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Autore: Hermione_12    23/09/2013    0 recensioni
Nicholas è il tipico ragazzo strafottente, vanitoso e modaiolo, ma al campus a cui deve partecipare gli farà conoscere nuove persone, che diverranno importanti per lui, lo faranno sorridere e piangere, soffrire e gioire, ma soprattutto gli faranno scoprire un mondo a lui sconosciuto, pieno di sorprese, sia belle che molto spiacevoli.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2  
 
Prima di tutto Nicholas si guardò intorno alla ricerca di qualche ragazza adatto a lui, ma solo pochi potevano sembrare all’altezza, ed erano tutti più grandi. Si prospettava un soggiorno noioso, se non per il fatto che, dopo aver constatato che non c’erano ragazzi degni del suo tempo, Nicholas non perse un attimo per osservare le ragazze, che gli offrivano secondo lui un discreto belvedere. E in effetti era così, anche se molte delle più grandi erano già visibilmente impegnate. Perciò dopo aver capito che con loro non avrebbe avuto possibilità, Nicholas provò ad adocchiare qualcuna della sua età. Dietro di lui era seduto un gruppetto di ragazzine che non erano state un attimo zitte durante il video di presentazione del campus, che scorreva ormai da un po’di tempo. Aveva sentito anche qualche apprezzamento su di lui tra i loro discorsetti, ma erano più piccole e lui non aveva nessuna intenzione di indaffararsi con loro. Davanti a lui c’era una coppietta di 18enni che si tenevano per mano mentre altri due ragazzi lì accanto li prendevano in giro. Erano tutti troppo alti per permettere a Nicholas di vedere nelle file ancora più avanti, e non aveva nessuna intenzione di alzarsi in mezzo al nulla solo per guardare oltre, perciò lasciò perdere. Accanto a lui sedeva un ragazzo più o meno della sua età, moro con gli occhiali. Non aveva smesso un attimo di chiacchierare da quando era arrivato, e Nicholas non aveva alcuna voglia di fare amicizia con uno sfigato chiacchierone, ma solo per il gusto di poterlo poi prendere in giro si sporse un po’sul braccio destro e senza farsi notare cercò di ascoltare la conversazione. Non riusciva bene a capire cosa stava dicendo, ma sentiva chiaramente la sua voce ancora non del tutto sviluppata, per niente gradevole. Ma poi il ragazzo si zittì e Nicholas sentì una voce femminile provenire da là, una voce gradevole. Curioso, si sporse un po’indietro, cercando di non dare nell’occhio, per vedere oltre i tanti riccioli dello sfigato. Capelli lunghi, mossi e rossicci, occhi verde chiaro,magra, vestita bene e… dotata di discreti attributi. “Non male per essere amica di sfigato” fu il primo pensiero di Nicholas. La luce si riaccese prima che lui si ricordasse di stare fissando la ragazza da troppo tempo, e frettolosamente cercò di risedersi per bene, ma non prima di scorgere sulle labbra della ragazza un sorrisetto ironico, forse imbarazzato, in quell’attimo in cui i loro occhi si erano incrociati. Cercò di sembrare indifferente, distratto, voltandosi dall’altra parte. In quel momento si dimenticò della ragazzina rossa, accorgendosi con stupore che fino a quel momento era stato seduto accanto a tre silenziose ragazze che prima neanche aveva notato. “Wow, queste si che sono ragazze!” fu la frase che per poco non usciva dalla bocca di Nicholas. Si sistemò i capelli accentuando la cresta, stiracchiò i vestiti e diede un piccolo ma efficace colpetto di tosse, giusto per farsi notare. Si stampò sula faccia un sorrisino e attese. Come era prevedibile tutte e tre si voltarono verso di lui e cominciarono a parlottare sotto voce, mentre Nicholas cercava di sentire cosa stessero dicendo, ma invano. Era sicuro di aver fatto colpo e mentre stava per girarsi verso di loro e salutarle con disinvoltura (come era suo solito fare con le ragazze), si accorse con stupore ed amarezza che tutte erano tornate ad ascoltare il discorso dell’animatore in cima alla sala, che Nicholas non aveva minimamente considerato. Mentre cercava invano di capire cosa avesse sbagliato per provocare quella reazione, si accorse che tutti si stavano alzando, e cercò di seguire il gruppo. “Dov’è che stiamo andando?” chiese Nicholas allo sfigato. “Abbiamo il resto del pomeriggio libero” rispose lui “Dicono che ormai è tardi per fare qualche attività, e poi dobbiamo rimettere a posto i bagagli”. Uscirono dalla stanzone e si diressero verso una casa più grande. All’ingresso un’animatrice, Chiara, prese parola, e questa volta Nicholas cercò di ascoltare. “Salite le scale, arriverete ad un corridoio. Ci sono due porte, una a destra e una a sinistra. Su ogni porta c’è un cartello dove dovrete trovare il vostro nome. I vostri compagni di stanza saranno il gruppo con cui farete ogni attività per tutta la durata del campus. Potete andare”.
