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Autore: Defiance    19/09/2013    2 recensioni
Seguito della mia fan fiction, 'Halfblood'.
Scoppiarono tutti a ridere, ma Hermione si fece subito seria e disse piano:
“Magari invece, immagino solo di dover colpire a morte la vecchia me, anche se ormai non esiste più. Credo di essere invidiosa, lei almeno sapeva chi fosse” chiuse gli occhi e sospirò. (Dal prologo).
Un nuovo mestiere per i protagonisti della precedente storia, il loro incontro con un altro mondo e una nuova battaglia che incombe su di loro e sul mondo umano. Si troveranno ad affrontare cose che non avevano mai visto in precedenza e si interrogheranno su quante cose ancora ignorano della Terra.
Faranno nuove conoscenze, avranno delle rivelazioni, segreti e bugie verranno svelati e apprenderanno un nuovo tipo di 'magia'. Correranno rischi e pericoli, ma alla fine, la vita di alcuni dei protagonisti cambierà per sempre.
Halfblood 2 - Città dei Demoni
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Capitolo 10
 
 
 
 
Cominciò a piovere.
Jace era ancora in piedi, impalato nel punto in cui Hermione lo aveva lasciato. Si era comportato da stupido.
Fu quando la pioggia divenne insopportabile che costrinse le sue gambe a muoversi e a riportarlo all’Istituto.
Non faceva che pensare, ma senza pensare veramente.
Si era comportato da stupido, quella ragazza aveva pianto quando lo aveva creduto morto e nemmeno lo conosceva e lui l’aveva ripagata dicendole che non gli importava di avere una sorella.
È che a questo punto, non voleva più illudersi di aver capito tutto del suo passato, della sua famiglia. Non voleva più illudersi confidando che non ci fosse più nient’altro da scoprire, nient’altro che lo ferisse, che intaccasse la sua identità. Temeva di affezionarsi a lei e poi di perderla.
Non lo avrebbe retto.
Varcò la soglia dell’edificio, bagnato fradicio e subito Isabelle gli fu addosso.
“Jace! Jace, per l’Angelo! Eravamo così in pensiero per te! Dove diavolo sei stato per tutto questo tempo? Non credo che da Amatis ci sia voluto così tanto!”
“Da mia madre” rispose, secco, togliendosi la giacca inzuppata.
“Tu.. cosa? È sepolta a Idris!” ribattè Alec.
“Oh no, a quanto pare mia madre è Amatis. E Hermione mia sorella. È la figlia di Celine. A proposito, lei dov’è?” domandò Jace, guardandosi intorno preoccupato. Aveva un brutto presentimento.
“Credevamo che foste insieme” disse Isabelle, inarcando le sopracciglia.
“Abbiamo discusso. Ha detto che sarebbe tornata qui, non mi voleva attorno. Avrei dovuto seguirla, che stupido!” inveì contro sé stesso il ragazzo,tirando un pugno sul muro e ferendosi alla mano.
“Arriverà, vedrai. Magari si è fermata per ripararsi dalla pioggia… intanto vieni, ti sistemo la mano” lo rassicurò Alec.
“Devo andare a cercarla Alec!” esclamò Jace, adirato.
Possibile che non capissero? Sapevano benissimo quanto fosse pericoloso stare là fuori da soli.
“Non serviresti a niente con la mano fuori uso!” replicò Isabelle.
“Te la rimettiamo a posto e poi andiamo a cercarla. Insieme.”
“E va bene!” Jace fu costretto a rassegnarsi; Alec avrebbe potuto convincerlo, ma con Isabelle discutere era totalmente inutile.
 
