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Autore: _vally_    25/03/2008    2 recensioni
Episodio 2x23; Cuddy chiede ad House di farle le iniezioni per la cura della fertilità. Questa storia è nata come un ipotetico seguito della scena in cui Cuddy va nell'ufficio di House, e lo ringrazia per le iniezioni, lasciando però intendere che non era lì solo per quello...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greg House, Lisa Cuddy
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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2 - Legno

 

Era a pochi centimetri da House, e riconobbe chiaramente l’espressione sul viso di lui.

Era divertito.

Come a voler confermare quel pensiero, il diagnosta si fece sfuggire una breve risata.

Stava ridendo di lei?!

Cuddy fece per allontanarsi, ma la mano che pochi istanti prima l’aveva allontanata, era diventata una presa salda che le impediva di muoversi. Lo guardò con espressione perplessa.

Un rifiuto era qualcosa che non si sarebbe mai aspettata da lui.

Ancora più insolito era che, dopo averla respinta, le stesse così vicino, senza permetterle di allontanarsi.

“So benissimo che vorresti venire a letto con me, ma so anche che non è questo il motivo per il quale sei qui, stasera. Perché sei qui, dunque?” chiese, impassibile.

Sentì che sul suo viso si stava dipingendo un’espressione sgomenta.

“Sai benissimo che…?! House!” riuscì a sfuggire dalla sua presa, e a recuperare quella che considerava la distanza di sicurezza. “Io volevo solo parlarti!”

Si rese conto di aver fatto un errore.

Dichiarare con convinzione di voler solo parlare con lui, dopo aver tentato di baciarlo, non giovava alla sua credibilità.

Però era la verità: lei era andata a casa sua per parlargli.

House non smise nemmeno per un istante di guardarla, ma i suoi occhi non erano più fissi nei suoi e le percorrevano il corpo; c’era un sorriso malizioso sul suo viso, e quando i loro sguardi si rincontrarono Lisa percepì una morsa allo stomaco.

Si sentì improvvisamente a disagio, e quella sensazione che, quel pomeriggio, l’aveva costretta a scappare dall’ufficio di House, incominciò a lambirla un’altra volta.

Sarebbe fuggita ancora.

“Cose c’è da sorridere?” le sembrò un’ottima domanda per prender tempo, per allontanarsi da quell’attimo di poco prima, in cui lui si aspettava una risposta che lei conosceva, ma che non aveva il coraggio di pronunciare.

“Tenendo conto che volevi solo parlarmi, e dopo un minuto che eri qui quasi mi trovavo la tua lingua in bocca, stavo pensando a cosa avresti fatto se avessi voluto solo baciarmi…” allungò una mano per prendere il bicchiere di whisky, e fece un sorso, senza smettere di sorridere “Il mio sorriso deriva dagli scenari che mi stanno venendo in mente. Sai…ho un’immaginazione molto fervida. Vuoi che te li descriva?”

“No, grazie.” rispose Cuddy riluttante, mentre si alzava dal divano.

Stava per dire “io vado”, ma la frase le morì in gola.

Si stava tirando indietro ancora una volta, e sapeva che si sarebbe odiata per questo.

Ma aveva paura.

Di essere umiliata da lui, di essere schernita o anche solo di un semplice no.

Quello era un argomento sul quale una delle tante battute idiote di House sarebbe stata come uno schiaffo, di quelli che lasciano il segno.

Abbassò la maniglia, mormorando un “ciao” distratto.

Ancora un colpo secco, simile a quello che pochi istanti minuti prima, anche se le sembrava fossero passate ore, l’aveva fatta trasalire. Questa volta però si aggiunse anche l’intensa vibrazione della maniglia sotto il suo palmo.

La lasciò, voltandosi di scatto.

La punta del bastone di House premeva contro la porta, a pochi centimetri dalla sua mano.

Avrebbe potuto farle male.

“Ho un’ottima mira.”

House a volte le faceva paura; quando le leggeva nella testa soprattutto.

“House, me ne sto andando.”

“Se te ne vai ricomparirai ancora nel cuore della notte, o peggio domani mattina prima delle dieci.”

“No, me ne vado e basta.”

“Se fosse così ti odieresti a vita.”

Aprì la bocca per ribattere qualcosa, ma non riuscì a dire niente.

“Non ci tieni abbastanza da rischiare di ricevere una risposta negativa?”

Lisa continuò a non parlare, non ne ebbe le forze.

Sentì la superficie ruvida del legno contro la schiena, e fu grata di avere un sostegno che la aiutasse a stare in piedi e, allo stesso tempo, le impedisse di fuggire.

House lentamente riportò la punta del bastone a terra, e fece un passo verso di lei.

“Non è abbastanza importante?”

Era davanti a lei, ancora un passo e avrebbe potuto toccarla.

Non fece quel passo, però.

Smise di avanzare, e di parlare.