Con agitazione tutti si diressero in massa su per le scale, e fu un miracolo che tutti rimasero in piedi nonostante la corsa e i bagagli in mano. Nicholas trovò il suo nome sulla porta di sinistra; non stette a leggere gli altri, non conosceva comunque nessuno. La camera era piuttosto grande; entrando, sulla sinistra c’erano quattro letti a castello, rossi, sbiaditi, evidentemente vecchi. Dall’altro lato della stanza ce n’erano solo tre, con accanto lo spazio per una finestrella (che tra l’altro cadeva a pezzi) e ancora più avanti un piccolo corridoio verso il bagno. Nicholas fu uno degli ultimi ad entrare, ma trovò subito il posto adatto: davanti alla porta, vicino ai quattro letti di sinistra, c’era una rientranza nel muro, un piccolo spazio forse dedicato una volta ad uno sgabuzzino, con un letto a castello che veniva per metà coperto dal muro. Un altro ragazzino più piccolo ci si stava avvicinando, e Nicholas voleva assolutamente il posto di sopra; non aveva voglia di correre o di urlare, perciò con un movimento agile e veloce lanciò lo zaino, che atterrò precisamente sul letto sopra, lasciando il ragazzino di stucco; con un sorriso soddisfatto, ma anche scocciato, Nicholas tirò fuori le lenzuola e in pochi minuti sistemò il letto, non per fare un pisolino, semplicemente perché non voleva ritrovarsi a doverlo fare prima di dormire quella sera. Si sedette sul letto a mangiare una merendina, mentre entrarono nella stanza lo sfigato e la rossina. “Ti prego, non a me lo sfigato!” pensò Nicholas. I due si dissero qualche breve parola, poi si strinsero in un abbraccio e lo sfigato si diresse verso l’altra camera, con grande sollievo di Nicholas. “Menomale, lo sfigato se ne va; cavoli, la rossina è già fidanzata con lui… beh, questo non mi impedisce di provarci con lei… anche se potrei avere di meglio… vedremo”.
La rossina cercando un letto con aria affranta, si andò a sistemare in quello di sotto più vicino alla porta, sulla parte destra della stanza. Nicholas non aveva voglia di conoscere il suo gruppo, perciò decise di uscire per trovarsi un posto tranquillo dove giocare a Real Football. Dal portone si doveva scendere per cinque scalini stretti circondati da un muro e da una ringhiera, malandata come tutto il resto in quel posto. La strada proseguiva in due direzioni, ma una andava versi il bosco e Nicholas non aveva voglia di sporcarsi i pantaloni, e scese verso la piazza. Da lì la strava si diramava: a sinistra circondava il paese, a destra lo attraversava nel mezzo e a diritto.. a diritto saliva e poi non si vedeva più. Decise di proseguire avanti, dove la strada diventava sterrata. Dopo una breve salita si ritrovò a passare tra due edifici, e poi proseguendo in discesa aveva a destra un giardino circondato da un muricciolo e da sbarre, a sinistra quello che una volta doveva essere un orto. Non aveva già più voglia di camminare, perciò si arrampicò sul muricciolo, scavalcò la ringhierà e con agilità saltò atterrando perfettamente in equilibrio. Si sedette appoggiato al muro e accese il cellulare.
