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Autore: Willows    20/09/2013    1 recensioni
Odette muore misteriosamente durante una festa a casa di amici. Tutti pensano che si tratti di un suicidio, ma Erin, la migliore amica di Odette, sa che non è così.
Cosa succederà quando tutti i ragazzi presenti alla festa inizieranno a ricevere delle minacciose lettere firmate O?
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È curioso come basti un unico, singolo evento a sconvolgere la vita delle persone.
Il giorno prima la tua vita scorre liscia, sei felice, magari non troppo, ma nella media.
Hai degli amici, un ragazzo e pensi che magari la vita non sia così crudele come la dipingono gli altri, non è detto che debba sempre fregare tutti, magari tu sei l’eccezione.
Ma ti sbagli.
Il giorno dopo tutto di colpo cambia, vedi la tua vita andare alla deriva, e tu non puoi fare niente per fermarla.
Ti senti così impotente e chiudi gli occhi spaventato da quello che possano vedere.
Alla fine però li riapri e ti rendi conto che la situazione è peggio di quanto avresti mai potuto immaginare. Alla fine della tempesta, ti rendi conto che la cosa peggiore non è aver perso gli altri, ma aver perso te stessa.
Genere: Mistero, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo II

Erin si sveglia di colpo dal suo sonno agitato, è tutta sudata e i capelli castani, che aveva sciolto per dormire, ora sono appiccicati alla fronte e al retro del collo. Ha sognato Odette, che di per sé non è una novità, considerando che la sogna tutte le notti dalla sera dell’incidente, ma questa volta è stato diverso. Di solito l’ incubo consiste in Odette, sola e spaventata, in una stanza completamente bianca e luminosa, la vede mentre piange e lentamente afferra il bicchiere contenente il veleno, mentre mormora scuse a vuoto e ingolla il contenuto in un sorso solo. Poi tutto diventa confuso, ci sono le luci blu e rosse dell’ambulanza, Zayn che, un po’ brillo, corre verso la sorella, lo sguardo disperato di Louis mentre la solleva tra le sue braccia…
Quella notte però, non ha sognato nulla del genere, ciò che ha visto è stato molto più spaventoso e inquietante, così raccapricciante da toglierle il sonno per almeno un mese. C’era sempre Odette, ma questa volta si trovava in un corridoio buio e stretto e qualcuno, alle sue spalle, la inseguiva. La faccia dell’inseguitore non si vede, ma Erin ha sentito i passi che si facevano sempre più vicino, fino a quando non ha raggiunto Odette, il respiro pesante che premeva contro il collo della ragazza. Erin ha percepito la paura uscire dal corpo dell’amico e penetrare nel suo, insidiandosi fin dentro alle ossa. Ciò che ha visto inseguito sono stati solo dei flash, immagini sfocate del corpo di Odette ricoperto di sangue che giaceva al suolo, lo sguardo vacuo tipico dei corpi senza vita.
Erin sa che tutto ciò è assurdo e non corrisponde alla realtà, perché Odette è stata avvelenata non accoltellata, non è stata versata neanche una goccia di sangue e, con ogni probabilità, la ragazza non si è accorta di quello che stava succedendo fino a quando la testa non ha preso a girarle e l’aria faticava ad entrare nei polmoni. Eppure, ne è certa, l’immagine di Odette in una pozza di sangue la perseguiterà a vita.
Lentamente esce dal letto e, evitando di guardare la scrivania, dove la lettera giace ancora semiaperta, si prepara per andare a scuola.
«Niall muoviti, altrimenti vai a piedi a scuola!» urla al fratello, per poi aprire la porta di ingresso e uscire sul vialetto, dove la macchina di Harry l’aspetta, come tutte le mattine.
Harry è il suo migliore amico, si conosciuti alle superiori, fra i banchi di scuola e subito hanno legato. In breve il riccio è diventato un membro insostituibile della compagnia di Erin.
«Mmh buongiorno, dormito bene?» Chiede Harry non appena la ragazza sale in macchina e in risposta riceve solo un occhiataccia perché, seriamente, da quando le occhiaie e gli occhi gonfi sono simboli di un sonno tranquillo?
Il riccio ridacchia leggermente per poi salutare Niall che è appena salito in macchina.
All’inizio la ragazza rimane in silenzio ascoltando Harry e Niall che chiacchierano di qualche gruppo indie appena scoperto o dell’ultimo brano che il biondo ha imparato a suonare con la chitarra, ma poi si riscuote dal suo torpore e:
«Abbiamo dei nuovi vicini» informa Harry.
«Oh, ma allora sei sveglia- la prende in giro l’amico per poi chiedere, mentre posteggia la macchina nel parcheggio della scuola- quanti anni hanno? Sessanta? Settanta?»
«Ti stupirò, il figlio avrà su per giù la nostra età» risponde scendendo dalla macchina e salutando il fratello, che si dirige verso i suoi amici.
«Uh interessante, ora sputa il rospo»
«Non so di cosa tu sita parlando» si stringe nella spalle la ragazza, con indifferenza.
«Erin ti conosco e so che di mattina non sei mai di buon umore, ma questo non vuol dire che non mi accorgo quando c’è qualcosa che ti turba. Quindi ora dimmi che è successo» le domanda nuovamente il riccio, mentre con un braccio appoggiato alla schiena della ragazza si fa largo fra la fila di studenti che cercano di entrare nell’edificio.
«Non è niente, ho solo avuto un incubo»
«Quello in cui lei è sola nella stanza bianca?» s’informa Harry.
Perché lui sa degli incubi, sa esattamente quando sono iniziati- il giorno del funerale di Odette- perché Erin l’ha chiamato alle quattro di notte, mentre piangeva e continuava a ripetere che non ce l’avrebbe fatta ad andare avanti. E il riccio era rimasto un’ora al telefono con lei, per cercare di tranquillizzarla, per dirle che tutto sarebbe andato bene, mentre nel suo letto combatteva per non scoppiare a piangere anche lui.
Così come Erin sa che Harry non riesce più a pronunciare il nome di Odette- sentirlo pronunciare è difficile, ma lo sopporta- guardare le sue fotografie o rileggere i messaggi che si sono scambiati in passato.
Ognuno di loro si porta dietro le cicatrici di quella notte, alcune sono più nascoste di altre, ma ci sono. Per tutti.
«No, questa volta è stato diverso, in peggio. C’era il sangue e qualcuno la stava inseguendo… È stato orribile Harry, orribile» scuote la testa, ma ormai è troppo tardi e le immagini dell’incubo le scorrono davanti agli occhi, come un film dell’orrore.
Ci vuole l’abbraccio di Harry per distoglierla dal suo sogno- o incubo- ad occhi aperti.
«Dai andiamo in classe» mormora poi, trascinandola con sé.


