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Autore: Flam92    18/09/2013    3 recensioni

- Anja –
Tre anni prima . . .
Basta, me ne vado, sono arrivata al limite della sopportazione . . . È questo che ho ottenuto per essermi sacrificata all’inverosimile?! Il fatto che tra meno di un decennio sarò morta e sepolta, la donna che mi ha dato la vita mi ha insultato in ogni lingua conosciuta e non, e che devo lasciare tutto e tutti per andare oltreoceano?
- Loki –
Un anno prima . . .
In una cella, di nuovo!! Maledizione, odio stare qui dentro, mi manca l’aria, non posso muovermi . . . almeno mi hanno levato quel dannato bavaglio. Uff . . . che cosa dovrei fare per i prossimi due secoli? No, se non esco prima di qui finisce che divento pazzo sul serio.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1 : "Cavalieri d'altri tempi e ormoni in tempesta"


- Anja –
          Quando si dice una giornata orrenda.
Prima, quell’imbecille del suo ex, con tutto il siparietto davanti al Met: che diavolo, li ha visti mezza New York!
Poi, il tizio strano al parco - sbuffa seccata - voleva starsene per i fatti propri e quello s’è seduto sulla sua panchina e ha cominciato a parlare! Senza contare che gli ha raccontato le sue vicissitudini, non conoscendolo nemmeno, e gli è scoppiata a piangere davanti. Almeno mi ha gentilmente offerto il fazzoletto... beh, pare che la cavalleria non sia del tutto morta, in fondo.
Per finire, Charlene si è finalmente decisa a licenziare Joshua in tronco, chiaramente oggi, e quindi ora Anja e ciascuno dei suoi colleghi è sommerso da manoscritti da leggere, altri vanno recensiti, altri ancora sono da correggere, senza contare tutti gli incontri con gli autori, i loro capricci e annessi e connessi.
         Rientra in casa stufa marcia, stanca e con una pila infinita di carte che la terrà impegnata per i prossimi sei mesi come minimo, a voler essere ottimisti.
Molla tutto sul ripiano del mobile all’ingresso, leva sciarpa, cappotto e scarpe e si butta a pesce sul divano.  Siegfried, il suo gatto tutto ciccia e pelo, le salta in braccio e le si accoccola sulla pancia; cinque minuti dopo, mentre gli sta facendo i grattini, squilla il telefono. Alza gli occhi al cielo: telefonate dopo le nove di sera, diceva sua nonna, non portano mai buone nuove.
- Pronto? Ah, Helen, sei tu... che succede? –
“Stasera c’è una festa al Met, pare che qualcuno presenti roba grossa, e noi responsabili siamo state invitate, assieme alla capa. Tu vieni, vero?”
Eh?! Che cosa?! Ma è mai possibile che nessuno mi dica mai nulla, lì dentro?!
Manda giù un paio di imprecazioni piuttosto grosse prima di rispondere all’amica.
- In realtà, pensavo di starmene a casa e portarmi avanti col lavoro... In più, oggi ho definitivamente mollato Josh... e per quanto sia un bastardo fatto e finito, ho pianto come una fontana. –
“Evviva! E io che non ci speravo più. Allora stasera si deve festeggiare. Fra, vediamo, venti minuti sono da te col vestito! A dopo!”
         Come volevasi dimostrare, il mio parere non conta per nessuno. Se mi vedessi ora, nonna, cosa penseresti di me? E poi, perché diavolo Helen dovrebbe avere il vestito per me?! Spero almeno di poter evitare i tacchi... un metro e ottanta, per una donna, è più che abbastanza.
- E adesso, Siegfried, glielo dico del tipo al parco, oggi? O è meglio che lo tenga per me, per preservare l’equilibrio cosmico? –  domanda Anja al felino, accarezzandogli il folto pelo a metà tra il grigio e il color sabbia.
Il micio la guarda attento con i suoi occhioni color ambra, facendo le fusa, quindi si acciambella sul suo cuscino preferito e prende a ronfare beato.
- Bene, a quanto pare devo dirglielo. –
Dannato felino. Ho bisogno di una doccia.
 
- Loki –
          Umani. Tra tutte le creature dei Nove Mondi, sono quelle che capisco meno; corrono, si affannano, si fanno guidare dalle emozioni e non dalla logica, sono una razza estremamente primitiva, noiosa... e tuttavia sono sopravvissuti e hanno prosperato nei millenni. Curioso, davvero curioso.
