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Autore: Claire_Elen    19/09/2013    2 recensioni
- Prometti che se morirò, spargerai le mie ceneri su Marte.
- E' stato stimato che il viaggio durerebbe dai 6 agli 8 mesi.
- Di, lo giuro.
- Lo giuro.
- Sai, dicono che se respiri piano il tempo rallenta con esso, almeno così dicono gli Indù.
- Il tuo arrivo è sempre coinciso con l'inizio delle prime nevicate. E' una cosa speciale per me.
Io odio la pioggia, infondo.
// Fanfiction Romantica ~ Jared x New Character.
buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 5- Meeting.
 
Ginevra battè i tacchi, spazientita da quel ritardo ingiustificato del suo migliore amico all’angolo della strada, dove c’era il loro bar preferito in cui facevano il miglior caffè del mondo, cosa di cui Ginevra andava pazza.
Guardò la pioggia che continuava a scendere lungo il vetro e battè i denti, sfregando le mani contro le maniche della giacca che stavolta era pesante, invernale, ma che non teneva abbastanza caldo in quella giornata umida.
Tirò un imprecazione, picchiettando le gocce di pioggia sul vetro con il pollice e desiderando con tutta sé stessa che diventassero fiocchi di neve, ma la temperatura fuori non era abbastanza bassa.
Quando sentì la porta aprirsi con il suono del campanello sopra ad essa alzò lo sguardo dal caffè denso e scuro che non era riuscita a non ordinarsi mentre aspettava, incollando uno sguardo cattivo e duro sul ragazzo biondo che si grattava la nuca e camminava verso il suo tavolo, stirando le labbra come un bambino che viene sgridato.
 
- Scusami, Ginny. C’era parecchio traffico e quel tassista faceva passare praticamente chiunque.
 
- Sei in ritardo di un’ora e mezza. Qualunque ragazza con un minimo di buon senso se ne sarebbe andata mandandoti al diavolo.
 
- Ma tu non sei una ragazza qualsiasi, vero? Sei la mia migliore amica Ginevra.
 
- Fanculo, non provare a fare il ruffiano ora. Sono davvero arrabbiata.
 
- Posso provare a tirarti su il morale con una bella tazza di caffè bollente con panna?
 
Ginevra fissò la propria tazza con aria scettica, mentre riportava l’attenzione sulla strada fuori, osservando una moltitudine di persone che correvano con e senza ombrello per strada.
Tirò un sospiro e fece un cuore del tutto innocuo sul vetro appannato, costringendosi a girare il viso per ascoltare il giovane che le spiegava tutta la sua giornata.
Agitò una mano mentre i suoi occhi si puntavano sul Blackberry che non accennava a svegliarsi, pigiando il tasto centrale ma nessun messaggio era visibile, e la spia rossa non stava lampeggiando.
Quindi il telefono era ben carico e non aveva messaggi in entrata.
 
‘Ah, fanculo. Perché ci sto ancora dietro? Da quando ha lasciato la città mi sono rimpromessa di non cercarlo neanche una volta. Perché dovrei rompere il patto e il mio orgoglio nello stesso istante, e perdipiù ora?’
 
Erano passati due mesi, e lui non aveva ancora chiamato.
Nessuna chiamata, niente messaggi. Zero.
Ma infondo cosa si aspettava da una Rockstar di quel calibro? Che la guardasse come una ragazza normale? Si, perché infondo loro fan era diventata solo dopo averlo conosciuto, e ora il suo Iphod era pieno e strapieno delle loro canzoni.
 
- Mi stai ascoltando, Ginevra?
 
- Eh? Co-cosa? Hai detto qualcosa Alex?
 
- Ho detto, com’è andata al lavoro?
 
- Ah, bene..bene.
 
Lasciami pensare. Stai ancora pensando a lui, vero? Il suo numero ce l’hai, chiamalo.’
 
‘Da che parti stai, stupida fottuta coscienza?’
 
‘Dalla sua, ovvio.’
 
‘Va al diavolo.’
 
Mentre pensava fra se e sé vide finalmente il telefono squillare, ma il numero era anonimo.
Si morse un labbro, decisa o indecisa sul rispondere o meno, finchè non vide lo sguardo perplesso del suo migliore amico fissare lo schermo che si illuminava.
Fece appena in tempo a sbloccare la tastiera che la chiamata cadde, così prese il numero e cercò di ricordare di chi era, ma non l’aveva mai visto prima.
Con un tuffo al cuore, pensò che potesse essere Jared.
Già, perché no?
Infondo si sarebbe spiegato il perché non si era mai fatto sentire neanche finito il tour.
Fece per ricomporre il numero, quando la sua attenzione venne distolta da qualcuno che picchiettava il vetro del bar.
Sbattè le ciglia più volte e la prima vide un Jared sorridente che la salutava e batteva, e il secondo dopo non c’era più nessuno.
 
‘Grande, ora la mia mente gioca brutti scherzetti, eh?’
 
Tossì appena prima che la sua attenzione venne capovolta nuovamente alla finestra.
Stavolta si girò seccata verso chi o cosa le stesse facendo lo scherzo.
 
