Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Ninriel    22/09/2013    3 recensioni
Una ragazza snob, una madre inquietante e una casa da sogno. Questa è la vita di Allison. Ma non tutto è come sembra. Non se lei ha dei tatuaggi sulla schiena, tatuaggi che sono sulla sua pelle fin dalla sua nascita, e che nessuno si sa spiegare. Non se un giorno come gli altri appare un ragazzo che nessuno ha mai visto, che le fa scoprire un mondo un mondo misterioso, un mondo in cui tra bene e male non c'è più differenza. Non mondo in cui tutto è possibile. Il loro mondo.
--[DAL CAPITOLO 1 ]--
La ragazza raccolse i lunghi capelli in un asciugamano, e scostando l'accappatoio si guardò la schiena, riflessa nello specchio.
Sotto i suoi occhi, si stagliava un intrico di linee vorticose, nere come la pece, che terminavano in quattro punte spigolose, due appoggiate sulle spalle e sulle scapole, due arrotolate morbidamente sui fianchi.
[...] Quando le osservava, le veniva in mente una sola parola per descrivere quelle strane linee, così aguzze e impenetrabili, eppure così aggraziate: Ali.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Le due settimane successive passarono veloci, tra gli ultimi compiti in classe e le manifestazioni scolastiche di fine anno. Era sempre un fuggi fuggi, sia per Allison che per Trevor, che in una giornata non avevano neanche il tempo di incrociarsi tanta era l'attesa che precedeva l'inizio dell'estate. Poi finalmente la scuola era finita, e con essa tutti gli impegni irrimandabili.


 

Quel giorno Allison era stesa sul divano, facendo zapping tra i canali della Tv, e assaporando finalmente il primo giorno di meritata estate.

Nonostante sia Paige che George avessero insistito nel dire che era più che urgente prepararsi alla successiva luna piena in modo adeguato, il tempo non bastava mai, e in due settimane lei e Trevor aveva potuto dedicare solo poche ore alla “causa”, ore che su decisione dei genitori di lui, erano state adibite all' educazione teorica.

E così, nell'afa dei primi di giugno, due ragazzi si erano trovati a dover imparare a memoria le componenti di tutte le possibili miscele con azoto, veleno mortale per le ninfe.

Ora io mi chiedo: tutta questa urgenza, la luna piena qua, la luna piena là, e ci fanno studiare chimica? Ma per favore! Allison ripensò alla faccia di Trevor quando aveva trovato suo padre sulla soglia di casa con aria sorniona, pronto ad insegnargli tutte le sfumature della materia che lui detestava di più in assoluto.

In ogni caso qualcosa l'ho imparato... Una mera consolazione se pensava alla lentezza dello scorrere del tempo durante quelle lezioni.

-We are young, we are strong, we're not looking for were we belong. We're not cool, we are free, and we running with blood on our knees...- il telefono vibrò sulla pelle del divano, diffondendo le note di Kick ass, del cantante Mika.

La ragazza portò l'apparecchio all'orecchio, borbottando un poco convito -Pronto?- mentre si stropicciava gli occhi con l'altra mano, neanche si fosse appena svegliata.

-Allison ci sei? Sono Trevor!-

-Uh... Trevor, ciao...- Il ragazzo dall'altra parte fece un verso spazientito.

-Ti ho svegliato per caso?- Allison emise un risolino, stendendosi sul divano e attorcigliandosi una ciocca di capelli intorno alle dita. -Può darsi...-

In realtà era sveglia delle sei, ma poteva trattarsi di un dettaglio trascurabile se si pensava che pur essendosi messa a guardare la Tv, si era appisolata più volte.

-Bene...allora tranquilla, torna a dormire...-

-Trevor...lo so che mi stai nascondendo qualcosa... perchè hai chiamato?-

Dall'altra parte della cornetta arrivò un sospiro affranto, che fece sorridere la ragazza.

-Nulla... volevo proporti una seduta di sesso mattutino ma dato che non ne hai voglia...- sospirò di nuovo.

