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Autore: TheOnlyWay    19/09/2013    4 recensioni
C’era stato un tempo, prima che la Regina Cattiva prendesse il controllo della Foresta incantata, prima ancora che Biancaneve nascesse, in cui tutti gli abitanti del Regno erano felici. La vita scorreva placida e tranquilla, all’insegna della serenità, della pace e del quieto vivere.
Era quello il periodo in cui i suoi genitori si erano conosciuti: il Cacciatore lo ricordava bene.
Nelle fredde sere d’inverno, quando il fuoco scoppiettava ardente nel camino e il vento del Nord si abbatteva impetuoso contro le imposte sbarrate, sua madre era solita accomodarsi sulla vecchia sedia a dondolo davanti al focolare, con uno scialle di lana bianca avvolto intorno alle spalle esili e una coperta adagiata sulle ginocchia.
«Mamma ti racconta una storia, tesoro. Vieni, avvicinati a me.» picchiettava leggermente sulle sue gambe e il Cacciatore accorreva, le si sedeva in braccio e le permetteva di accarezzargli i capelli, fino a che il fuoco si riduceva in cenere e il vento cessava di soffiare.
C’era stato un tempo in cui il Cacciatore aveva avuto un nome, un colore preferito, la paura dei temporali e perfino un’imbarazzante cotta per una bambina che viveva nel villaggio ai margini del bosco.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Graham/Cacciatore, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I.


 
C’era stato un tempo, prima che la Regina Cattiva prendesse il controllo della Foresta incantata, prima ancora che Biancaneve nascesse, in cui tutti gli abitanti del Regno erano felici. La vita scorreva placida e tranquilla, all’insegna della serenità, della pace e del quieto vivere.
Era quello il periodo in cui i suoi genitori si erano conosciuti: il Cacciatore lo ricordava bene.
Nelle fredde sere d’inverno, quando il fuoco scoppiettava ardente nel camino e il vento del Nord si abbatteva impetuoso contro le imposte sbarrate, sua madre era solita accomodarsi sulla vecchia sedia a dondolo davanti al focolare, con uno scialle di lana bianca avvolto intorno alle spalle esili e una coperta adagiata sulle ginocchia.
«Mamma ti racconta una storia, tesoro. Vieni, avvicinati a me.» picchiettava leggermente sulle sue gambe e il Cacciatore accorreva, le si sedeva in braccio e le permetteva di accarezzargli i capelli, fino a che il fuoco si riduceva in cenere e il vento cessava di soffiare.
C’era stato un tempo in cui il Cacciatore aveva avuto un nome, un colore preferito – il verde, come gli occhi della mamma –, la paura dei temporali e perfino un’imbarazzante cotta per una bambina che viveva nel villaggio ai margini del bosco. Lei aveva le trecce bionde, gli occhi azzurri e tante lentiggini color nocciola, che risaltavano come costellazioni sulla sua pelle pallida.
Ma quel tempo non esisteva più: Regina aveva sottomesso al suo volere l’intera Foresta, il Re – che stato un uomo buono e gentile – era morto e Biancaneve, sua unica e amata figlia, era stata imprigionata all’interno del suo stesso palazzo.
I soldati della Regina avevano ucciso il padre del Cacciatore e sua madre era morta di crepacuore qualche mese dopo, avvolta nella stessa coperta pesante, le spalle sempre circondate dalla lana bianca. I suoi capelli erano diventati grigi in fretta, come se il dolore le avesse risucchiato ogni goccia di linfa vitale.
Era spirata tra le braccia del suo unico figlio, con lo sguardo annebbiato di chi vede la luce per l’ultima volta, negli occhi di una persona amata.
Il Cacciatore, allora, aveva dimenticato il suo nome: che senso aveva mantenerlo, se tanto nessuno l’avrebbe più pronunciato? Ogni cosa aveva perso importanza. Il verde era tornato il colore degli alberi e dei prati sconfinati ai margini della Foresta; la bambina bionda – che si chiamava Eloise e ormai tanto bambina non era più – aveva perduto il suo incanto e il temporale non faceva più paura, perché tutte le tempeste, prima o poi, trovavano pace.
Ma non l’anima del Cacciatore, perduta i un limbo in cui la solitudine non gli lasciava scampo, smarrita in un regno senza confine, dove la malinconia lo schiacciava, lasciando al posto del cuore un buco nero e privo di vita.
Poi, piano, il tempo aveva ripreso a scorrere e tutto aveva acquistato un senso. Il Cacciatore aveva ritrovato sé stesso, barricando la propria anima o, meglio, quel che ne restava, in una fortiera inespugnabile, costruita con pietre solide come il diamante. Nessuno avrebbe potuto distruggerlo. Era al sicuro, protetto e invincibile.
C’era stato un tempo in cui il Cacciatore aveva ascoltato le favole della buonanotte con gli occhi colmi di meraviglia e il giovane cuore palpitante di sincera emozione.
Ma quel tempo non c’era più e le favole si erano trasformate in incubi: la principessa mangiava la mela avvelenata e la Regina distruggeva la Foresta Incantata e i suoi abitanti.
Il lieto fine non sarebbe mai arrivato. Nessuno avrebbe vissuto felice e contento. Non esistevano più felicità, amore e speranza. Solo tristezza, dolore e una cupa desolazione che avrebbe avviluppato i cuori di tutti come un’erba cattiva.
C’era stato un tempo in cui il bene aveva vinto sul male ma, il Cacciatore lo sapeva bene, quel tempo non sarebbe più tornato.  
 
 
 



 
Buonasera (pomeriggio?) a tutte ^^
È la prima volta che pubblico qualcosa in questo fandom e sono un po’ agitata. Ciò che avete letto – se qualcuno l’ha fatto – è il prologo di una storia che vede Graham come protagonista. E’ un personaggio che ho amato profondamente e la sua morte non mi è proprio andata giù. Perciò, ecco qua un piccolo tributo! Sarà breve, tre o quattro capitoli al massimo, ma spero comunque che vi piaccia.
Se vi va, fatemi sapere che ne pensate, mi farebbe molto piacere avere una vostra opinione :)
Con affetto,
Fede.


 
 
 
   
 
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