Quando Hermione non conosceva bene una città, almeno per i primi tempi, aveva bisogno di molta concentrazione per non perdersi.
Cercava di ricordare le strade, nomi di locali che Percy le aveva indicato una sera mentre erano a caccia, la via seguita da Jace per arrivare da Amatis.
Jace. Come doveva comportarsi con lui? Cosa dovrebbe provare, come dovrebbe reagire una persona che ha passato mesi a cercare qualcuno che non voleva essere trovato?
Forse si era sbagliata quando aveva pensato che il ragazzo stesse semplicemente facendo il duro; forse a Jace non importava davvero niente di lei. L’aveva lasciata andar via da sola e in fin dei conti sapeva da anni di avere una sorella, ma non si era mai preoccupato di cercarla.  
Si chiese se effettivamente a lui importasse qualcosa oltre l’uccidere i demoni.
“Che stupida” si disse a voce alta.
Guardò l’orologio: erano le tre di notte. Il cielo non prometteva nulla di buono e Hermione vagava per la città in preda ai suoi pensieri, senza prestare attenzione a dove svoltava.
Poi cominciò a piovere, a dirotto e usò un incantesimo non verbale per proteggersi al meglio; ma era sabato sera, la gente cominciava a uscire dai locali, qualcuno avrebbe notato, prima o poi, foschia o no, che lei camminava sotto l’acqua eppure era ancora asciutta.
Risvegliata da questa riflessione, si rese conto di essersi spinta più lontano di quanto credesse. Era in piedi, di fronte al Pandemonium.
I suoi piedi l’avevano condotta in quel luogo, chissà perché.
Forse dipendeva dal fatto che stesse pensando a Jace e che quello era il luogo dove lo aveva incontrato per la prima volta? O forse dal fatto che aveva un’inconscia voglia di prendere a calci nel sedere dei mostri, giusto per sfogarsi, come faceva quando era frustrata o arrabbiata.
Ad ogni modo, qualunque fosse il motivo, decise di entrare nel locale.
Restava aperto fino alle cinque del mattino, per cui pregò che per quell’ora smettesse di piovere.
La musica, le sembrò ancora più alta dell’ultima volta che vi era stata; il Pandemonium era ancora pieno zeppo di gente che si scatenava e urlava, i più erano ubriachi.
Ordinò un cocktail e si mise ad osservare le persone, chiedendosi chi tra loro fosse un Nascosto o un demone.
È assurdo come i babbani non sospettino nulla.
Chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi. A un tratto sentì qualcosa di strano. Hermione non avrebbe saputo dire esattamente cosa, ma quando spalancò le palpebre, queste si fermarono sul volto di una persona ben precisa.
Era una donna, di quelle senza età. Capelli neri e occhi blu. No, erano verdi. “Ma adesso sono viola!” pensò la strega.
Okay, quella non era una semplice donna.
Notò che stava conducendo un ragazzo dietro uno stanzino buio, quel genere di luogo dove i più spregiudicati vanno a fare sesso durante le feste, e decise di seguirli.
Si accovacciò dietro una catasta di scatoloni e spiò i due dalle fessure; si stavano baciando, molto intensamente.
Dopo un po’, proprio quando stava cominciando a pensare di aver preso un granchio, vide le unghie della donna trasformarsi in artigli e mirare alla gola del giovane.
Hermione fu velocissima, balzò fuori e saltò addosso alla creatura, bloccandole le mani e le gambe.
“Va’ via!” urlò al ragazzo.
Lui, sgranò gli occhi, confuso e corse fuori dalla stanza.
“Tu chi ssseii?” le domandò il demone, mostrando la sua lingua serpentina.
“La tua fine. Credo” rispose la ragazza, cinque secondi prima di conficcargli uno dei suoi pugnali nel petto.
Mentre lo ripuliva del sangue, non fece caso a ciò che accadeva alle sue spalle.
Qualcuno si avvicinava e quel qualcuno era armato, un bastone di legno stretto nella mano.
Hermione si voltò, sentendosi osservata, ma prima ancora di scorgere qualcosa, sentì un forte dolore alla tempia e poi non vide più nulla.
 
“Avresti dovuto prenderti cura di lei!”
“Percy smettila. Non è colpa di Jace! Lei gli ha chiesto di starle alla larga!” lo difese Isabelle.
“No. Ha ragione. Non avrei dovuto lasciarla andare sola. E ora è scomparsa” ammise Jace, lo sguardo triste.
È solo che sei un perfetto idiota, si disse.
“Io vado a cercarla” annunciò il figlio di Poseidone.
“Vengo con te” esclamarono in coro Harry, Ron, Luna, Ginny, Draco e Neville.
“No, andrò io con lui” sentenziò lo Shadowhunter, con un tono che non lasciava possibilità di repliche.
“È più facile che vi ammazziate a vicenda.. sai che bel colpo per un demone se anziché attaccare lui, vi attaccaste tra di voi” borbottò Alec, ma i due lo ignorarono.
“Ma vengo anche io!” decise Isabelle.
“Bene. Noi tre. Discorso chiuso” assentì Percy.
“Da dove cominciamo?” chiese la cacciatrice.
“Oh Izzy, sottovaluti i privilegi dell’essere un semidio. Ho appena avuto un’idea” disse tirando fuori una dracma doro.
“Messaggio-Iride” spiegò “chiederò di parlare con Hermione e mi mostreranno dove si trova”
“Che stai aspettando?” lo incalzò Jace.
La figura che comparve davanti a loro, non fu nulla di piacevole: la ragazza era distesa per terra, con le mani legate e aveva un brutto squarcio sulla fronte, a destra.
Dietro di lei, vi erano tanti scatoloni di cartone, impilati uno sopra l’altro.
“È lei. Ha ucciso Ellie” stava dicendo un ragazzo.
“Mmmh. Non ha marchi. Non è una Shadowhunter. Cosa diavolo significa?” disse una voce “voglio parlare con lei, quando si sveglierà”
Il messaggio-Iride sparì. “Inserire un’altra dracma per continuare la chiamata”
“Non ne ho un’altra, maledizione!” imprecò Percy “Che avete voi due?”.
Jace e Isabelle si stavano fissando, gli occhi sgranati.
“Quella voce..” mugugnò il ragazzo.
“Sebastian!” esclamò con odio la ragazza.
“Dobbiamo andare. Subito. Sono al Pandemonium” disse Jace.
 
