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Autore: lithium    22/09/2013    3 recensioni
Fergus Finnigan non può credere alle sue orecchie quando, fresco diplomato dell'Accademia degli Auror, gli viene offerta la posizione di Assistente Personale Temporaneo del Capitano Ronald Weasley. Si imbarcherà in un'avventura roccambolesca, fatta di appunti indecifrabili, auror gelosi, incidenti di percorso e un cattivissimo mago oscuro. E chissà se lungo la strada non troverà anche il tempo per innamorarsi.
Dal primo capitolo: "“Ehi, su, su, ora non fare quella faccia! Dannazione, Hermione mi ha detto un milione di volte che devo essere meno severo con le reclute. Non dirai a nessuno che ti ho spaventato, vero?” Chiese il Capitano, passando in venti secondi netti da minaccioso e terrorizzante all’uomo più sorridente ed accomodante che Fergus avesse mai visto.
Scosse la testa “Nossignore, Signore.”
“Bravo ragazzo! Ci intenderemo alla grande io e te! Certo non hai le gambe che aveva Annette, ma non si può avere tutto. E poi, ripensandoci, credo che siano state proprio le gambe di Annette a causarle quest’increscioso incidente dei gemelli…” disse Ron, pensieroso.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Nuovo personaggio, Percy Weasley, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il caso Mackenzie serie'
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Nota dell’autrice: Spero vi piaccia il capitolo, siamo sempre più vicini allo showdown finale. Buon week end. L.

 

CAPITOLO XIV

DI CALLIGRAFIA, CHIAMATE E CARTA IGIENICA

Percy tolse gli occhiali e si stropicciò le palpebre gonfie per il poco riposo. Il fatto che avesse pianto a lungo la sera precedente non stava certamente aiutando la sua vista già compromessa dalla miopia. Sapeva di non avere un bell’aspetto al momento, aveva gli occhi rossi, l’incarnato talmente pallido da far risaltare ciascuna singola lentiggine in maniera quasi grottesca e borse talmente pronunciate da ricordargli quelle di Remus Lupin dopo una settimana di luna piena. Non gli era mai importato un granché del suo aspetto, ma ora se ne curava ancora meno del solito, aveva ben altri pensieri. L’ultima volta che aveva studiato un testo con tanto accanimento era stato per diventare Procuratore dopo la Seconda Guerra Magica. Dopo ciò che era successo con la sua famiglia per il suo cieco attaccamento all’autorità, un cambio di Dipartimento era necessario per ricominciare tutto da capo e lavorare per consentire di giudicare ed eventualmente punire chi si era macchiato dei delitti più tremendi durante il ritorno di Voldemort era stata una scelta quasi naturale del suo percorso per riconquistare la sua autostima e il rispetto della sua famiglia, non poteva dire l’amore perché mai nemmeno nei momenti più bui del suo estraniamento dai suoi fratelli e genitori aveva pensato che il loro affetto reciproco fosse venuto meno.

Naturalmente la posta in gioco questa volta rispetto a quel momento era incredibilmente più alta: la vita di Audrey e l’esistenza stessa del mondo magico potevano dipendere dalle carte che stava esaminando. Era abbastanza per fargli tremare i polsi e caricarlo di un’energia nervosa che rendeva ancora più complesso e faticoso mantenere la concentrazione, se solo fosse stato in grado di schiacciare tutte le sue paure ed le sue preoccupazioni. Purtroppo, qualunque cosa dicessero di lui gli altri, Percival Ignatius Weasley sentiva esattamente come tutti gli altri, solo era più bravo a mascherare le sue emozioni.

Gli Auror che lavoravano per Ron erano ottimi professionisti, ma non si occupavano di carte processuali quanto era abituato a fare lui e, per questo, aveva la speranza – doveva avere la speranza – che fosse loro sfuggito un particolare.

Dopo aver letto le carte tante volte cominciava a disperare niente sembrava fuori posto o particolare. Aveva focalizzato la sua attenzione su ogni particolare, sulle date, sul contenuto di ogni riga. Ci mancava solo che si mettesse a controllare l’autenticità delle firme e, poi, …. Improvvisamente come un fulmine a ciel sereno, il Procuratore Weasley cercò freneticamente il decreto di arresto di Dioscurus Mackenzie per rileggere la firma di chi aveva eseguito l’arresto in flagranza. Mentre i suoi occhi scorrevano la calligrafia antica e arzigogolata, l’uomo sentì il cuore balzargli nel petto. S’alzò di colpo battendo dolorosamente il ginocchio nella scrivania, aveva trovato l’ago nel pagliaio. Forse. Gli serviva sua cognata.

