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Autore: Flam92    16/09/2013    5 recensioni

- Anja –
Tre anni prima . . .
Basta, me ne vado, sono arrivata al limite della sopportazione . . . È questo che ho ottenuto per essermi sacrificata all’inverosimile?! Il fatto che tra meno di un decennio sarò morta e sepolta, la donna che mi ha dato la vita mi ha insultato in ogni lingua conosciuta e non, e che devo lasciare tutto e tutti per andare oltreoceano?
- Loki –
Un anno prima . . .
In una cella, di nuovo!! Maledizione, odio stare qui dentro, mi manca l’aria, non posso muovermi . . . almeno mi hanno levato quel dannato bavaglio. Uff . . . che cosa dovrei fare per i prossimi due secoli? No, se non esco prima di qui finisce che divento pazzo sul serio.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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E l'amore ingannò il Dio degli Inganni



PROLOGO
 
         Si narra che all’inizio dell’Universo, quando i Nove Mondi erano ancora giovani e le stirpi più antiche non erano che neonate, un’unica Stella li illuminasse con la sua luce. Era chiamata Skjebne, il Destino, e si diceva che il suo cuore fosse costituito di un'unica Gemma, gemella nell’essenza e nell’energia al Tesseract. Era una Stella immensa, dotata della magia dell’Universo e capace di mostrare la via per altri Mondi.
         All’alba dei tempi, tuttavia, Skjebne comprese che il suo tempo era giunto e che doveva sacrificarsi, se voleva che Yggdrasil continuasse ad avere la forza di reggere l’Universo sui suoi forti rami. Così Skjebne compì quest’ultimo atto, l’ultimo atto della sua lunghissima vita: lasciò che il suo corpo collassasse su stesso, mentre il suo cuore si divideva in nove parti, una per ogni Mondo, così che il suo soffio vitale permeasse per sempre l’Universo. I nove frammenti gemelli precipitarono ciascuno sul proprio Mondo, e lì sono rimasti da allora, le Gemme dei Mondi, a vegliare e dare conoscenza e sapere a chi avesse imparato ad ascoltarli...
        
- Anja –

BERLINO, TRE ANNI PRIMA

Basta, me ne vado, sono arrivata al limite della sopportazione... È questo che ho ottenuto per essermi sacrificata all’inverosimile?! Il fatto che tra meno di un decennio sarò morta e sepolta, la donna che mi ha dato la vita mi ha insultato in ogni lingua conosciuta e non, e che devo lasciare tutto e tutti per andare oltreoceano?
         Le sfuggì una lacrima e la asciugò con un gesto stizzito, ne aveva versate più in quegli ultimi mesi che in ventiquattro anni di vita. Non era mai stata tipo da abbattersi, ad ogni batosta della vita si era sempre rialzata, tornando più battagliera di prima, ma questa volta le venne spontaneo chiedersi se non fosse il caso di lasciar perdere tutto sul serio. Sospirò sconsolata, fissando il tramonto oltre l’oblò dell’aereo che decollava.
 