Hermione era sveglia già da un po’, ma non osava aprire gli occhi.
Il ragazzo biondo, dagli occhi neri, aveva detto che voleva parlarle, ma lei non ne aveva voglia in quel momento.
Pensò che fingendosi ancora svenuta, avrebbe potuto udire qualcosa di interessante.
“Se solo quell’idiota di mio padre mi avesse spiegato come fare!” stava urlando il giovane.
“Sai che potrei provare…” azzardò una ragazza dalla voce che Hermione immaginò un tempo dovesse essere gentile, anche se ora sputava veleno ad ogni parola.
“Non rischieremo. Dobbiamo trovare un modo, più sicuro. Non possiamo permetterci errori e soprattutto non si scherza con il processo per l’evocazione dei demoni. Se solo avessimo gli Strumenti Mortali…”
“Ci basterebbe la spada. E la potremmo sempre rubare” gli assicurò lei.
“I Fratelli Silenti avranno preso le giuste precauzioni dopo ciò che ha fatto Valentine. Dubito che sarebbe così facile” disse il ragazzo.
“Ascolta Sebastian. Tu vuoi distruggere gli Shadowhunters, giusto? E lo voglio anche io. Posso farcela. Fammi provare…”
Hermione non capì cosa stesse suggerendo la ragazza, perché all’improvviso si udì un forte rumore e la porta dello stanzino volò verso l’altro capo della stanza.
“Bene, bene. Il paladino Jace è arrivato. Come va, fratellino?!” lo beffeggiò Sebastian.
La strega aprì gli occhi. Jace era davvero lì, con Percy e Isabelle.
E perché quel giovane lo aveva definito ‘fratellino’?
“Andate via!” urlò Hermione.
“Uhm, vi conoscete dunque? Sono qui per te, bella addormentata? Finalmente sei sveglia” le disse Sebastian, avvicinandosi e scostandole una ciocca di capelli dal volto.
Hermione lo sputò.
“Che caratterino” commentò lui, ridacchiando.
“Non la toccare!” ruggirono insieme Percy e Jace “e noi non siamo fratelli” precisò lo Shadowhunter.
Una risatina isterica, palesemente divertita, riecheggiò nell’aria a quel punto e la ragazza che stava parlando con Sebastian, uscì da dietro un angolino.
Indossava una divisa da Cacciatrice ed era ricoperta da marchi che si intravedevano nei punti lasciati scoperti dagli abiti. Era molto bella, pensò Hermione. E sexy.
“Non è possibile!” esclamò Isabelle, spalancando la bocca.
Jace sgranò gli occhi. La lama angelica che impugnava gli cadde dalla mano. Impallidì.
Quei capelli rossicci, quegli occhi verdi, quel corpo appena pronunciato…
“Come liquidi in fretta il nostro amore” disse la ragazza, abbozzando un sorriso provocatorio che sapeva di tante cose assieme: sfida, malizia, divertimento. Odio, forse.
Clary?!” sussurrò Jace.


Angolo dell'autrice: ciao a tutti :) Sono riuscita ad aggiornare anche oggi, sebbene il capitolo non sia molto lungo :) Non è un gran che, ma spero che vi piaccia!
Per favore recensite e commentate, fatemi sapere che ne pensate della storia, nel bene e nel male vi sarò grata, ci tengo a sentire le vostre opinioni :)
A presto, Bell :D


 
  
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