** * **

La porta dell’ufficio di Ron si spalancò facendo sussultare simultaneamente Hermione e Thabatha.

“Percy, per l’amor del cielo, pensavo fosse Robards, ci hai fatto prendere uno spavento! Sai che io non dovrei essere qui!” lo castigò la prima, mentre la giovane Auror raccoglieva gli appunti che aveva fatto cadere per lo spavento.

“Hermione, tesoro, scusami…”

La ragazza lo guardò, cercando di trattenere il sorriso che minacciava di illuminarle il volto “Tesoro?!” domandò.

Arrossendo visibilmente, Percy balbettò “Ehm… Sì, perdonami. E’ che mamma.. Lei… Lo sai, no? Quando Fleur, Angelina o Ginny erano incinta non faceva che chiamarle tesoro, m’è venuto così… Non so cosa abbia pensato..”

La donna decise di andare in soccorso del suo imbarazzatissimo cognato. “Non preoccuparti. Volevi dirci qualcosa?”

Riprendendo immediatamente la determinazione che l’aveva spinto a correre nell’ufficio di suo fratello, disse “Ho il sospetto che l’arresto di Dioscurus Mackenzie non fu eseguito da un Auror, ma da un Indicibile. L’incendio doveva essere solo la manifestazione di qualcosa di più sinistro.” Passandole il decreto d’arresto perché potesse leggerlo, l’uomo spiegò “Sono quasi sicuro quella davanti al nome sia una “I” molto arzigogolata. A che punto siete con il libro?”

Hermione scrutò la firma, prima di passare il foglio a Thabatha per avere anche la sua opinione.

“E’ decisamente una “I”, anche secondo me” concordò la giovane Auror dopo aver scrutato il documento con attenzione. “Certo che scrivevano in maniera strana all’epoca…”.

“Thabatha è stata grande, sembra che sia nata per tradurre il latino. Questo nome sul decreto mi suona familiare, ma non riesco a ricordare perché…” aggiunse Hermione, arricciando intorno all’indice una ciocca di capelli scuri, come faceva talvolta quando pensava intensamente.

** * **

Il Capitano Weasley arrivò alla porta del suo ufficio, trovandola, con sua grande sorpresa e con un certo dispetto, aperta.

“Siete impazziti? Avete proprio intenzione di farvi scoprire da Robards?” sussurrò ai presenti, chiudendosela alle spalle. La sua tirata ebbe vita molto breve. Girandosi verso i suoi interlocutori notò nell’ordine due particolari: per prima cosa suo fratello Percy era nella stanza e stava confabulando amabilmente con sua moglie e l’auror Goldielocks, il che deponeva positivamente per il caso, in secondo luogo Hermione si stava mordicchiando le labbra e arrotolando una ciocca color cioccolato intorno all’indice come faceva sempre quando era pensierosa. Ora quest’ultima circostanza avrebbe dovuto essere molto meno importante della precedente e passargli del tutto inosservata, ma, per quanto Ronald Weasley fosse in piena modalità da missione, concentrato all’ennesima potenza, prima di essere un auror era un uomo. Uno che da quando aveva quattordici anni aveva sempre trovato assolutamente irresistibile quell’espressione particolare sul volto di una certa brunetta in particolare: non sapeva che farci a lui Hermione Granger pensierosa faceva sesso. Molto più della più scosciata modella di Playwizard. Nell’assoluta impossibilità di cacciare dal suo ufficio gli altri presenti per reclinare sua moglie sulla più vicina superficie piana e dare sfogo ai pensieri che si era intrufolati senza permesso nel suo cervello, Ron si ripromise di rimandarli ad un meraviglioso futuro in cui Diodora Mackenzie fosse ad Azkaban, concentrandosi sulla missione.

“Mi spiace, l’ho dimenticata aperta io.” Confessò Percy. “Ero troppo ansioso di comunicare a Hermione quello che ho scoperto nel decreto d’arresto di Dioscurus Mackenzie.”

