053. Sigh
“And the heart is hard to translate, it has a language of its own; it talks in tongues and quite sighs and prayers and proclamations in the grand days of great men and the smallest gestures, in short shallow gasps”, All This and Heaven too, Florence+the machine
«Ah, un’altra cosa! Pensavamo anche di andare a
visitare il Tenente Colonnello Hughes. Come se la passa?».
Riza guarda Roy. Lui ha smesso di respirare. Solo
una frazione di secondo, poi con il classico movimento fluido ed elegante si è
sistemato il cappotto nero sulle spalle. Ma Riza ha notato il disagio, la
sorpresa, il dolore. Ed, Al e Winry, invece, sembrano non essersi accorti di
nulla. Certo, loro non conoscono il Colonnello come lo conosce lei. Dubita che
qualcuno conosca Roy Mustang bene quanto lei. Probabilmente nemmeno Roy stesso.
Ma questo pensiero è più fulmineo dell’esitazione del Colonnello; passa
talmente veloce che Riza fa fatica a riconoscerne l’esistenza.
«Non è più qui». Roy ha infilato le mani in tasca.
Lo fa sempre quando è nervoso. Cerca i suoi guanti, li tocca, li strofina,
cerca in loro un pallido riflesso di quella sicurezza che solo la presenza di
Riza è in grado di dargli nei momenti più difficili. Certamente ora non può
allungarsi per stringere la mano del Tenente. Non lo farà nemmeno dopo, quando
saranno da soli. E Riza non sa se essere più rammaricata per la morte di Hughes,
per il lutto di Roy o per la sua incapacità di essere di un qualche conforto.
«Eh?» Edward non si aspettava certo una risposta
del genere.
Impercettibilmente il Colonnello si schiarisce la
voce «È andato a vivere in campagna. Le cose stanno diventando pericolose qui a
Central City, per questo ha preso sua moglie e sua figlia e si è trasferito in
campagna. Si ritirerà per badare alla famiglia. Non penso che potrai
incontrarlo qui a Central City». Mentre parla si dirige verso l’HQ.
Riza è rimasta leggermente indietro per la
sorpresa. Questa non è la prima volta che Roy mente. È uno dei migliori
bugiardi e doppiogiochisti che abbia mai incontrato. Non che apprezzi la cosa,
ma Roy è anche questo. Lei gli perdonerebbe qualunque cosa, qualunque menzogna.
Solo non si aspettava nemmeno lei una risposta del genere. Non si aspettava
quella risposta. Non si aspettava che Roy fosse così… paterno. Alla fine si era
affezionato ai fratelli Elric. La consapevolezza di quest’affetto la scuote,
smuove qualcosa nello stomaco, sotto il cuore. Sarebbe potuto diventare un buon
padre, Roy. Un altro rapido pensiero, nato e morto nello stesso istante;
sepolto nelle profondità del cuore l’istante subito dopo.
«Davvero? Peccato…» Ed è dispiaciuto, ma la
delusione passerà presto. Lo si legge sul suo volto, sulla sua postura
rilassata.
«Essere un soldato è molto pericoloso» dichiara
Alphonse per confermare ciò che il Colonnello ha appena detto.
«Avrei tanto voluto rivederlo» è la lagna
infantile di Winry, così estranea alla realtà dell’universo militare.
«La pietra filosofale e gli homunculus, dicevi?»
Roy cambia argomento. Il suo cuore non batte abbastanza forte da lenire il suo
dolore. Riza lo sa bene e persevera nel suo silenzio sorpreso. «Ti farò sapere
se scoprirò qualcosa a riguardo. Andiamo Tenente».
Riza risponde al richiamo «Sissignore». Non c’è
più tempo per la sorpresa.
Muovono solo pochi passi, poi Roy improvvisamente
si ferma. Ha ancora le mani in tasca. «Acciaio. Cerca di stare lontano dai
guai».
«Okay. Ci starò attento».
E si lasciano i tre ragazzini alle spalle.
Ora Riza può parlare. Potrebbe anche prendergli la
mano, costringerlo a tirare fuori le mnai da quelle benedette tasche, ma non lo
farà. Continua a stringere la cartellina con i documenti su Maria Ross, con
entrambe le mani. Quasi ci si aggrappa. «Perché in questi momenti lo tratta
come un bambino?» non vuole essere un rimprovero, ma si è voltata solo un
secondo e ha intravisto le sagome dei tre ancora al cancello del HQ e il
pensiero che credeva seppellito nel suo cuore è uscito fuori dalla tomba.
«Non c’è bisogno che sappiano la verità. Per
continuare sulla loro strada, quei ragazzi hanno bisogno di meno ostacoli
possibili».
Continuano a camminare. È quello che fanno e
faranno sempre: camminare, andare avanti senza portare alla luce i pensieri più
profondi, quelli di cui in realtà hanno entrambi paura.
O forse no.
«Tsk, ma mi hai sentito? E poi ho il coraggio di
dire al Maggiore Armstrong che è troppo buono…».
Sarebbe davvero un buon padre, Roy. Completamente
diverso da quello che l’ha cresciuta. E lei sarebbe una buona madre? Una buona
compagna per Roy?
Riza ricaccia il pensiero nel cuore. Non l’ha
sepolto, l’ha solo mandato in esilio e magari, chissà, un giorno gli concederà
la grazia per farlo tornare. Per il momento, però, si limita a sospirare.
NOTE FINALI:
Eccomi tornata a pieno regime. Ma meglio non strafare e quindi vi ripropongo con questo theme una scena del manga. Non mi ricordo il numero del volume (e sono comodamente buttata a letto, quindi non mi alzerò per andare a controllare). Il contesto è chiaro: siamo dopo la morte di Hughes. Fin da subito mi era chiaro che era Riza a dover sospirare. Non so bene perché, ma ho deciso di seguire il mio istinto. Ho giocato molto sul cuore, e il suo "parlare", "comunicare". Spero abbiate gradito! Grazie per esserci ancora!