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Autore: BuzzWolf    23/09/2013    1 recensioni
Due ragazze, con storie diverse, ma un unico dolore. Andranno via dalle loro città, dalle loro vite senza amore.
Potranno due ragazzi innamorati della musica, farle risentire vive e amate?
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1.
Pov. Crystal
Il sole stava appena sorgendo, e ormai New York era lontana e insieme a lei la mia vita.
La strada era libera, accelerai, alla radio la dolce e calma voce di una donna, canticchiai quelle parole:

 
I’ve seen the world
Done it all, had my cake now
Diamonds, brilliant, and Bel-Air now
Hot summer nights mid July
When you and I were forever wild
The crazy days, the city lights
The way you’d play with me like a child
 
E si anch’io avevo visto il mondo, ma nella maniera peggiore che possa esiste. Accesi una sigaretta, mentre i ricordi affioravano, ricordi che solo qualche giorno fa avevo vissuto nella mia pelle, e che adesso mi sembravano così lontani.
Quelle parole crude e dolenti risuonavano:
 
– “Sei una vergona! Sparisci! Ignobile” –  la voce di mia madre che negli anni precedenti era sempre stata dolce, si trasformò aspra crudele e dura.
Mi guardai allo specchietto retrovisore, espirai la sigaretta, i miei occhi verdi erano circondati dal viola di un livido che lentamente stava sparendo «Amore» pronunciai quella solo ed unica parola con amarezza.
Era quello che sapevo io dell’amore, fissai i miei bracci, viola per la troppo eroina. L’amore che avevo vissuto era solo fatto di droghe, sesso e derubare la mia famiglia.
Sfiorai la mia pancia, sentì come una stretta, e nella mente rividi quell’istante: i pugni, calci dati dalla persona che credevo di amare, quella persona che credevo fosse stata al mio fianco.
«Ray che tu possa marcire in galera, lurido bastardo» i miei occhi erano lucidi, sentivo le lacrime scendermi in viso.
 Ripensai a quell’istante:
Entrai in casa tremante e agitata, aprì la porta. Come sempre Ray mi stava aspettando impaziente in un angolino.
Stretti la busta che tenevo in mano «Ray-» ma fui interrotta.
«A-allora l’hai p-portata, dov’è?» la sua voce roca, tremante e i suoi occhi erano spaventati.
Deglutii «Ray ti devo dire che ho usato i soldi per fare delle analisi» ammisi, con capo chino, respirai profondamente e decisi di guardarlo nei suoi occhi marroni «Sono incinta» ammisi.
La sua espressione non era quella che mi aspettavo, era furioso, e fu attimo che mi arrivò un cazzotto sullo stomaco, caddi a terra.
«Lurida puttana, hai sprecato i soldi per una cazzo di visita! Che cazzo m’interessa della merda che porti dentro» le sue parole erano dure, sentirle mi facevano dolere il petto.
Cercai di alzami «Ray senti…» e mi tirò un calciò nel viso.
Iniziò a prendermi a calci nello stomaco, e nel viso, mi rannicchiai cercando di proteggermi, chiusi gli occhi, ma le lacrime rigavano il mio viso. Faceva male, ma non fisicamente, mi faceva male il cuore «Perché? Perché mi stai facendo questo?» dissi con voce fioca.
In fine lo sentì sputarmi addosso, non capì bene cosa disse, ma ricordo solo il buio.
Quando presi conoscenza, mi guardai attorno e la casa era sottosopra. Lentamente mi alzai, sedendomi a terra, alzai le ginocchia e mi rannicchiai nascondendo la testa tra le gambe, e iniziai a piangere, quel pianto fu ina liberazione, era come se non piangessi da una vita – devo andare a casa, nella mia casa – presi coraggio, ma mi accorsi che ero sporca di sangue, ma solo i miei pantaloni era macchiati di quel sangue scarlatto.
Spalancai gli occhi, cercai di trattenere le lacrime e  lentamente mi diressi, grazie ad un taxi, da mia madre nel Upper East Side.
Entrai nel grande appartamento lussuoso, quel lusso non faceva per me, quando mia madre mi vide spalancò gli occhi.
«Tesoro!» disse dolcemente.
Le sorrisi «Mamma» e ritornai nel buio.
Quando aprì gli occhi, mi trovai in una stanza bianca, il leggero vento muoveva le soffici tende. Mi voltai e vidi mia madre dormire su una poltrona accanto a me – che ci faccio in ospedale? – cercai di tirarmi su.
Il letto scricchiolò leggermente, e mia madre si sveglio.
«Mamma» dissi indebolita.
Il suo sguardo freddo «Bene ti sei svegliata. Piccola, lurida tossica!» disse quelle tre parole con rabia, delusione e forse odio.
«Posso spiegarti…» iniziai ad agitarmi, e un macchinario che avevo attaccato da qualche parte del mio cuore, iniziò a lampeggiare.
Mia madre m’interruppe «Aspetta che lo sappia tuo padre» era delusa «Come hai potuto alla tua famiglia» i suoi occhi iniziarono ad essere lucidi, e andò via dalla camera.
Un infermiera fece per entrare, e vide mia madre fuggire via, fece cennò d’entrare.
«È arrivato il segnale che si è agitata signorina» m’informò.
«Niente di ché» cercai di sorriderle, facendo in modo che non sospettasse.
L’infermiera si avvicinò a me, e mi sorrise «Credo che lei sia una donna forte, ed è meglio che lo sappia subito» sostenne.
La guardai con aria interrogativa.
L’infermiera si avvicinò, e mi accarezzò una mano «A causa degli ematomi, ecco…» fece un momento di pausa «Lei signorina, ha perso il bambino» mi fisso nei occhi «Mi dispiace tanto» si alzò lasciandomi qualche istante da sola.
Accarezzai la mia pancia «Il mio piccolo angelo» sussurrai guardando fuori il cielo azzurro – li starai meglio – sorrisi, e sentì le labbra tremare, e il nodo alla gola, e le lacrime iniziarono a scendere, e i miei singhiozzi sembravano non volersi chetare.
Passarono diversi giorni prima che mi riprendessi del tutto, anche in fatto psicologico.
Andai a casa, per lo meno per me era ancora la mia casa.
Trovai già le mie valigie pronte, e mia madre con sguardo freddo e distaccato «Sei una vergona! Sparisci».
Mi diede una valigetta «Tinei questi, e sparisci dalle nostre vite» comunicò.
Presi la valigia «Salutami papà» il mio tono era freddo, e cercai di trattenere le lacrime, faceva male essere cacciati dalla propria famiglia, e andai via, senza voltarmi.
 