         Deve ammettere, però, che la ragazza del parco ha un nonsochè di interessante; gli è parso, infatti, che non le piacesse nemmeno un po’ essere in balìa delle sue emozioni, anzi, ne sembrava imbarazzata. Questo depone a suo favore, oltre al fatto che ama le nevicate e il clima freddo.
         La caccia, per così dire, diventerà presto molto interessante; Loki sorride, soddisfatto e, fintantoché può scegliere il terreno di gioco, ha intenzione di tentarle tutte, per farla cadere ai suoi piedi. Non c’è un motivo particolare che lo spinga a farlo, per quanto ci abbia riflettuto più e più volte, e alla fine ha concluso di averne semplicemente voglia.
         Rientra nell’albergo dove alloggia – la storia dell’uomo d’affari che arriva da un altro paese funziona sempre – e quell’aggeggio infernale che chiamano TV va blaterando di un galà al museo “Met”.
Lì per lì non ci dà molto peso; tuttavia, appena arrivato nella suite, per lui claustrofobica, gli viene in mente che è quello stesso museo dove quella ragazza ha dato il benservito al suo ex e che, magari, stasera ci sarà anche lei... ma sì, un’occhiata non può far male. Sogghigna di nuovo, curioso di vedere se le sue supposizioni sono esatte.
         Una volta pronto, rimane qualche tempo affacciato alla finestra: per quanto il panorama innevato non possa minimamente reggere quello di Jotunheim, è comunque una bella vista, con la neve che ammanta tutto e il freddo che si diffonde nell’aria... ma queste patetiche creature non lo capiscono e rifuggono le meraviglie dell’inverno. Prende mentalmente nota di scatenare, alla prima buona occasione, una mortifera tempesta di ghiaccio, così che capiscano cosa sia il vero gelo, queste scialbe creature. Portare scompiglio ovunque vada lo diverte, lo ha sempre divertito, ma far capitolare qualcuno ai suoi piedi seducendolo con le parole rimane sempre il suo passatempo preferito. Se poi ha anche il suo personale tornaconto, meglio ancora.
         Vedendo che è ormai ora di andare, scende fischiettando un allegro motivetto: è sicuro di trovare quella ragazza esattamente dove vuole che si trovi, quando arriverà.
                                                   
- Anja –
          - Dai Anja spicciati! E piantala di sistemarti quel vestito, stai benissimo! –
- Helen, ma era proprio necessario? Te l’ho detto che non sono in vena stasera! -
- Smettila e vedi di divertirti, in fondo te lo meriti. Dio santo, gli hai fatto da balia, cameriera e cuoca per tre anni! Se non ti fanno santa ora... –
         Si arrende all’evidenza, sperare di riuscire a scappare con quel cerbero dell’amica a fianco è impossibile. Sorridi, Anja, e cerca di non annoiarti troppo!
Continua a sistemarsi nervosamente l’abito, che scende stretto fino alle ginocchia e poi si apre in una nuvola azzurra.
Tra l’altro, devo raccontarle quello che mi è successo al parco stamattina... okay, ma prima devo bere qualcosa, possibilmente di molto, molto forte.
Alza gli occhi al cielo per l’ennesima volta, da che sono arrivate, maledicendo tutti gli dèi – sconosciuti e non – di tutti i pantheon – possibili e immaginabili – per non averle ancora dato un attimo di tregua.
         Si avvicinano al bancone, Helen chiede un rum e cola, lei un gin liscio; mentre aspettano i loro drink si guardano attorno: la sala è stata allestita con molta cura, ci sono grandi mazzi di fiori profumati sparsi ovunque, tenui luci che vengono riflesse in mille modi dai lampadari di cristallo e dal pavimento di marmo chiaro, ovunque è un tripudio di tessuti ricercati che vanno dal bianco avorio al dorato... per certi versi, sembra po’ settecentesco, questo salone.
         Finalmente arrivano le ordinazioni, così si spostano in un angolo relativamente tranquillo per poter parlare lontane da orecchie indiscrete.
- Allora, fanciulla, cosa devi dirmi di così segreto? – Helen va sempre al sodo, dritta come un siluro, mentre si siede lisciandosi l’abito grigio perla.
- Beh, stamattina, dopo aver piantato l’idiota, sono andata a sedermi sulla nostra solita panchina, al parco, e lì si è seduto anche un tizio, con cui ho cominciato  a parlare... –
- Oddio, non mi sembra questo grande segreto, ti dirò – la interrompe lei con aria scettica – un tizio si è seduto di fianco a te al parco. –
Anja pianta i suoi occhi in quelli quasi neri della sua amica, fissandola con un sopracciglio alzato, prima di continuare.
