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Autore: instamartys    21/09/2013    1 recensioni
Una profonda amicizia lega Martina, Max, Tom, Jay, Siva e Nathan da sempre.
Ma in tutto questo lei è innamorata profondamente di uno dei cinque ragazzi.
Cosa succederà? Riuscirà a dichiarare i suoi sentimenti o l'amicizia prevarrà sull'amore?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Max George, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SETTE ANNI DOPO.

Era una domenica di maggio.
Il sole splendeva alto nel cielo e faceva davvero caldo per gli standard primaverili di Londra.
Quella giornata l’avremmo passata tutti insieme, con i ragazzi come ai vecchi tempi, nella nostra villetta situata nella periferia di Londra.
Ero in cucina armata di grembiule e padelle per provvedere al pranzo ed Elena, che era arrivata prima con Tom, mi stava dando una mano.
Chiacchieravamo in completa tranquillità del più e del meno, quando improvvisamente sentimmo bussare al citofono, segno che era arrivato qualcuno.
Visto che la piccola cucina rustica era situata proprio sul giardino potei notare che era appena arrivato James. Salutò i suoi due amici con delle pacche amichevoli sulle spalle e si diresse verso la piccola rampa di scale per salutare anche noi.

“Buongiorno, signore.” Ci salutò sorridendo e diede un bacio sulla guancia sia a me che ad Elena.
Dando una controllata alle varie pietanze che stavano cuocendo rubò furtivamente una patatina che era appena uscita dal forno.

“Ehi, quelle sono per dopo. Tieni giù le mani!” Lo rimproverai ridacchiando e lui rise con me.
Aprii il frigorifero da cui estrasse tre birre e si avviò in giardino dai suoi amici.

Io ed Elena continuammo a parlare mentre riprendevamo a cucinare.

“Ma tu sei stata tanto male?” Mi chiese con la sua solita voce ansiosa e preoccupata che si portava dall’adolescenza e ne frattempo si rigirava la fede posta all’anulare nervosamente.
Si, perché Elena esattamente un anno prima era diventata la signora Parker.
Due inverni fa Tom aveva deciso di fare il grande passo, così nell’estate immediatamente successiva si erano sposati.

“Ma no, non tantissimo. Certo, i primi mesi andavo praticamente avanti e indietro dal bagno a causa delle continue nausee e del vomito, ma per il resto della gravidanza è andato tutto bene.” Gli spiegai cercando di rassicurarla.
Si, perché Elena esattamente tre mesi prima aveva scoperto di essere incinta.

Improvvisamente sentii un trambusto in giardino seguito dal pianto di un bambino, del mio bambino.
Alzai istintivamente gli occhi al cielo e lasciai gli utensili che stavo usando sul bancone per poi precipitarmi in giardino a vedere cosa era successo.

“Ehi piccolo Dylan, non piangere!” Esclamò Thomas cercando di zittire il piccolo.

“Questa volta Martina non ce lo perdonerà, Tom.” Sussurrò mio marito.

“Perché Martina deve per forza venire a sapere che Dylan si è fatto male, di nuovo?” Domandò all’amico di sempre.

Io per tutto il tempo della conversazione ero rimasta dietro di loro con le braccia conserte ed un’aria arrabbiata e Jay, che mi aveva vista arrivare, se la stava letteralmente spassando.
Jay tossii ed indicò con un cenno del capo verso di me, ed i due si girarono.
Incominciarono a parlare entrambi cercando di giustificarsi.
Io mi avvicinai al mio piccolo e lo accolsi tra le mie braccia.

“Non preoccuparti, tesoro. Non è successo niente.” Sussurrai all’orecchio del mio bimbo di appena tre anni cercando di rassicurarlo “Adesso andiamo di sopra e mettiamo un bel cerottino su questa brutta bua che ti sei fatto.”  E lo presi in braccio.

“E voi due, imparate a diventare più responsabili. Non vi lascerò giocare con lui una volta di più.” Mi rivolsi a mio marito e al mio migliore amico.
La maggior parte delle volte in cui Dylan era con quei due si faceva male, chissà per quale motivo.
Mi girai e mi avviai verso la cucina, e notai con la coda dell’occhio che Max mi seguii.
Feci sedere Dylan sul tavolo mentre presi dal mobiletto in altro un batuffolo di ovatta con la bottiglietta di acqua ossigenata per disinfettare il piccolo taglietto.

