Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: sstormborn    18/09/2013    1 recensioni
"E poi è arrivato dicembre e poi sei arrivata tu, Astrid. La neve cadeva sui tuoi capelli mossi e ti sfiorava le guance di porcellana, rimaneva intrappolata tra le ciglia nere e scivolava fino alle tue labbra e come lacrime si scioglieva."
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
hibernum.
E poi è arrivato Dicembre e poi sei arrivata tu, Astrid. La neve cadeva sui tuoi capelli mossi e ti sfiorava le guance di porcellana, rimaneva intrappolata tra le ciglia nere, scivolava fino alle tue labbra e come lacrime si scioglieva.
Non ho mai provato molto interesse per le ragazze, ma tu avevi lo sguardo vacuo di chi è perso, gli occhi che si perdevano nel vuoto e un mesto sorriso sulle labbra, tipico di chi ricorda, tipico di chi vive nel passato.
Non ho mai voluto niente nella vita, non ho mai avuto ambizioni. E in quel freddo giorno di dicembre, l'unica cosa che volevo era farmi carico di un po' di quella tristezza insediata nei tuoi occhi, sciogliere parte di quei ghiacciai che si erano ibernati fin dentro la tua anima. E se tu me lo avessi permesso, lo avrei fatto davvero.
Ero alla fermata dell'autobus, quando ci siamo conosciuti, e tenevo una sigaretta fumante tra le dita congelate. Ti sei avvicinata lentamente e mi hai chiesto se avevo l'accendino; io ti porsi i fiammiferi e con uno sbuffo di vapore ti sei accesa la sigaretta. Ti ho conosciuta così, nel modo più semplice e inaspettato. È così che ho conosciuto l'unica donna che abbia mai amato.
Eri al terzo anno di università, me se ti chiedevo del futuro rispondevi con un'alzata di spalle. E guardavi fisso davanti a te in cerca di qualcosa, forse di risposte, e poi incatenavi lo sguardo nel mio. Non ho mai visto occhi così tristi, Astrid. Volevo salvarti. Volevo portarti via. Volevo amarti. Come facevo a sapere che era già troppo tardi?
Ti ho portata nei miei musei preferiti, nella mia caffetteria preferita, in tutti i posti in cui ero felice, sperando di poter trasmettere un po' di felicità anche a te. Ti ho portata nel mio quartiere, nella mia casa. Hai conosciuto i miei amici.
Febbraio era alle porte quando notai per la prima volta i tagli sulla tua pelle. Sulle braccia, sulle gambe. Non ho detto nulla, Astrid. Non volevo che dicendolo, parlandone, diventasse tutto reale.
Una settimana dopo, ti ho sentita vomitare nel bagno del cinema. E poi in quello di casa mia.
Sulle tue spalle la pelle era un velo sottilissimo sulle ossa sporgenti. Ma perché ti facevi questo, Astrid? Io ti amavo. A me non hai pensato?
E il tempo passava inesorabile e non riuscivo a fermare la tristezza che mi attanagliava ogni qual volta ti guardassi negli occhi, sempre più vuoti, sempre più infossati nelle orbite. 
E poi venne Aprile, e tuo padre di trovò in bagno un mercoledì mattina, la tua figura minuta si stagliava contro la finestra luminosa, il collo appeso a una corda. Gli uccelli fuori cantavano.
E ora non posso più tornare in nessuno dei posti che mi rendevano felice, perché mi fanno pensare a te. Non posso più pensare, perché il mio unico pensiero sei tu. Non posso chiudere gli occhi, perché l'unica cosa che vedo sei tu; non posso aprirli, perché non ci sei più. 
E poi è arrivato giugno e gli alberi sono fioriti; ma per me è ancora inverno. Per me sarà sempre inverno.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: sstormborn