- E se ti dicessi che era bello come un dio, cavalleresco come gli uomini di oggi nemmeno si sognano, e che, dopo aver insultato il mio ex, gli sono scoppiata a piangere in faccia?-
Il viso di Helen è incredibilmente esplicativo e la dice lunga su cosa pensi in quel momento: occhi spalancati, espressione allucinata, come se avesse visto un fantasma; Anja le dà di gomito, per esser certa che sia ancora tra loro.
- Anja, era per caso alto, molto alto, con gli occhi verdi e i capelli neri? Vestito come se fosse un modello di Vogue? -
- Sì, ma come fai a saperlo? – Questa volta è lei a guardare basita l’amica.
- È  appena entrato. –
         Anja si volta verso la porta e vede quest’uomo alto, che indossa un impeccabile completo grigio fumo, camicia bianca, cravatta verde e grigia, sembrerebbe, una sciarpa color smeraldo, capelli neri ondulati e ben pettinati e un paio di magnetici occhi verdi.
Che il cielo mi fulmini, è il tizio del parco! Il cuore comincia a batterle all’impazzata e sente – con suo gran scorno, deve ammetterlo – di stare diventando di un sano color bordeaux. Considerato poi che è pallida per natura, tutto ciò è molto più evidente di quanto le vada a genio.
         L’uomo si avvicina con nonchalance al bancone del bar, ordina qualcosa e, quando gli arriva il drink, alza il bicchiere – il cielo mi strafulmini! – verso le due donne, quasi stesse facendo un muto brindisi alla loro salute.
         Se Anja non sapesse che è del tutto impossibile, e che le coincidenze, per parte sua, non esistono, sarebbe anche pronta a giurare che l’uomo la stia seguendo.
 
- Loki -
          Oh, ma guarda un po’ chi c’è... salve, Anja.
Bene, bene, le sue supposizioni erano esatte, eccola lì, seduta su un divanetto con un’amica... e che espressioni! Indubbiamente, non si aspettavano di trovarlo lì e questo gioca a suo favore.
         Con studiata lentezza si dirige verso il bancone del bar e ordina un whiskey doppio – anche se, personalmente, preferisco l’idromele, ma dubito fortemente che questi barbari sappiano anche solo cosa sia, figurarsi se ne hanno – e, una volta arrivato, alza il bicchiere verso le due donne, che ancora lo fissano come se fosse un’apparizione demoniaca o chissà cos’altro. In effetti, non sono molto lontane dalla verità... anche se lui è un dio, non certo un demone di infimo ordine.
         Guardandosi attorno, nota con piacere che poche persone fanno caso a lui, il più delle volte sono di genere femminile e commentano il suo aspetto... che evidentemente deve piacere parecchio, considerando la sequela infinita di apprezzamenti e risolini sotto voce, cosa, questa, che gli provoca un gran fastidio. Come se importasse solo l’aspetto fisico e non l’intelligenza altrui. Non c’è da stupirsi che Thor ami tanto questo ridicolo mondo, chi lo abita è stupido quanto lui.
Gironzola a tempo perso nella sala e si avvicina con discrezione al divanetto dove Anja e la sua amica hanno, intanto, ripreso a parlare. Aguzza l’udito, curioso di capire che cosa abbia tanto turbato la donna mora.
- Tu non capisci, Helen! Gli ho spiattellato i fatti miei! Lo sai che già con pochi intimi faccio fatica ad aprirmi, e l’averlo fatto con uno sconosciuto non è da me! – conclude esasperata.
Certo che sei ben strana, tanto rumore per un nonnulla. In fondo, non mi hai detto nulla di tanto trascendentale.
- Okay, Annie, capisco che tu possa essere un po’ perplessa dalla cosa, ma in fondo non eri molto in te, no? Perciò non ci vedo nulla di male... molto probabilmente avevi solo bisogno di parlarne e quel tizio ti è servito da valvola di sfogo. Se non fosse passato lui, magari avresti parlato al primo piccione che ti fosse passato davanti – la bionda osserva Anja con attenzione, cercando di prevedere la sua reazione. Non ci riuscirai... finirà col negare tutto, vedrai.
