Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |       
Autore: Saya chan    23/03/2008    0 recensioni
Idea malsana nata da un impeto di follia di me ed Arianna ò_ò ogni riferimento a fatti, cose e persone NON è puramente casuale.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Frammentari e nostalgici ricordi

Frammentari e nostalgici ricordi

 

E’ un qualsiasi pomeriggio di fine novembre. Domencia mi pare di ricordare. Oh, quante belle cose accadranno tra meno di un mese! Il Natale, i regali, si è tutti più buoni…

Stronzate.

Ricordo, ricordo Lucrezia, non posso dimenticare ciò che mi hai fatto.

Non posso scordare con quanta cattiveria mi hai abbandonato sul lastrico.

Eppure, quando ripenso a te, è il ricordo più dolce ed amaro che possa custodire nel mio cuore.

“Il mio cuore è in pena per amor tuo: non posso nè odiarti nè amarti e capisco com`è difficile odiare quando c`è un vincolo d`affetto, ma com`è difficile amare chi rifiuta.”

Caro, vecchio beato Teognide.

Questa frase la rileggo proprio ora nel mio diario dell’anno scorso, in un mesto ed insopportabile febbraio, passato a compiangermi, a lamentarmi della tua folle ed improvvisa ritirata nei miei confronti.

Anche ora, non capisco davvero cosa ti ho fatto. Eravamo una coppia affiatata, te lo ricordi? Eppure a te non importava, tu ti preoccupavi della distanza, ti seccava di non potermi scopare ogni volta che volevi.

Dopo aver passato in rassegna un po’ di insulse canzoni nell’ I-pod – alcune le dovrò cancellare a breve – mi fermo su una in particolare. Resto ad ascoltarla per qualche istante, rileggo titolo ed autore più e più volte.

“If I was your vampire”, Marilyn Manson.

Non che mi faccia impazzire questo cantante, però la canzone mi era piaciuta fin da subito, fin dalla prima volta che l’avevo sentita, che me l’avevi passata via MSN.

Cosi delicato e tragico,
come un mattatoio.
Spingi il coltello contro il tuo cuore
e dici ‘Ti amo cosi tanto che mi devi uccidere ora’”

Me lo dicesti, una mattina di settembre, ero ancora a casa, mancavano pochi giorni che rientrassi a scuola.

Me lo sussurrasti al telefono, con quella tua voce stupenda, con quel tono suadente ed orgasmico, da far accapponare la pelle.

Mi hai rubato la passione, Lucrezia, mi hai rubato i sentimenti, mi hai tolto la vitalità. Hai risucchiato tutto di me, crudelmente, hai divorato il mio cuore e poi l’hai gettato via come un oggetto consumato.

Se fossi il tuo vampiro.
Inevitabile come la Luna.
Invece di ammazzare il tempo,
avremmo l'un l'altra fino all'alba”

E questo pezzo? Te lo dissi io invece. Sul letto della camera dei tuoi, quel sabato mattina, il giorno in cui dovevo partire, tornare a casa, dopo una delle mie innumerevoli visite a Milano. Ti baciai la guancia, e ti donai la mia esistenza. Tu sorridevi, eri felice di sentirtelo dire. Eppure, eppure…

E’ finita, ormai, e non ci voglio più pensare.

Sei stata l’unica storia seria, l’unico vero amore che abbia mai provato per una ragazza. E poi, l’oblio.

Decido di staccare un po’ dalla monotonia delle pallosissime orazioni di Demostene, rifugiandomi nel freddo e virtuale mondo di internet. Accedo al mio blog, e, tra i vari complimenti che incasinano la mia galleria, ne noto uno che mi colpisce particolarmente. Liquido tutti gli altri con un misero “Grazie”, o una faccina altrettanto idiota, e subito mi soffermo su ciò che è stato scritto da un certo Ziggy_Stardust, alle quattro di notte.

Porca miseria, certo che certa gente non c’ha di meglio da fare a certe ore. ( tengo il polpitoto, chissene)

Ad ogni modo, mi sorprende la sincerità con cui ha espresso il suo parere. Commentandomi la foto del gatto, quello che guarda in alto, coi baffi ritti ed argentei, una foto che ho scattato di sfuggita quest’estate, mi viene quasi una stretta allo stomaco. Il commento non è molto lungo, però racchiude in sé un qualcosa che mi sconvolge.