Uscì dall’auto strada, i miei occhi erano lucidi, gettai la sigaretta dal finestrino.
Le strade iniziarono ha essere circondate dalla vegetazione, e lentamente sempre di più.
Guardai il navigatore mancava circa un miglio «Sto arrivando nuova vita» asciugai gli occhi e sorrisi.
Guardai la valigetta con su attaccata una lettera di pochi righi:
 
“Cara Crystal,
In una piccola cittadina della Virginia, Mystic Falls, situata vicino a Charlottesville. Si trova un piccolo appartamento di mia proprietà, dove potrai viverci, e iniziare una nuova vita.
Con affetto
Papà”

 

Pov. Alexandria
Un giorno nuovo, una vita nuova , forse devo solo dimenticare e andare avanti , costruirmi una nuova vita, una vita migliore, una vita anche per mia figlia .
Ormai erano quasi otto ore che stavo viaggiando – sono davvero stanchissima e non vedo l' ora di riposarmi su un letto –  mia figlia Sophie è accanto a me, e stava dormendo – sembra così serena , beata lei – io non riuscivo a trovare un momento di pace, ogni minuto, secondo, mi passavano nella mente le immagini del mio passato... Piene di dolore, tristezza e angoscia.
Ormai sono passati sette anni da quel giorno, il giorno in cui dissi a miei e a John che ero incinta. A quel epoca ero piccola e credevo nel amore di John, mi sbagliavo.
 
