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Autore: __avatar__    22/09/2013    2 recensioni
Questo è il seguito di "Non sei solo".
Uno nuovo pericolo minaccia la terra e i nostri Vendicatori, ma si alleeranno con una vecchia squadra
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Sorpresa, Thor, Tony Stark/Iron Man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mattina si svegliò si svegliò di soprassalto, per colpa della pioggia che picchiava contro i vetri. Era mezzo intontito, ma fortunatamente aveva riacquistato le forze (anche se non ancora sufficienti per sparire da li in due secondi). Si tirò su a sedersi, ma per qualche istante la camera prese a vorticare.

« Oh maledizione! » esclamò aggrappandosi al bordo del materasso
Quando tutto tornò normale, alzò la maglietta e prese ad esaminare com’era la situazione; i tagli e lividi erano quasi scomparsi, sembravano avessero qualche settimana, mentre la costola doleva ancora mentre respirava. Gli serviva ancora un po’ di riposo, prima di tornare quello di prima. Un leggero bussare gli fece abbassare la maglia di scatto, mentre la testa di Sarah sbucò in camera, e vedendolo sveglio sorrise.

« Ah sei sveglio. Finalmente » entrò in camera con un vassoio con la colazione, che poggiò sulla scrivania, poi si sedette sulla piccola poltrona davanti al letto e prese a fissare il moro con un misto di preoccupazione e ansia. Il moro non ci fece caso e chiese

« Per quanto ho dormito? Dal tuo finalmente deduco un po’. »

« Per un giorno e mezzo. Ero preoccupatissima, non ti muovevi per niente. Credevo fossi… » ma la voce le si fermò, così fu Loki a finire

« Morto. Si devo dire che un giorno fa mi sentivo proprio così. Ma ora sto meglio. » concluse sorridendo, per non farla preoccupare.
Quando si alzò dal letto emise un lamento, il ginocchio sinistro gli doleva sotto il suo peso, ma riuscì a mascherare il tutto con un colpo di tosse. Quella ragazza lo guardava come se stesse per cadere a terra privo di sensi.

« Ti ho portato la colazione. Ho abbondato un po’, dato il  digiuno prolungato. » e infatti sul vassoio c’era un piatto con pancake al cioccolato e mirtilli, una caraffa di succo, una tazza di caffè e un secondo piatto di waffel con sciroppo d’acero.

« E’ molto americana come colazione, anche se non so come sia quella inglese. » disse sedendosi alla scrivania e iniziando a ripulire i pancake.

« Anche te americano? Anche io e Liz, i nostri padri erano fratelli, ci siamo trasferite qui da poco e non abbiamo ancora adottato le cose inglesi in tutto. » disse con un po’ di malinconia nella voce, la quale non sfuggì a Loki; il quale però non voleva intromettersi, anzi l’unico suo pensiero era di tornare al più presto alla X-Mansion.
Finì in fretta la colazione, poi una volta posato la forchetta sul piatto Sarah riprese il vassoio, con un sorriso soddisfatto, e uscì dalla camera. Loki raggiunse nuovamente il letto e vi cercò sotto la sua tuta, magari poteva usare il pizzico di seiðr che aveva per metterla a posto, tanto non gli sarebbe bastato per tornare a New York. Ma, una volta guardato sotto il letto non trovò nulla. Cercò per il resto della stanza, ma niente; allora prese i vestiti poggiati su una sedia e si diresse in bagno.
Prima di entrare, sentì le voci delle due ragazze provenire dal piano inferiore, erano un po’ basse, ma grazie al suo ottimo udito riuscì a percepire il dicorso.

« Ho fatto di nuovo il sogno -  disse Liz, con voce sconsolata – Dannata New York. Non me la leverò mai dalla testa. »
Alla parola New York, il cuore di Loki perse alcuni battiti. Non stavano parlando della New York di due anni fa, aveva sfortuna ma sperava non così tanta. E in fatti la sfortuna gli era accanto anche quel giorno

« I nostri papà erano uomini forti e coraggiosi. Ma contro gli alieni non erano mai stati addestrati. La vita ha un pessimo senso dell’umorismo. – commentò Sarah – Adesso devo uscire. A dopo. » e si sentì un porta aprirsi per poi richiudersi.

Ed eccola li. La parola alieni. Si infilò velocemente in bagno, e prese a lavarsi. Doveva andarsene in fretta da li, se lo avesso riconosciuto o scoperto che fosse, di sicuro lo avrebbero ammazzato. Appena fu vestito, scese furtivo le scale, cercando di non fare rumore. Non si accorse però della ragazza poggiata alla parete del corridoio, e non appena mise la mano sulla maniglia della porta principale quella parlò, facendogli quasi prendere un infarto.

