[Azzurra]
Guido mi lascia senza parole.
Tutto immaginavo, qualsiasi cosa, parole rabbiose, parole
avvelenate, rivendicazioni, insulti… non i complimenti.
Lo guardo ancora basita, mentro lo vedo dare una pacca sulla
spalla a Paolo, come gesto di congratulazioni. Spero solo di non essere l’unica
rimasta a bocca aperta.
- E’ solo una telefonata… - cerca di sminuire Paolo, quando
nel bar si affaccia un corriere.
- La signora Leonardi? – chiede guardando verso il folto
gruppo.
- Sono io, - dico facendo un passo nella sua direzione, mi
porge una busta gialla, e mi passa una tavoletta elettronica per firmare la
ricevuta.
Saluta velocemente per poi sparire da dove è venuto, mentre
io mi rigiro la busta tra le mani.
- Allora cos’è? – mi chiede suor Angela, curiosa e
impicciona come sempre.
Apro la busta e mi trovo in mano tre inconfondibili
biglietti aerei.
Alzo lo sguardo per cercare quello di Paolo, che sembra un
po’ confuso come me, perché quest’uomo ha tutta questa fretta?!
C’è anche una lettera, che apro immediatamente, è
indirizzata sia a me che a Paolo, lo invito ad affiancarmi nella lettura.
[Guido]
Guido calma, respira piano, avvicinati a Nina che non sembra
troppo in forma, e rischia di fare zac.
- Allora che dice? – chiede Giulia dopo aver
impercettibilmente sfiorato la mano di Nina e la mia spalla.
Paolo prende la lettera dalle mani di Azzurra, e senza mai
incrociare il mio sguardo o quello di Nina, inizia a parlare.
- Ci invita a partecipare a questa serie di campagne
pubblicitarie, è molto incuriosito dal nostro lavoro insieme, dice che c’è
qualcosa nelle foto che io ho fatto ad Azzurra che non ha visto in scatti di
altri colleghi, dice che le catturo l’anima dentro l’obiettivo… un’altra serie
di smancerie, e spera che noi prendiamo i biglietti che ci ha inviato come un
incoraggiamento più che come una forzatura. Specifica che l’offerta è per
entrambi, entrambi accettiamo o entrambi rifiutiamo, diciamo che non è
interassato a uno solo di noi due.
Sia lui sia Azzurra, sembrano davvero confusi, questa
notizia è caduta sulle loro spalle così come sulle nostre.
- Ria non dobbiamo decidere in questo modo… e soprattutto
non dobbiamo andarci per forza! Detesto queste imposizioni, lo sai, possiamo
benissimo permetterci di rimborsargli questi biglietti e mandarlo a quel paese,
molto cortesemente certo, ma sempre a quel paese.
- Non dire scemenze, è un’occasione troppo grande! – sbotta
Nina fissando Paolo, che ora incatena il suo sguardo a quello di lei – Quando
vi ricapita una cosa del genere?
- Senti Nina, sono un buon fotografo anche senza Nigel
Barker… non ho certo bisogno di lui.
- Non dire stro… - un’occhiataccia generale – sciocchezze… è
una grande occasione, e il tuo atteggiamento è stupido e infantile!
- Davvero? Sono io quello infantile? L’hai vista in faccia
la tua amica?? Ti sembra una che voglia lasciare l’Italia fra tre giorni?
In effetti Azzurra sembra congelata, incapace di parlare, o
quantomeno di formulare una frase coerente, e temo che i suoi pensieri siano
egualmente confusi.
- Certo che ha quella faccia, se tu continui a dire così
certo che fa quella faccia!!
- Non puoi dare sempre la colpa a me Nina, non è per me che
Azzurra sta così, e lo sappiamo entrambi. – il livore nella sua voce sembra
incupire Nina, ma lui subito si riprende - E non mi interessa perché sta così,
cioè le voglio bene, certo che m’interessa, ma non m’interessa come pensi tu,
piccola cieca, impertinente, stupida, cocciuta, testona.
