[..]Per chi il tempo non è un nemico, bensì il proprio monotono compagno di vita, per chi non teme l’arrivo di una fine, ma invero rende la fine d’altri il fulcro della propria nutrizione, per chi riesce a star in piedi anche senza un cuore che batte, freddo, congelato da una morte che non ha ucciso, allora la vita si trasforma in una lenta ed agonizzante esistenza.
Una verità ripugnante, per chi la conduceva.
Un desiderio irresponsabilmente attraente, per chi ne avesse mai sentito parlare.
L’immortalità.
D’improvviso era come se le fiamme che ardevano nella sua gola si fossero spostate all’altezza del petto, generando una rabbia convulsa tanto forte da poter riuscire a far riprendere il suo cuore a battere.
Per la prima volta si ritrovò a desiderare fortemente qualcosa che non fosse il sangue.
Voleva vendetta.
I ruoli si erano capovolti, e non riuscì a trovare la lucidità per pensare che esistesse qualcosa in se stesso che fosse una bestia più brutale di quell’uomo, colui che aveva abusato di lei. Della sua lei.