- Quello che ti pare, piccioni a parte, ma questa non sono io. Lo sai come la penso, sullo sciorinare le emozioni in pubblico. –
- Per l’ennesima volta, Anja!! – sbotta l’amica, esasperata – non sei un blocco di ghiaccio, ma una persona! Avere sentimenti ed emozioni è più che normale, com’è normale che ogni tanto vengano fuori. Fine del discorso –
- Bah, al diavolo. Non avrei dovuto farlo, punto. -
Loki sghignazza divertito, una risposta del genere è perfettamente in linea con il suo modo di vedere le cose: i sentimenti sono assolutamente inutili, fanno del gran male a chi li prova e sono solamente un peso, nulla di più.
         Con la coda dell’occhio, il dio si accorge che qualcuno si sta avvicinando al divanetto dove siedono le due donne.
Presumibilmente la loro quiete avrà vita piuttosto breve: a quanto pare, Loki non è l’unico ad avere delle mire sulla graziosa fanciulla dagli occhi di ghiaccio. L’imbecille che si è, a parer suo meritatamente, preso tutta quella manica di insulti quella mattina, è tornato alla carica. Sicuramente l’essere, per dirla con un riduttivo eufemismo, parecchio sbronzo non gli gioverà.
Ad Asgard, nessuno avrebbe permesso ad un simile buzzurro cafone di entrare nella sala dei banchetti del palazzo di mio padre, né tantomeno di importunare due fanciulle: ma in che razza di mondo incivile sono finito?! Per ogni evenienza, e per non perder nulla della scenata che avrà luogo di lì a poco, si avvicina ancora di più al divanetto.
         - Ah, shei qui, brutta sshtronza da quattro soldi . Adessho mi disci perché mi hai mollato. –
Oh, cominciamo bene, davvero molto, molto bene. Il dio solleva gli occhi al cielo, esasperato: detesta la gente che si mette tra lui e ciò che vuole.
Lei si alza, impettita e altera – ha molta classe, constata Loki, in un rinnovato moto di sincerità – e lo squadra con diffidenza, poi gli risponde con calma e voce pacata.
- Joshua, è evidente che sei completamente ubriaco e non capiresti nulla di quello che avrei da dire in merito, perciò fatti un grande favore, torna a casa e riprenditi.
Ne parl... – non la lascia finire e le strattona il braccio, mentre l’attenzione della folla, che ammutolisce di colpo, è calamitata da quel che sta succedendo.
- NO!! Me lo dirai adessho!! Voglio sshaperlo qui e ora! –
         Loki interviene, senza nemmeno riflettere; lo afferra per il braccio con cui sta trattenendo Anja e, senza degnarlo di un’occhiata, le chiede – Quest’uomo la sta importunando, signorina? –
- In effetti, vorrei che mi lasciasse andare il braccio, mi sta facendo male – gli risponde, mentre trattiene stoicamente un tremito.
- Ha sentito la signorina? Le lasci andare il braccio, subito
Senza aspettare che esegua il suo ordine, gli fa pressione sulle dita; quando si sentono le ossa scricchiolare, l’uomo molla finalmente il colpo.
         Loki si rivolge quindi ad uno degli ospiti, chiedendo di chiamare la sicurezza, visto che è presente in sala una persona sgradita e molesta; lo portano via poco dopo e la festa riprende senza intoppi.
La sua attenzione si calamita su Anja.
- Via, mi faccia vedere il braccio – le sposta gentilmente la mano affusolata che preme sulla zona offesa: sulla pelle chiara spicca il segno della mano nerboruta di quel tipo.
         Ad un cameriere chiede del ghiaccio; mentre aspettano, Anja gli presenta la sua amica.
- Helen, questo è il signor. . Lars. Signor Lars, lei è Helen Cartwright, una mia carissima amica. –
- Lieto di conoscerla, Miss Cartwright. - le fa un bel sorriso, e subito Helen gli crolla davanti. Prevedibile. Ah, la bassezza umana... che tedio.
- Oh, mi creda, il piacere è tutto mio – risponde lei con un filo di voce. - Scusatemi, ma devo... discutere di una... ehm... faccenda con il nostro capo. A dopo, scusate ancora. -
Si dilegua nella folla ad una velocità notevole.
         Anja si mette a ridacchiare sommessamente, in modo discreto; Loki, perplesso, le chiede spiegazioni e lei risponde dicendogli che di solito la sua amica è molto più spigliata di lei in fatto di uomini.
Io la chiamerei sfacciataggine, piuttosto.