Questa mezza dichiarazione di Paolo congela tutti i
presenti, soprattutto Nina, visto che noi altri avevamo già intuito la cosa,
Giulia e la suora ridono sotto i baffi, Azzurra finalmente si scioglie in un
tenero sorriso, ed io la fisso intensamente per poi sorriderle complice.
E il suo sorriso si spegne.
[Azzurra]
Che diavolo di casino.
Io non riesco nemmeno ad essere contenta 5 secondi per Paolo
e Nina, che subito tutto mi torna addosso e pesante.
E quel sorriso di Guido non riesco proprio ad accoglierlo.
- Azzurra! – mi richiama la voce di Guido, un po’ incerta,
qui davanti a tutti, ed ecco che mi chiede di parlare in privato – credo che
sia chiaro a tutti perché tu non riesci ad apprezzare come dovresti
quest’offerta che avete ricevuto. Non solo per te stessa, non sei in grado
nemmeno di essere felice per un tuo amico …
Ma come diavolo si permette di dire certe cose? Non…
- E non t’arrabbiare, ma pensa un solo secondo a quello che
hai nella testa e vedrai che ho ragione.
Faccio tre profondi respiri e sì, forse Guido non ha tutti i
torti, non solo non sto prendendo seriamente in considerazione come dovrei un’occasione
come questa, ma non sono nemmeno contenta per Paolo, sono terrorizzata
semplicemnte terrorrizata.
- Ed è colpa mia! – dice ancora Guido, e gli altri ormai
trattengono il fiato, un po’ come me, ma che diavolo hai intenzione di fare.
- Perché nelle ultime settimane la tua vita è stata
stravolta, un po’ per colpa mia, perché Lucia è mia figlia, ed ora lo so anche
io, perché non voglio separarmi da lei e lei non vuole separarsi da me, e tu lo
sai, e pensi che questa cosa sia proprio successa in un momento sbagliato, il
più sbagliato di tutti probabilmente, o proprio il peggiore forse, sempre
secondo te però. – continua lui sempre molto serio, mentre fa un passo,
minuscolo verso di me.
- Io credo che questa cosa sia successa nel momento giusto.
Ed io spalanco gli occhi basita.
- E credo pure che tu debba accettare questa proposta e
partire fra tre giorni.
La mia mascella sarebbe sul pavimento se non fosse
anatomicamente trattenuta da pelle, ossa, muscoli e qualsiasi altra cosa ci sia
sulla mia faccia.
Quando si avvicina ancora, cercando di prendermi una mano mi
ritraggo offesa, di nuovo, e oltraggiata da queste sue parole, arrabbiata,
semplicemente furiosa.
- Ed è così che tieni a tua figlia? È così che … che
manifesti quello che dici di provare per me????
- Ti amo – dice serio, con il suo sguardo fisso nel mio, di
fronte a tutti, e incurante di loro allo stesso tempo – ti amo da impazzire, e
amo Lucia alla follia – dice afferrandomi ora la mano, ora che sono basita. – Ti
amo abbastanza da capire quanto questa cosa sia importante, vi amo non avendo
bisogno di un pezzo di carta che accerti che lei è mia figlia, è già mia, lo è
qui… - dice portandosi la mano libera al cuore – ed io sono suo, lo sai, lo
vedi quanto ci tiene a me.
- Ma ci lasci… ci lasci sempre… - dico piano, ma certa che
lui, e chiunque qui dentro, mi abbia sentito.
- E chi l’ha detto? – dice lui ed io alzo la testa che avevo
di nuovo abbassato – Non credo che tu possa affrontare quest’improvvisa
trasferta così … hai bisogno certamente di due baby sitter, come pensi di
poterti occupare anche di Lucia con così poco tempo per organizzarti? Noi,
Davide ed io, veniamo con te, magari non so se troveremo posto proprio sul
vostro stesso volo… ma non vi lascio, non vi lascio più.
