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Autore: esthernathalie    24/03/2008    1 recensioni
Ginny in tutto il suo coraggio, in tutta la sua forza ma pure in tutta la sua debolezza, Ginny che ride, che soffre, che sfida, Ginny innamorata, Ginny che osa, che cade e si rialza... Ginny in questa storia. NOTA: è ambientato tutto nel settimo anno, ma ho inventato...
Genere: Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Harry mi ribaciò,quel pomeriggio. Io risposi con una sorta di disperazione, dentro di me sentivo il gusto amaro dell'inganno.

-Ginny...- mormorò lui alla fine. -Mi ero ripromesso di non baciarti più.

- Lo so.- sospirai. Rincuorato dal mio atteggiamento e dal fatto che non mi fossi messa a sbraitare riprese, stavolta più sicuro.

- Questo... non è niente.- Gli costava molto dire quelle parole, sentivo la tensione nella sua voce.

-Harry, per me questo bacio vuol dire che ti amo, e che mi ami. Non è come quando ho baciato Dean o Tom Riddle...

Lo vidi irrigidirsi, gli occhi improvvisamente cupi. Lo fissai incredula. Se mi fissava così voleva dire che... non aveva ancora capito che con Dean... decisi che era ora di chiarire.

- Scemo!- sbuffai. Lui mi guardò aggrottando la fronte. Rincarai la dose.

-Troll! Come fai a credere... Hai ragione, con Tom mi sono baciata, ma ero posseduta! E con Dean...- Una lacrima scese lungo la mia guancia.

- Con gli altri ragazzi... quando baciavo... ma non lo capisci che era te che amavo? Ero disperata! E poi tu che... con Cho... Avevo visto che rimanevi nella stanza, e che rimaneva anche lei... Tu non... Vi ho visti Harry, lo sai? La Stanza delle Necessità ha fatto apparire un guardaroba vuoto e io mi sono nascosta, e dallo spiraglio ho visto... Per Merlino, se quell'armadio non era insonorizzato il mio pianto si sarebbe sentito anche dalla capanna di Hagrid...

Harry mi abbracciò, e pian piano mi calmai.

- Harry...- ripetei. -Questo bacio...- scostai il viso dalla sua spalla e lo baciai teneranente.

- Questo bacio vuol dire che ti amo. E... Lo diceva anche Silente che l'amore è una cosa preziosa e potente. E tu vuoi lasciarmi qui, quando sono sicura che con l'amore che proviamo l'uno per l'altro riusciremmo a...

-NO!- si ribellò. -Non dobbiamo più frequentarci, non possiamo! E ricorda, me lo hai promesso, che non verrai con noi!- Esitai. Se gli dicevo anche della profezia magari mi lasciava venire... Ma no, l'avrei seguito, era troppo cocciuto per accettare.

Lui notò la mia espressione corrucciata, e come leggendomi nel pensiero disse, stavolta più dolcemente:

-Ginny, non è testardaggine, è amore.

Avvicinò il viso al mio, ma all'ultimo momento si bloccò.

-No, adesso basta. Non possiamo. - E con queste parole se ne andò dentro, lasciandomi in piedi, con gli occhi ancora chiusi e una lacrima imprigionata fra le ciglia.

***

 

Stavamo cenando in silenzio. Cosa strana, dato che eravamo in nove. Eravamo tutti tesi. Mamma si tratteneva dal piangere, Percy guardava il suo piatto con occhi vuoti. Incrociai lo sguardo di Hermione. Anche lei non sopportava quel silenzio opprimente. Dovevamo fare qualcosa. Posai rumorosamente il cucchiaio sul tavolo, per richiamare l’attenzione.  Gli occhi scavati di Ron mi guardarono.

-Ron, perché fai così?

Il suo labbro tremò visibilmente.

-Sono morti. Ginny, te ne sei resa conto? Morti.

Implorai con gli occhi Hermione, io non ce la facevo a continuare, un groppo in gola mi aveva improvvisamente preso e aggrovigliava le mie parole. Continuò lei.

-Si, Ron. Sono morti. È vero. Ma no

i siamo vivi.

La voce di Charlie arrivò rabbiosa. -E allora cosa dobbiamo fare? Saltare di gioia al pensiero che non li vedremo mai più?

-No. Ma siamo vivi, non dobbiamo dimenticarlo.

-Preferirei essere morto.- disse Bill con voce spenta. Ci fu un lungo momento di silenzio, poi Charlie e Ron annuirono, d’accordo col fratello.Anch’io annuii. Volevo morire, rivedere i volti di Fred e George, fuggire da quella realtà orrenda. Hermione si alzò veloce, rovesciando la sedia, fece il giro del tavolo e mi schiaffeggiò con forza.

-Per l’amor del cielo, Ginny! – Mi disse con la voce incrinata dal pianto. Ron la guardò con occhi assassini.

-Non capisci- mormorò. –Non capisci il nostro dolore.

-Si che lo capisco. Lo provo anche io, Ronald. Ma siamo vivi, Merlino non lo capite? Ascoltate. I gemelli sarebbero contenti di vedervi così, con gli occhi gonfi e l’espressione vuota? Sapete com’ erano. Allegri. Non dobbiamo ridurci così, loro non vorrebbero.

Le sue parole stavano pian piano facendo effetto. Aveva ragione. Un sorriso incerto mi illuminò il viso. Dovevmo vivere in allegria. Dovevamo combattere la disperazione.

Il resto della cena si consumò in silenzio, ma stavolta l’aria non sapeva di disperazione, ma di una nuova determinazione, di nuove incerte speranze di vita.

Finii la zuppa e feci per salire, quando la voce di mia madre mi richiamò.

-Ginevra, vieni qui.

Non è mai un buon segno quando pronuncia il mio nome per intero. Mi girai e lentamente la seguii in corridoio.

-Volevo chiedere... Ricordi quello che hai detto ieri mattina?-

Oh, cavolo. Perché non avevo tenuto la bocca chiusa?

-Cosa ho detto, mamma?- chiesi con voce angelica e innocente. Lei assottigliò lo sguardo.

-Hai intenzione di partire con Harry, Ronald ed Hermione. Ora, per quanto Minerva ti abbia dato il permesso, non intendo affatto lasciarti partire. Merlino, pur di... –la interruppi.

-Mamma, non partirò.

-Come?-Mi guardò, perplessa del fatto che avevo ceduto così facilmente.

-Harry non vuole- Mi sentii un verme nel dover mentire pure a lei, ma se già tentava di impedire la partenza ad Harry non osavo immaginare cosa mi avrebbe fatto per ostacolarmi. Mi avrebbe richiuso in soffitta, probabilmente.

-Harry non vuole… - Mi fissò incredula, con una nube di sospetto negli occhi. -E da quando tu obbedisci ad Harry? No, aspetta… state insieme?

Sgranai gli occhi.

-E tu come lo sai?!

- Beh sai, Ronald parla nel sonno… - disse sorridendo. La scrutai di sbieco. Non era arrabbiata. Bene.

- Da quando? – disse curiosa.

- Dal mio quinto anno… ma adesso non lo siamo più, non vuole mettermi in pericolo- Dissi con una smorfia.

- Bene, vedo che un po’ di sale in zucca ce l’ha quel ragazzo. Vado , devo pulire la cucina. E per l’amor del cielo, non azzardarti a fare cose tipo scappare di casa e metterti a inseguire il tuo Harry!- Disse ridendo. Per fortuna stava già camminando e mi dava la schiena, altrimenti avrebbe notato il rossore sospetto che si era impossessato delle mie guance.

 

 

  
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