Serie TV > Arrow
Ricorda la storia  |      
Autore: DarknessIBecame    19/09/2013    4 recensioni
"Aveva fissato intensamente il fondo del bicchiere, sperando che la risposta di cui neanche sapeva la domanda, si innalzasse tra i fumi dell’alcool. Certo, non era abbastanza perché lo rendessero inebriato, ma almeno poteva far affidamento sulla forza che il bruciante liquido gli stava dando."
Prima parte di una storia scritta a 4 mani, insieme alla splendida GirlOnFire, ispirata da "Let Her Go" dei Passenger.
Oliver POV.
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen, Roy Harper
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Era stata ufficialmente una tortura quando aveva capito di non poter smuovere quella testarda dalla sua decisione di rimanere nel seminterrato del Verdant.
Era salito al livello del club e si era seduto su uno sgabello, col suo completo di pelle verde ed il cappuccio ancora morbido sulle spalle, mentre Diggle finiva gli ultimi ritocchi al loro piano e pregava anche per lui perché tutto andasse bene.
Aveva ancora un paio di minuti prima che tutto cominciasse a cambiare e voleva spenderli…a bere?
Quasi non sapeva neanche perché si fosse messo a bere, sapeva solo di averne bisogno.

 
Staring at the bottom of your glass
Hoping one day you'll make a dream last
But dreams come slow and they go so fast
You see her when you close your eyes
Maybe one day you'll understand why
Everything you touch surely dies
Aveva fissato intensamente il fondo del bicchiere, sperando che la risposta di cui neanche sapeva la domanda, si innalzasse tra i fumi dell’alcool. Certo, non era abbastanza perché lo rendessero inebriato, ma almeno poteva far affidamento sulla forza che il bruciante liquido gli stava dando. Proprio come Felicity, intenta ad indicare la via più sicura a Lance per arrivare al sito del dispositivo.
Sbuffò, quasi ridendo, al solo pensare che si fosse proposta di andare da sola a cercare quel maledettissimo congegno di morte.
Non lo capiva, quanto importante fosse?
Quanto preziosa fosse la sua vita?
Le aveva davvero fatto questo? Oppure Felicity era sempre stata così, pronta a donarsi – a lui, alla sua causa, al lavoro ed in ogni aspetto della sua vita da Tecnica e genio informatico – per ciò che credeva.
Forse per questo in quei mesi la bionda era diventata così importante per lui.
Si era fatta spazio nei suoi sogni, insieme alla speranza di diventare quello che lei lo spingeva sempre a diventare: un eroe. E non c’era altro sogno che volesse far durare, magari con l’aiuto di lei che appariva dietro i suoi occhi chiusi ogni volta che ripensava a ciò che stava facendo per riparare ai torti del padre.
Poteva spingersi più in là, se lei avesse aperto le porte?
Avrebbe deciso in base all’andamento di quella sera, sapendo già che qualcosa non sarebbe andato, dopotutto  quando qualcosa di puro e strabiliante come lei pioveva dal cielo – tra le sue braccia – non durava mai. Aveva rovinato ogni rapporto d’amicizia, amore, fraternità e sapeva che anche quello con Felicity sarebbe durato quanto un battito di ciglia.

 
Well you see her when you fall asleep 
But never to touch and never to keep 
'Cause you loved her too much and you dive too deep
Dopo la battaglia con Malcom, dopo la corsa contro il tempo per arrivare da Laurel, dopo l’inevitabile fine che aveva previsto per tutto ciò che era suo e che toccava, voleva solo lasciarsi andare al sonno.
Voleva semplicemente sdraiarsi accanto al corpo esanime di Tommy e riposare, chiudere gli occhi e sognare di lei.
Di lei che non avrebbe mai potuto raggiungere, con la sua oscurità; di lei che da brava amica, da coraggiosa donna qual’era l’aveva spinto verso Laurel e verso il resto del Glades, pur di ricordargli quale fosse il suo compito, dove fosse diretto con i suoi gesti.
Gli aveva ricordato cosa volesse dire essere il protettore di quella città e, seppure ormai avesse fallito, doveva provare un’ultima, disperata volta.
Per amore di lei, dei suoi ideali e delle lacrime che aveva sentito nell’auricolare, era andato e non si sarebbe arreso, non ancora.