- Nemmeno io! – dice Davide che è appena arrivato e si è
messo di fronte al padre, mentre tiene per mano Lucia, che non sembra stia
capendo molto di quello che sta succedendo ma sembra fidarsi ciecamente del
fratello.
Perché sì, Davide è suo fratello, Guido è suo padre, e
vogliono venire con noi in America ma…
- Non dire assurdità, come fareste a venire con noi? Davide
ha la scuola, tu hai l’università… non dire cose che non…
- Smettila! – mi dice stringendo la mia mano, e tirandomi un
po’ più vicino a lui – è estate e Davide non ha scuola, può portarsi benissimo
i suoi libri, ed io appena parlato con il rettore Alfieri e ho chiesto un anno
di aspettativa, dobbiamo solo formalizzare questa mia richiesta, ma lui ha già
accettato. Non ti lascio… non vi lascio!
- …lasciamo! – precisa Davide stringendo la mano di Lucia.
- Mami? – mi chiede mia figlia con uno sguardo che dice
tutto… tipo… che sta succedendo?
- Lulù, questa è una cosa da grandi, perché tu e Davide non
andate a giocare ancora un po’ di fuori. – dice Guido chinandosi per arrivare
alla sua altezza, capendo la mia momentanea inabilità a rispondere a questa
semplicissima domanda.
Lei non sembra convinta inizialmente, poi incurante di
tutto, si avvicina, gli posa un bacio sulle labbra, annuisce e scappa fuori,
tirandosi dietro Davide.
[Paolo]
Ti prego Azzurra digli di sì. Anche se non ti ha chiesto
niente, anzi proprio perché non ti ha chiesto niente, ti prego non chiudere la
porta in faccia ad un uomo, che non mi sembra essere più la bestia che tu
ricordi, e poi … dai… tua figlia lo adora!
Provo ad avvicinarmi a Nina, in questo momento di pausa
creato dalla comparsa/scomparsa dei bambini, ma non appena mi avvicino lei si
allontana di un passo.
Qualsiasi forse poteva esistere, sembra che adesso sia
svanito nel nulla.
Mi concentro di nuovo su Guido e Azzurra, cercando di non
pensare a Nina, ma il suo odore ormai mi sta incasinando il cervello.
[Azzurra]
- Non ti sto chiedendo di sposarmi, non ancora, voglio una
possibilità Azzurra, voglio la possibilità di starvi accanto, quella che non ho
colto 4 anni fa quando mi hai detto che eri incinta. Non sono quella persona, e
oggi ti vedo, io ti vedo.
Le sue parole mi scuotono, profondamente, tanto quelle
precedenti.
Alzo il viso per guardare i presenti, e tutti sembrano dirmi
una sola con i loro sguardi, poi cerco gli occhi di Guido, ora così vicini ai
miei.
- Ho paura… - gli dico piano.
- Anche io, da morire, ma so che ti amo, che credo nella
donna che sei diventata, e mi sono profondamente innamorato di Lucia. Ho
un’ottima carriera, un figlio splendido, e tutto quello che mi manca siete voi;
non ci posso più stare senza di voi, ecco perché un anno di aspettativa, voglio
restarvi vicino, in questi mesi e nei prossimi. Hai una grande occasione davanti
a te, tu mi sei stata accanto quando è stato il mio momento, mi hai appoggiato
quando sono partito per Berlino, ti sei fidata di me, ed io… sono partito, da
solo, il più grande errore della mia vita, una carriera senza la mia famiglia è
una prospettiva altamente desolante, ora permettimi di venire con te; perché tu
sei sempre stata migliore di me, e so che non lasciaresti mai Lucia qui,
permettimi di aiutarvi.
- E il riconoscimento?
- Ci sarà tempo, non ho fretta, credimi. Ho almeno un anno…
Mi ritraggo dalla sua stretta, cerco di rassicurarlo con lo
sguardo, ho bisogno di un momento da sola, e lui mi confonde.
[Guido]
Devo lasciarle lo spazio che il suo sguardo mi sta
implorando di concederle, quindi con una fatica infinita, faccio anche io un
passo indietro e le lascio la mano.