« Dove credi di andare? » Liz si staccò dalla parete e fece alcuni passi verso il moro, divertita del suo spavento

« Tu non dovresti essere, non so,  al lavoro, scuola o comunque fuori di qui? » chiese il dio infastidito, spostandosi dalla porta e guardando la ragazza

« Non sviare la domanda, con un’altra domanda. Ho trovato questa sotto al letto – disse aprendo una porticina sotto le scale e tirando fuori la tuta nera, Loki sgranò gli occhi -  Sei una persona strana. E questa tuta racconta una storia diversa dal “I miei amici mi hanno abbandonato sul ciglio della strada per scherzo”. » finì di parlare guardandolo con un sopracciglio alzato. Il dio mantenne il suo sguardo, sfidandola, poi sbuffò e disse

« Va bene. Non so stati miei amici, ma altre persone. » ebbe un’idea. Non per forza doveva dirle la verità, ma almeno trovare un modo per farsi portare a New York.

« Si, cos’è una specie di scherzo? Anche perché non credo che il tuo nome sia veramente Loki. Ma dai, che fantasia perversa hanno avuto i tuoi genitori? » commentò la ragazza, non accorgendosi del cipiglio adirato del moro

« E’ solo un soprannome. Sai a volte sono con il dio del caos, così hanno incominciato a chiamarmi Loki. In realtà il mio vero nome è Lucas. » Lucas? Che razza di nome è? Bah pazienza.
Liz lo guardò, come se stesse dicendo qualche assurdità, gli si avvicinò e disse in un sussurro

« Farò finta di crederti. Ma sappi che se farai qualcosa che turberà Sarah, ti farò rimpiangere di non essere morto veramente. » e così gli fece cenno di seguirla in cucina. La stanza era piccola ma accogliente. Le pareti erano color panna, con i mobili di un marrone chiaro. Al centro c’era un tavolo con quattro sedie, sulla parete più grande un piccola finestra con tende beige.
Liz si sedette sulla cucina, mentre Loki su une delle sedie; per alcuni minuti restarono in silenzio, durante i quali Liz continuava a fissare il dio, che iniziava a spazientirsi. Stava perdendo tempo prezioso!
Poi la ragazza alzò la tuta e la lanciò al dio, dicendo

« Racconta. »
Loki non sapeva bene cosa inventarsi. Poi gli venne in mente quella sera di due anni prima, quando Sam raccontò la storia di come lei e Natasha si erano conosciute.

« Ecco, non so se posso dirtelo, mi è difficile parlarne. Comunque, faccio parte di alcuni servizi segreti, non ti posso dire quali. – aggiunse, perché Liz era lì lì per chiedere – Io e i miei compagni avevamo l’ordine di scovare alcuni criminali, ma quando venni catturato, loro dovettero lasciarmi li e tornare in America, anche se la nostra base non in quel paese, per riceve nuovi ordini. » la guardò, sperando che si bevesse quella balla colossale. Dopotutto era o no il dio delle malefatte? Diceva più bugie lui che pinocchio
La ragazza si mise a fissarlo. Sembrava tutto uno scherzo, ma accidenti, chi poteva scherzare su certe cose? Suo padre era un poliziotto, e ritrovarsi di fronte un agente segreto lo scombussolò tutto. Decise di crederci.

« Non so perché, ma una parte di me mi dice di crederti. – disse, facendo rilassare il moro -  Quindi deduco che verranno a cercarti. » Loki prese la palla al balzo e disse

« E’ questo il problema, è passata ormai più di una settimana, e se non mi hanno trovato devono far cadere le ricerche. Almeno fino a nuovi ordini, devo tornare subito in America, ma non so come. »

« Con l’aereo è ovvio, ma se non hai documenti sarà difficile farti salire a bordo. Ma, per tua fortuna, ci sono qui io. Grazie alle abilita di alcuni colleghi di mio padre, sono diventata molto brava nel falsificare documenti e così via. »
Quella ragazza iniziava a piacergli. Nonostante fosse ancora irritante.

« Però tu fai parte dei servizi segreti, quindi non posso mettere il tuo vero nome. E dovremo inventare anche la tua vita. Non sarà complicato, arrivo subito. » e così dicendo uscì dalla stanza. Loki tirò un respiro di sollievo, credeva fosse più difficile, invece lui non doveva fare proprio niente. Dopo qualche minuto Liz tornò in cucina, sotto braccio portava un portatile nero che poggiò sul tavolo e accese. Subito lo schermo si illuminò, e dopo vari minuti venne richiesta una password, che Liz digitò velocemente e poi poterono iniziare.

