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Autore: Amethyst10    18/09/2013    2 recensioni
Bella è una ragazza che si potrebbe definire senza "sostanza", nessuna la vede, ma non è un fantasma.
Edward è un cantante famoso, con alle spalle un passato difficile.
Il loro incontro avverrà in un momento critico, proprio quando Edward deciderà di porre fine alla sua vita, che ormai considera senza più uno scopo.
Riuscirà Bella a mostrarsi a lui per fermarlo in tempo, e farli capire i veri valori della sua esistenza?
Dal capitolo 2 :
Lo sentii ridacchiare.
" credi nell' amore a prima vista ?" mi chiese.
Arrossì.
Abbassai lo sguardo sulle mie scarpe e senza pensarci troppo annuì.
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Tanya | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Capitolo 2
 
<< chi sei? >>
Lo guardai perplessa. Forse stavo sognando. Nessuno mai mi vedeva o sentiva, neanche se era bel tempo e mi trovavo a un metro di distanza da lui o da lei.
Una volta ero addirittura arrivata a credere che forse io ero solo un fantasma, il problema era che io non ero morta. Di questo ero assolutamente certa.
Non passavo attraverso oggetti o persone. Ma se lanciavo qualcosa a qualcuno, lui o lei lo sentiva e avvertiva.
Ero iscritta a scuola, durante l’appello chiamavano anche il mio nome, ma era come se non esistessi. Nessuno mi conosceva.
Non sapevo precisamente dove fossero i miei genitori, avevo pochi ricordi di loro, gli avevo cercati per molto tempo senza risultati.
E adesso lui mi rivolgeva la parola come se nulla fosse?
In quel momento non era importante comunque, dovevo fargli capire che la sua vita aveva un valore.
<< Mi chiamo Bella >> risposi.
Si passò una mano trai capelli e mi ritrovai a guardarlo meglio.
Indossava un impermeabile verde rame, dei pantaloni scuri, come le scarpe. Al collo portava diverse collane, che però non sembravano avere grande valore.
Aveva i capelli castani ramati, sbattei un attimo le palpebre.
<< Io penso d’ averti già incontrato >> dissi.
<< stai cercando di far colpo su di me? >> mi domandò lui sorridendo.
Arrossì, << No, volevo dire che mi pareva d’ averti già visto >>
<< Sei una mia fan? >> chiese sospirando.
<< fan? >> lo guardai meglio << ma certo, tu sei il ragazzo del poster nella cinquantaseiesima e nella tredicesima! >>
Finalmente lo vidi scendere dal cornicione.
<< Sei una fan ho capito, è stato un piacere, ci si vede >> disse dandomi le spalle e avviandosi.
<< Oppure semplicemente una ragazza che si perde facilmente e che usa i cartelloni pubblicitari per riuscire ad orientarsi >>
Lo sentii ridacchiare.
<< Tu credi nell’ amore a prima vista? >> mi chiese.
Arrossì.
Abbassai lo sguardo sulle mie scarpe e senza pensarci troppo annuì.
Aspettai che aggiungesse qualcosa, una frase, o che semplicemente ricominciasse a ridere, ma non accadde nulla. Forse mi ero semplicemente immaginata tutto.
Quando finalmente ebbi il coraggio tornai a guardarlo lui era lì, non si era mosso, che mi fissava, quasi fosse indeciso sul da farsi.
<< Ti va qualcosa da bere? >> mi domandò dopo un po’.
Guardai istintivamente l’orologio al polso, era quasi sera, ma in tanto non c’era nessuno a casa ad aspettarmi.
<< Va bene >>
Mi parve per un attimo vederlo sorridere, poi si girò e iniziò a incamminarsi, nella direzione dalla quale ero arrivata poco prima.
Aveva una strana cammina, traspariva sicurezza, e allo stesso tempo solitudine. Circolavano molte voci su di lui, ma non mi ci ero mai troppo soffermata, non amando troppo il genere di musica che produceva.
Tra la nebbia iniziai a scorgere le insegne luminose di quello che doveva essere un pub.
“ Edible Art ”, il logo era una semplice mela.
Senza accorgermene, mi ritrovai sullo stipite della porta, non appena la varcai, mi ritrovai avvolta in una tiepida atmosfera.
Mi guardai in torno un po’ smarrita, era come tornare indietro nel tempo, tutto il locale era arredato in stile anni 50.