Sembra ringraziarmi con un cenno del capo ed io le sorrido,
pregando chiunque che lei si fidi di me, tanto da concedermi questa
opportunità.
La vedo dirigersi verso il giardino del bar, e mi metto
seduto, quasi cado sulla sedia, sento che qualcuno si sta sedendo accanto a me,
e quando alzo lo sguardo scopro che è Paolo; che mi sorride, e sembra proprio
che voglia incoraggiarmi.
Mi guardo intorno e noto immediatamente Nina che tenta di
allontarsi da noi il più possibile.
Se Azzurra mi da un possibilità devo rifare un discorsetto
con quella ragazza, anzi, le parlo in ogni caso.
- Eri sincero, e questo è stato evidente anche a lei, come a
ognuno di noi, lei è innamorata di te, forse non è ancora capace di ammetterlo,
ma quello che sente non lo può fuggire a lungo. Sii fiducioso.
- Ci provo, più che altro ora mi sento nudo.
- Capisco perfettamente, anch’io mi sento in mutande.
Peccato Nina se ne freghi.
- Ha solo paura…
- Anche Azzurra!
- Manco avessimo nove teste di serpenti e un corpo di drago…
- … o una testa di leone e un serpente al posto della coda…
-… o tre teste di cani, e il nostro compito fosse quello di
vigilare l’ingresso dell’inferno…
- Se avete finito di dire sciocchezze… - dice suor Angela
sedendosi con noi – possiamo ragionare con calma, oppure all’inferno vi ci
spedisco io.
Tutti e due smettiamo di ridere, e ci voltiamo verso la
suora, cercando di restare seri.
- Per una volta che voi due non vi comportate come dei cretini, e
che mezzo ammettete i vostri sentimenti non è che quelle benedette ragazze
devono cadere svenute ai vostri piedi…
- Nessuno dice questo…- prova a dire Paolo, ma sbagliando
tutto, la suora non va interrotta, mai
- Paolo! – lo richiama anche suor Costanza che si unisce a
noi.
Gli poso una mano sul braccio e scuoto la testa, sperando
che recepisca il messaggio, ‘non interromperle’, soprattutto quando le suore
sono queste due.
Lui annuisce un po’ sconsolato.
[Azzurra]
Quando esco, so già che non resterò sola a lungo, difatti poco
dopo, Giulia si siede di fronte a me, e quando incrocio il suo sguardo, non
vedo nulla di buono, difatti lei attacca subito in quarta.
- Azzurra basta scuse o paure, per quanto vuoi farti
dominare dalla paura di amare, prima di provare a vivere quello che hai? Quanto
deve soffrire la tua famiglia, prima che tu riesca ad accettarla? Perché è la
tua famiglia, e tu la ami già. Ora, ascoltami, chiudi gli occhi, che cosa vedi?
- Lucia, Guido e Davide, che giocano a Central Park. – e
dirlo è facile quanto vederlo in questo momento.
- Brava ragazza, ora sai che devi fare. – dice Giulia
abbracciandomi forte.
[Paolo]
Mi ci mancava solo la filippica delle suore.
Meno male che Guido se la sta sorbendo con me… strano… in così poco
tempo, questo Guido è passato da bastardo
senza cuore ad affidabile spalla,
sviluppo interessante direi.
- … e poi Paolo, parliamoci chiaro, lei hai per caso detto
di essere innamorato di lei? O che ti piace? O che t’interessa? O che forse
avresti voglia di construire qualcosa con lei? – incalza ancora la temibile
pinguina.
- Suor Angela… la prego, lo lasci stare… non credo che
questi siano fatti nostri, soprattutto suoi. – dice Guido rimproverandola, e la
faccia della suora è davvero buffa, accusa il colpo, ma sembra molto molto
offesa.
- Maleducato… - borbotta infatti lei.
Quando Azzurra rientra al bar, e ci raggiunge al tavolo
della cucina, ci ammutoliamo tutti.