- Mi permetta di dirle che quest’abito è a dir poco incantevole su di lei, fa pendant con i suoi occhi. – afferma invece, sorridendole e chinandosi verso di lei.
La donna arrossisce e abbassa il capo per ringraziare; un vestito azzurro ghiaccio, tutto pieghe e drappeggi, con minuscoli cristalli bianchi e neri non starebbe bene a chiunque, ma questa algida fanciulla non deve essere una qualunque.
 
- Anja –
          Il cameriere arriva col ghiaccio, Anja lo ringrazia e lo posa sul braccio, rosso e dolorante. Oh, ora si che va meglio!
- La vedo scossa, vuole qualcosa da bere, magari? –
- Sì, volentieri, grazie... e mi dispiace per la scenata di quell’idiota. – replica la ragazza, diventando ancora una volta rossa. Ma accidenti, che ho stasera? Di solito non arrossisco mai.
- Non è lei a doversi dispiacere, mia cara. Prego, da questa parte. –
Si sposta di lato e la invita a precederlo con un elegante gesto del braccio.
- In ogni caso, la ringrazio per essere intervenuto... non oso immaginare quello che sarebbe potuto succedere – per quanto ci provi, non riesce a impedire alla sua voce di tremare.
         L’uomo sorride e scuote la testa. Dio, che bel sorriso! Quando ride gli si formano le fossette sulle guance e piccole rughe gli increspano gli angoli degli occhi. Sembra persino più giovane... non che sia vecchio, avrà sì e no trent’anni.
- Cosa prende? –
- Un Martini, per favore. –
- Allora, un Martini per la signora e un whiskey doppio per me – esclama rivolto al barman, che si affretta a preparare i loro ordini.
         Nel mentre, l’uomo la guarda dritto negli occhi: i suoi sono così magnetici e attraenti che ad Anja è impossibile smettere di fissarlo a sua volta.
- Ha degli occhi stupendi, sa? Verdi così, sono difficili da trovare... -
Non ci credo, gliel’ho detto sul serio! Mannaggia alla mia boccaccia...dov’è la mia lucidità quando serve?!
- Mi creda, Fräulein Blackwood, anche i suoi non sono da meno. – le sorride ammiccando nel porgerle il bicchiere con la bevanda – cavoli, le trema la mano! – e prende il suo; offrendole il braccio, la scorta gentilmente verso la terrazza.
- Allora, mi dica, Anja, posso chiamarla così ? – annuisce e lui prosegue – di che cosa si occupa?-
- Lavoro nell’editoria... Leggo e recensisco gli scritti che gli autori mi propongono; se penso che siano convincenti, o scritti bene, allora do il nulla osta per mandarli in stampa. –
- E non la annoia, un lavoro del genere? -
- No, anzi, leggere mi piace molto – si stringe nelle spalle - Sarà che, essendo cresciuta in mezzo ai libri, non riesco a starne lontana. – Anja sorride a sua volta; è bello avere, per una volta, un interlocutore interessato a quel dice e non a che taglia di reggiseno porta, la quale, per inciso, è quella tipo “gnometta del bosco”. Madre Natura l’ha dotata di un fisico piuttosto magro, quasi androgino, non certo di uno tutte curve. Non che la cosa le dispiaccia, in realtà.
- E lei, signor Lars? Che cosa la tiene impegnato? - gli chiede, curiosa, sorprendendosi ancora una volta per la spontaneità con cui parla con quest’uomo.
- Mi chiami solo Lars... diciamo che sono essenzialmente un uomo d’affari e come le dicevo stamattina, viaggio spesso per lavoro. –
         Mentre discorrono giungono in terrazza: il cielo è terso, l’aria fresca e frizzante e la neve, che ha coperto tutta la città, continua a cadere, silenziosa e leggera.
- Che spettacolo... – mormora Anja, più a se stessa che ad altri, appoggiandosi alla balaustra, il bicchiere mezzo vuoto di Martini in una mano.
Il suo cavalleresco accompagnatore le si accosta, la sua mano elegante e affusolata sfiora quella di lei: è come se una scossa di pura energia passi tra i due. Il cuore di Anja comincia a galoppare.
- Oh, sì, è una bellissima serata. Peccato che ci siano poche persone che apprezzino l’inverno, con neve, freddo e ghiaccio... c’è qualcosa di puro e perfetto, e seducente, nei paesaggi gelati, non trova? – concorda l’uomo, con voce vellutata e seducente. Voce a cui pochi sanno resistere e che manda brividi peccaminosi giù per la schiena.
