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Autore: Grifen    20/09/2013    0 recensioni
Mi sono sempre chiesto come Rasìa riesca a trascinarmi nelle sue pazze avventure: se qualche volta mi imponessi ci risparmieremmo tanti guai. Ciononostante la conosco bene, se non gli dessi retta il suo carattere indipendente e deciso la spingerebbe ad agire da sola, perciò la assecondo per starle vicino e proteggerla da ogni male. La amo e per lei farei più di quanto io stesso potrei immaginare, eppure per lungo tempo non trovai il coraggio di confessarle quello che provavo; fu solo dopo una pericolosa avventura che finalmente sentii l'ardire di farmi avanti.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In breve tempo i grifoni ci riportarono al monastero, il posto da dove la nostra impresa aveva avuto inizio; là i monaci ci offrirono gentilmente del ristoro, cosa che gradimmo vivamente dato che eravamo a dir poco stremati dalla scalata e dovevamo intraprendere il viaggio di ritorno.
Durante il tragitto verso casa non parlammo d'altro che della nostra esperienza appena vissuta, di ciò che avevamo provato, di quello che avevamo temuto. Rasìa avrebbe voluto aiutarmi contro il grifone, ma il monaco le impedì di intervenire altrimenti tutto quello che avevamo fatto fino a quel punto sarebbe stato inutile. Furono dei momenti strazianti per lei, costretta a poter solo assistere impotente allo svolgersi degli eventi. Io e Rasìa pensammo che il motivo dell'aggressione da parte dei grifoni fosse solamente per provare quanto saremmo giunti a rischiare per conseguire il nostro obbiettivo; però io sentivo che vi era dell'altro.
Quell'esperienza mi aveva segnato pesantemente. Mi aveva fatto capire che al mondo vi erano insidie che io non avrei mai potuto combattere, o evitare, e neanche immaginare, cose che avrebbero colpito all'improvviso e strappato via da me la mia amata per sempre; cose come lo sono stati i grifoni, seppure agirono per finta. Io sapevo che avrei potuto avere una vita felice insieme a Rasìa, sapevo che le avrei dato una vita felice: la mia vera paura era di fallire in questa cosa, non di essere respinto. E capivo che se non avessi mai fatto il primo gesto per dirle che la amavo, io per primo... non avrei mai avuto la possibilità di farlo. Non avevo bisogno di aspettare, non avevo il tempo di farlo, perché avrei potuto perderla in ogni momento.
Se non le avessi mai mostrato ciò che provavo per lei, ne avrei sofferto ancor peggio dell'essere respinto e non vi avrei mai più fatto rimedio. Qualsiasi cosa Rasìa avesse risposto, i miei affetti per lei non sarebbero mai cambiati; questa certezza mi diede l'impulso di farmi avanti.
Colsi il momento adatto durante una sosta del viaggio. Ricordo ancora questo momento come se lo vivessi per la prima volta: sopra di noi c'era un cielo macchiato di nuvole, ed una brezza frustava la vegetazione ad intermittenza; l'ambiente sembrava riflettere lo stato d'animo concitato in cui stavo. Mi sedetti accanto a lei, chiusi gli occhi e presi un profondo respiro. Iniziai a chiamarla per nome «Rasìa...» e lei mi guardò, e mi penetrò con i suoi vividi occhi castani. Deglutii «Io ho pensato per tanto tempo... io avrei voluto dirti da tanto tempo... che tu, Rasìa, sei la cosa più importante della mia vita... e vorrei che tu ne restassi sempre a farne parte... e per questo io per te farei più di quanto sarei capace di fare per me stesso....» L'emozione mi bagnò gli occhi di lacrime e tentò di trattenere le mie parole in gola, tuttavia trovai lo sforzo per continuare «Io ti amo Rasìa... ti amo... e vorrei sempre rimanere insieme a te e darti tutto il mio affetto, il mio amore, tutto quello che provo per te... e voglio chiederti... vuoi essere la mia sposa? Vuoi condividere insieme a me il resto della nostra vita, legati dall'amore, fino alla fine del nostro tempo?»
L'istante dopo che finii di parlare, prima che potessi accorgermene, Rasìa mi si gettò al mio petto con tanta foga che finimmo assieme a terra, avvinghiandomi talmente forte da farmi quasi mancare il fiato. Tra i versi e il pianto di gioia, ella mi urlò all'orecchio eccitata «Ioren... io... tu... questa è la cosa più meravigliosa che mi è stata detta nella mia vita!»
La abbracciai chiudendola protettivo tra le mie braccia, sperando che niente ci separasse.
Poi, concedendoci un attimo di respiro, rivolgemmo il nostro sguardo sui nostri visi bagnati di lacrime per la gioia; Rasìa, scossa dall'emozione, confessò «Io pensavo che ti potessi piacere come donna... ma non sapevo che tu mi desiderassi davvero per quella che sono... se tu avresti voluto restare con me. Io aspettavo di poterlo sapere... che tu me lo facessi sapere, prima o poi.»
Non dicemmo altro, non c'era bisogno: nei nostri occhi, nei nostri gesti, nel nostro odore, sentivamo tutto quello che provavamo l'uno per l'altra. I nostri visi si accostarono, le nostre labbra si unirono, e diventammo un tutt'uno nel nostro caldo, vivo, avvolgente bacio d'amore.


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