Allison spalancò gli occhi, deliziata dall'inopportuna ma eccitante proposta del ragazzo. Il consiglio di Paige riguardo “l'attività fisica di coppia” purtroppo non era ancora stato messo in atto, ma nonostante l'attesa entrambi i ragazzi non aspettavano altro. Anche lei, che era sempre stata indecisa, era sicura di aver trovato il ragazzo giusto... ma a quanto pare il destino non voleva concederle questa possibilità, dato che in due settimane gli unici baci che avevano potuto darsi erano quelli in corridoio sotto gli occhi invidiosi di tutti.

-Allison... sei ancora lì o ti sei addormentata?-

La ragazza si alzò a sedere -Ti assicuro che ora sono sveglia... quando posso venire da te?- Come mai questo ragazzo trova sempre le parole giuste per farmi reagire?

Trevor sospirò, e stavolta non per scherzo – Veramente avevo chiamato per avvisarti che finalmente i miei si sono decisi a darci lezioni pratiche... sai, sulle ninfe.-sbuffò scocciato. - Ma se vuoi comunque venire stamattina... magari ci divertiamo un po' e poi...-

La porta di casa sì aprì, preceduta da un breve rumore di chiavi che giravano nella toppa. -Allison! Sono a casa!- e la voce di Nichole fece trasalire la ragazza, che liquidò in fretta Trevor.

-No... no posso... mi sono appena ricordata che oggi ho il pranzo con i miei, scusami. Ma ti prometto che oggi pomeriggio ci sarò. Alle cinque a casa tua, okay? Ciao. -

-S...- bip.bip.bip.bip.

Allison chiuse in fretta la comunicazione troncando la risposta di lui, giusto in tempo per vedere Nichole piena di buste che entrava nel salotto.

-Tesoro! Non credevo fossi già sveglia!-

Lei fece una smorfia in direzione della madre, intenta a sbottonarsi il Trench chiaro.

-Non ho dormito molto bene stanotte... degli strani rumori provenienti dalla camera tua e di papà mi hanno disturbato... ne sai nulla?- chiese mentre la seguiva in cucina.

-Sally! - un richiamo secco fece accorrere la domestica, che entrò in casa attraverso la porta finestra che dava sul giardino. I suoi capelli biondi sfuggivano dalla crocchia ordinata, e gli occhi azzurri erano vispi mentre rispondeva al richiamo -Eccomi signora.- si aggiustò il grembiulino sporco di terra, togliendo foglie e rametti rimasti impigliati.

-Buon dio Sally, come ti sei conciata? Vatti a cambiare e poi scendi qui a mettere in ordine la spesa. É stato un caso eccezionale che l'abbia fatta io, perciò non ti ci abituare. Intesi?-

-Certo signora.- La ragazza scomparve fulminea su per le scale, forse avvertendo il malumore di Nichole.

-Mamma. Non mi hai risposto.- Allison poggiò i palmi delle mani sul bancone della cucina, guardando la madre interrogativa.

La donna restò girata verso il frigo, aprendo lo sportello rovistando dentro. -Risposto a cosa?-

La ragazza sbuffò. - Al fatto dei rumori stanotte. Quelli che provenivano dalla camera tua e di papà. -

-Non c'è nulla da sapere.- replicò la donna secca, girandosi anche lei verso il bancone e poggiandovi sopra un vasetto di yogurt.

Allison alzò un sopracciglio. -Mamma...-

-No Allison. Quello che succede tra me e tuo padre non ti riguarda. E con questo la questione è chiusa. -

-Mi riguarda se ci vai a letto! Dopo tutto quello che ci ha fatto, dopo tutte le parole false che ci ha detto... tu ricadi nella sua trappola sempre allo stesso modo, come un ape al miele!- alzò la voce la ragazza, stringendo i pugni.

Sua madre era stata così male durante l'assenza di Brad, possibile che avesse dimenticato già tutto?

Nichole irrigidì la mascella ed il nero delle sue pupille diventò più profondo.