“Sembra un animale libero, fiero della sua natura, un animale che guarda con fiducia al futuro. Eppure, allo stesso tempo sembra pensare al suo passato, ad una nostalgia lontana che lo opprime ancora adesso.

Non so quanto ciò possa azzeccare con la foto, ma sentivo di scrivere questo.”

Spalanco la bocca e gli occhi contemporaneamente. Resto imbambolato a riflettere sulle sue parole. Accidenti, c’ha beccato in pieno, altrochè. E’ la prima volta che mi capita una cosa del genere, di sentirmi dire da un altro quello che anch’io in fondo penso.

Una sensazione comune, una fugace empatia c’ha legati nella stessa maniera.

Un po’ incerto, rispondo al suo commento, tentando di mantenere un tono serio e meditante. Viene fuori una schifo di replica, ma per ora è il meglio che il mio cervello riesce a produrre.

Di conseguenza, sempre più incuriosito, vado a sbirciare sul suo di blog, scoprendo qualcosa in più su di lui. Leggo i vari post che ha lasciato, riconoscendo così un ragazzo abbastanza malinconico ed insoddisfatto, che s’è rotto le scatole del mondo che lo circonda. I suoi sono argomenti profondi, non come i soliti tizi che si mettono a scrivere cagate o copiaincollano stupidissimi test del cazzo.

Lui riversa in maniera originale ed aggressiva le sue emozioni, schietto e spontaneo come non mai. Mi fa piacere leggergli l’anima, quello che gli passa per la testa.

E così, decido di aggiungere il mio contributo ai commenti già abbondanti. Inoltre, commento con una certa simpatia il nickname che s’è scelto, essendosi piacevolmente rifatto a David Bowie, musicista che apprezzo molto.

Poi, ripenso al dovere che mi chiama, a quelle sette righe di versione greca che mi attendono. Quindi spengo in fretta e furia il computer, ritornando a tradurre. Tuttavia non sono più concentrato come prima, e cerco nel vocabolario parole e strutture grammaticali a caso.

Quel ragazzo ha risvegliato in me qualcosa che s’era sopito da tempo ormai, ma non saprei ancora precisare di cosa si tratta.

La serata passa tranquilla. Di solito mamma si diletta a tirare fuori pizzette surgelate e a rimpinzarle di ingredienti assurdi, ma che tutto sommato fanno risultare qualcosa di commestibile come cena. Anche oggi è così. Mia sorella è fuori col suo ragazzo, persona che ai miei non va molto giù. Dicono che non fa al caso suo, che sono troppo diversi. Io non commento mai, sebbene me lo richiedano spesso.

Alle nove, come regolarmente accade ogni benedetta domenica, mi chiama Angelica, a scaricarmi addosso i suoi nuovi, entusiasmanti (si fa per dire ovviamente) problemi amorosi. Angelica è la mia migliore amica: ci conosciamo da quando avevamo sei anni, avendo frequentato assieme le stesse scuole elementari e medie. Ora lei va al liceo scientifico, ma tuttavia non abbiamo perso i contatti, e ciò mi fa molto piacere. Mi tira su di morale quando sono depresso. Ormai siamo come due anime gemelle, ci raccontiamo tutto, ed amiamo sparlare degli altri; proprio due vecchie decrepite comari. Mi saluta tutta agitata, parlandomi mezza in russo e mezza in italiano, con quel suo accento moscovita che mi fa sempre sorridere. Poi prosegue con una serie di parolacce, maledicendo continuamente Andrea, il tipo che s’è fatta sabato sera, e che subito dopo è andato a pomiciare con un’altra. Tra le varie imprecazioni, emergono i fatti successivi a quello principale, ossia un fitto scambio di messaggi tra sabato notte fino a poco prima. Nel frattempo che lei mi racconta tutto questo, tra uno sbadiglio ed un altro accendo il computer, collegandomi a messenger. Lo stato di Angelica è “Al telefono”, ahah, chissà perché. Ci stanno altri amici in linea, tra cui anche Leonardo. Lo contatto, gli mando un trillo e lui mi risponde subito tutto entrusiasta, inizia a parlarmi della scopata megagalattica fatta con la sua fidanzata oggi, descrivendomi pure i particolari, sui quali io tronco immediatamente. Mentre ascolto e non ascolto Angelica sbraitare, mi collego al mio blog, provando quasi una sorta di apprensione; chissà se quel ragazzo ha scritto qualcos’altro. Accedo alla mia galleria, il cuore mi batte leggermente più veloce. Guardo: ci sono altri suoi commenti. Li leggo con avidità, me ne nutro desideroso ed affamato. Ma non per riempirmi la testa di autostima e vanità, come mi succede con gli altri commentatori, quando per verificare se, ancora una volta, è riuscito ad esprimere ciò che era già intriso nel mio cuore, l’idea o la sensazione primordiali che ho cercato di trasmettere in ogni scatto, nel mio muto linguaggio, e che molte persone non hanno mai, purtroppo, saputo cogliere. Angelica non si ferma nella sua tiritera; eppure io non la sento più. Appoggio la cornetta del telefono sul tavolo accanto al computer, lasciando la mia amica parlare a vanvera, non mi interessa.