Erin sta uscendo dalla classe, pronta per andare alla mensa della scuola quando incappa in Scarlett, che la sta aspettando fuori dalla classe.
Indossa un paio di jeans che fasciano alla perfezioni le sue gambe lunghe e toniche, sopra porta una felpa che, se non sbaglia, Erin ha visto addosso a Zayn un paio di volte.
«Ciao Erin» la saluta la ragazza stampandole, come sempre, un bacio sulla guancia.
«Oh, ehm ciao Scarlett, hai bisogno di qualcosa?» risponde la mora, presa in contro piede.
Cosa vuole Scarlett da lei? Insomma sono andate avanti sette mesi ad ignorarsi, perché smettere proprio ora?
«Si, volevo solo dirti che oggi avevamo intenzione di mangiare tutti insieme, come ai vecchi tempi» la informa la ragazza.
«Tutti insieme? Anche Harry?» chiede Erin, che davvero non sta più capendo nulla.
Per quale diavolo di motivo dovrebbero mangiare tutti insieme?
«Si anche Harry- risponde come se si trattasse di un’ovvietà- un giorno o l’altro dovrai raccontarmi cosa combini insieme al riccio…»
La mora guarda Scarlett come se all’improvviso le fossero spuntate due teste, perché le sta parlando come avrebbe fatto sette mesi fa e tutto ciò non ha senso.
Oltre il fatto che lei ed Harry sono solo amici, e questo lo sanno tutti.
«Certo, vado un attimo al mio armadietto e arrivo»
La bionda annuisce prima di voltarsi e ancheggiare in direzione della mensa.
Erin percorre tutto il corridoio fino ad arrivare al suo armadietto, dove ripone i libri delle lezioni precedenti.
«Ehi Louis!» la mora saluta il ragazzo, che risponde con un sbrigativo gesto della mano.
«Non mangi con noi?» domanda poi, vedendolo dirigersi verso la biblioteca dove, da sette mesi, è abituato a passare la sua pausa pranzo.
Louis la guarda confuso, come se parlasse un’altra lingua, la ragazza sospira e:
«Prima Scarlet mi ha detto che oggi avevano intenzione di mangiare tutti insieme, come ai vecchi tempi. Non te l’ha detto?» spiega.
«No e non mi sorprende» risponde il ragazzo, rassegnato.
Erin lo fissa attentamente, il modo in cui le spalle sono ricurve e gli occhi vuoti e spenti che vagano continuamente alla ricerca do qualcuno, di lei.
È così diverso dal vecchio Louis, quello solare che rideva sempre, ma come ho già detto tutti si portano dietro le cicatrici di quella notte e forse, pensa Erin, quelle di Louis sono le più profonde di tutti.
«Hanno detto come ai vecchi tempi, no? Quindi devi esserci anche tu» dichiara la ragazza, prendendogli il braccio e dirigendosi verso il refettorio insieme a lui, senza lasciargli il tempo di replicare.

