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Autore: Defiance    21/09/2013    2 recensioni
Seguito della mia fan fiction, 'Halfblood'.
Scoppiarono tutti a ridere, ma Hermione si fece subito seria e disse piano:
“Magari invece, immagino solo di dover colpire a morte la vecchia me, anche se ormai non esiste più. Credo di essere invidiosa, lei almeno sapeva chi fosse” chiuse gli occhi e sospirò. (Dal prologo).
Un nuovo mestiere per i protagonisti della precedente storia, il loro incontro con un altro mondo e una nuova battaglia che incombe su di loro e sul mondo umano. Si troveranno ad affrontare cose che non avevano mai visto in precedenza e si interrogheranno su quante cose ancora ignorano della Terra.
Faranno nuove conoscenze, avranno delle rivelazioni, segreti e bugie verranno svelati e apprenderanno un nuovo tipo di 'magia'. Correranno rischi e pericoli, ma alla fine, la vita di alcuni dei protagonisti cambierà per sempre.
Halfblood 2 - Città dei Demoni
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Capitolo 11
 
 
 
 
Clary?!” sussurrò Jace.
“Clary?!” lo canzonò lei facendogli il verso, poi ridacchiò “dovresti vedere la tua faccia!”
“Non è divertente!” esclamò Isabelle, scioccata e confusa allo stesso tempo.
“Tu… tu sei morta! Noi abbiamo visto il tuo cadavere!” affermò Alec.
“Voi avete visto solo quello che io ho voluto farvi vedere” spiegò Sebastian.
Cosa?!” fu Jace, dopo parecchi minuti di silenzio, a parlare.
Era rimasto impalato a guardare Clary, con gli occhi sgranati per la sorpresa, il sollievo, la gioia di rivederla e il dolore per quella pugnalata che la ragazza aveva inferto a tutti loro.
“Cosa le hai fatto, Jonathan?”
“Non mi ha fatto niente” rispose lei.
“E come mai ora sei dalla sua parte? Che state combinando?” la incalzò Isabelle.
“Oh Iz… sai, potremmo pure dirvelo… non uscirete vivi da qui, comunque. Ma credo che farvi morire col dubbio, non mi dispiaccia poi così tanto” la beffeggiò Clary.
“Vedete, lei è mia sorella, dovevate aspettarvi che prima o poi avrebbe capito, che si sarebbe unita a me!” dichiarò Sebastian – Jonathan.
Perché?!” mormorò Jace, con le mani strette in due pugni, le nocche bianche, tanto forte stava stringendo nel tentativo di placare la rabbia, lo stupore e il dolore per ciò che stava accadendo.
Forse, tra il credere che Clary fosse morta e l’accettare la verità, ossia che lei fosse passata al ‘lato oscuro’ e che avesse tagliato tutti i ponti con lui e con gli altri, il ragazzo avrebbe di gran lunga preferito dover sopportare la prima opzione.
“Mi hai sempre vista come un angelo, ma non hai mai capito che non lo sono davvero. Mi hai conosciuta quando non sapevo nulla del vostro mondo e voi tutti mi avete insegnato a vedere le cose a modo vostro. Mio fratello mi ha spiegato come vederle a modo mio” disse lei.
“A modo suo, vorrai dire!” la corresse Alec.
“No. A modo mio. Jonathan mi ha dato la possibilità di scegliere: tornare da voi o restare con lui. Io ho deciso per la seconda”
“Clary, tu non sei così! Tu non sei questa” urlò Jace a quel punto.
Sembrava che volesse buttar via dal suo corpo tutto il dolore che stava provando in quel momento e che gridando credesse di riuscirci.
“Sempre convinto di sapere chi sono, vero, Herondale? Sempre sicuro di conoscermi. Forse un tempo era così, ma ora è cambiato tutto” lo avvertì Clary.
“Cos’è cambiato?! Perché proprio non riesco a capirlo!” chiese il ragazzo.
Io, Jace. Sono cambiata io. Ho capito che bisogna stare dalla parte della propria famiglia, e lui è la mia” disse indicando Jonathan, che stava appoggiato al muro, con le braccia conserte, esibendo un sorriso soddisfatto.
Relascio, pensò Hermione, e le corde che la legavano si ruppero all’istante.