-Lo so quello che ci ha fatto, e non lo dimenticherò. Ma anche se rifiuto di crederci, se cerco di essere fredda quando gli parlo...Lui mi è mancato comunque. E se la mia mente rifiuta di ammetterlo, dicendomi che quello non è mio marito, è un bastardo puttaniere, il mio corpo non la pensa allo stesso modo.-

-Allora cerca di far prevalere la mente agli istinti primordiali. Perchè se lui se ne va, e tu ritorni nell'apatia che avevi prima del suo ritorno, ti giuro che me ne vado di casa. - sibilò Allison irata, girando le spalle alla donna che la guardava indecisa se far valere la propria autorità di madre o essere ferita dalle parole della figlia, e uscendo dalla porta.

Perchè Nichole sapeva che Allison aveva ragione, sapeva che gli ultimi anni erano stati insostenibili per la figlia, e le dispiaceva che si sentisse delusa dal suo comportamento. La ragazza aveva ragione, non avrebbe dovuto farsi trasportare così dal proprio corpo, ma quando era con Brad tutto perdeva importanza, e pur avendo provato a tenerlo lontano, tutto la tradiva, a partire dal proprio corpo.

Per un mese era riuscita a resistere alle sue avances, ai suoi tentativi di farsi perdonare, convinta che fossero tutte falsità... ma tutti avevano un limite, ed il suo era arrivato la sera prima.

-Nichole-

-Cosa c'è Brad? -

-Perchè non vieni più vicino? Stai sempre il quella striscetta striminzita di materasso, neache ti volessi saltare addosso... dai, vieni qui, come ai vecchi tempi. -

La sua voce era dolce, sommessa, e stranamente la donna sentì di potersi fidare. Tuttavia, si disse, se era stato capace di abbandonarla con una figlia piccola, sarebbe stato facile fingere di voler riallacciare i rapporti solo per passare una notte di sesso.

Restò girata dalla parte opposta dell'uomo, con la schiena rigida e vigile per prevenire ogni tentativo di contatto.

-No-

-No?- ripetè lui, la voce in apparenza ferita.

-No.- ribadì ancora una volta Nichole -Ora basta parlare. Voglio dormire. -

Chiuse le palpebre, sperando che lui desistesse, ed era convinta che l'avesse fatto, fino a quando non sentì la sua mano calda che le si poggiava sul finaco e la faceva girare velocemente verso di sé.

Quel movimento così improvviso le fece aprire gli occhi di scatto, e rendere conto di essere solo a poche spanne di distanza dal viso di lui.

I suoi brillanti occhi blu riflettevano la fioca luce dei lampioni che proveniente dalle persiane abbassate. Le pupille scure dilatate la fissavano nell'oscurità.

-Nichole...- Ripetè.

Lei si irrigidì al suono della sua voce.- No Brad. Non puoi pensare che dopo tutto quello che hai fatto, io torni ad essere come prima. Se hai bisogno di essere consolato chiama una prostituta. Non è poi diverso da ciò che hai fatto in questi anni, no? Perchè cambiare abitudini proprio ora?-

Lui si avvicinò ancora di più, le labbra ad un soffio dal quelle di lei. -Ma io non voglio una prostituta. Voglio te.

La sua voce era poco più di un sussurro, ma il suo tono non era più implorante, anzi. Il timbro roco e profondo, quel tono possessivo e voglioso, fece salire un brivido sulla schiena di Nichole. Un brivido che nonostante l'intenzione di rifiutarlo, era di desiderio.

In fondo... una sola volta... Negli occhi della donna passò un lampo di indecisione, e Brad veloce incollò le labbra alle sue, approfittando del momento.

Il corpo di lei all'inizio fu rigido, segno della battaglia interna che stava avvenendo.

Poi le sue mani scivolarono lievi tra i capelli dell'uomo, assecondando i suoi movimenti, e anche gli ultimi sprazzi di lucidità scomparvero.

Rimasero solo loro due, corpi premuti l'uno sull'altro, come amanti ritrovati.