Non appena Erin si siede al tavolo, Harry alla sua destra e Louis alla sinistra, gli sguardi di tutti si posano sulla figura di quest’ultimo.
«Non mangiate?» domanda Erin, per poi abbassare lo sguardo e spiluccare ciò che ha nel piatto.
In breve tutti la imitano, tranne Zayn che è rimasto impassibile per tutto il tempo e in questo momento sta scarabocchiando qualcosa sul suo quaderno.
«Beh cosa raccontate?» domanda Megan, in un vano tentativo di fare conversazione.
«Mmh, io ho avuto due ore con la Dixon ed è stato un incubo- dichiara Harry tra un boccone e l’altro- non ha fatto altro che fissarmi per tutta la lezione, sono praticamente stato costretto a rimanere attento per tutto il tempo»
«Oh ti capisco, io ce l’avevo l’anno scorso e beh, ho rischiato l’insufficienza per un pelo» aggiunge Cassie.
«Perché siamo qui?» domanda Erin interrompo il banale chiacchiericcio dei suoi amici.
«Per mangiare…?» risponde ironica Scarlett.
«Lo sai cosa intendo, perché siamo insieme? Perché abbiamo smesso di ignorarci? È per la lettera?» sbuffa la mora in risposta.
«Stiamo solo mangiando insieme come farebbero degli amici qualsiasi, non rendere tutto troppo complicato»
Tutti annuiscono, ed Erin vorrebbe urlare, urlare davvero. Perché seriamente? Una loro amica è morta, è stata uccisa! E loro pensano alla cazzo di professoressa Dixon e al modo di riallacciare i rapporti.
«Tutto ciò non ha senso e lo sapete anche voi»
E con questo Erin si alza uscendo dalla mensa, di colpo Harry si alza pronto ad inseguirla.
«Erin aspetta dai, non fare così» le dice mentre la insegue tra i corridoi della scuola.
Di colpo la ragazza si ferma ed il riccio riesce finalmente a raggiungerla.
«Ehi Erin tutto a posto? Lo so che…- si blocca, quando vede l’espressione spaventata e sconvolta della ragazza- ma che succede? Erin stai bene?»
La ragazza, con il viso pallido e gli occhi spalancati, si limita ad indicargli, con mano tremante, qualcosa alle sue spalle.
Harry si volta e oh mio Dio, non ci può credere.
Su tutti i loro armadietti- suo di Erin, Louis, Scarlett, Megan e Cassie- è scritto con vernice rosso – di un rosso tanto, troppo simile al sangue- la parola assassino.
Harry non può che rimanere immobile a fissare quell’orrore, sente il sangue farsi più freddo nelle vene e il cuore perdere un battito.
“Tutto ciò non è reale”, pensa chiudendo gli occhi, ma quando li riapre le scritte sono ancora lì, a fare bella mostra di sé.
La campanella suona e in breve il corridoio si anima di studenti che, finita la pausa pranzo, sono pronti a tornare a lezioni. Il chiacchiericcio che si sente in lontananza si zittisce non appena gli allievi giungono al punto in cui ci sono le scritte.
Harry si volta e incontra lo sguardo scioccato di Megan e Cassie, che sono quasi sul punto di scoppiare a piangere.

La voce fra velocemente il giro della scuola e dopo pochi minuti il corridoio è affollato di ragazzi che curiosi vogliono dare un’occhiata, questo è proprio il genere di dramma che interessa ai ragazzi.
Erin è ancora congelata sul posto, con la schiena appoggiata alla fila di armadietti opposta alla sua, e anche se ora gli studenti che le sono davanti coprono la scritta, poco importa, è stampata nella sua testa. Sente tutto il corpo tremare, il cuore batte velocemente, troppo velocemente come se di colpo avesse deciso di uscire dalla gabbia toracica, una sottile patina di sudore gli si forma sulla fronte.
Erin è terrorizzata non riesce a muoversi, lentamente le figure di fronte a lei si fanno via via, sempre più sfocate e il respiro gli si blocca nel petto. La mora crede di star per morire e per un momento si chiede se si sia sentita così anche Odette, prima di andarsene.
D’improvviso due mani si posano sulla sua schiena e la conducono in un’aula vuota.
«Erin, respira con me, va tutto bene»
Lo sguardo atterrito della ragazza si posa sulla figura di fronte a lei e:
«Liam…» rantola.
«Stai avendo un attacco di panico, sta tranquilla e respira da questo» le spiega porgendole una busta d carta.
La ragazza fa come gli è stato spiegato, afferrando con mano remante la busta e nel giro di qualche minuto il respiro, così come il battito del cuore si è calmato.
«Non sapevo venissi a scuola qui» dice Erin, mentre prende dei respiri profondi.
«Beh, non è che ci siano molte scuole superiori nelle vicinanze -risponde stringendosi nelle spalle- va meglio?»
«Si- annuisce la ragazza- grazie mille»
«È la prima volta che ti viene?» chiede fissandola attentamente, con uno sguardo lievemente preoccupato.
La ragazza chiude gli occhi e annuisce, ma è una bugia.
Perché no, la prima volta risale a sette mesi prima, ma non riesce a pensarci, è troppo doloroso, così apre gli occhi di scatto per scacciare le immagini che stavano scorrendo dentro alle sue palpebre.
Liam è ancora lì, in piedi di fronte alla cattedra che la guarda:
«Non c’è problema, ora ho lezione io, ci vediamo?» domanda incerto.
«Certo» replica la ragazza lasciandosi andare ad un sorriso un po’ forzato.