- Strano... stavo pensando allo stesso... e lei mi ha tolto le parole di bocca. –
         Sorride e per un po’ rimangono così, in silenzio, ad ammirare il panorama innevato; per bizzarro che possa essere, Anja sta passando una bellissima serata con uno sconosciuto ancora più bello. Oh, se solo l’avessi conosciuto molto prima!
         Una fredda folata di vento la fa rabbrividire e istintivamente si fa scorrere le mani sulle braccia intirizzite: decisamente, un vestito leggerissimo e senza maniche a fine gennaio non è stata una buona idea.
- Prego, si metta la mia giacca, non vorrei prendesse un malanno. –
         Gliela posa gentilmente sulle spalle prima ancora che Anja possa aprir bocca.
- Ma lei non avrà freddo, con solo la camicia e il gilet? - anche perché, realizza subito dopo, la sua camicia è di seta talmente leggera che vede tutto quel che ci sta sotto... ed è un gran bel vedere, davvero, proprio bello. Cosa darei per vederlo senza nulla addosso...Anja arrossisce al sol pensiero, imponendosi mentalmente di calmare gli ormoni che scorrazzano a briglia sciolta.
- No, il freddo non mi dà fastidio... venendo dalla Norvegia, sono abituato a temperature ben più basse di questa. – è la replica pacata di Lars, che ogni tanto la sbircia di sottecchi.
         Si volta verso di lei, ancora con quel sorriso da capogiro dipinto in viso; i loro volti sono ad un soffio di distanza. Se mi avvicinassi ancora un po’... oh, no, Anja, torna in te! Però lui continua a venir sempre più vicino... Il suo profumo la avvolge, una nuvola seducente che le ottenebra i sensi, mentre il corpo è percorso da un brivido.
         - Anja, eccoti!! Ti stavo cercando, Charlene ha bisogno di te... Uh, oh, ho interrotto qualcosa per caso? -
No, ma va, Helen, che dici?! Non hai interrotto proprio nulla...  maledizione!
Le scocca un’occhiataccia e lei ha il buon gusto di arrossire e distogliere gli occhi.
- Certo che no, Miss Cartwright, stavamo giusto per rientrare – Loki prende Anja sottobraccio, quindi si avviano tutti e tre verso la porta-finestra, che lui tiene aperta a entrambe richiudendola poi alle sue spalle.
         - Ancora grazie per la giacca, Lars, è stato molto gentile. Ora le chiedo scusa, tanto per cambiare, il lavoro mi chiama. – gli sorride a mo’ di scusa, imbarazzata.
Prende la giacca e la tiene piegata sul braccio, le sorride un’ultima volta e si avvicina, sussurrandole in un orecchio – Il piacere è stato mio... ci rivedremo presto, molto prima di quanto possa immaginare. – Con un elegante cenno del capo, si mescola tra la folla .
         Anja segue Helen a malincuore, mentre cercano Charlene con gli occhi; ogni tanto, parlando di affari con i vari autori, ad Anja capita di portar la mano dietro l’orecchio, nel punto esatto in cui il fiato caldo di quell’uomo le ha solleticato la pelle.


N.d.A.
Salve di nuovo! Intanto, vorrei ringraziare tutti quelli che hanno letto il prologo, mi ha fatto piacere vedere che ha interessato tanto persone! Poi, un ringraziamento sentito a Erika_00 per la sua recensione - spero sia di ispirazione per altri che volessero recensire, mi farebbe davvero piacere sapere che ne pensate - e a DarthGiuly  per aver inserito questa storia nelle preferite. Infine, ancora grazie a Alexien , big gio 98, Destiel_Doped, simo95  per averla inserita nelle seguite.

Due parole sul capitolo: non odiatemi per il continuo cambio di POV, ma è nato così e provare ad accorpare i due punti di vista e lasciarli separati - come nel prologo - avrebbe reso il tutto incomprensibile XD
Detto ciò, abbiate pazienza, tratteggiare i due personaggi e il loro rapporto è una faticaccia, anche perchè nè uno nè l'altra collaborano, delle volte. Ah, non preoccupatevi se con Loki vi sembra che stia andando OOC, mi serve ai fini della trama e presto tornerà in forma, vedrete!
Ultimissima cosa, cercherò di pubblicare più o meno ogni 3 giorni, una settimana al massimo, ovviamente università permettendo.
Quindi, vi auguro di nuovo buona lettura e recensite, recensite, recensite!
Baci, Mòrrigan <3
  
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