Le mani di lei scesero lievi sul petto dell'uomo, scolpito grazie ad anni di palestra. Lui gemette, mentre le punte delle dita affusolate lo accarezzavano. Quelle mani gli erano mancate così tanto, quella donna, gli era mancata così tanto.

Con le braccia Brad si portò sopra di lei, baciandole la curva del collo con lentezza. Era deciso a lasciarla libera di scegliere se andare avanti o meno, ma la donna non accennò a volersi fermare, porgendo la propria pelle alle sue labbra esperte e artigliando il lenzuolo leggero,e lasciando le sfilasse la camicia da notte.

Pur essendo già stata con Brad, era come la prima volta. Sensazioni del tutto nuove pervasero Nichole, la quale sperò che l'uomo non la stesse prendendo in giro ancora una volta. Lasciò che la sua bocca lasciasse un umida scia tra i seni nudi, che scendesse agile sulla vita piatta, fino al solleticare il bordo degli slip.

La donna non disse di no alle attenzioni dell'uomo, non rifiutò quei baci così dolci lungo le cosce, non rifiutò quelle mani forti mentre tiravano giù anche l'ultima barriera, perchè benchè cercasse di negarlo, lui le era mancato più di quanto credesse, e mentre gemeva in risposta delle sue azioni, sapeva che non avrebbe dovuto lasciarsi andare così.

Eppure quella bocca così bella ed abile le faceva perdere la cognizione del tempo, facendo sì che il calore nel basso ventre aumentasse sempre di più.

Fu solo quando Nichole credette di non resistere più, quando dentro di lei mancava solo una scintilla per far divampare l'incendio, che Brad risalì lungo il suo corpo, liberandosi dei boxer ormai stretti.

Le lanciò un ultimo sguardo, e lei rispose artigliando le sue spalle con le unghie. Lui si avventò di nuovo sulla sua bocca, sussurrando le ultime parole, prima di premersi contro di lei, dentro di lei. -Tu sei mia.-


 

* * *


 

Nichole l'aveva fatta infuriare sul serio. Come poteva andare a letto con quel verme? Come poteva avergli perdonato tutto così facilmente?

Allison era esterrefatta. Non credeva che sua madre fosse una puttana, ma a quel punto non sapeva più cosa pensare.

Il pranzo era stato come sempre uno strazio, anche se stavolta non era riuscita a guardarli, i suoi genitori. Non era vergogna, era disprezzo. Disprezzava Brad, perchè sapeva che tutte le sue azioni avevano uno scopo, e che aveva solo sedotto sua madre.

Disprezzava sua madre, perchè si era lasciata sedurre da Brad così facilmente. In quel caso, i suoi poteri di ninfa si erano dimostrati un'arma a doppio taglio. Nonostante avesse voluto incenerirli tutti e due, metaforicamente parlando, l'unico risultato era aver quasi squagliato la forchetta che aveva in mano. Era da molto che non le succedeva, ma in qualche modo non l'aveva stupita.

Un clacson insistente dietro di lei la avvisò che il rosso era passato da un bel po'. La ragazza mandò un occhiata infuocata, nel vero senso della parola, all'incauto guidatore che aveva osato tanto, e ripartì sgommando, lasciando la macchina con i pneumatici in fiamme, con l'uomo che si chiedeva come mai non riuscisse a ripartire.

Era salita in macchina subito dopo pranzo, senza degnare di uno sguardo i genitori.

Il telefono squillò insistente, ed Allison portò l'apparecchio all'orecchio senza curarsi di tutte le regole che stava infrangendo. -Pronto?-

-Allison? Dove sei?- la voce squillante di Trevor le perforò il timpano.

La ragazza inarcò un sopracciglio. - Ciao anche a te. Sto venendo ora a casa tua...-.