La ragazza sapeva il fatto suo, non chiese niente a Loki, solo una foto e di mettere gli indici su una macchinetta che aveva portato insieme al portatile. Liz restò al lavoro davanti a quel coso per almeno un paio d’ore, durante le quali dovette salire in camera per stampe i documenti del moro. Quando tutto fu pronto, incollò la foto fatta precedentemente e falsificò il timbro.  Quando ebbe finito, passò il passaporto e carta d’identità al moro che lesse i suoi dati.

« Arwin Tate? Che razza di nome sarebbe? »

« Un nome molto comune, perché te sei una persona comune. Che dovrebbe ringraziare per il lavoro svolto. » lo riprese Liz, accigliata

« Va bene, grazie mille per i documenti. Ora però ho bisogno di un biglietto aereo. »

« Un biglietto aereo? Per dove? » a parlare fu Sarah, rientrata in quel momento.
I due sbiancarono, e cercarono di nascondere i macchinari, ma quella fu più veloce e si frappose tra Liz e il tavolo. Diventò subito rossa di rabbia, e si trattenne dall’urlare.

« Liz! Mi avevi promesso che non avresti più trafficato con queste cose. Cos’hai falsificato questa volta? Patente, passaporto diplomatico. O qualche diploma? »
I due colpevoli si lanciarono un’occhiata preoccupata, poi Loki parlò facendo un passo avanti

« E’ colpa mia. Avevo assolutamente bisogno di un documento per tornare a casa. Se avessi saputo che questa ragazzina falsifica certe cose, non glielo avrei chiesto. » disse il tutto con un’espressione da cane bastonato che fece intenerire la donna

« Oh non ti preoccupare. Comunque adesso, Liz, vedi di mettere tutto via. Non voglio più vedere certe cose in giro. »disse rivolta alla cugina

« Si si, va bene. Ma dobbiamo prendere i biglietti per New York, deve tornare a casa. » a quelle parole Sarah sbiancò.
Tornare a New York. Tornare dove era successo il finimondo. Provare di nuovo paura, angoscia e dolore. Non era ancora pronta. Infatti Loki, memore del discorso di quella mattina tre le due disse

« Ma non vi preoccupate. Posso andare da solo. Voi avete la vostra vita, e le vostre cose da fare qui. »

« Non importa. Veniamo anche noi, siamo in qualche modo responsabili, o meglio, una certa persona è responsabile. » parlò Sarah, ripresosi e guardando Liz, che sbuffò.

Comprarono su internet tre biglietti per gli States, due andata  e ritorno. La partenza era programmata per la mattina seguente, ad un’ora improponibile, ma almeno il dio tornava da gli altri. Chiese se poteva fare una telefonata, compose il numero del centralino americano (chiesto poco prima a Liz) e chiese di poter contattare il professor Xavier, ma quelli dall’altra parte dissero che non esisteva alcun Professor Xavier. Stava quasi per mettere giù quando gli venne in mente. Banner! Di sicuro lui esisteva, e possedeva un cellulare. Il centralino glielo passò, ma la telefonata suonò a vuoto. Provò così per altre due ore, provando con gli altri vendicatori, ma nessuno rispondeva al quel dannato aggeggio. Però poco importava, il giorno seguente li avrebbe rivisti, e soprattutto li avrebbe avvertiti per una guerra imminente. Ah la tranquillità, conosceva il suo significato solo grazie ai libri!

La mattina seguente, la sveglia era prevista per le quattro del mattino, dato che avevano il volo alle otto, e per arrivare in aeroporto ci voleva almeno un’ora. La colazione la consumarono in silenzio, chi troppo nervoso all’idea di rimettere piene in America (leggi anche Sarah e Liz) chi troppo assonnato, dato che era abitudine svegliarsi non prima delle dieci (leggi anche Loki ormai abituato alla bella vita).
Chiamarono un taxi per farsi portare al London Heathrow; c’era poco traffico e ci misero un’ora giusta per arrivare. In aeroporto non c’era molta gente, per lo più uomini d’affari con la loro ventiquattro’ore, alcune famigliole. Andarono a fare il check-in e poi, oltrepassati i metal detector rimasero ad aspettare alla sala imbarchi.