[Guido]
E ora è finita, è il momento della verità, ed io me la sto
facendo sotto.
Un bel calcio sullo stinco da Paolo ed io mi alzo in piedi,
facendo un passo verso di lei.
Voglia e paura di incrociare il suo sguardo sono le
sensazioni che mi fanno rimanere così, con gli occhi a fissare le sue mani…
Ah basta, Guido tira fuori le palle. Mi dico cercando di farmi
forza, e alzo gli occhi per incrociare i suoi, se solo lo avessi fatto prima
forse non avrei avuto così paura.
Mi guarda, come forse non mi ha mai guardato in questi
giorni, nemmeno stanotte, mentre facevamo l’amore, ed era mia in quel momento,
tremendamente mia, incredibilmente mia, certamente mia.
- Ho preso una decisione… - dice avvicinandosi a me – potete
venire con noi. – conclude sempre seria nel tono della voce, ma con gli occhi
illuminati.
- Bene, - dico facendo un ultimo passo e restando ora fermo
davanti a lei - devo solo formalizzare l’aspettativa con Alfieri, prendere i
biglietti aerei, preparare le valigie per me e per Davide, e basta credo.
- Secondo me ti stai dimenticando qualcosa. – dice lei
prendendomi una mano, mentre io non capisco.
- Il passaporto ce l’abbiamo, anche Davide… - le dico io,
mentre lei scuote la testa estremamente divertita.
Mi accarezza il viso, mentre si avvicina a me, fisso le sue
labbra incantato come sempre, e non ci credo davvero, chiudo gli occhi, quando
le sue labbra sfiorano le mie.
Mi sta davvero baciando davanti a tutti? Pare di sì, dagli oh nemmeno troppo velati che sento di
sottofondo.
E quando vorrei di più, lei conclude questo bacio, posandomi
un bacio a stampo sul mento, un gesto che faceva prima, quando dovevamo
fermarci per qualsiasi motivo, un dolce ricordo, che diventa uno splendido
presente.
Le sorrido incantato, quando lei prende la mia mano, e mi
dice: - Dobbiamo parlare con Lucia, c’è qualcosa che è giusto che anche lei
sappia.
Il mio sorriso ora è incontenibile, le prendo il viso tra le
mani, e le poso un bacio a stampo sulle labbra, prima di dirle solo: - Grazie!!
E ci allontaniamo così dal bar, mano nella mano e con due
facce da ebeti.
[Azzurra]
Ancora non ci credo, tutta l’ansia, tutta la paura, tutto il
passato, adesso non pesa più come pesava prima, forse perché oggi ho visto
Guido come non l’avevo mai visto o forse solo perché credo che valga più la
pena provarci con lui, che vivere dentro la mia campana di vetro.
Usciamo in giardino insieme, ancora mano nella mano, per
cercare Lucia.
- Chiamiamo anche Davide?
- Come vuoi tu, come pensi sia meglio.
- No, non cominciamo
così, che iniziamo malissimo professor Corsi… - lui mi guarda terrorizzato, ed
io gli sorrido dolcemente – siamo una famiglia, quindi si fa come vogliamo noi…
pensi che a Davide possa far piacere esserci?
- Credo di sì. – mi dice posandomi un bacio sulle labbra.
- Davide, Lucia, venite un momento qui per favore. – dice
poi lui spingendomi verso la panchina di legno del bar.
Quando arrivano ci guardano curiosi, il mio Nano è più
malizioso che curioso, mentre la mia bambina sembra un po’ confusa.
Oddio, come cavolo faccio a dirle che Guido è suo padre?
Come si affronta un discorso abilmente evitato per anni?
Lucia mi guarda confusa, mentre Davide si siede accanto a
Guido, prendo in braccio la mia piccola luce e la faccio sedere sulle mie
ginocchia.
- Amore… - dico spostandole una ciocca di capelli dietro
l’orecchio.
- Mami… - dice lei accarezzandomi il viso.
Con la coda dell’occhio vedo Guido e Davide sorridere.