-I tuoi genitori mi hanno chiamato perchè non sapevano dove fossi, non hai risposto alle loro chiamate e si stavano preoccupando. Dato che neanch'io sapevo nulla ho pensato che se non volevi parlare con loro, a me avresti risposto. -

Allison sorrise tra sé e sé. -E perchè avrei dovuto?-

-Beh... perchè nessuno rifiuterebbe la chiamata ad un fico come me!- Si pavoneggiò al telefono, facendola ridacchiare. -Comunque... hai detto che stai venendo ora?-

Lei confermò -Sì, ora. Lo so che è presto, ma i miei non li sopportavo più. Se è un problema per te posso...- Venne interrotta dalla voce di lui -No, no vieni. Tu non immagini quanto io non veda l'ora di baciarti. -

-Oaky. Sto arrivando.- Allison chiuse la conversazione velocemente, improvvisamente impaziente di arrivare a casa sua.


 

* * *


 

-Su su su! Non c'è tempo da perdere!- Geroge spronava i due ragazzi, che percorrevano pigri il corridoio della casa.

-Papà! Non ci insegue nessuno, vai con calma!- esclamò Trevor scocciato. Il padre aveva rovinato tutti i suoi programmi , a partire dalla parte romantica con Allison.

L'uomo lo guardò severo -La luna piena non aspetterà noi. Quindi vedi di muoverti Trevor, perchè la lezione di oggi richiede tempo ed impegno. - replicò tagliente, fermandosi appena varcata la soglia del suo studio.

Si voltò verso la grande libreria bianca, ignorando i ragazzi che lo fissavano scettici.

I libri erano tutti perfettamente allineati in ordine alfabetico e d'autore, sui vari ripiani che componevano ognuna della quattro identiche parti della libreria, posizionate tutte l'una affianco all'altra. George si avvicinò alle due parti centrali, infilando le mani nei due centimetri che distanziavano le identiche strutture, e premendo i palmi verso l'esterno, come se stesse aprendo un armadio a due ante. Le due librerie si distanziarono, scorrendo su dei binari e finendo dietro le altre parti.

Al posto del muro bianco che sia Trevor che Allison si erano immaginati, c'era una apertura della dimensione di una porta, dalla quale partivano innumerevoli gradini, che si inabissavano nel buio.

-Sembra tanto una di quelle cose da sadici... sai le stanze delle torture... non è che devi dirmi qualcosa papà?- Trevor ruppe il silenzio guadagnandosi un occhiata infuocata.

-Spiritoso, Trevor, davvero, ma ti sbagli. Quelle scale portano alla stanza dove tu ed Allison vi allenerete per le prossime due settimane, a partire da oggi.- Disse indicando i gradini con aria soddisfatta.

Allison espirò una boccata d'aria -E ora che si fa?-

George sorrise, scoprendo i denti perfetti. - Ora, voi imparate ciò che le ninfe hanno come riflesso naturale: usare le ali. -


 

* * *


 

La stanza delle esercitazioni si era rivelata essere una sala rotonda, molto spaziosa e meno in profondità di quanto sembrasse ne vedere quella lunga scala scura. Era comunque abbastanza giù da poter essere un buon bunker in caso di attacco alieno.

-Bene ragazzi. Ora osservatemi bene, perchè dovrete fare ciò che faccio io, quando sarà il vostro turno. La prima volta sarà un po' dolorosa, ma non preoccupatevi. Guardate. - cominciò subito George, senza lasciare spazio alla curiosità dei due.

-Hai sentito?La prima volta sarà dolorosa- sussurrò malizioso Trevor ad Allison, tirandole una leggera gomitata. Guardò di nuovo il padre, e gli sfuggi un esclamazione di disappunto, vedendolo a petto nudo.

-Papà! C'è una signora qui, copriti!- George gli lanciò un occhiata esasperata.