Nei minuti successivi Percy gli riferì esattamente cosa aveva notato.

“E’ una scoperta importante ed inquietante al tempo stesso. Se c’è di mezzo il Dipartimento dei Misteri, Dioscurus doveva avere con sé qualcosa la cui magia era tanto particolare e grande da non essere chiara, da dover essere studiata in gran mistero e, se si trattava di qualcosa in grado di scatenare un incendio delle dimensioni del Gran Rogo, dotata di un potenziale distruttivo notevole …” osservò Ron, quando il fratello ebbe terminato di raccontare.

“Anche noi abbiamo trovato qualcosa, Capitano Weasley.” La voce di Thabatha faceva trasparire una certa soddisfazione, i suoi occhi luminosi di speranza.

Accanto a lei, Hermione annuì entusiasticamente, osservando. “Ho sempre pensato che il mio latino fosse abbastanza buono, Ron, ma questa ragazza qui è un drago con le lingue antiche.”

A quelle parole la giovane auror si girò verso sua moglie con un tale sguardo di ammirazione e gratitudine negli occhi che l’uomo dovette trattenere un sorriso. “Bene, auror Goldielocks, potrai raccontare ai tuoi nipoti che Hermione Granger-Weasley in persona si è complimentata con te. Ora dimmi che è avete trovato.” Ordinò, mentre sua moglie gli assestava una pacca su un braccio, mormorando sottovoce “Ricorda che grazie a te ho già vomitato due volte stamattina, la prossima volta che ti viene in mente di prendermi in giro.”

Se c’era qualcosa di certo era che con sua moglie nella stanza, l’aria marziale e disciplinata del Dipartimento degli auror lasciava a desiderare, ma in fondo quella non era una missione ufficiale, ma altamente ufficiosa.

“Vede capitano, uno degli ultimi capitoli del libro, spiega il meccanismo magico che permette di creare una fiamma che brucia e al tempo stesso è gelida come il ghiaccio polare. La cosa estremamente interessante per il caso è che l’autore, che sospettiamo essere Dioscurus stesso,  ipotizza che i principi magici alla base della creazione del fuoco freddo possano essere utilizzati per privare gli elementi delle sue caratteristiche intrinseche per sostituirle con altre, preferibilmente antinomiche, per aumentarne il potenziale distruttivo e accenna a testi runici che avevano già affrontato l’argomento. E’ plausibile che il riferimento possa essere ai testi tradotti in cornish nella pergamena che Diodora ha rubato a Selwyn alle isole Scilly.”

Ron annuì. “Bene, è già un ottimo inizio, sicuramente spiegherebbe come Diodora abbia cominciato a formare il suo malefico piano. Percy, pensi che con l’aiuto di Thabatha, tu sia in grado di trovare delle informazioni sull’Indicibile che ha arrestato Dioscurus?”

Suo fratello annuì entusiasticamente. “E’ sicuramente una via da provare."

"Bene, allora andate insieme nella biblioteca del dipartimento. Se qualcuno ve lo chiede, state di nuovo cercando informazioni sulla famiglia Mackenzie, intesi?”

Entrambi annuirono, uscendo dalla stanza, e lasciando Ron ed Hermione soli.

Ron scrutò il volto più pallido del solito della moglie, prima di chiederle. “Come stai? E voglio la verità, non quelle risposte prestabilite che prepari per gli altri, ‘mione.”

“Se ti riferisci al fatto che ho detto d’aver vomitato, è normale, lo sai. Anche Ginny…”

Lui scosse la testa, prendendole le mani. “Sai che, per quanto adori James, non mi piace pensare al fatto che la mia sorellina sia mai stata incinta ed in ogni caso non sei la strega più brillante di ogni tempo per caso, sai a cosa mi riferivo.”

Hermione sospirò. “Ho paura, Ron. Paura come non l’avevo da tanto tempo, ma come abbiamo deciso insieme, non abbiamo altra scelta. Se il tempo finirà, se Diodora dovesse realmente attaccare il Ministero…” La sua voce si ruppe su quella ipotesi. “Scusa, sono tutti questi estrogeni impazziti…” Si giustificò asciugandosi in fretta gli occhi.