- Ti devo dire una cosa importante… - dico fissandola negli
occhi mentre lei diventa seria, e guarda spesso verso Guido e Davide, attiro di
nuovo la sua attenzione su di me - … va tutto bene, è una cosa bella – le dico
accarezzandole il viso – ti ricordi quando parlavamo del tuo papà?
Lei diventa seria, gli occhi le diventano lucidi, e lancia
uno sguardo a Guido.
- E’ lontano… - dice annuendo – Lulù ha solo la mamma, come
te avevi solo un papà, e come Tato che ha solo papà Guido.
Perché mia figlia ha questa memoria allucinante e questo
cervello ipersviluppato???
- Lulù non ha un papà, è lontano… forse non mi vuole… bene…
- dice in un soffio cominciando a piangere piano.
Vedo, sento e percepisco Guido che comincia ad innervosirsi
sulla panchina, il mio Nano che è in assoluto un piccolo genio, gli poggia una
mano sulla gamba.
- Non ho mai detto che il tuo papà non ti vuole bene, – dico
asciugandole i lacrimoni, cercando di calmarla – ho detto che era lontano…
- Pecché è lontano? Pecché non vuole Lulù? Pecché Lulù è
cattiva? – chiede ancora lei mentre l’agitazione aumenta sia in lei sia in
Guido.
- Non è così… tu non sei cattiva. – le dico stringendola a
me.
- E’ c….
- Lulù – dice Guido prendendola dalla mie ginocchia, e
mettendola sulle sue, impedendomi di terminare la frase – il tuo papà si era
perso, era lontano, e non trovava più la strada per tornare da te e dalla
mamma. – dice Guido accarezzandole la testa, con gesti dolci e cadenzati.
- Ea? – chiede Lulù, che è davvero troppo troppo sveglia.
Guido mi lancia uno sguardo, la domanda è muta ma è chiara.
- Lulù la tua mamma ha trovato il tuo papà. – dice Davide
intervenendo pure lui, mentre davanti a me, la nostra famiglia prende sempre
più forma e colore.
Lei che si era accoccolata sul petto di Guido, si scostò
stupita, piantando le mani sul petto di lui e fissandomi, con la bocca
deliziosamente aperta.
Lei annuisce semplicemente.
- Lucia… - le dice Guido attirando la sua attenzione – sono
io il tuo papà.
Lei è ferma, con la bocca spalancata, mentre Guido le
continua a parlare dolcemente, allentando però la presa.
Leggo solo ora sul suo viso la paura di un rifiuto.
- Mi dispiace di essere stato via per tutto questo tempo, io
ho fatto degli sbagli, sono stato cattivo… - dice lui ancora cercando di
smuoverla da quel così tanto innaturale stupore.
- Oh papi… - dice lei gettandogli le braccia al collo e
stringendosi a lui.
Mentre Davide ed io tiriamo, in contemporanea, un sospiro di
sollievo.
- Gazie mami… - dice lei staccandosi da Guido, - hai trovato
il mio papà!! – dice dandomi un bacione, e tornando a stringersi al collo di
suo padre.
Faccio un segno a Davide, chiedendogli di sedersi accanto a
me, lo stringo in un abbraccio mentre tutti e due ci asciughiamo una lacrima
che è scappata al nostro controllo.
- Tato… - urla ancora Lucia sbracciandosi verso Davide –
siamo fatelli, se la vuoi ti pesto la mia mamma… è bava sa. – gli dice ancora
lei, come se gli stesse vendendo uno dei suoi giocattoli preferiti.
- Oh grazie piccola, - dice lui sporgendosi verso Lulù e
accarezzandole la testa, - so che Azzurra è una grande mamma.
Guardo stupita il mio Nano, che si stringe ancora di più a
me, mentre ormai non sono più in grado di trattenere le lacrime.
[Guido]
Già la reazione di Lucia, ha fortemente minato il mio
autocontrollo, ora vedere Davide e Azzurra, di nuovo insieme, così pazzeschissimamente
felici, mi fa luccicare pericolosamente gli occhi.