Appena glielo dissi, lui mi guardò schifato e mi spinse fuori da casa sua, provai un dolore enorme.
Quando tornai a casa dei miei genitori, mi fecero trovare le valige già pronte. Gli chiesi spiegazioni e loro mi dissero queste esatte parole, non le dimenticherò mai «I genitori di John ci hanno offerto un sacco di soldi per farti tacere. Tu adesso te ne andrai, e non vogliamo né te né quel essere schifoso che ti porto dentro. Vattene davanti ai nostri occhi, non sei niente» le parole di mia madre erano ancora incise nella mia mente, «Non ce l’hai fatta a stare senza scopare vero, hai bisogno sempre di avere un cazzo tra le gambe. Puttana! Ora avrai quello che ti meriti. Vattene! Sei uno schifo di figlia, mi vergogno troppo. Vattene ho detto!».
In quel momento, mi ricordo, provai la sensazione peggiore al mondo, Sentì il mondo cadermi addosso, ero sola.
Non avevo nessuno, non volevo vivere, decisi di uccidermi.
Quel giorno se non fosse stato per quella Desy, avrei fatto lo sbaglio più brutta della mia vita.
«Signorina, cosa fa in piedi sul ponte? È pericoloso. Scenda la prego» mi disse, la guardai, era una vecchia signora, con i capelli bianchi, mi guardava preoccupata.
«Perché io? Cosa ho fatto di male? Perché non possono accettare il mio bambino?» dissi piangendo.
Lei mi guardò e si sedette su una panchina, accanto a me «Tu non ti butterai. E lo sai perché?  Perché non è il tuo momento di morire. Tu non ti butterai, perché non sei sola, tu adesso. C'è una vita in te, e non puoi decidere anche per lei. Lei vuole vivere, crescere e darti quel calore che ti hanno tolto. Vuole renderti orgogliosa. Tu non puoi decidere per la sua vita. Perciò figlia mia, scendi da lì! Non sei sola, ora hai tuo figlio e non puoi lasciarti andare ora. Avanti prendi la mia mano» il calore di quella mano, così morbida e rugosa.
Da quel giorno Desy e suo marito Rick , mi aiutarono a crescere mia figlia. Desy morì e suo marito entrò nella depressione più profonda, dopo pochi mesi di tolse la vita. Ed allora io ero di nuovo sola, con una figlia di sette anni, ma dovevo darmi forza se non per me, per mia figlia. Così decisi di trasferirmi a Mystic Falls.
 
Sentì mia figlia muoversi e mugugnare «Mamma siamo arrivate?» mi chiese sbadigliando.
Le sorrisi e le accarezzai i capelli «No, tesoro. Manca davvero poco. Vuoi un succhino così prendi anche le medicine?» lei annuì.
Le diedi il suo succo, con calma, la guardai e pensai – È la cosa più bella del mondo – le accarezzai i suoi capelli biondo scuro, lisci con dei piccoli boccoli alle punte, le sue guance rosee e paffute , il suo sorriso che amavo – È la bambina più bella del mondo. Anche se penso che ogni mamma consideri suo figlio il più bello del mondo –  i suoi occhi erano ambrati e molto espressivi  potevi leggerle l’anima da quei due grandi occhioni – Ha preso molto da me, e di questo ne sono molto fiera. È la mia bambina è l’unica cosa che mi dà la forza di alzarmi la mattina e affrontare la giornata. Lei è il mio mondo. Ho giurato davanti a Dio. il giorno della sua nascita: che l' avrei sempre protetta , l’avrei educata bene, non avrei mai commesso gli stessi sbagli dei miei genitori. Le avrei insegnato ad essere una persona buona, che non c' è niente di più bello dell'amore. Mia figlia sarà quello che io non sono mai stata. Lei è l'unica cosa buona che abbia fatto nella mia vita – pensai mentre la guardavo.
«I gentili passeggeri sono pregati di allacciare le cinture di sicurezza. Fra qualche istante inizieremo la manovra di atterraggio» disse la hostess all’altoparlante.
Mia figlia si girò verso di me «Siamo arrivate mamma?».
Io annui, inizia a mettere le nostre cose nel bagaglio a mano «Sofie metti il giubbottino che farà freddo» presi il giubbotto dallo zaino, e glie lo porsi.
Sofie si mise il giubbotto con fare maldestro «Fatto mamma».
L’aereo atterrò, e scendemmo.   
Ad aspettarci c'era l’agente immobiliare, da cui comprai la casa.
Uscimmo dall'aeroporto e entrammo in un taxi .
Dopo un po’ vidi il cartello con scritto: "BENVENUTI A MYSTIC FALLS ".
«Mamma io ho fame. Andiamo a mangiare» mormorò Sofie.
Le sorrisi «Ora andiamo a mangiare. Mi scusi ma c'è un ristorante non troppo lontano dall' abitazione?» gli chiesi all’agente immobiliare.
Lui mi rispose «Certo. Ora ci andiamo» fece una piccola pausa «In verità è un grill, si chiama Mystic Grill, ma si mangia bene. Io però proporrei di andare prima a vedere la casa e poi vi accompagno al Grill».
Annuii, cinque minuti dopo arriviamo davanti a una piccola casa con un  piccolo giardino.
«Ecco a voi, la vostra nuova casa. Come le sembra?» domandò.
 Rimasi incantata, era così bella e normale e felice.
 Sofie esultava felice, esclamando «Mamma è bellissima!».
La guardai, con le lacrime agli occhi.
Questa casa è il nostro nuovo inizio, la possibilità di ricominciare «È perfetta».

 




Angolo Autrici:
Salve a tutti! Siamo 
Eva Wolf & Marika Buzz.
Siamo due ragazze che Amano scrivere.
Spero che la nostra storia vi piaccia. 
Grazie per aver Letto.
  
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