“Balle, io t’assicuro non ho estrogeni in giro e me la sto facendo sotto lo stesso.” Sussurrò nel suo orecchio, abbracciandola più forte che poteva. L’odore di vaniglia dei suoi bellissimi capelli era sempre stato confortante per lui, quando aveva un problema, ora il solo pensare che qualcosa potesse accadere ad Hermione ed alla vita che cresceva dentro di lei sembrava soffocarlo. “Ho passato tre quarti d’ora con Neville. Sta preparando un decotto di erbe, mi ha anche detto come si chiama, ma non lo ricordo, sarà pronto tra qualche ora. E’ un fortificante per te e il bambino, dovrebbe aiutarvi a non subire alcun danno da tutta la magia che dovrai canalizzare.”

Sentì Hermione annuire contro il suo petto. “Abbiamo degli amici fantastici. Ho la massima fiducia in Neville.”

“Con tutto l’aiuto che gli hai dato a scuola per non fargli fondere ancora più calderoni, non so cosa ti dia questa fede. Certo, con le piante è un’altra cosa, per nostra fortuna.”

Hermione alzò gli occhi verso i suoi, un’espressione di rimprovero in volto. “Non essere cattivo, Ron.”

“Amore, se non sdrammatizzo, rischio di scoppiare e sai che non posso…”

Sua moglie lo strinse più forte. “Sei un marito eccezionale, un grande auror e sarai il padre migliore che il nostro bambino possa avere. Ti amo tanto, Ron Weasley.”

“Anch’io, più della mia stessa vita.” Cosa avrebbe dato per non sentire quell’ondata di terrore che minacciava di soffocarlo, mentre lo diceva.

** * **

No, non stava impazzendo. Quella che sentiva era proprio la voce di Duncan Seymour. Gli auror la stavano cercando, tentando disperatamente di mettersi in contatto con lei. Poteva solo sperare la trovassero, prima che Diodora portasse a termine il suo piano. Se le avesse fatto bere la pozione … Audrey tremava al pensiero di quello che sarebbe successo. Non aveva paura di morire, con la sua carriera era un rischio che aveva preso in considerazione qualche volta. Certo aveva sempre pensato fosse improbabile ed invece… Sapeva che se la strega l’avesse costretta a bere quell’intruglio di cui continuava a decantarle le proprietà malefiche, non avrebbe avuto scelta. La sua vita contro quella di migliaia di streghe e maghi innocenti, non c’era paragone. La vita non era giusta, non lo era quasi mai. Cosa avrebbe dato per avere la fortuna di rivedere Percy, un’ultima volta, di dirgli esattamente quanto aveva scoperto d’amarlo. Invece quest’ultimo desiderio non le sarebbe stato concesso, quell’uomo meraviglioso non avrebbe saputo mai esattamente quanto era stato importante per lei.

Concentrandosi con tutte le sue forze sulla voce di Duncan Seymour, urlò a pieni polmoni nella sua testa. “Sono qui, ti supplico Duncan, sono qui.” Ma dov’era qui? Come avrebbe voluto saperlo.

** * **

Con un urlo di giubilo, Duncan Seymour ruppe la concentrazione assoluta che aveva mantenuto per un numero imprecisato di ore. Forse dodici. Non ne aveva idea Accanto a lui, Finnigan e Smith lo guardarono speranzosi. Aveva un mal di testa così forte che i loro volti gli si sdoppiavano davanti mentre li guardava, ma non importava. Utilizzare tutta l’energia mentale e magica che aveva usato finora era stata una sorta di intensa tortura, decine di volte aveva avuto la sensazione di non farcela più, di doversi fermare, ma sapeva di non potere farlo. Doveva trovare Audrey, se lui fosse stato al suo posto la donna non avrebbe dormito giorno e notte per scovarlo. La conosceva da anni ed era una compagna di lavoro formidabile, nessuno si meritava una fine così infame nelle mani di una pazza, lei meno di tutti. La ragazza dal viso severo e la battuta pronta, la donna esile ed instancabile, quella pronta a versare fino all’ultima goccia di sangue e sudore per un collega e con una parola buona per tutti, non poteva finire così. E lui – l’uomo così insignificante da essere la spia perfetta, senza nessuno nella sua vita – l’aveva ritrovata. Ora dovevano portarla a casa.