NEW YORK, OGGI
        
         Uff... mezzogiorno e venti, e ancora quell’idiota non si vede... questa è la volta buona che lo mollo! Mi sono stufata.
         Passeggia nervosamente avanti e indietro sul marciapiede antistante il Metropolitan Museum of Art, sia per scacciare il freddo pungente di fine gennaio, sia per scaricare parte della tensione. Se non lo facesse, potrebbe tranquillamente usare il suo quasi-ex ragazzo come sacco da boxe.
         Oggi in teoria dovrebbero chiarirsi una volta per tutte, ne ha davvero fin sopra i capelli del suo modo di fare da playboy fedifrago. Dei tre anni – dannazione, tre anni, non tre giorni! – che hanno passato insieme, ricorda solamente le furiose litigate per i suoi continui tradimenti, mai una volta che siano andati assieme da qualche parte, o che sia passata una settimana senza discussioni infuocate e porte sbattute dietro le spalle. Perché mi sono fatta del male così? In realtà, non ne ho idea.
         Lo vede – finalmente - svoltare l’angolo e avvicinarsi. E come poteva mancare l’ennesima donna procace, tutta curve e senza un briciolo di cervello? Uhm... questa volta chi è? Ah, Gilda, la segretaria della mia capa. Eppure l’ho detto, a Charlene, che Josh non è un buon elemento, è più il tempo che passa a guardare la componente femminile dei nostri colleghi che quello che spende per leggere i manoscritti che dovremmo, eventualmente, pubblicare. Sospira sconsolata, magari Charlene alla fine se ne renderà conto.
         - Eccoti qui, raggio di sole!! Ho chiesto a Gilda di accompagnarmi, spero non ti spiaccia.- Sorriso a trentadue denti stampato in faccia, non una parola di scuse per averla ridotta ad un ghiacciolo ambulante, e quella stupida segretaria al braccio.
- JOSHUA WILLIAM ANDERSON!! Razza di schifoso bastardo! Tu con me hai chiuso! Sono stufa di sopportarti, di sopportare le inutili troie che ti porti appresso e tutte le tue patetiche scuse per non esserci mai stato quando avevo bisogno di te!! SPARISCI. DALLA. MIA. VITA! –
- Ma no, dai Anja, zuccherino, parliamone... -
-Fottiti, dannato bastardo! –
         Lo lascia lì dov’è e parte in quarta, inoltrandosi tra gli alberi di Central Park. Avrò anche dato spettacolo, la gente che ci fissava attonita ne era la prova, ma insomma, che liberazione! Niente più far da cameriera, ho la casa tutta per me, posso anche godermi i miei programmi preferiti col mio gattone in braccio, comodamente sdraiata sul divano.
Si ferma al suo chioschetto preferito, ordina un caffè nero, lungo e rigorosamente amaro e un muffin con le noci, quindi si siede su una panca che guarda verso il lago.
         Smangiucchia il dolce con aria assorta, mentre una strana sensazione si fa largo dentro di lei: è come... un vuoto, come se mancasse un pezzo al suo cuoricino già strapazzato, fatto a pezzi e calpestato. Manda un messaggio, scrivendolo quasi senza guardare i tasti e continua ad analizzare ciò che è appena successo, attimo dopo attimo, senza riuscire a convincersi di non avere nessuna colpa, per come sono andate le cose. Ma l’opprimente senso di vuoto è ancora lì. Prima che se ne renda conto, sta piangendo.
 
- Loki –
 
UN ANNO PRIMA

         In una cella, di nuovo!! Maledizione, odio stare qui dentro, mi manca l’aria, non posso muovermi... almeno mi hanno levato quel dannato bavaglio. Uff... che cosa dovrei fare per i prossimi due secoli? No, se non esco prima di qui finisce che divento pazzo sul serio.
         Passeggiava nervosamente avanti e indietro per quel buco di tre metri per lato, mentre la sua mente cercava disperatamente un modo per cavarsi d’impiccio. Eppure, ancora non capiva il perché di tante scene... in fondo la tirannia, su quel minuscolo mondo che è Midgard, c’era sempre stata. Scosse la testa, infastidito dalla piega che avevano preso gli eventi.
         Si massaggiò le tempie, esausto: il richiamo del Caos era forte e due occhi di ghiaccio, incendiati da fiamme di dolore e collera, lo attiravano di nuovo verso Midgard. Due occhi grigio violetto e una pietra verde. Doveva andarsene di lì.
 