-Se tu avessi un cervello nel quale ci fosse posto per qualcos'altro oltre sesso e ragazze,-Allison ridacchiò -Capiresti che non posso spiegare le ali con la camicia ancora addosso perchè se no si strapperebbe! - Sbottò alla fine esasperato. -E poi non credo che sia un problema per Allison. Non sarebbe certo il primo petto nudo che vede no?-

La ragazza fece un cenno di assenso. - E lei non è messo neanche tanto male signor Shtrauss, se posso permettermi- Questa volta l'occhiataccia andò a lei. -No, no puoi, ma per questa volta farò un eccezione. Ora zitti e guardate-

L'uomo raggiunse il centro della stanza e prese in respro profondo. La sua voce rimbombò sul soffitto a cupola. -Incurvate le spalle, in modo che tutta la pelle sia ben tesa, magari assumete una posizione accovacciata, stringetevi le ginocchia con le mani, o cose del genere se vi trovate meglio. É come se ora, sulla vostra schiena, ci sia una pellicola a coprire le ali. Quando le spiegherete, la pellicola che le ha tenute protette per tutti questi anni si strapperà, da qui il dolore che sentirete.-

George allargò le spalle, ruotandole per farle sciogliere. -Bene. Cominciamo-

Le scapole sporgevano dalla schiena, ricoperte di linee scure, La pelle pallida risplendeva nella sala, illuminata dalla luce fioca delle fiaccole. Sembrava di essere catapultati in un altra epoca, tanto surreale era.

George si mosse improvvisamente dando un colpo con le spalle, come se avesse improvvisamente sbattuto contro qualcosa di duro, come se due mani invisibili gli avessero spinto indietro. Le linee si staccarono repentinamente dal suo corpo,, con un rumore di carta strappata, triplicando le proprie dimensioni mentre si separavano dal corpo dell'uomo in pochi istanti.

George si girò verso Allison, che lo fissava con la bocca semiaperta e gli occhi sgranati. O maglio, non fissava lui, bensì le ali. Non aveva mai visto nulla di simile. Erano grandi eppure le loro dimensioni non sembravano compensare l'apparente fragilità. Le linee scure si intersecavano l'un l'altra e gli spazi erano come vuoti. Sembrava quasi che tra una linea e l'altra non fosse nulla, e che volendo si sarebbe potuto allungare il dito e passare attraverso quella che in realtà era una patina impalpabile e trasparente agli occhi umani.

-Io non credo di farcela. - La voce tremula di Allison fece voltare sia Trevor che George.

-Non puoi permetterti di non farcela, Allison . Qui, forse, puoi avere incertezze, ma quando saremo ad Ascabryh, e ci sarà tutto il popolo a chiederti consiglio, cosa farai? Devi imparare ad essere forte da ora. - George la guardò con pietà, e la ragazza ribollì di rabbia. Pur essendo stata lei a dire che non se la sentiva, dopo le parole dell'uomo era determinata a fargli vedere che ce l'avrebbe fatta, nonostante lui non la ritenesse all'altezza di un simile compito, come aveva letto nel suo sguardo impietosito.

L'uomo le lanciò un pezzo di stoffa spiegazzato, dal quale pendevano dei fili.

-Che cos'è?-.

-Viene da Ascabryh. É una cosa simile alle nostre magliette, la usano le donne di lì. Si allaccia dietro il collo e in vita, e lascia scoperta la schiena per permettere di staccare le ali senza problemi. Mettila. - George si girò dalla parte opposta, e la ragazza capì che avrebbe dovuto cambiarsi lì. Sollevò un sopracciglio in direzione di Trevor, che ancora la fissava, ed il ragazzo si girò svogliatamente.

In pochi attimi la ragazza si tolse maglia e reggiseno, e legò quello strano pezzo di stoffa ruvida sulla pelle chiara.

-Fatto!- Esclamò, e i due si girarono. Si sentiva in imbarazzo così scoperta, perchè in fin dei conti era solo un misero rettangolo di stoffa quello che indossava.

Trevor fece un sorrisetto, osservando come le scoprisse le curve morbide.

-Mettetevi al cento, come ho fatto io prima- Il padre del ragazzo li smosse,

-Ora cercate di evocare le sensazioni che provate quando il potere si risveglia. Allison, cerca di ricordare una situazione in cui il tuo potere si è risvegliato, alle emozioni che lo anno scatenato. Gestisci la corrente che senti scorrere dento di te, immagina che debba defluire tutta da un unico punto, l'attaccatura delle ali tra le scapole. E poi lasciati andare. -

Trevor schioccò la lingua -Sembra facile. -

-Su! Cominciate !- li spronò George impaziente. Trevor si levò in fretta la T-Shirt, non senza lanciare un occhiata provocatoria ad Allison, che distolse lo sguardo imbarazzata, dopo aver intravisto i sui addominali perfetti.