Era già una ventina di minuti che stava lì seduto, quando sentì delle voci femminili provenire dalla strada alle sue spalle. Si rimise il cellulare in tasca, con un salto si aggrappò alla ringhierà appoggiando i piedi su due mattonelle: le tre ragazze che nella sala erano sedute accanto a lui stavano passando di lì, e Nicholas non voleva certo sprecare un’occasione. Con un altro salto poggiò i piedi sul bordo del muricciolo e scavalcò silenziosamente la ringhiera poco più avanti, in modo da precedere le ragazze. Un attimo dopo l’atterraggio, perfetto come prima, il trio si accorse della sua presenza: risolini ironici sbocciarono sulle labbra delle ragazze, che incominciarono a parlare fra di loro sottovoce, fissando Nicholas con uno sguardo che neanche lui riuscì a interpretare. Con il suo solito sorriso fiero si infilò le mani in tasca e, dirigendosi verso di loro, disse “Ehi!”, la sua solita frase di entrata. La ragazza bionda mormorò qualcosa alle altre, e con tono ironico rispose un “Eeehiii!”, per poi scoppiare insieme alle amiche in una fragorosa risata, andandosene. A Nicholas servì qualche secondo per rendersi conto di cosa era successo, quando una voce dietro di lui gridò “Insomma, ci sai proprio fare con le ragazze, eh?”. Era lo sfigato ricciolone che rideva dietro di lui avvicinandosi. “Cosa hai detto, sfigato? Prova a ripeterlo se hai il coraggio! Vengo lì e ti liscio i capelli dalla paura, capito?” Fu l’immediata e aggressiva risposta di Nicholas. “Calmati, amico. Sono sicuro che possiamo trovare una soluzione, per esempio.. potrei aiutarti con le ragazze?”
“Ho avuto più ragazze io nella mia vita che tu capelli in testa! Stai zitto, idiota!”
“Intanto non mi chiamo idiota, sono Francesco. E comunque…beh, non sembra. Almeno io con le ragazze riesco a parlare!”
“Non me ne frega niente di come ti chiami!” Urlò Nicholas mentre si dirigeva verso Francesco con aria molto aggressiva.
Erano faccia a faccia, uno davanti all’altro, quando, mentre Nicholas era sul punto di scagliare un pugno, un forte baglio di luce gli abbagliò gli occhi, facendolo indietreggiare e inciampare, senza per fortuna cadere a terra. Nicholas si stropiccio gli occhi cercando di capire cosa fosse successo, e quando dopo qualche secondo li riaprì, vide la rossina accanto a Francesco che gli teneva la mano e gli parlava con un’espressione preoccupata, ma allo stesso tempo con un’aria di rimprovero.
“Adesso ti fai difendere dalle femmine, Francesco?” Accentuò il nome per cercare di ridicolizzarlo di più. Francesco lo guardò, ma non si degnò neanche di rispondere.
“E la tua bella fidanzatina come si chiama, eh?”
Francesco decise nuovamente di non rispondere.
“Sei geloso di me? Lo ammetti? O ti decidi a dirmi il nome della tua amichetta?”
Nicholas scoppiò in una fragorosa risata di scherno verso Francesco, mentre quest’ultimo stringeva i pugni per reprimere la rabbia. Ma Nicholas non la smetteva di ridere, e quando Francesco stava per scagliarsi contro di lui con un impeto di rabbia, qualcuno parlò.
  
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