« Uffa! Ma perché dobbiamo aspettare due ore? » si lagnò il dio, non aveva voglia di rimanere li a far niente.

« Sei peggio dei bambini lo sai? Durante le tue missioni, quando c’è un momento di noi cosa fai? Pesti i piedi a terra e ti lamenti? » lo stuzzicò Liz. Quello la guardo confuso. Missioni? Ah già, in teoria era dei servizi segreti.

« Durante le mie missioni, non c’è mai un momento di noia. O comunque c’è sempre qualcosa da fare. » ribatté quello, incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio. Liz alzò gli occhi al cielo esasperata. I servizi segreti erano davvero caduti in basso, di qualsiasi paese fossero.
Per la felicità di Loki, alle otto spaccate l’aereo decollò, così solo sette ore lo separavano dalla sua meta. Furono sette ore abbastanza noiose, riempite per lo più da film o sonnellini. Verso sera atterrarono all’aeroporto La Guardia, appena uscirono, e non dovettero recuperare i bagagli dato che avevano solo due borse a mano, salirono in fretta su un taxi. Quando quello chiese dove fossero diretti, le due ragazze si girarono verso il moro che era nel panico. Dovette sforzarsi molto, ma alla fine si ricordò la targa affissa fuori dal cancello del scuola che diceva “Westchester County” . lo disse al tassista, che azionò il tassametro e disse che ci avrebbero messo mezz’ora, traffico permettendo.

Quel viaggio sembrava non finire più. Uscire dalla Grande Mela era stato un delirio, tra l’altro Liz e Sarah si ammutolirono di colpo appena passarono vicino al Grand Central Station, che la stavano finendo di sistemare.
Per smorzare un po’ la tensione, Loki chiese, schiarendosi la voce

« Dove starete questa notte? E i prossimi giorni, ho notato che avete l’aereo tra tre giorni. » per qualche secondo nessuna delle due parlò, poi con calma Sarah mise da parte i suoi pensieri e parlò

« Andremo a fare visita alle nostre famiglie. Ci sono le nostre madri e i miei fratelli e la sorella di Liz. Abitano nel New Jersey. Faremo loro una sorpresa. » ma detto questo non parlò più per tutto il viaggio. Ben presto attorno a loro presero posto campi, boschi e immensi prati, i grattacieli erano ormai lontani. Il taxi prese a rallentare vicino ad un distributore di benzina, il tassista chiese a quale indirizzo dovesse andare, ma Loki non lo sapeva, però da quel punto ricordava la strada, dato che si erano fermati li la prima volta che andarono alla scuola.
Gli fece da navigatore per i restanti venti minuti di strada, fortuna che la strada era ben illuminata e che, nonostante fosse marzo inoltrato e fossero le otto e mezza di sera, non era ancora così buio.
Il taxi si fermò davanti alla scuola, pagarono centoventi dollari, e poi ripartì. Liz e Sarah si guardarono intorno, stranite da quel posto. Liz pensò che fosse strano come luogo per gente dei servizi segreti, ma forse la usavano per depistare le persone. Loki sembrava si fosse dimenticato di loro, perché prese quasi a correre per entrare in quel castello, non le aspettò neanche alla porta, talmente era felice di essere li.

Si diresse nel salotto, dove in teoria ci avrebbe trovato almeno Johnny, Clint e Tony belli spaparanzati a guardare la tv, ma appena entrò lo trovò vuoto con la tv accesa. Strano. Poi vedendo l’orario intuì che magari erano a sistemare la cucina dopo la cena, così si diresse la; ma ancora niente.
Che fine avevano fatto tutti? Non c’erano neanche gli studenti a fare casino. Provò l’ultima stanza che gli venne in mente al quel piano, lo studio di Xavier. Sperava di trovarci almeno il professore.
Ma quando vi entrò, capì subito che c’era qualcosa che non andava. Trovò Liz e Sarah sedute alla scrivania, quando richiuse la porta, qualcuno da dietro lo afferrò, spingendolo verso il basso e tenendolo schiacciato al pavimento.

« Ehi! Ma siete completamente impazziti? » urlò, o almeno ci provò, dato che aveva mezza faccia schiacciata a terra.