Lo sapeva che non doveva perdere tempo, che di lì a poco ci sarebbe stato uno scontro.
Si era sempre immaginata Clary come una ragazza dolce e anche un po’ indifesa, ma a lei, in quel momento, sembrava arrogante, meschina e terribilmente egoista.
Come aveva potuto fare una cosa del genere a Jace? Jace che l’amava sopra ogni cosa, Jace che ne aveva già passate così tante, Jace che non era mai riuscito a dimenticarla e che continuava ad avvertire il peso della sua morte come un macigno pesante sul cuore, dal quale non si sarebbe mai liberato, prima d’ora.
Quindi, quella era Clary. Bellissima certo, persino sexy, anche se in un modo diverso da Isabelle. E quello era Jonathan, o Sebastian, o come cavolo voleva chiamarsi. E i due erano fratelli.
Hermione ricordò quando Percy le raccontò di Luke, di come Hermes, suo padre, avesse avuto fiducia in lui fino all’ultimo secondo della vita del figlio.
Se c’è una cosa che ho imparato nel corso dei millenni è che non si possono abbandonare i propri familiari”, così aveva detto il dio a Percy e quest’ultimo ad Hermione.
Fu invasa da una strana sensazione, il suo posto era accanto a Jace, che loro lo volessero o meno.
Si alzò in piedi e corse accanto al fratello.
“Cosa?! Come diavolo hai fatto?!” esclamò Jonathan sgranando gli occhi e inarcando le sopracciglia.
Hermione lasciò che un sorriso provocatorio le spuntasse sul viso.
“Sai, non è tutto qui, il mondo! Non c’è solo ciò che ti è dato sapere” gli rispose.
“Clary! Chiama i demoni. Chiudiamo questa faccenda!”
Esattamente cinque secondi dopo che Jonathan ebbe pronunciato quelle parole, un gruppo di cinque enormi demoni deformi riempì la stanza e si avventò sui ragazzi.
Jace afferrò la sua lama, Isabelle fece scoccare la sua frusta, Alec incoccò il suo arco e Percy fece scattare Vortice.
Quanto a Hermione, lei stava pensando di fare qualcosa di epico. Tremendamente pericoloso, certo, ma quelle creature non sembravano affatto amichevoli e lei voleva tornare presto all’Istituto, parlare con il fratello e raccontare tutto ciò che aveva scoperto al figlio di Poseidone.
Senza contare, che nonostante la loro preparazione, dubitava potessero avere la meglio su quegli esseri: erano tutti molto provati.
Chiuse gli occhi e si concentrò; portò le mani davanti a sé e respirò a fondo.
Gli Shadowhunters stavano lottando a fatica contro i mostri; Percy ne aveva eliminato uno, creando con l’acqua delle tubature, una specie di cappio che fece chiudere attorno alla gola della creatura, il quale, stringendosi via via sempre di più, l’aveva soffocata, facendola esplodere.
Ora ne restavano quattro: Alec era ferito a una spalla, con Jace che cercava di coprirgli le spalle, mentre Isabelle cercava di mozzare la testa a un demone squamato con tante lingue che gli fuoriuscivano dal cervello.
È disgustoso, pensò la cacciatrice, colpendolo con la frusta.
Fu a quel punto che una vampata si levò da ogni direzione: dalle pareti, dal pavimento, dall’aria stessa.
Si concentrò al centro della stanza, fino a formare un’enorme sfera di fuoco, che attirò su di sé gli occhi di tutti, umani e non.
L’uniforme di Hermione sembrava brillare di luce propria e non appena la ragazza spalancò gli occhi, la sfera esplose travolgendo tutti i presenti tra fiamme e calore.
Fuoco sacro. Una grande quantità. I demoni si dissolsero.
Aveva funzionato come una specie di bomba e l’esplosione aveva spinto i ragazzi di lato, Hermione inclusa.
Si rialzò giusto in tempo per vedere Jonathan e Clary fuggire via e sigillare l’uscita, ma era troppo stordita e sfinita da tutti gli eventi accaduti in quel giorno e per lo sforzo che quest’ultimo incantesimo aveva richiesto.
Si stropicciò gli occhi e si guardò attorno: bruciava. Tutto.