E lui era lì.
Sorridente e bellissimo come era sempre stato.
 
Agitava una mano nella sua direzione e le faceva segno di uscire.
Come se non avesse capito niente, Ginevra si alzò senza nemmeno pagare e scusarsi e uscì di corsa, andando sotto la pioggia che..
 
‘Un momento. Da quando ha cominciato a nevicare?’
 
Cercò di focalizzare e sbattè più volte le palpebre per capire se aveva avuto ancora le allucinazioni, perché in quel caso aveva 3 dollari e 40 da pagare e scuse da fare ad Alex.
 
Ma invece era lì.
 
Aprì le braccia e si chinò appena al suo livello, mentre lei prendeva una rincorsa e scivolava, letteralmente visto il ghiaccio per terra, fra le sue braccia.
Mentre lui avvolgeva le braccia intorno ai suoi fianchi si morse un labbro e sentì il gusto ferroso del sangue, leccandosi il labbro inferiore.
Mille e molte più domande le affollavano la mente.
 
‘Dove sei stato? Cos’hai fatto? Con chi eri? Shannon e Tomo stanno bene? Dove siete stati tutti questi mesi?’
 
‘Non sei sua madre.’
 
‘Grazie. Penso che farò come voglio io stavolta.’
 
- Dove sei stato? Cos’hai fatto? Con chi eri? Shannon e tomo stanno bene?
 
Liberò una risata roca, alzandosi la sciarpa fino al naso arrossato e allargando un sorriso vago, scuotendo la testa.
 
- Cosa sei, mia madre? Calmati Ginevra, ti dirò tutto quello che vuoi sapere.
 
- Allora comincia col dirmi perché non mi hai mai chiamata. Anche se credo di sapere la risposta.
 
- Se la sai perché me lo chiedi?
 
- Perché spero che non sia come penso io.
 
- E tu cosa pensi?
 
- Oh santoiddio. Smettiamola con i giri di parole, Jared Leto! Sei stato con un’altra, non c’è altra spiegazione!
 
 
 
Si tappò la bocca con un guanto e rivolse l’attenzione altrove, mentre le guance si coloravano di rosso, e non per il freddo.
 
- Oh, Ginevra. È gelosia quella che sento nella tua voce?
 
- Non puoi sbucare dopo due o tre mesi e dirmi che sono come tua madre. Non puoi, è illecito. Come è illecito picchiettare il dito sulla finestra di un bar e interrompere la conversazione.
 
- Con quello? Avanti, non è il tuo tipo.
 
- Che razza di faccia tosta! TU NON SEI MIA MADRE! Non mi puoi dire con chi devo o non devo uscire!
 
- Hai ragione, non sono tua madre.
 
Si ricompose presto, baciandole la fronte.
 
- Comunque, anche io sono felice di vederti.
 
E allora Ginevra fece l’unica cosa stupida e irrazionale che stava pensando per tutto quel tempo, si alzò sulle punte e premette le labbra contro le sue, mentre i due respiri caldi si fondevano, e lui scorreva una mano calda sotto il suo maglioncino, liberando una flebile risata.
 
- Sei più alta.
 
- Ho i tacchi, capitanovvio.
 
- Scusami. Colpa mia anche stavolta.
 
Liberò una risata più aperta con due file di denti bianchissimi e perfetti, dischiudendole le labbra con un pollice e infilando la lingua fra le sue labbra, mentre lo alzava maggiormente e scorreva sotto il reggiseno, con un tremito da parte di lei.
 
- Sai, è da quella volta che mi hai aperto la porta che desidero passare le mani sul tuo corpicino. Come stanno i tuoi pantaloni in pile?
 
‘Vaffanculo. Andrai all’inferno per questo, Jared Leto.’
 
- Stanno..bene.
 
Mormorò lei, cercando di ignorare i brividi che correvano lungo la spina dorsale, andando a imbucarsi in un vicolo più appartato e in semi-oscurità.
Pizzicò appena i capezzoli turgidi per il freddo e chinò il viso, andando a leccarli appena per poi passare un paio di dita fine e affusolate fra i suoi capelli, mentre una mano di lei andava a slacciargli i pantaloni.
 
- Meriti più di questo, baby. Meritiamo una notte d’amore dopo questi lunghi mesi. Coraggio.
 
Detto questo se la caricò sulla spalla, mentre le persone li guardavano amorevolmente e lei rideva e gli batteva sulla schiena, sentendo un calore che le arrivava al petto.
 
Ginevra poteva non ammetterlo, ma era completamente, e incondizionatamente innamorata di lui.’
 
 
//NOTEEEE:
L’ultima frase l’ho presa da Twilight, ma era troppo fdsajfkdsajflaksfjas per non metterla.
Questo capitolo mi piace tantissimo, anche se l’ho scritto in fretta e furia, visto che è da tre giorni che non pubblico mi arruginisco.
Spero di non averla fatta troppo sdolcinata.
NON è FINITA QUI!
Ancora uno o due cappy, tranquilli . <3
Grazie a Stelish, Glo, e Miky per seguirla, a presto!
 
 

 
 
 
 
 
   
 
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