“L’ho trovata! Ho agganciato la sua Aureola! So dov’è Audrey.” Mormorò. Lo sforzo di parlare immane. Mentre i suoi occhi rotolavano all’indietro e tutto si faceva buio intorno a lui, Duncan aveva un solo pensiero. Dovevano fare presto.

Cercò disperatamente di focalizzarsi sulla voce di Smith e Finnigan che lo pregava di stare con loro, di non svenire, ma fu l’ultimo pensiero coerente che gli attraversò la mente prima che il suo corpo s’accasciasse.

** * **

Royalsafe guardò il Procuratore Weasley passare nel corridoio accanto alla giovane Auror con  i capelli violetti, quella che lavorava per Harry Potter. C’era qualcosa di molto sospetto. Non sapeva esattamente cos’era, ma Potter e quell’antipatico di Weasley stavano tramando qualcosa, ne era sicuro. Doveva tenere gli occhi ben aperti.

“Ehi, Royalsafe!” L’auror si girò trovandosi faccia a faccia con quella specie di mastino napoletano troppo cresciuto di Hector Rednails. “Cercavo giusto te!”

Sorridendo come chi cerca di farsi forza nel bere una posizione particolarmente disgustoso, rispose “M’hai trovato, ora datti una mossa a dirmi che vuoi, alcuni di noi hanno delle cose importanti da fare.”

Hector sorrise a quarantadue denti, il candore degli incisi contro la pelle d’ebano, particolarmente irritante per lui che li aveva sempre giallognoli per quanto si affannasse per un sorriso perfetto.

“Sì, me l’immagino. Alcuni di noi sono sempre così impegnati, ma ci vorrà un momento. Ho bisogno della firma di un Capitano su questo documento, e Proudfoot è in missione all’esterno lo sai..”

“Carta igienica? Perché non rompi le palle a Weasley, per queste stronzate, Hector?!” Lo rimbeccò lui, firmando quello che pareva essere un normalissimo ordine di beni di prima necessità per l’Ufficio del Capitano Proudfoot.

Assumendo un’espressione appropriatamente ebete, quello scocciatore rispose. “Cavolo, perché non c’ho pensato io. Hai assolutamente ragione, Royalsafe.”

“Vattene, prima che decida di chiedere di nuovo al Direttore Robards perché non ti mandano ad addestrare i gufi alla Guferia del ministero…”

L’Auror riprese la cartellina e si avviò per il corridoio.

** * **

Entrando nel bagno degli uomini, Harry Potter si levò il mantello dell’invisibilità. Mosse la bacchetta in un incantesimo protettivo, girandosi con un enorme sorriso verso il suo compagno di missione.

L’Auror accanto a lui lo guardò mormorando nel suo tipico basso. “Non mi abituerò mai a vedertelo fare. Quanto volevo prendere a pugni quel pomposo bastardo.”

“Hector, tu sei un attore nato, lasciatelo dire.”

Se non fosse stato tanto nero, probabilmente l’avrebbe notato arrossire di compiacimento. “Diciamo che ero particolarmente motivato, Capitano. Quindi ora siamo sicuri che se Royalsafe dovesse dire qualsiasi cosa che riguarda il nostro piano a Robards, si riempirebbe di pustole così purulente ed immediate da richiedere un subitaneo ricovero al San Mungo?”

Harry annuì, ridendo. “Assolutamente sì. Hermione Granger è una donna estremamente pericolosa, mio caro Hector. Ci vogliono delle palle d’acciaio per contraddirla, non a caso l’ha sposata l’uomo più coraggioso che conosco. Diodora Mackenzie non ha nemmeno idea contro chi s’è messa.”

L’Auror commentò entusiasta. “Spero quasi che quel vecchio trombone scopra qualche bazzecola da riferire al Direttore. Vederlo coperto di pustole, sarebbe il miglior regalo di compleanno che abbia mai avuto nella mia vita e l’anno scorso Adelina mi ha regalato una pluffa autografata da Egisto Miller, il Cacciatore dei Tornados, non so se mi spiego.”

“Prima o poi ci dirai perché lo detesti tanto?”

“Può giurarci, Capitano.” Assicurò Rednails.

   
 
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