- Papi – dice Lucia, battendo la mano sul mio viso – hai
visto che belli? – dice indicando la madre e Davide.
- Sono bellissimi, amore. – dico stringendola a me, e
avvicinandoci ai due, stringendo anche loro nel nostro abbraccio; Lucia si
sporge per raggiungere Azzurra e Davide, mentre passo un braccio attorno alle
spalle di Azzurra, che con gli occhi lucidi si volta verso di me, e mi fa cenno
di avvicinarmi ancora di più, le porgo l’orecchio per sentire cosa ha da dirmi.
- Sono innamorata di te, stupido testone, grazie per non
aver mollato con me. – sorrido alla sua dichiarazione, mentre il mio cuore fa
le capriole dalla gioia.
- Grazie a te – dico sfiorandole le labbra con un castissimo
e dolcissimo bacio, - per la famiglia che mi hai regalato.
E restiamo ancora un po’ così, stretti l’uno all’altro,
felici di esserci ritrovati.
Un passo avanti e tu
Un passo avanti e noi, noi, noi
[Nina]
Come
sono belli finalmente tutti insieme.
Penso mentre sbircio dalla finistra, la famiglia Corsi e
Leonardi.
Sono davvero felice per loro, per questa famiglia che si è
ritrovata per questo amore che non si è arreso e…
Paolo…
Che cosa diavolo voleva dire prima? Perché adesso guarda
Azzurra e Guido felici insieme e sorride complice con suor Angela?
Tutto questo non ha senso, e più ci penso a quello che
potrebbe significare e meno voglio pensarci.
Sono contenta che Azzurra e Paolo abbiano avuto questa
opportunità, come sono contenta che Guido abbia trovato il coraggio e si sia di
nuovo dichiarato a lei, che parta con lei, Lucia e Davide per questa trasferta
americana, ma IO non voglio stare qui un minuto di più, non oggi, non con tutta
questa gioia, che fa a cazzotti con quello che sento nel cuore.
Mi chiudo in camera mia, per preparare una borsa veloce, me
ne vado a Milano per qualche giorno, almeno fino a quando non sono partiti
tutti. Tanto con il caos della partenza e della neo famiglia Corsi-Leonardi,
dubito che qualcuno si renderà conto della mia assenza.
Toc
Toc
Ho decisamente pensato troppo positivamente, ma non c’è
Giulia che tenga, ormai ho deciso, me ne vado.
- Giulia sparisci per favore, non ho voglia di parlarne. –
dico rivolta alla porta chiusa, mentre non smetto di fare la mia valigia.
Quando sento la porta aprirsi mi volto imbufalita.
- Non sono Giulia! – dice Guido alzando le mani.
Ma come non era in giardino poco fa?!
- Quindi entri lo stesso? – dico inviperita, dalla sua
insistenza.
- Beh sì! – dice lui chiudendo la porta, e sedendosi sul mio
letto, accanto alla mia valigia.
- Non ho voglia di parlare.
- Chi ti chiede di parlare, ascoltami, ascoltami e basta.
- Non mi…
- Nina, per favore, stai zitta. – dice deciso e serio – Già
una volta ti ho detto quanto non sia sempre utile mettere davanti alle
questioni di cuore la carriera…
- Sei fuoristrada…
- Può darsi… ma visto quanto ti sei data da fare in questi
anni, credo che tu possa chiedere delle lunghe ferie al tuo studio legale, e
venire con noi in America.
- Cosa??? Perché dovrei?
- Per Paolo per esempio.
- Non ha bisogno di me.
- Non sai quello che stai dicendo, quello che ti ha detto
oggi…
- Quello che ha detto oggi non significa niente!
- Nina, fermati un momento, e ascolta il tuo cuore. Quello
che vuole, quello che sente… quello che stai facendo – dice indicando la
valigia – è una bambinata. Stai scappando, senza nemmeno averlo ascoltato.
- Non lo voglio sentire… - dico sedendomi accanto a lui, con
ancora una maglietta in mano.