“Mi dispiace, è solo che è caduto dove c’è la ghiaia e non sono riuscito a prenderlo in tempo.” Si giustificò il padre di mio figlio.
Si, era avvicinato a noi due e carezzava i capelli a Dylan per tranquillizzarlo.

“Non preoccuparti, sono cose che succedono.” Lo rassicurai “Stavo scherzando, il mio rimprovero era rivolto a Tom. Insomma, tra sei mesi arriverà il suo di bambino, deve imparare a responsabilizzarsi.” Dissi mentre tamponavo la piccola ferita sul ginocchio e nel frattempo il mio bambino mi guardava con gli occhi umidi.

“Beh, si è sposato, questo è un grande passo. Penso che Tom si responsabilizzi un passo alla volta.” Ridacchiò e lo feci anch’io.

“Ecco fatto, tesoro.” Dissi mettendo il cerotto colorato sul taglio e con un piccolo balzo lo feci scendere giù dal tavolo.

“Mamma, adesso posso andare a giocare con lo zio Jay, per favore?” Mi chiese con la sua vocina infantile.

“Certo, tesoro. Va’ dallo zio Jay.” Gli carezzai i capelli e gli diedi un bacio sulla testa.
Dylan presa la rincorsa e cominciò a correre verso il giardino.

“Ehi campione, non correre quando scendi per le scale!” Alzò la voce Max per farsi sentire da nostro figlio.
Max si avvicinò ancora di più a me e mi circondò la vita con le braccia, posò il suo mento sulla mia spalla e mi diede un rumoroso bacio sulla guancia.
“E’ diventato già così grande.” Sussurrò.

“Già, tre anni sono così tanti. Sembra adesso che è nato.” Sorrisi al ricordo di quell’emozione.

“Pensi che se Tom ed Elena abbiano una femminuccia potremmo farla fidanzare con il nostro Dylan?” Chiese ridendo.

“Max, è solo un bambino!” Esclamai e gli diedi un buffetto sulla mano “Però pensandoci, non è che sia male come idea.” Risi.

Mi prese la mano e ci recammo in giardino dove ci accomodammo sulla poltroncina a dondolo.
Max mi circondò le spalle con un braccio per farmi stare più comoda ed io me ne approfittai accoccolandomi al suo petto.
Beh, il quadretto al quale stavamo assistendo era davvero stupendo: Tom ed Elena erano seduti sulle poltroncine e lui aveva la mano sulla sua piccola pancia.

“Tom, ha solo tre mesi. Non lo sentirai mai scalciare adesso, non si sono nemmeno formati i piedini!” Esclamò Elena alzando gli occhi al cielo con fare esasperato ed io e Max a quella battuta ridemmo come matti.
A quanto pare Tom negli ultimi tre mesi era diventato abbastanza paranoico su questa storia della gravidanza e seguiva Elena come un’ombra.

E poi intenti a giocare con una palla di spugna c’erano James e il mio piccolo Dylan.
Jay faceva il portiere alla piccola porta e quando Dylan calciò la palla per farla entrare, si spostò facendolo vincere. E allora Jay urlò e prese il piccolo Dylan facendogli fare l’aeroplano.
Da come vedevo come stava ridendo Dylan, capii che se la stava spassando un mondo.

All’improvviso sentimmo bussare il citofono e intravedemmo dalle sbarre del piccolo cancelletto Siva che era accompagnato dalla bella Nareesha e Nathan.
Io e Max ci alzammo ed andammo ad aprirli.
Il primo che entrò fu Nathan che dopo aver salutato frettolosamente sia me che Max ci domandò “Dov’è il piccoletto?” scrutando con lo sguardo il giardino per trovarlo.

“Beh, fino a qualche secondo fa stava giocando a calcio con Jay.” Gli dissi indicando dietro di me “Ma…ehi ! Sei venuto qui per me o per il mio bambino?” Gli domandai fingendomi offesa.

“Quel piccoletto mi ha rubato il cuore, scusami.” Fece spallucce e mi diede un frettoloso bacio sulla guancia per poi precipitarsi a salutare il piccolo Dylan.

“Ehi, signora George!” Mi salutò Siva allargando le braccia per abbracciarmi.
Mi feci coccolare dall’abbraccio di quel ragazzo altissimo, e a ruota abbracciai Nareesha che non vedevo da parecchio tempo.
Era mancata a tutti, quella ragazza era meravigliosa!