“House, come ti permetti di dirmi queste cose?” il suo tono era realmente sorpreso.

La stava accusando di non tenere abbastanza ad avere un bambino? Abbastanza da affrontarlo?

“Tu non hai nessun diritto di dirmi queste cose!”

Si rese conto che stava urlando, ma non gliene importava niente.

“Ma smettila Cuddy!” la voce di House risultò altrettanto dura. “Fammi quella dannata domanda e finiscila di gridare come un’isterica!”

Lisa non riuscì a dire nulla, un’altra volta vicina a quel momento che stava cercando e un’altra volta zittita dalla paura.

“Non sono il tipo di urla che sentono di solito provenire i vicini dal mio appartamento, mi rovini la reputazione.” il tono di House era più calmo, conciliante.

Coprì la distanza tra loro, fermandosi molto vicino a lei.

Lo vide alzare una mano e allungarla verso il suo viso.

Stava quasi per credere, con stupore, che l’avrebbe accarezzata, quando le sue dita cambiarono direzione ed andarono ad appoggiarsi alla porta, a fianco della sua testa.

Le aveva sfiorato i capelli, ancora.

Ancora, avrebbe potuto essere un gesto casuale ma non lo era.

Adesso era in trappola, e se non gli avesse detto perché era lì non l’avrebbe fatta andare via.

Avrebbe potuto baciarlo di nuovo, ma si rese conto che cercava quella vicinanza tra le loro labbra per lo stesso motivo per cui era fuggita quel pomeriggio: era un modo per non dover parlare.

Lo guardò negli occhi e capì chiaramente che era riuscito anche lui a leggere il senso di quel bacio, e per quello prima l’aveva fermata.

Probabilmente sapeva anche perché era lì, ma House non era tipo da renderti le cose più facili.

Avrebbe dovuto dire quello che doveva fino all’ultima parola, forse anche ripeterlo.

House non era tipo da renderti le cose facili, ma da rendertele il più difficili possibile.

Era un bastardo.

Stava chiedendo all’uomo più bastardo che conosceva di aiutarla a diventare mamma.

“House.” la sua voce tremò, ma era talmente agitata che considerò un ottimo risultato anche solo l’emettere dei suoni comprensibili.

Lui la guardava, dalla sua espressione era impossibile capire cosa stesse provando; niente luci nei suoi occhi.

“Vorresti farmi da donatore?”  

House la fissò ancora qualche istante in silenzio, poi la sua voce la fece sussultare. “Eh?!”

Bastardo.

Lisa chiuse gli occhi un secondo e fece un respiro profondo, prima di riformulare la domanda.

“Vorresti aiutarmi a rimanere incinta donandomi il tuo seme?” le sembrò una frase abbastanza chiara, forse si sarebbe risparmiata il doverlo ripetere una terza volta.

House distolse brevemente lo sguardo, sembrava confuso; poteva sembrare uno che cercava il coraggio di darle una risposta, ma lei lo conosceva bene ed era sicura che stesse disperatamente cercando una falla nella sua domanda per fargliela ripetere, per torturarla ancora un po’; probabilmente si stava divertendo talmente tanto nel vederla così in imbarazzo, che non aveva ancora preso in considerazione ciò che gli aveva appena chiesto.

Avrebbe dovuto odiarlo per questo, ma le fece solo tenerezza.

Il suo sadismo le era così famigliare da farle tenerezza?!

Si sentì terribilmente stupida, terribilmente adolescenziale, e averlo a pochi centimetri da lei non la aiutava di certo a mantenere l’aspetto tranquillo e sicuro che si sforzava sempre di mostrare agli altri.

Alzò le mani e se le portò al viso, in un gesto che fu puerile ma fu anche l’unico modo di nascondere il rossore intenso che sentì invaderle le guance.

“House…pensaci.” abbassò lo sguardo, premendosi i palmi sulla fronte.

Si accorse che lui era a piedi nudi e le sembrò un particolare curioso; cercò di concentrarsi su quello piuttosto che pensare a quanto fosse importante per la sua vita la risposta che lui le avrebbe dato, a quanto fossero vicini e a quanto quello le piacesse.

Piedi nudi; curioso.

Si aspettava di vederlo allontanarsi, non pensava certo di riflettere sul mettere o meno il suo capo incinta, a dieci centimetri da lei?!

Ma non si spostava.

Vide le dita dei piedi muoversi tutte insieme, come a volerla salutare.

“Non sapevo del tuo feticismo…” le parlò nell’orecchio, facendola sussultare.

Alzò la testa e si rese conto di non riuscire a mettere a fuoco gli occhi di House, perché erano praticamente dentro ai suoi.

Si accorse di quello, prima che del sapore amaro del whisky sulle labbra, per la seconda volta in così poco tempo.

La stava baciando, in un modo che non ammetteva replica.

Schiuse le labbra, e il respiro di lui la invase.

Il tentativo di House era stato decisamente più convincente del suo.

  
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