- Perché hai così tanta paura di lui?
- Perché ne sono innamorata, e non è giusto, lui non è
quello giusto per me, siamo diversi, facciamo lavori diversi, e stiamo entrmabi
troppo impulsivi e schietti per costruire qualcosa di … possibile.
- Stai dicendo solo delle assurdità e solo perché hai paura.
- Può darsi, anzi, è fottutamente vero, ho una paura
assurda, di aprirmi di nuovo, di fidarmi di nuovo, di un uomo che è
perennemente circondato da donne splendide… non voglio essere il suo
passatempo, ne uscirei così male.
- …ma cosa ne sai… - dice lui accarezzandomi la testa.
- Guido, - dico alzando la testa e fissandolo negli occhi –
ti prego, ti prego, capisco la tua infinita gioia, e la voglia di vedere gioia
e felicità ovunque, ma ti prego lasciami andare. – dico alzandomi e chiudendo
la mia borsa.
Rimane ancora seduto sul letto.
Mi inginocchio davanti a lui.
- E’ vero, sto scappando come una vigliacca, e forse hai
ragione tu, non deve per forza finire male, ma se sarà, sarà no?! Tornerà prima
o poi, potremmo riparlarne magari fra qualche mese. Per favore, - dico
prendendo le sue mani tra le mie – non dire a nessuno che me ne sto andando…
dammi un po’ di vantaggio.
- Dove vai? – mi chiede lui serio.
- A Milano, sto qualche giorno, il tempo che partite.
- Stai sbagliando. – mi ripete ancora lui serio come non
mai.
- Può darsi, ma non so e non voglio fare altro al momento.
Lo vedo annuire stanco, ci rialziamo entrambi in piedi, ed
io gli poso un bacio sulla guancia.
- Grazie. – gli dico quando sono già sulla porta, prima di
chiudermi la porta alle spalle.
Guido Corsi è una gran bella persona, quasi quattro anni
passati ad odiarlo mi hanno sfibrato, sono davvero contenta di saperlo di nuovo
con Azzura… mi era mancato il prof.
[Guido]
- Ma dov’è? – dice per la settima volta Paolo a suor Angela,
dopo aver fatto per quattro volte il giro del convento e del convitto, comprese
le zone femminili.
- Paolo, non lo so – gli ripete per l’ennesima volta suor
Angela, mentre Giulia e Azzurra si guardano un po’ preoccupate per Nina, e un
po’ divertite dalla reazione di Paolo.
Beh, direi che le ho concesso un vantaggio più che
sufficiente.
- E’ andata a Milano. – dico attirando l’attenzione di tutti
su di me. – Voleva stare un po’ da sola. – dico ancora mentre tutti mi guardano
stupiti, la mia donna più di tutti.
- Volevo parlarle, l’avevo vista molto tesa prima, e… beh
diciamo che Nina ed io siamo molto simili a volte. – dico un po’ imbarazzato,
grattandomi il testone.
- Ha due ore di vantaggio, vai! – dico fissando solo Paolo.
Lui mi sorride, afferra la sua giacca, e scappa volando
fuori dal bar.
Azzurra mi fissa.
- Nessuno sarebbe riuscito a fermarla, mi aveva chiesto un
po’ di vantaggio, e due ore sono un signor vantaggio.
Si alza dalla sedia, si avvicina a me, sul volto un
espressione indecifrabile.
E comincio a pensare che ho appena rovinato tutto…
Mi getta le braccia al collo e mi bacia sulle labbra.
- Sei stato grande prof! – dice prima di tornare a baciarmi.
per te cammino, per te
respiro
per questo amore vivo io senza te
io senza te, non ho più voglia di ridere
NDA
Eccoci qui, con l'ultimo vero capitolo di questa storia, manca solo l'epilogo, e forse ci sarà qualche altra Missing Moments, io non parlo più, vorrei davvero sapere cosa ne pensate voi...
Grazie a chi legge, chi segue questa storia, chi la ricorda, e chi la preferisce.