Lui era già seduto ad un tavolo, c’era molta gente, ma la maggior parte era concentrata su quello che stava trasmettendo la televisione. Doveva trattarsi di una partita importante o qualcosa del genere.
Mi fece segno di sedermi acanto a lui, mentre prendevo posto notai che si era tolto la giacca e sotto indossava un maglioncino color ruggine.
Iniziai ad osservare il tavolo, mi sentivo a disagio, vi era posato il menù e un semplice blocco di tovaglioli viola.
Lo senti iniziare a dire qualcosa, quando arrivò una cameriera. Era un po’ sovrappeso, aveva i capelli ricci biondi, e una gonna un po’ troppo corta per i miei gusti.
<< Benvenuto, cosa posso servirti? >> chiese, avvicinandosi a lui molto più del dovuto.
Lui non fece caso a lei, con fare annoiato, ordinò un caffè. Teneva le mani intrecciate fra loro sotto il mento.
<< Tu cosa prendi? >> mi domandò, tornando ad osservarmi.
<< U-Un cappuccino, se è possibile… >>
Lui si girò verso la cameriera per la prima volta, la guardò un secondo, poi si girò nuovamente ripetendo gli ordini.
Inutile dire che lei lo guardava sbalordita, non sapevo decidere se questo fosse dovuto per il fatto che probabilmente l’aveva riconosciuto, o se fosse perché si era rivolto a qualcuno che lei non vedere, prendendo l’ordinazione di una persona immaginaria.
Lei se ne andò poco dopo, scuotendo la testa.
<< Allora Bella, cosa fai nella vita? >> mi chiese.
<< Niente di speciale, vado a scuola, studio, esco… >>
<< Ho capito, in sostanza la classica vita di una studentessa. >>
Avrei dovuto limitarmi alle prime tre parole forse, anche perché erano le uniche vere in sostanza.
Si girò, prese la giacca che aveva posato sullo schienale della sedia, e la fece ricadere sulle sue gambe, voleva già andarsene?
<< Non saranno preoccupati i tuoi, è già tardi, forse sarebbe il caso che tu rientrassi a casa >> sembrava annoiato, forse avevo smesso d’ incuriosirlo, avendomi trovata un banale ragazzina.
<< Non c’è problema, abito da sola >> rimasi un attimo stupefatta delle mie parole, era uno sconosciuto, in sostanza non sapevo nulla di lui e li andavo a dire una cosa del genere, quando poteva benissimo non avere buone intenzioni sul mio conto. Doveva essere per il fatto che questa era la mia prima e vera conversazione con qualcuno, che io ricordassi d’aver avuto.
Lui per tutta risposta incurvò un sopracciglio con fare inquisitore, << sei scappata di casa? >>
<< No, è … complicato >>
In quel momento arrivarono le nostre ordinazioni, non potei far a meno di notare che le aveva portate una cameriere diversa, appoggiò le due tazzine, non senza però lasciarci con un’occhiata sospetta, non potei far a meno di sorridere.
Decisi di approfittare del suo silenzio, stava infatti aprendo una bustina di zucchero e probabilmente pensando a cosa dire, per cambiare discorso.
<< Tu sei un cantante invece, vero? >> domandai sorseggiando il mio cappuccino.
<< Attore, modello, doppiatore e cantante. Ormai mi pare sempre più chiaro che tu sia una bambina sperduta, che probabilmente appeso in camera sua ha il mio poster. >> rispose.
Nella sua voce c’era una strana vena di sarcasmo e sconforto.
<< Bambina sperduta, hmm, mi piace, mi ricorda Peter Pan e direi che si adatta abbastanza a me. >> dissi sovrappensiero.
 << Bene >> disse alzandosi << non voglio avere problemi con minori, ci si vede >>
Incominciò a rimettersi la giacca, non volevo se ne andasse, non sapevo quando avrei incontrato di nuovo con cui poter parlare e non sapevo niente di lui.
<< Aspetta non so neppure come ti chiami >> dissi tirandolo per una manica, mi stupì da sola di quel gesto avventato.
<< Mi stai prendendo in giro? >> mi chiese, voltandosi.
<< No >>
Lo guardai negli occhi, i suoi erano davvero belli, color dei prati in primavera, volevo fargli capire che ero sincera.
Vidi le sue labbra incresparsi.
<< Mi chiamo Edward. >>
<< Okay Edward, sei pronto a essere testimone di qualcosa che non si vede tutti i giorni? >> gli domandai sorridendo.
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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