovo il primo. Quindi… il secondo era pund. Qualsiasi cosa volesse dire.

Sentite, lasciate perdere per il momento. Io non lo so che sta succedendo! Ho bisogno di chiedervi una cosa.

Quello che vuoi, jushi. A proposito, carino questo posto. Pund sembrava davvero compiaciuto.

Devo sapere che sta succedendo qui.

Fu la prima voce a parlare. Qui intendi in questo istituto… o qui nella tua testa?

Per adesso ho bisogno di sapere con chi ho a che fare. Voi sapete cose che io non ricordo. Dovete essere i miei occhi.

A quel punto, per la prima volta, parlò anche il terzo. Finora era stato in silenzio, ma la sua presenza era palpabile. La sua voce metteva i brividi.

Il jushi comincia ad avere bisogno di noi.

Pund e l’altro rimasero muti. Nemmeno un sospiro.

Scott insistette. Potete farlo?

Lascia fare a noi, disse pund.  Tu pensa solo a continuare a fingere di non sentire niente. E se lo vuoi sapere, sei bravo a fare il tonto.

Per adesso poteva bastare. Era folle pensare che quelle voci non gli appartenessero… ma almeno non era costretto a dividere i suoi pensieri con loro. In fondo, non sapeva se poteva fidarsi di loro.

Finalmente guardò verso il campo. Non sapeva di preciso quanto tempo fosse passato, ma non dovevano essere stati più di cinque minuti. Eppure sul campo sembrava fosse passato un uragano.

I due ragazzi erano fermi al centro, uno di fronte all’altro, affannati. Intorno a Iago c’erano decine di shuriken conficcati a terra. Il ragazzo impugnava una spada enorme.

Di fronte a lui, Ian stringeva 2 shuriken. Era in posizione d’attacco. Sul suo viso un sorriso di sfida. “ Stavolta ci sono andato vicino, vero?”

“ Non abbastanza” rispose Iago.

“ Ho passato la tua difesa.”

“ Ma non mi hai colpito.”

 

Helen si alzò dicendo: “ Che ne dici di andare via? Non li sopporto quando fanno così. Finiranno per farsi male.”

“ Ma…” che hanno fatto? stava per chiedere, ma chiuse subito la bocca. Non poteva far finta di non aver visto niente.

Jushi, sei fortunato che ‘sti due non sono tuoi nemici.

Vuoi dire che mi posso fidare di loro?

No. Voglio dire che non ti conviene averli contro.

“ Ok” disse. “ Andiamo.”

  
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