« Chi sei? E chi sono quelle due? » domandò una voce femminile che non riconobbe

« Come chi sono? Cos’è uno scherzo, perché sappiate che non è divertente. » rispose con astio

« Rispondi immediatamente! » disse quella schiacciandolo ancora di più

« Sei forse cieca? Sono Loki! »

« Dimostralo! »

« Mio fratello è un coglione. » disse la prima cosa che gli passasse per la testa

« Si, dicci qualcosa che non sappiamo. Tutti sanno che Thor è un imbecille. » commentò un uomo che era appena entrato

« La mia ragazza è un gigante di fuoco, o meglio è per metà umana. E di recente ha sviluppato il potere di trasformare solo alcune parti del corpo di fuoco. » sperò che bastasse.
Infatti sentì la pressione sul suo corpo sparire un paio di braccia tirarlo su. Nel giro di due secondi si ritrovò abbracciato da due persone. Quando questi lo lasciarono, il dio tossi un paio di volte, la costola non era ancora a posto. Tirò su lo sguardo e si trovò davanti Angelo e Shadowcat.

« E’ bello rivedervi. Ma perché la due ragazze sono qui? » chiese, girandosi verso le due che lo stavano fissando male

« Da quando sei stato catturato, e uno nemico si è intrufolato nella scuola  spacciandosi te, il professore ha aumentato la sicurezza. Appena siete arrivati è scattato l’allarme. Abbiamo mandato tutti i ragazzi in camera loro, mentre il professore e alcuni sono di sotto, pronti ad ogni nostro segnale. » spiegò il mutante

Infatti, in quel momento la porta si aprì nuovamente e ne entrarono Xavier sulla sedia a rotelle, Reeds, Susan, Ben, Bruce e i tre illuminati. Tutti erano felici di rivederlo, lo salutarono (Ben quasi lo stritolò). Sarah e Liz erano senza parole. Che gente strana, soprattutto quello tutto roccioso. Perché quello con le ali?
Solo in quel momento però Loki notò che la porta era rimasta chiusa. Così chiese

« Ma tutti gli altri? » (leggesi anche Sam?)

« Sono via da una settimana. A cercarti, dovevano tornare sta sera però. Abbiamo concordato che se non ti trovavano entro una settimana, sarebbe partita la seconda squadra. » parlò Xavier

« E la prima squadra è composta da? »

« Tony, Tempesta, Clint, Natasha, Sam, Thor e Johnny. » contò sulle dita Ben

« Dove sono adesso? » chiese Loki al professore

« Non lo sappiamo. Per non essere rintracciati hanno staccato il comunicatore del jet. Ci contattavano sempre loro. Ma ormai la settimana è passata. Entro domani dovrebbero essere qui. » disse quello

« O anche prima. – parlò Shadowcat – Il dispositivo sta suonando, hanno staccato la protezione sulla scuola. » infatti si sentiva un bipbip prolungato provenire da un dispositivo che teneva Xavier in mano. Dopo pochi minuti si intravide un jet accostare la scuola. Così tutti uscirono, portarono anche Lia e Sarah scusandosi per il trattamento, e scesero nell’hangar. Il jet era appena atterrato quando il gruppo entrò in pista. Subito si abbassò il portellone e ne scesero Tony, subito seguito da Tempesta, i due assassini, e Thor. Non appena videro chi li aspettava non cedettero ai loro occhi. Il dio biondo corse subito dal moro e lo abbracciò stritolandolo

« Ahia idiota. Ho una costola ancora rotta. » commentò il moro tirandogli un pugno

« Finalmente! Ero stufo di andare in giro a cercarti, specialmente con una lagna bionda camminante intorno. » commentò Tony, alludendo a Thor, e stringendo la mano a Loki.
Clint e Natasha lo abbracciarono (stando attenti alla costola, ovvio). Poi fu il turno di Johnny e Sam scendere dal Jet. I due stavano ridendo bellamente, ma appena videro la folla si bloccarono.

« Come mai questo benvenuto? » domandò Storm. Ma non appena Tony si sposò, facendo uscire allo scoperto Loki, Sam spalancò la bocca, gli occhi le divennero lucidi e iniziò a tremare di felicità.
Non ci pensò due volte e corse ad abbracciare il moro. Quello era felicissimo di vederla, e nonostante il dolore al petto, se la tenne stretta. Anche se un briciolo di fastidio lo invase. La e la piccola fatina se la stavano ridendo, in un momento come quello. Ma per il momento non ci badò troppo, era tornato! E niente al mondo poteva rompere quel momento. Solo l’idea di un’imminente attacco poteva rovinarlo, ma accantonò anche quello, almeno per quella sera




 
Angolo autrice
Si bene.
Vi starete chiedendo "Abbiamo aspettato, per questo?"
Mi spiace, ma il mio cervello non ha saputo elaborare niente di meglio. Spero non mi lanciate pomodori xD

Buona lettura
  
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