Only know you love her when you let her go
And you let her go
Chi aveva lasciato andare chi, quella sera?
Non avrebbe saputo dirlo con certezza, sapeva solo che aveva scelto il resto della città a lei, ma aveva realizzato, al limite estremo della sua forza, che lasciandola andare l’avrebbe protetta.
Avrebbe protetto il frutto di una relazione mai nata, allontanando la biondina dalla sua vita e lasciandola camminare da sola, lontana da lui. Perché l’amava ed ora che ne aveva la consapevolezza, era entrata a far parte della schiera di persone che avrebbe solo ferito se gli fosse rimasta accanto.
Era ironico, davvero, come nell’ultimo momento d’intimità tra loro, tramite auricolare, sentisse una mancanza nel petto nel sapere che stava per perderla e lei non avrebbe mai saputo ciò che lui provava davvero. L’avrebbe allontanata al meglio che avesse potuto, sperando solo che lei non leggesse nelle sue bugie, come aveva fatto dalla prima volta in cui si erano visti, perché tutto ciò che le avrebbe detto sarebbe stata un’altra enorme bugia. La più grande da quando era tornato.
Ironico davvero, come quella situazione di dolore non facesse altro che peggiorare.
E così l’aveva tirata fuori dal sottoscala del Verdant, l’aveva accompagnata e le aveva detto di non cercarlo più. Di tenersi lontana dal loro “covo” e da quella vita da criminali, perché lui se ne sarebbe andato in quel momento, via, lontano; le aveva detto che aveva perso tutto quella sera, che non gli rimaneva più nessuno per cui rimanere lì, per cui continuare a sopravvivere e fingere.
Il suo compito era finito, quindi i servigi della Smoak non erano più necessari.
Che brava era stata, a trattenere coraggiosamente le lacrime che rischiavano di cadere sulle guance rigate di polvere e paura, per non far vedere quanto l’avesse ferita.
-Devo lasciarla andare-  era tutto quello che riusciva a pensare per evitarsi di tirarsela tra le braccia e prometterle che tutto sarebbe andato bene. Non sarebbe mai successo però, perché, ancora una volta, tutto quello che aveva toccato era morto e non poteva far tornare indietro le lancette dell’orologio per loro, non più.
Si allontanò dal suo appartamento con la disperazione e la rabbia nel cuore, una sola cosa in mente: salvare il salvabile nel Glades.
E lì, oltre al salvabile, aveva trovato il giovane Harper; aveva cercato di cacciarlo, di spaventarlo, ma come un docile cucciolo l’altro l’aveva seguito, l’aveva aiutato a tirar fuori persone da sotto le macerie, a curare i feriti, l’aveva accompagnato nel vento per tutta la notte e si era ritrovato ad invidiarlo, perché quella notte aveva visto l’indistruttibile amore che aveva per sua sorella e che aveva aperto un’altra voragine nel suo petto.
Lui non avrebbe potuto avere qualcosa del genere, ma d’altronde qualcuno di danneggiato quanto lui non poteva permettersi di rovinare qualcosa di tanto fresco. Non fino in fondo, almeno.
Per questo si era assicurato che almeno uno dei due quella notte tornasse sano e salvo dalla metà che per una notte avevano lasciato andare.
Almeno Roy Harper avrebbe potuto riprendere ciò che aveva capito di amare.

Qui il continuo: [Let her go - Part 2]
Prima parte di una storia a quattro mani, uscita di getto dalle menti propense all'angst come me e GirlOnFire.
Come sempre, spero vi piaccia e mi farebbe felice sapere cosa ne pensiate.

Baci.
Dark/Vevve
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Arrow / Vai alla pagina dell'autore: DarknessIBecame