“E questo è per dopo pranzo.” Mi disse porgendomi un vassoio incartato e con vari fiocchetti.

“Ehi, non dovevate mettervi in cerimonie ma accetto questo dolce perché effettivamente con tutte le cose che ho per la testa ho dimenticato di prepararne uno!” Esclamai ridendo.

E adesso il pranzo domenicale poteva anche cominciare.

 

Io, Elena e Nareesha eravamo in cucina per finire di cucinare le ultime cose, mentre gli uomini erano in giardino a parlare della partita della sera precedente a parte Nathan e Jay che stavano facendo giocare Dylan.
Avrei dovuto assumerli come babysitter a tempo pieno, quei due.

“Allora Nareesha, non ci vediamo da parecchio tempo. Qualche novità?” Domandò Elena che stava condendo la pasta con il sugo.

“Beh, a dire la verità c’è una novità fresca fresca di ieri sera.” Disse con un sorriso a trentadue denti e mostrò la mano che era decorata con un enorme brillante.

“Oh mio Dio ! Siva ha chiesto di sposarti !” Esclamai dalla contentezza e l’abbracciai forte.
Era anche l’ora. Siva e Nareesha convivevano già da parecchio tempo era decisamente l’ora che il ragazzone facesse la fatidica proposta.

“Si, l’ha fatto ieri sera. Credetemi, io non ci speravo più.” Ci rivelò.

“Pensa che io avevo scommesso che tu e Siva sareste stati i primi a sposarvi!” Esclamò Elena.

“Ed invece sono stati Max e Martina a farlo per primi.” Disse la ragazza con la pelle color cioccolato dandomi delle piccole gomitate scherzose nelle costole con fare malizioso.

“Non abbiamo proprio perso tempo. Ci siamo sposati, abbiamo avuto Dylan e tra un po’ ci sarà anche un nuovo arrivato.” Dissi con nonchalance, come se aspettare un altro bambino non fosse una notizia esaltante.

“Cosa?!” Esclamò Elena urlando, tanto che ne ero certa anche la villetta a due chilometri da qui l’aveva sentita.

“Shh, fa’ silenzio.” Le dissi “Non ho ancora detto niente a Max, lo sapete solo voi due.”

“E quando l’hai scoperto?” Mi domandò Nareesha che ancora stentava a crederci.

“Beh, due settimane fa mi ero resa conto che avevo un ritardo di due settimane, così ho fatto il test.” Dissi facendo spallucce.

“Quindi hai un mese.” Constatò sempre Nareesha.

“Si, direi di si. Giorno più, giorno meno.” Confermai.

“Oddio sono così felice per te, tesoro.” Mi disse Elena abbracciandomi e all’abbraccio si unì anche Nareesha.

E dopo alcuni girdolini di eccitazione per la mia nuova gravidanza, tutte e tre prendemmo le varie ciotole e i vari piatti e scendemmo in giardino, sotto il gazebo, dove avevo in precedenza imbandito la tavola.
Max aveva preso il seggiolone e lo aveva messo vicino la mia sedia e ci aveva messo dentro Dylan.

“Ehi, ma tu sei un giovanotto e sei ancora nel seggiolone!” Gli disse Nathan prendendo posto accanto a lui.

“Nathan, non mettergli cose in testa che poi dopo me li devo subire io i suoi capricci.” Lo rimproverai.

“Mamma, ha ragione lo zio Nathan. Io sono grande, voglio stare sulla sedia!” Disse il bimbo imbronciato.

“No tesoro, sulla sedia non vai bene perché non ci arrivi poi al tavolo.” Gli dissi allacciando la bavetta al collo minuto del piccolo.
“Ecco, mangia da solo. Fa’ vedere agli zii come sei diventato grande!” Gli dissi porgendogli il piatto di pasta e la forchettina.

