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Autore: Lost Tsukiko    20/09/2013    1 recensioni
"Lui non era morto per malattia, incidente, suicidio o omicidio. Soprattutto non era morto per omicidio.
Un uomo che toglie la vita ad un altro essere umano, nulla sarebbe stato più lontano dalla realtà.
Da quel dannato giorno, da quando aveva stipulato il contratto, non un solo uomo aveva potuto seriamente alzare le mani su di Lui, figuriamoci togliergli la vita."
Dimenticatevi dell'anime, di angeli assessuati, demoni che ballano il tip tap e di ragazzini sociopatici.
Questa fic si svolge dopo 10 anni dall'incontro tra Sebastian e Ciel e narra ciò che potrebbe succedere alla fine del contratto.
La traccia base è stata scritta inizialmente dalla mia amica Hitomi, io l'ho messa nero su bianco.
Ho reputato di mettere l'avvertimento OOC per scrupolo. Faccio di tutto per restare IC, ma certe situazioni diventerebbero ingestibili... quindi qualcosa di OOC c'è.
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Virtus Tenebrarum

Virtus Tenebrarum

 


Il tempo si fermò.
Il mondo divenne di ghiaccio.
Il corpo inanimato ne divenne il centro assoluto.

Le iridi cremisi videro quel “centro” volare verso di lui.
Istanti che parvero secoli.
Eppure i suoi riflessi non bastarono.
La bambola rovinò a terra.

“CIEL!!!”

L’urlo dell’essere risuonò tra le gelide mura.
Si chinò e lo strinse a sé.
Forti braccia accolsero con delicatezza infinita l’ex conte.
Solo allora il tempo riprese a scorrere.

Dita un tempo guatate scostarono i capelli.
Dolcemente percorsero le gote di porcellana.
Cercò quei due zaffiri che tante volte lo avevano guardato con superiorità.
Non trovò che limpidi specchi vuoti.


“Ciel…”

Nulla.
Nessun gesto.
Nessuna reazione.

Le dita pallide e affusolate strinsero quel viso così fragile per voltarlo.

Lo avevano fatto anni prima.
Allora lo sguardo che incrociò era colmo di terrore e orgoglio nobiliare.
Era irritato il demone quella volta.
Un pasto troppo cocciuto.
lo aveva definito, come gli altri umani, un animale debole.

Ma ora…

Le iridi di Aleixo non erano più ferme e risolute.
Gli occhi di Ciel non erano più quelli di un nobile.

Strinse quel corpo di bambola al suo petto.
Il respiro era veloce.
Le iridi spalancate.

Un gelido Fantasma si era fatto strada dentro di lui.
Un’Ombra incontrata realmente solo una volta.
Un Qualcosa di pesante come un macigno.

L’Angoscia e il Dolore lo stavano invadendo.

Il suo cuore nero atrofizzato batteva impazzito.
Continuava a stringere disperato quel corpo che di Ciel aveva solo l’aspetto.
Le labbra sottili emettevano una litania.
Il Suo nome.

Finalmente un suono lo riscosse.

Una risata.
Il cherubino rideva.
L’angelo lo scherniva.
L’essere puro si beava del suo dolore.

Dolore.

Lui, demone superiore temuto dai suoi stessi simili…
Lui, essere dannato divoratore di misere anime umane…
Lui, capace ormai solo di odiare…

Era soffocato dal Dolore.

Lunghe ciocche corvine coprirono il suo volto.
Con una cura, rara in questo mondo, adagiò la bambola rotta a terra.
Le abili mani, con gesti automatici, aprirono e tolsero la camicia che il demone indossava.
La stoffa, per misera che fosse, andò a fare da coperta a quel corpo pallido e ferito.

Con una carezza leggera chiuse gli occhi della bambola.

 “Avete visto a sufficienza…”

Lentamente si alzò.
Un lieve vapore inizia a diffondersi intorno ai suoi piedi.
L’argenteo rise di più.

“Illuso! Tu qui non puoi nulla!”

La nube, più si condensava e andava verso l’alto, più diventava chiara.
In pochi attimi il bianco più puro circondò il demone.

La risata si spense.
Sigilli e barriere proteggevano quel luogo.
In quelle pareti così consacrate, nessun essere impuro poteva qualcosa.

Nessuno… o forse no.

Lui non era un demone normale.
Lui era Colui che era sopravvissuto all’Anima di un angelo.
Lui era il demone che non doveva esistere.

Il demone che sapeva amare.

