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Autore: Laylath    23/09/2013    5 recensioni
La sua pelle è così bianca, eppure al tocco brucia quasi più del fuoco.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Military memories'
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Act. 3.

Alba.

 
 
 
Roy Mustang aveva sempre ritenuto, non senza una nota d’orgoglio, che l’alchimia del fuoco fosse in qualche modo più pura di tutte le altre.
Nonostante tutta la morte che aveva provocato tramite essa, una parte di lui riconosceva che c’era qualcosa di speciale nel poter dominare un elemento a conti fatti così impalpabile. L’arte della fiamma esigeva il controllo di particelle d’ossigeno presenti nell’aria, fattori che non si potevano toccare a mano nuda, ma in qualche modo dovevano essere immaginati e riconosciuti.
E’ per questo che lui si considerava ad un livello superiore rispetto agli altri alchimisti.
E poi al fuoco era legata una profonda simbologia: nei riti dei popoli antichi era sacro perché cacciava le tenebre ed i pericoli della notte, illuminava la via, proteggeva dal freddo…
Si bruciavano i cadaveri per evitare le epidemie: quando la terra non poteva accogliere i defunti era la fiamma a dare loro l’estremo addio.
Pensando a tutte queste cose, l’alchimista, per quanto fosse una persona estremamente realista e pratica, non poteva fare a meno di sentirsi in qualche modo sacerdote.
E, idealmente, il fuoco ed il suo calore si collegavano al sole.
 
C’era un momento in cui lui riteneva che il sole fosse più puro: all’alba.
Durante l’alba ci sono i raggi vergini che sfiorano il mondo, con un calore ancora indeciso. Non c’è la forte luminosità e l’apice del calore di mezzogiorno e nemmeno lo stanco tepore del tramonto. L’alba era il momento in cui il sole decideva di affacciarsi ancora una volta nel mondo, promettendo rinnovamento e speranza.
Per questo, a volte, non poteva fare a meno di svegliarsi poco prima che iniziasse quel momento così magico, dove un primo raggio filtrava attraverso le tende a donare luce a chi aveva la fortuna di essere desto, privilegiato spettatore del nascere del giorno.
 
Anche quella mattina, il Generale Mustang si mise lentamente a sedere nel letto, avvisato dal suo istinto che l’evento stava per iniziare. I suoi occhi acuti iniziarono a percepire un lieve diradarsi del buio nella stanza, ancor prima che dalle tende si facesse largo il primo spiraglio di luce.
Lui era lì, pronto a cogliere per la centesima volta quello che ormai considerava un rito.
 
Il raggio di sole si infilò nella fessura tra i due lembi della tenda: dapprima fu solo un puntino di luce bianca che sbocciava sul lenzuolo, nella parte vicino alla finestra, ma con inesorabile lentezza si allungò verso l’altra parte del letto, in un percorso illusorio di salita e discesa nelle pieghe create sul tessuto.
Perché quel primo raggio di sole, quella luce bianca e pura, doveva compiere un omaggio.
Quasi a volersi ricongiungere idealmente ad un secondo sole, andò finalmente a toccare quella schiena candida, messa di fianco, proprio dove l’astro era tatuato.
Ora, Roy non sapeva se era una cosa che succedeva per caso, considerata l’abitudine di Riza di dormire su un fianco, o ci fosse davvero un qualche saluto che il sole voleva fare all’ ex custode dell’alchimia del fuoco, ma ogni volta che si svegliava, ogni volta che si chiedeva se anche quel giorno sarebbe successo, non restava mai deluso.
Il sole ti aveva avvolto quando mi hai mostrato per la prima volta l’alchimia del fuoco. Ma era il sole del tramonto, così rosso ma segno del declino… forse sapeva che il tuo ruolo di custode stava per terminare. Il sole che ti bacia in questo momento è meno bruciante, più puro e promette solo vita.
Nel frattempo il raggio si era ampliato e ora tutta la schiena nuda di Riza era illuminata.
Quel tatuaggio, quella catena che li aveva legati indissolubilmente… Roy fissò ancora una volta quei disegni e quelle scritte che conosceva a memoria, percorse le spire di serpente, immaginandosele proseguire anche dove le cicatrici deturpavano la pelle.
Ma durò solo pochi secondi: gli occhi dell’alchimista smisero di vedere il tatuaggio e si soffermarono solo su quella schiena, meravigliosamente bella. E quelle cicatrici non venivano ignorate dagli occhi scuri: erano state riconosciute, accettate, accarezzate e baciate: le amava perché erano parte di Riza, parte di loro due.
…mi liberi da mio padre e da questa catena. Mi permetta di essere solo Riza…
Sì, quelle cicatrici erano il segno della sua liberazione, la chiave che aveva aperto quella gabbia fatta di spire di serpente e parole arcaiche che sprigionavano il fuoco. Proprio come un cerchio alchemico spezzato, la prigionia era finita e la custode era stata libera di spiccare il volo… di avere una vita propria.
Dove il loro legame non era più forzato.
Necessariamente dopo il tramonto e la notte, il sole deve sorgere.
 
Roy sorrise, mentre si rimetteva sdraiato e andava ad abbracciare la sua compagna.
La schiena di lei, premeva contro il suo petto.
Ed è meravigliosamente tiepida.
  
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