In pochi secondi l'aria sembrò farsi più pesante, sembrò riempirsi di energia. Trevor emise un gemito, mentre con uno strappo secco le ali si staccavano dal suo corpo, i bordi frastagliati che fluttuavano. Sul voto del ragazzo scorrevano sottili gocce di sudore, ed i muscoli contratti tremavano mentre le ali si staccavano.


 

Il tutto finì velocemente come era iniziato, ed il ragazzo tirò un flebile sospiro rialzandosi n piedi e camminando in tondo, mentre cercava di abituarsi alla presenza dei due grandi colpi fluttuanti.

Si girò verso Allison, come ricordandosi improvvisamente che ci fosse anche lei.

Restò immobilizzato, dalla visione surreale e quasi divina che si parò difronte a lui.

La ragazza era circondata da un'alone rossastro, una bolla solcata da linee vermiglie che si intersecavano sulla superficie.

Pov Allison

Faceva male. Tanto tanto male. Era come se qualcuno stesse tentando di strappami le ali a forza. Le linee erano incandescenti, ma non come il fuco, no. Era come se sulla mia schiena fossero posati dei carboni ardenti, come se nelle mie vene scorresse magma. Non sapevo cosa c'era fuori dalla mia bolla, non sapevo se Geroge e Trevor mi stessero guardando, né se Trevor ci fosse riuscito. L'unico mio pensiero era quel dolore lancinante che sembrava aumentare all'infinito. Uno spasmo mi percorse il corpo, facendomi cadere a bocconi, e serrai gli occhi mentre il dolore si intensificava, dieci volte più forte, e poi cessava improvvisamente. L'aria intorno a me si raffreddò repentinamente, stordendomi.


 

Pov Trevor

Quella strana bolla esplose all'improvviso, inondando me e mio padre di luce scarlatta. Una vampata di calore attraversò l'ampio spazio della sala, estinguendosi velocemente. E poi la vidi.

La vidi, mentre si alzava sulle gambe malferme, ma non riuscii a guardarle il volto, ipnotizzato dalle due gigantesche ali che le fluttuavano dietro. Non avevano nulla a che vedere con le mie e quelle di George, che al confronto sembravano straccetti. Le sue erano diverse: Le linee erano scarlatte, sembrava che sul serio dentro vi fosse magma, piccoli vortici più intensi all'attaccatura, quasi vivi.

E poi mi guardò. Ed in quel momento ebbi paura, come mai ne avevo avuta. Perchè le sue iridi erano fuoco liquido, e mi inchiodavano al suolo senza possibilità di scampo. Mi sentii come incatenato a quello sguardo, uno sguardo che non era umano.

In quel momento, Allison non sembrava una dea, no.

Allison era una dea.

 


 


 

Nota dell'autrice
Ciao a tuttiiiiiiii :-D Perdonatemi per questo immane ritardo vi pregoooo *Si inginocchia*
Lo so che è più di una settimana che non mi faccio viva ma.... perdonatemii
Ok, sarò breve perchè sono in macchina in viggio da bari verso Roma (casa mia) e sto utilizzando come ruter il mio cellulare per poter andare su internete, e il computer è peraltro mezzo scarico .-. 
Quindi.. hce ne pensate di questo cap? io non lo so... sonceramente non mi convince molto... boh, ditemi voi ^.^
Dato che è da un paio di capitoli che ho smesso di assillarvi, mi sento in dovere di chiedervi di  RECENSIREEEE  perchè le recensioni sono diminuite... ed erano già poche prima perciò... che vi costa lasciarmi un pensierino? * Sigh*
Vabbè.... vi saluto, 
Ninriel

 


 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Ninriel