OGGI
 
         Ma dove diavolo si è cacciata quella ragazza?! Era qui un attimo fa...
Si inoltra in quello spazio verde che gli abitanti di quella piccola, insignificante città chiamano “Central Park”... che nome pretenzioso. Gli sfugge un risolino, mentre cerca di rintracciare la ragazza che ha dato il benservito a quel farfallone che, evidentemente, aveva condiviso parte della sua vita.
         È una bella sensazione, passare inosservato tra la folla... solo qualche tempo prima, la sua faccia era quella del nemico numero uno di tutti i mondi. Ahh, gran cosa poter mutare forma! E soprattutto, ora che quell’idiota del fratello ha altri grilli per la testa, nessuno bada più a lui, a quel che fa o dove va.
         Finalmente trova la ragazza. Cappotto rosso, sciarpa spessa, faccia da funerale e occhioni lucidi: sorride all’idea di quel che si può fare per passare il tempo.
- Chiedo scusa, posso sedermi ? -
         Sobbalza e si volta, spalancando i grandi occhi grigio-violetto. Beh, per una volta nella mia vita, pensa fra sé e sé, sarò onesto, questa piccola mortale non ha nulla da invidiare alle nostre donne, ad Asgard.
- Prego, si accomodi – gli fa cenno con la mano e si sposta un po’ di lato.
- Bella giornata, no? – esordisce, intavolando una conversazione.
- Se si riferisce al tempo, sono d’accordo, adoro le nevicate... ma per il resto, sinceramente, ho avuto giornate migliori. -
         Cerca di abbozzare un risolino, ma non mi inganna: per qualche motivo, sente la mancanza dell’omuncolo con cui discuteva. Quella sì che è stata una scena divertente!
         Continuano a parlare e dopo cinque minuti netti lei sta vomitando fuori una quanto mai interessante serie di insulti coloriti e improperi all’indirizzo del bieco individuo di cui sopra. Inspiegabilmente, quando finisce di parlare scoppia in lacrime. Giuro che non capirò mai i midgdardiani e la loro incredibile propensione a lasciarsi andare alle emozioni: sono una cosa futile, complicano le cose quando dovrebbero essere semplici, confondono quando serve lucidità.
         Le porge il suo fazzoletto; per motivi non chiari, questa donna lo intriga. Lo ringrazia con un cenno e si tampona gli occhi, poi studia quel ridicolo pezzo di stoffa, sul quale, in un impeto di pura vanità, Loki ha fatto ricamare il proprio simbolo, un serpente che cinge un lupo ed una bambina, la lettera L tra i due.
- L? Posso chiederle come si chiama? –
Uhm, questa domanda non l’aveva prevista.
- Lars, mentre lei è...? -
- Anja Blackwood... e lei, un cognome non ce l'ha? –
- Mi faccia indovinare, viene dalla Foresta Nera, dico bene? - Che battuta squallida... ma qui pare siano di gran moda. Bah. - Comunque, il mio cognome non ha importanza. -
- Ahahah, no, i miei sono originari di Brema... lei di dov’è, invece? - Loki alza mentalmente gli occhi al cielo, bene, ha smesso di imitare una fontana.
Ma quanto è curiosa questa! Oh, beh, quale scusa posso inventarmi?
- Diciamo che mi piace viaggiare... Non rimango molto a lungo nello stesso posto – anche perché, se lo facessi, mi ritroverei nelle squallide prigioni di Asgard vita natural durante... e la mia vita è lunga, estremamente lunga. E voglio godermela tutta, all’aperto, se possibile.
- In un certo senso la invidio... è difficile che riesca a trovare il tempo di viaggiare, il mio lavoro non me lo consente. Ecco, per l’appunto. Chiedo scusa. –
         Le squilla il telefono e risponde; dopo qualche frase seccata, lo saluta e se ne va.
Loki la osserva con attenzione mentre cammina, con passi lunghi e fluidi, i capelli scuri smossi dal vento, mentre i primi fiocchi di neve brillano come cristalli nella sua folta chioma.
Oh sì, sarà davvero interessante avere a che fare con lei.


N.d.A.
Ciao a tutti! Su suggerimento di Flam92 , che ha letto la storia in anteprima e mi ha gentilmente "prestato" il suo account, ho deciso di pubblicare questa long, la mia prima fanfiction in assoluto, e si colloca dopo gli eventi di "The Avengers". Perciò, che dire, spero che qualcuno si prenda la briga di leggerla e di farmi sapere se piace...
Quindi, buona lettura e, si spera, alla prossima! Baci, Mòrrigan.
  
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