“Mi ricorda la poesia ‘Mattino’ di Ungaretti. Chi guarda quest’alba viene colpito anzitutto dai colori vivaci che l’abbelliscono, e subito dopo si accorge della luce che il sole emana, che a me pare quasi divina, un miracolo mandato a rischiarare questo mondo morto”.

Serro le labbra, rimango immobile per qualche istante. Cerco un modo per distrarmi, e torno a controllare Messenger: Angelica mi ha inviato una marea di trilli, chiedendomi inoltre che fine abbia fatto. Allora afferro la cornetta, ma lei ha già riattaccato. C’era da aspettarselo, data la sua impazienza congenita. Le rispondo, mi invento una bugia. Lei mi fa delle faccine imbronciate, ma alla fine accetta la mia giustificazione. Così, la liquido con un’altra scusa, preso dalla morbosa voglia di rispondere ai commenti che quel ragazzo ha lasciato. Imposto lo stato su “Non al computer”, iniziando a riflettere su una possibile replica. Per concentrarmi, metto su un po’ di musica, “Dead Souls”, ma rifatta dai Nine Inch Nails. La voce calda e sensuale di Trent mi rilassa sempre, anche nei momenti di maggior nervosismo e frustrazione. E le dita vanno da sé, autonomamente paiono congiungersi al pensiero espresso da quelle altrui. Come un giunco. E’ difficile da descrivere, ora come ora, ma mi viene subito in mente quell’immagine, come un fulmine. Quindi, mi cimento in un insolito virtuosismo linguistico, prodigandomi al massimo a comunicargli la mia grande sorpresa nel constatare che esiste qualcun altro a questo mondo che la pensa come me. Sono già le dieci e mezza. Diamine, non credevo che fosse passato tutto questo tempo. Soddisfatto della mia risposta, mando la buonanotte ad Angelica e Leonardo, e poi mi disconnetto da Messenger, spegnendo infine il computer. Da tecnologia a tecnologia, salto dal PC al cellulare. Toh, un messaggio. Apro, e scopro che è Jejè: “Ho voglia di scopare”. Ma che novità. Non le rispondo, non ne ho la minima voglia. Lancio poi un’occhiata al libro di storia, e mi viene un senso di forte nausea. La storia può aspettare, dopotutto, la storia si ripete. Cosa serve dunque studiarne le date? Sebbene sia altamente probabile che il giorno dopo mi interroghi quel caro professore, che, con quella sua faccia giovane e gioviale non promette comunque nulla di buono, al posto della solita ansia si sostituisce una specie di calma piatta, quasi non me ne importasse più nulla, quasi volessi momentaneamente tralasciare tutto il resto. Preparo di malavoglia lo zaino, ci ficco dentro libri e quaderni a caso, senza pensarci troppo su. Mi spoglio, mi infilo il pigiama: insomma, compio i soliti gesti quotidiani della sera. E poi, adorato letto, mi ci butto a capofitto, nel vero senso della parola. Dovrei finire di leggere “I fratelli Karamàzov”, in fondo mancano poche pagine per concludere il primo libro. Invece sospiro, e m’addormento come un sasso. Il giorno dopo mi sveglio a fatica e con un grande senso di stanchezza addosso, ho un sonno bestia. Strano, eppure ho dormito continuativamente e per molte ore. Faccio colazione, mi lavo, mi vesto, piglio lo zaino ed esco di casa, che è ancora deserta, la mia famiglia dorme. Beati loro. Fuori fa un freddo cane, ma il mio cappotto nero e lungo riesce in qualche modo a riscaldarmi. Prendo per un soffio l’autobus, arrivo dopo un quarto d’ora a scuola. Entro in classe, mi sdraio sulla sedia con la testa all’indietro. Pippo subito mi squadra da capo a piedi, nota la mia cera particolarmente pallida, l’espressione da drogato cronico. Ma, stranamente, non commenta. Probabilmente tira una bestemmia tra sé e sé, sapendomi ridotto a questo stato d’apatia e rincoglionimento totali. La prima e la seconda ora passano abbastanza in fretta, arte ed inglese sono sempre molto tranquilli, ed oltretutto sono già stato interrogato in entrambi. La terza ora è quella fatidica di storia. Falduti entra in classe, con quel suo solito sorrisino arrogante, da professore carogna. Fortunatamente però questa volta ha deciso di non interrogare, ed anzi, più calmo che mai si mette a spiegare il nuovo capitolo. Io ovviamente non l’ascolto: trovandomi all’ultimo banco, passo le giornate a schiacciare pisolini a manetta. Tuttavia questa volta non riesco a riposarmi, nonostante abbia così tanto sonno. Ripenso a quel ragazzo, non riesco a farne a meno. Mi verrebbe voglia di conoscerlo meglio, di farci amicizia, mi piacerebbe molto scambiare altre opinioni e pareri, anche solo per sapere se siamo affini in altri campi. Pippo, con la sua delicatezza di sempre, mi strattona il braccio, portandomi al mondo della realtà. Vuole giocare a tris. E sia.