La candida nebbia si dissolse di colpo.
Ali di corvo candide e decadenti gli adornavano la schiena.
Alti stivali col tacco lo mostravano più imponente di quanto già non fosse.
Le lunghe gambe erano fasciate da stretti pantaloni neri.
Il torace ben scolpito era coperto con un sottile strato di stoffa onice.

Sul suo cuore un simbolo tanto bianco da ferire gli occhi faceva mostra di sé.
Il sigillo di Aislinn.



Lo sguardo scioccato del cherubino percorse la figura.
I loro occhi si incrociarono.

Due opali iridescenti lo fissavano.
Occhi che solo un essere a questo mondo possiede.
Un’entità che vive al fianco dell’Altissimo e che mai gli Angeli possono incontrare.
Nella sua lunga, lunghissima, vita non aveva mai visto una cosa del genere.
Mai.

Egli era una virtù.
Ma… Egli era anche un demonio.

 

Angelo.
Demone.

Bene.
Male.

Amore.
Odio.

Lui era tutto questo.
Un essere semplicemente inconcepibile.

Era sopravvissuto ad un pasto angelico.
Aveva fatto suo il potere sacro.
L’unione degli opposti.
Potere divino in corpo demoniaco.

La Virtù delle Tenebre fece un respiro profondo.
L’aria si elettrificò.

Una pallida mano si alzò.
Al movimento elegante i sigilli si ruppero.

Lo sguardo opalescente trafisse Coinìn.

Stille carminie iniziarono a segnare le gote diafane.
L’espressione era apatica, ma gli occhi…
Dolore.
Estremo, enorme, profondo.

L’essere si chinò.
Le grandi ali circondarono lui e Ciel.
Gocce di sangue caddero sul ragazzo.
Una mano dal tocco etereo iniziò a sfiorare la chioma impolverata del giovane.

“Come hai potuto…?”

Quella voce.
Era Aleixo, e… non lo era.

Si potevano chiaramente distinguere due timbri.
Uno maschile e uno… femminile.
La voce di lui era solo un sottofondo.

“Come ha potuto l’odio ridurti così… come?”

Le dita affusolate scesero sul volto della bambola.
Si rivolse a lui con voce amorevole.

“Dopo centinaia di anni… la mia essnza è rinata in te… ma…"

Alzò lo sguardo.
Occhi severi incrociarono occhi sgranati.

“Tu. Tu l’hai quasi distrutta.
Questo demone, Aleixo, ti ucciderà.
Credimi, lo farà.
Io non posso nulla e… sinceramente… non voglio...”

Le lacrime cremisi sgorgavano copiose.
Le voci erano spezzate.

“Non ti odio per la vita che mi hai strappato…
Non per il dolore lacerante che hai causato a Lui, per ben due volte.
Io ti odio per tutta la sofferenza causata a quest’anima persa…
Un’anima di un essere che con te non c’entrava nulla…
Ancora semi umano… e tu l’hai…”

Silenzio.
Non riuscì a proseguire oltre.
Dovette fermarsi.

I suoi occhi stupendi lo poterono vedere.
“Videro” lo stato in cui era ridotta l’essenza di Ciel.
Il piccolo briciolo di soffio vitale che il demone non era riuscito a divorare.

Un respiro profondo e riprese.

“Avresti potuto redimerti.
Il Padre ti avrebbe accolto nuovamente…
Potevi salvarti.
Ora… invece… nemmeno l’angolo più raccapricciante dell’inferno ti prenderebbe.”

Lampi cremisi si alternarono negli occhi opalescenti.

“Aislinn… l’ho fatto per te…
solo per te… per quello che ti ha f-“

“NO! Lo hai fatto solo per te stesso!”

Le iridi s’infiammarono.

 
“Non hai mai accettato la verità!
È stata tua la mano che ha attraversato il mio petto!
Tu mi hai uccisa!”


Si portò la mano nel punto esatto in cui fu ferita mortalmente.

“Sei tu il colpevole!
Non Lui! E nemmeno Ciel!"

Le voce che fino a pochi attimi prima erano distinguibili non lo furono più.
Un urlo all’unisono si formò al nome del ragazzo.


 
“Tu hai…”

Lo sguardo iridescente brillò.
Il silenzio più assoluto riempì la stanza.

L’essere unione degli opposti ansimava.
La sua furia e il suo dolore si percepivano con chiarezza.

Uno sfrigolio che risuonò come un tuono.
Nuovi vapori si formarono.
Tenebra più nera e nube candida e accecante.

Aura demoniaca e Aura divina entrarono in collisione.

La Virtù delle Tenebre stava perdendo il controllo.

   
 
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