Erin non proferisce parola per tutto il resto del giorno.
Rimane zitta durante le lezioni, anche quando vede Megan fare di tutto per attirare la sua attenzione, magari per commentare quanto successo agli armadietti.
Non risponde nemmeno ad Harry che cerca di capire chi possa essere stato, perché è ovvio che si tratta della stessa persona che ha mandato le lettere, ma chi può essere?
Uno di loro? Uno esterno? Qualche amico di Odette che non conoscevano?
Erin non lo sa e non le interessa, è un'altra la domanda a cui lei cerca risposta.
Una volta a casa rimane tutto il pomeriggio nella sua stanza, fissa la lettera sul suo letto e il bigliettino trovato attaccato al registratore, mentre con le cuffie, nelle orecchie ascolta il nastro a ripetizione.
«Mamma esco!» dice verso le nove di sera, quando hanno già finito di mangiare.
«Cosa? Dove vai da sola a quest’ora? Harry non è venuto a prenderti» risponde sbirciando dalle tende, perché di solito quando sua figlia esce è sempre il ragazzo ricciolino a venirla a prendere.
«Emh no, voglio solo farmi un giro per schiarirmi le idee, non preoccuparti rimango nel quartiere» la rassicura stampandole un bacio sulla guancia e uscendo dalla porta.
Afferra al volo la bici del fratello, la sua è da qualche parte nel garage, e si dirige verso il cimitero della città, rabbrividendo ad ogni sferzata del vento.
Nel giro di dieci minuti raggiunge la sua meta e abbandona la bici contro un albero lì vicino, non prestando molta attenzione. Teoricamente il cimitero sarebbe chiuso a quest’ora di notte, ma non ci vuole molto a scavalcare il muretto che funge da recinzione, alto un metro e mezzo.
I suoi piedi si muovono meccanicamente, sanno già dove devono andare, conoscono a memoria quel sentiero percorso ormai centinai di volte, così cinque minuti dopo, si trova di fronte ad una tomba di marmo bianco, con la foto di una ragazzina sorridente sopra.

Qui giace Odette Stevens, sorella e figlia amata, strappata dalla vita nel fiore dei suoi anni

Ed Erin sente e lacrime pizzicargli gli occhi, perché porca troia Odette aveva solo sedici anni, era una ragazza gentile, di quelle che sorridono sempre anche quando tutto va male, e lei proprio non riesce a credere che se ne sia andata. Che non tornerà più.
«Lo troverò Odette, te lo prometto» dice chinandosi e carezzando dolcemente la foto sulla tomba.
Quando si alza sente una nuova determinazione farsi largo dentro di sé, lei troverà chi ha avvelenato Odette Stevens.





Hey ho.

Ehilààà :)
Ecco il nuovo capitolo, che ne pensate? Crede che d’ora in poi riuscirò ad aggiornare una volta alla settimana, di solito nel weekend, ma potrebbe volerci anche di più (dipende come sono messa con la scuola)
Comunque non preoccupatevi, questa storia ho intenzione di finirla!
Passiamo al capitolo, è un po’ di passaggio perché serve solo per convincere Erin che è arrivato il momento di prendere in mano la situazione e iniziare ad investigare. Come vedete lentamente si stanno scoprendo sempre più cose sui personaggi, e fate attenzione ai dettagli sono importantissimi!
Voglio fare una piccola precisazione, questa storia non si ispira in nessun modo a Pretty Little Liars (telefilm che tra l’altro, non ho mai visto). Ho preso spunto da un libro che ho letto quando avevo tipo dodici anni e di cui ho stravolto la trama, un po’ da Desperate Housewifes per quanto riguarda le lettere minatori e il resto è tutto frutto della mia fantasia :)
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che vorrete lasciarmi qualche recensione, grazie per aver letto e scusate eventuali errori.
A presto T&P

http://i40.tinypic.com/28wpkyf.pngNella mia testa lei ( Shialene Woodles) è Erin :)
  
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