Dopo due estenuanti ore di educazione fisica me ne torno finalmente a casa. Sono da solo, mia madre ha il tempo pieno coi bambini fino alle quattro, mia sorella lavora via come impiegata, mio padre tornerà la sera tardi. Accendo il computer di camera mia – poiché ne esiste un altro, ma di famiglia, in taverna – mi connetto a Messenger ed accedo anche al blog, in un riflesso incondizionato. Chissà se… mi preparo da mangiare, gli avanzi di uno, due giorni prima. Ma a me va bene così. Dopo aver tranquillamente pranzato, abbandonandomi alla musica commerciale che trasmettono per la radio, sparecchio la tavola, e mi appolipo al PC. Trovo con piacere un commento da parte di Ziggy_Stardust, e poi un suo messaggio privato: mi chiede il contatto MSN. Sgrano gli occhi, un po’ incredulo, ma in fondo compiaciuto. E’ come se il desiderio di stamane si fosse improvvisamente avverato. Glielo passo, e ad un certo punto s’attiva la finestrella di un nuovo contatto che desidera aggiungermi. Accetto la richiesta, ed è lui a cercarmi per primo. Così, cominciamo a presentarci, e scopro che si chiama Gabriele, abita “in uno dei tanti paesini del cazzo che fanno da intermedio tra Perugia e Terni”, non ha voluto specificarmi dove, e io non indago oltre. E’ un emo, ma si giustifica subito dicendomi che gli piace lo stile musicale e della moda, non di certo la mentalità. Parliamo un po’; è divertente ridere, scherzare e scambiare opinioni con un ragazzo che abita nella parte quasi diametralmente opposta alla mia. Nel frattempo, metto su un po’ di Vision Bleak, del sano black metal. Lui mi chiede chi siano, che genere fanno: decido di passargli qualche canzone. Li apprezza, dice che sono aggressivi e malinconici allo stesso tempo, e che ci farà su un pensierino a scaricarseli da Emule. Sono contento di aver conosciuto questo Gabriele, mi pare un tipo con la testa a posto, talmente semplice e genuino che io non devo usare termini troppo altolocati con lui. Mi ci posso sfogare tranquillamente, pur mantenendo un certo distacco, quello che mi caratterizza. Con lui ritrovo una strana serenità: ed è inconsueto, poiché è la prima volta che ci parlo. Non so cosa mi succeda, solo che non riesco a staccarmi da quella maledetta finestra di conversazione. Ci parlerei ininterrottamente. Eppure, non è il caso di abbandonarmi a questi sentimentalismi. Per adesso, voglio restargli un semplice amico occasionale, anche se la tentazione di conoscerlo meglio è forte. Forse, la cosa in futuro si evolverà con più intensità. Non voglio illudermi, non voglio rischiare di soffrire un’altra volta ed in maniera così straziante. Lo saluto rapidamente, spengo quest’aggeggio elettronico e dannatamente ammaliante. E decido, con rammarico e riluttanza, di buttarmi sul divano, a guardare la tv. Per non pensarlo più, o almeno, provare a farlo.

 

 

 

 

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Saya chan