Prendemmo tutti posto e cominciammo a mangiare, a ridere e a scherzare proprio come ai vecchi tempi. Solo che c’erano tre persone in più: il piccolo Dylan, il bambino di Elena e il piccolo che stava crescendo dentro di me.
In quel preciso istante mi sentivo felice, come non lo ero mai stata.
Tutto stava procedendo per il verso giusto nella mia vita.
Non potrò mai dimenticarmi quando Max mi chiese di sposarmi in diretta radio, quando loro erano ancora i The Wanted.
Stavano facendo una normalissima intervista radiofonica e quando a Max chiesero di me, lui rispose che era felice e che visto che stavamo insieme da quattro anni voleva chiedermi una cosa e mi chiese di sposarlo.
Poi esattamente sei mesi dopo ci fu la cerimonia.
Io con il vestito bianco, lui con lo smoking.
La mia famiglia, la sua famiglia, i nostri amici, i paparazzi.
La chiesa addobbata, il fatidico ‘si’ di entrambi.
La villa dove tenemmo la cerimonia.
Il viaggio di nozze in Tailandia.
E poi ci eravamo sistemati, avevamo comprato casa: un’adorabile villetta nella periferia di Londra a due piani e con il giardino, come avevamo sempre desiderato.
E poi il mio ritardo, il test di gravidanza positivo, la mia gravidanza.
Max pianse dalla gioia quando seppe che ero incinta e quella sera festeggiammo facendo l’amore.
E poi la nascita del piccolo Dylan, che adesso aveva tre anni e che aveva preso lo stesso colore castano dei miei capelli e lo stesso verde foglia degli occhi di suo padre, degli occhi di cui mi ero innamorata.
E poi anche i nostri amici avevano avuto delle novità.
Elena e Tom si erano sposati, e tra sei mesi avrebbero avuto il loro bambino.
Siva aveva finalmente chiesto a Nareesha di sposarla e avrebbero messo su famiglia in breve tempo.
E poi c’erano quegli scalmanati di Jay e Nate che facevano gli zii a tempo pieno.

“Tesoro, vuoi del vino?” Mi chiese Max.

“Ehm no, non mi va grazie.” Risposi storcendo il naso.
Ci pensai prima due volte prima di accettare il vino che avrebbe potuto far del male al bambino.
Max mi guardò perplesso, sapeva che non rifiutavo mai del buon vino, ma io gli sorrisi.

“Mamma, ho finito la pappa!” Esclamò il mio bambino alzando le mani e tutti quanti risero.
Quel bambino aveva fatto innamorare tutti noi.

“Ma sei stato bravissimo, Dylan!” Esclamai e gli pulii la faccia tutta impiastricciata di sugo.

“Papà, adesso voglio andare a giocare!” Disse il bambino sporgendosi con le braccia verso Max, che si alzò, lo prese e lo fece scendere a terra.

“Ehi, non sotto il sole. Prendi le macchinine e mettiti qui all’ombra, d’accordo?” Gli disse Max abbassandosi alla sua altezza.

“D’accordo, papà.” Gli sorrise il bimbo dagli occhi verde foglia.

“Bravo il mio campione.” Gli carezzò i capelli e gli diede un bacio.

Finimmo di mangiare le numerose pietanze che avevamo preparato io ed Elena così prendemmo il dolce che generosamente ci avevano portato Siva e Nareesha.
Servii i piatti a tutti gli ospiti che apprezzarono e fecero i complimenti alla fidanzata di Siva per aver preparato degli ottimi dolcetti al cioccolato e pistacchio.
Io nemmeno il tempo di assaggiare, di assaporare e di mandare giù il dolcetto che tutto il pranzo della domenica mi risalì dallo stomaco.
Ed ecco che i sintomi della gravidanza si facevano risentire, di nuovo.
Mi coprii la bocca con la mano e mi precipitai verso il bagno ignorando la preoccupazione e le domande dei miei amici e soprattutto di Max.
E quando fui davanti alla tazza vomitai tutto quello che avevo ingerito durante il pranzo se non di più.
Max, che mi aveva seguito, aveva capito perché mi ero alzata allarmata dalla tavola e avevo corso verso il bagno e per tutto il tempo in cui vomitai anche l’anima mi tenne i capelli e la fronte.
Mi sciacquai la bocca e il viso impregnato di sudore e mi tamponai la faccia con l’asciugamano.

“Ehi tesoro, ma cos’hai? Secondo me hai mangiato qualcosa che ti ha fatto male. Forse è un’allergia, o un virus influenzale oppure..” Disse a raffica senza nemmeno darmi il tempo di spiegare. E nel frattempo mi teneva il viso tra le mani, accarezzandomi.