“Cosa diavolo facciamo?!” stava urlando Isabelle, mentre si affrettava a disegnare un’iratze sul braccio di Alec.
“Percy! Percy può spegnerlo! Le vie d’uscita sono tutte sbarrate!” esclamò Hermione, gesticolando a casaccio.
Non riusciva a vedere né il semidio, né il fratello.
Cercò di utilizzare la magia, ma le tempie sembravano scoppiarle non appena iniziava a eseguire un incantesimo.
L’anello sarà pure stato utile, ma richiedeva maggiore forza della bacchetta.
Con grande sforzo, si rimise in piedi; zoppicava e aveva delle scottature sulle braccia, là dove le fiamme avevano preso il sopravvento sul controllo che aveva su esse. La fronte pulsava violentemente: la ferita aveva ripreso a sanguinare.
Raggiunse Isabelle e la ragazza indicò un punto alla sua destra: c’era Jace, chino su…
Percy!” gridò Hermione, spaventata e corse verso di loro.
“È svenuto!” la rassicurò Jace.
“Ma non dovrebbe succedere! Non ha con sé il suo anello di guarigione rapida?!”
“No. Lo aveva scordato e non ha voluto perdere tempo per tornare a prenderlo! Si risveglierà presto” tentò di tranquillizzarla lo Shadowhunter.
Presto?! Jace! Se non usciamo da qui subito, nessuno di noi vedrà un’altra alba!” sbottò Hermione. “E Clary e Jonathan sono scappati prima che l’incendio divampasse, sigillando l’uscita di emergenza! Che ora comunque è bloccata dalle fiamme!”
Jace si sentì uno schifo per aver provato quel lieve senso di sollievo: lei stava bene, era al sicuro. Assurdo come, nonostante lei avesse appena cercato di ucciderlo, di fare fuori lui e le persone a cui teneva, nonostante gli avesse traditi e avesse tradito lui, ancora non riusciva a non preoccuparsi per lei, a non cercare di proteggerla.
Alec cominciò a tossire violentemente. E così anche Isabelle.
Hermione aveva la vista annebbiata dal dolore che le ferite le infliggevano, dal fumo che la stava lentamente uccidendo… sarebbero morti tutti asfissiati.
“PERCEUS JACKSON MALEDIZIONE SVEGLIATI!”  
Sentiva le palpebre chiudersi, stava cominciando a cedere.
Le sue gambe si piegarono e lei si ritrovò stesa per terra in una posizione innaturale.
Il fuoco ora aveva lasciato solo un minuscolo cerchio libero, dove i ragazzi stavano ammassati. Jace prese tra le braccia la sorella “resisti. Resisti Hermione” le sussurrò “io ho bisogno di te. Percy ha bisogno di te. Tutti abbiamo bisogno di te”.
La ragazza sentì le parole molto lontane, remote, come se stesse vedendo il ricordo del ricordo di un ricordo.
Gli occhi le si fecero pesanti e si chiusero, ma era ancora cosciente. Sentiva ciò che accadeva attorno a lei. E ciò che sentì sulla propria pelle, in quel momento, non fu più il calore asfissiante del fuoco, ma gelo.
Un’ondata di freddo, aveva infatti attraversato la stanza, trasformando progressivamente il fuoco in ghiaccio.
“State giù” disse una voce calma.
Jace fece scudo a Hermione con il proprio corpo, mentre Alec e Isabelle si proteggevano tra di loro e riparavano anche Percy.
Ora le fiamme sembravano degli iceberg, iceberg che in una frazione di secondo esplosero, rompendosi in minuscoli pezzettini che schizzarono ovunque.
Sul fondo della scena, si stagliava una figura alta, familiare. Anche solo l’ombra risultava eccentrica.
“La prossima volta che cercate di suicidarvi” esordì l’uomo, mentre si avvicinava a loro a passo lento “assicuratevi che io non sia intorno”.
Alec si alzò in piedi, tossicchiando ancora. Socchiuse gli occhi.
Non appena riconobbe l’identità della persona che gli aveva appena salvato la vita, il suo cuore mancò di qualche battito.
“Magnus!” esclamò, sorridendo.
“Mi sei mancato anche tu, Alexander” rispose lo stregone, chinandosi per baciare il ragazzo. 
  
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