Virtus
Tenebrarum
Il tempo si
fermò.
Il mondo
divenne di ghiaccio.
Il corpo
inanimato ne divenne il centro assoluto.
Istanti che
parvero secoli.
Eppure i
suoi riflessi non bastarono.
La bambola
rovinò a terra.
Si
chinò e lo strinse a sé.
Forti
braccia accolsero con delicatezza infinita l’ex conte.
Solo
allora il tempo riprese a scorrere.
Dolcemente
percorsero le gote di porcellana.
Cercò
quei due zaffiri che tante volte lo avevano guardato con
superiorità.
Non
trovò che limpidi specchi vuoti.
“Ciel…”
Nessun
gesto.
Nessuna
reazione.
Allora lo sguardo
che incrociò era colmo di terrore e orgoglio nobiliare.
Era irritato
il demone quella volta.
Un pasto
troppo cocciuto.
lo aveva
definito, come gli altri umani, un animale debole.
Gli occhi di
Ciel non erano più quelli di un nobile.
Il respiro
era veloce.
Le iridi
spalancate.
Un’Ombra
incontrata realmente solo una volta.
Un Qualcosa
di pesante come un macigno.
Continuava a
stringere disperato quel corpo che di Ciel aveva solo
l’aspetto.
Le labbra
sottili emettevano una litania.
Il Suo nome.
Il cherubino
rideva.
L’angelo lo
scherniva.
L’essere
puro si beava del suo dolore.
Lui, essere
dannato divoratore di misere anime umane…
Lui, capace
ormai solo di odiare…
Con una cura,
rara in questo mondo, adagiò la bambola rotta a terra.
Le abili
mani, con gesti automatici, aprirono e tolsero la camicia che il demone
indossava.
La stoffa,
per misera che fosse, andò a fare da coperta a quel corpo
pallido e ferito.
Un lieve
vapore inizia a diffondersi intorno ai suoi piedi.
L’argenteo
rise di più.
In pochi
attimi il bianco più puro circondò il demone.
Sigilli e
barriere proteggevano quel luogo.
In quelle
pareti così consacrate, nessun essere impuro poteva qualcosa.
Lui era
Colui che era sopravvissuto all’Anima di un angelo.
Lui era il
demone che non doveva esistere.
Ali di corvo
candide e decadenti gli adornavano la schiena.
Alti stivali
col tacco lo mostravano più imponente di quanto
già non fosse.
Le lunghe
gambe erano fasciate da stretti pantaloni neri.
Il torace
ben scolpito era coperto con un sottile strato di stoffa onice.
Il sigillo
di Aislinn.
Lo sguardo
scioccato del cherubino percorse la figura.
I loro occhi
si incrociarono.
Occhi che
solo un essere a questo mondo possiede.
Un’entità
che vive al fianco dell’Altissimo e che mai gli Angeli
possono incontrare.
Nella sua
lunga, lunghissima, vita non aveva mai visto una cosa del genere.
Mai.
Ma… Egli era
anche un demonio.
Angelo.
Demone.
Bene.
Male.
Odio.
Un essere
semplicemente inconcepibile.
Aveva fatto
suo il potere sacro.
L’unione
degli opposti.
Potere
divino in corpo demoniaco.
L’aria si
elettrificò.
Al movimento
elegante i sigilli si ruppero.
L’espressione
era apatica, ma gli occhi…
Dolore.
Estremo,
enorme, profondo.
Le grandi
ali circondarono lui e Ciel.
Gocce di
sangue caddero sul ragazzo.
Una mano dal
tocco etereo iniziò a sfiorare la chioma impolverata del
giovane.
“Come hai
potuto…?”
Quella voce.
Era Aleixo,
e… non lo era.
Uno maschile
e uno… femminile.
La voce di
lui era solo un sottofondo.
Si rivolse a
lui con voce amorevole.
Occhi severi
incrociarono occhi sgranati.
Questo demone, Aleixo, ti ucciderà.
Credimi, lo farà.
Io non posso nulla e… sinceramente… non
voglio...”
Le voci
erano spezzate.
“Non ti odio per la vita
che mi hai strappato…
Non per il dolore lacerante che hai causato a Lui, per ben due volte.
Io ti odio per tutta la sofferenza causata a quest’anima
persa…
Un’anima di un essere che con te non c’entrava
nulla…
Ancora semi umano… e tu
l’hai…”
Non riuscì a
proseguire oltre.
Dovette
fermarsi.
“Videro” lo
stato in cui era ridotta l’essenza di Ciel.
Il piccolo
briciolo di soffio vitale che il demone non era riuscito a divorare.
Il Padre ti avrebbe accolto nuovamente…
Potevi salvarti.
Ora… invece… nemmeno l’angolo
più raccapricciante dell’inferno ti
prenderebbe.”
“Aislinn…
l’ho fatto per te…
solo per te… per quello che ti ha f-“
“NO! Lo hai fatto solo per te stesso!”
“Non hai mai accettato la verità!
È stata tua la mano che ha attraversato il mio petto!
Tu mi hai uccisa!”
Si portò la mano nel punto esatto in cui fu ferita mortalmente.
“Sei tu il colpevole!
Non Lui! E nemmeno Ciel!"
Le voce che
fino a pochi attimi prima erano distinguibili non lo furono
più.
Un urlo
all’unisono si formò al nome del ragazzo.
Il silenzio
più assoluto riempì la stanza.
La sua furia
e il suo dolore si percepivano con chiarezza.
Nuovi vapori
si formarono.
Tenebra più
nera e nube candida e accecante.