“No tesoro, non è niente di tutto questo.” Dissi stoppandolo “Io, ecco… io sono incinta!” Esclamai

“Cosa, incinta? Di nuovo?” Mi chiese conferma ed io annuii sorridendo. “Oddio, amore mio è stupendo!” Esclamò e mi baciò sulle labbra. “Avemmo un altro bambino, non posso crederci. E’ meraviglioso, davvero!” Disse ancora con le lacrime agli occhi e mi mise la mano sul ventre ancora piatto.

E dopo aver festeggiato la notizia con altri baci, carezze e coccole, tornammo in giardino dai nostri amici. Capii dalle loro facce che Elena e Nareesha avevano detto anche agli altri della mia gravidanza e ci vennero incontro congratulandosi e abbracciandoci.

“Mamma, ma allora avrò un fratellino?” Mi domandò il piccolo Dylan tirandomi la maglietta per attirare l’attenzione su di lui.

“O una sorellina, tesoro.” Gli dissi dolce, prendendolo in braccio.

“Sarebbe fantastico se sarebbe una femminuccia.” Disse Max che si era avvicinato a noi. “Dallo in braccio a me, tu non sforzarti.” Mi sorrise mio marito e io passai Dylan tra le sue braccia.
E rimanemmo tutta la giornata a festeggiare la gravidanza mia e di Elena, il fidanzamento di Siva e Nareesha.

 

E venne la sera e gli ospiti se ne andarono.
Io e Max trovammo il piccolo Dylan che si era addormentato sul divano con la televisione accesa che stavano trasmettendo ancora i cartoni.
Max lo prese in braccio con delicatezza per non svegliarlo e lo mise nel piccolo lettino ed io gli rimboccai le coperte.
Rimanemmo nella stanzetta pittata di blu a guardare nostro figlio dormire per minuti interi.
Ero accoccolata a Max che mi carezzava la schiena.

“Ti amo, piccola.” Mi sussurrò con la sua voce roca, a bassa voce.

“Ti amo anch’io, amore.” Rivolsi la testa verso di lui cercando le sue labbra, che trovai in un attimo.

Quello era il mio piccolo angolo di paradiso.

 

 

 

EHI GIIIIIRLS !
vi ricordate di me? Dai, spero proprio di si.
ed eccomi qui con l’epilogo di questa storia.
si, avevo detto che avrei diviso l’epilogo in tre parti ma non l’ho voluto più fare. Lol
ed ecco qui che finisce questa storia, la mia prima fanfiction.
non so descrivermi come mi sento, mi sento vuota.
mi ero davvero affezionata alla storia, ai personaggi e adesso che l’ho finalmente finita mi viene da piangere.
sono così fiera di me, è la prima cosa che ho portato a termine.
vorrei ringraziare prima di tutto i the wanted, che se non fosse stato per loro io non avrei mai scritto questa fanfiction.
AND I JUST WANNA SAY A MASSIVE THANK YOU TO ALL MY FANS !
AHAHAHAHAHAHAH scherzo, ovviamente. lol
vorrei ringraziare ovviamente voi che avete seguito questa fanfiction fino all’ultimo senza stancarvi mai, anche se aggiornavo ad ogni morte di papa.
voglio ringraziare ogni singola fottuta persona che ha messo questa fanfiction tra le segute/ricordate/preferite.
voglio ringraziare coloro che hanno letto in silenzio, e coloro che hanno recensito.
soprattutto quelle che hanno recensito perché mi hanno invogliato a continuare a scrivere e a non fermarmi grazie alle loro belle parole di supporto e ai complimenti per il mio modo di scrivere.
DAVVERO, GRAZIE DI CUORE. <3

ED E’ QUI CHE FINISCE, IN UN SABATO POMERIGGIO DI SETTEMBRE ‘I WANT YOU INTO MY LIFE’.

È stato un piacere pubblicare in questo sito, quindi ringrazio anche erika la fondatrice di questo sito, ovviamente.

Non so con quale coraggio metterò la crocetta a ‘completa’, giuro che sto piangendo come una cogliona. lol

*non se ne vuole andare*
ok, basta adesso vado.
non so, forse scriverò un’altra fanfiction sui the wanted, chissà.
ok, adesso vado per davvero.
CIAO BELLE RAGAZZE !
VI VOGLIO BEEEEENE ! <3
baci, martina. <3

  
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