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Autore: _petrichor_    23/09/2013    3 recensioni
Louis Tomlinson è un ladro da molti anni, la sua banda è composta da altri tre membri, Niall, Liam e Zayn.
Il 24 Dicembre Niall torna con un affare tra le mani, affittare il castello degli Styles, abbandonato dai proprietari parecchi anni prima, ad una francese per 500 sterline.
Cosa potrebbe accadere se uno di loro, Harry, tornasse inaspettatamente in patria?
Larry-Ziam. Accenni Lilo.
SOSPESA.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Il piano stava fallendo miserabilmente. L’arrivo del giovane riccone li aveva colti di sorpresa e ora rischiavano di dire addio a 500 sterline.
«Quella donna domani vorrà incontrare uno Styles, Lou, ma quello vero sicuramente rovinerebbe tutto.» piagnucolò Niall sedendosi con gli altri su una panchina di fronte al castello.
«Direi di lasciar perdere.» suggerì Zayn distrattamente.
«Eppure sono sicuro che quel tizio ci possa essere utile.» disse Louis a bassa voce, come se stesse parlando con sé stesso e non con altri tre ragazzi.
«Che intendi?» chiese Liam con curiosità.
«Il suo volto.. era così stanco, e le sue parole.. non mi convincono affatto.» continuò evitando la domanda dell’amico.«Dobbiamo parlargli.»
Louis si alzò di scatto e camminò dritto fino al castello, con gli amici al seguito. Prima di bussare alla porta si voltò verso Niall. «Stavolta ho vinto io, biondo.» L’irlandese gli rivolse un’occhiata confusa che Louis, però, non riuscì a vedere, impegnato a sbattere convulsamente le nocche sul legno.
Dopo qualche minuto e un’imprecazione proveniente dall’interno, la chioma riccioluta di Harry sbucò fuori dalla porta. «Ancora voi?»
Louis lo guardò sbieco. «No, i folletti di Babbo Natale.» ironizzò.
«Che volete?» chiese roteando gli occhi al cielo. Quella fu la prima volta che un’espressione si delineò sul volto del riccio.
«Dobbiamo parlare.»
 
“uao” fu ciò che Louis pensò appena superato l’uscio. Tutto era così dannatamente enorme in quel posto. Lampadari, quadri, tappeti e tanto altro che fece prudere le mani di Louis solamente a guardare quel meraviglioso spettacolo di oggetti preziosi. Eppure sentiva che in quella stanza, proprio a qualche metro da lui, c’era qualcosa di ben più prezioso, qualcosa che Louis fremeva dalla voglia di possedere, un paio di gemme verdi, una folta chioma riccia e gambe chilometriche.
 
Harry li fece accomodare in un grande salone, un camino era stato acceso, e tre poltrone venivano illuminate dalla fioca luce della fiamma.
Il padrone di casa prese posto sulla poltrona a sinistra facendo accomodare i quattro ragazzi sulle due di fronte.
Louis si sedette su quella più vicino al camino e Liam su quella a fianco. Zayn e Niall si sedettero ai loro piedi, su un costosissimo tappeto arabo decorato da migliaia cuciture dorate.
«Di cosa volevate parlarmi?» chiese il riccio sollevando una tazza di thé e portandosela alle labbra.
Louis studiò ogni suo movimento, ogni particolare di quella scena così dannatamente perfetta. Se avesse avuto una fotocamera, avrebbe sicuramente scattato una fotografia.
«Sappiamo che molti anni fa gli Styles, ovvero i tuoi genitori, hanno deciso di trasferirsi in Germania. Come mai siete tornati?» intervenne Liam, con un tono leggermente.. infastidito?
Harry sospirò. «Non siamo tornati, io sono tornato.»
 
Zayn era sempre stato un tipo curioso, sì, aveva un innaturale bisogno di sapere. Ecco perché a scuola la sua materia preferita era scienze. “Di cosa siamo fatti? Perché al mio corpo accade questo? Perché lui è biondo e io moro?”
E in quel momento, nella residenza Styles, Zayn aveva bisogno di sapere, sapere perché Harry era tornato da solo. «Come mai sei tornato?»
Harry fu colto alla sprovvista, si aspettava domande del genere ma, cosa avrebbe dovuto rispondere? Di essere scappato dopo aver fatto coming out con la propria famiglia e dopo che i suoi genitori avevano deciso di tenerlo prigioniero in casa fino al matrimonio con la sua promessa sposa? No, assolutamente.
«Harry, è tua?» il flusso di pensieri che attanagliava la mente del ragazzo fu bloccato da una voce allegra, spostò lo sguardo sul ragazzo biondo che stava indicando una chitarra alle sue spalle.
«N-no. Credo sia di mia sorella. Perché?» rispose ringraziando mentalmente l’irlandese per aver cambiato argomento.
«Ne ho sempre desiderata una, ma..» Niall si bloccò, il suo volto aveva assunto un’espressione tra il triste e il deluso.
«..Ma?» lo incoraggiò Harry, curioso.
«Louis non ha voluto.» Ed ecco che in quel momento il verde incontrò l’azzurro, l’azzurro incontrò il verde, creando una miscela perfetta di proibito, desiderio e passione. L’amore.
 
Under the lights tonight, turned around
And you stole my heart, with just one look
When I saw your face, I fell in love.
 
Louis, sopraffatto dalla bellezza del riccio, distolse lo sguardo e puntò gli occhi sulla fiamma scoppiettante. Era intimorito da quel ragazzo e non si spiegava perché, portò involontariamente una mano al petto e riuscì a sentire il cuore sbattere contro il torace.
“Cazzo.”
«Scusate, credo di non star bene. Vado fuori a prendere una boccata d’aria.» Prima che Louis potesse alzarsi, però, Liam gli posò una mano sul braccio e gli rivolse uno sguardo preoccupato. «Il camino.. fa troppo caldo.» si apprestò a rispondergli, con uno strattone si liberò dalla stretta dell’amico e uscì velocemente dalla stanza.


Okay, Louis non aveva la minima idea di quale fosse il percorso per tornare a quella stupida porta di legno, ma già che c’era decise di improvvisare una ‘gita turistica’ e cercare qualche ‘souvenir’. Avrebbe fatto di tutto pur di non pensare ai bellissimi occhi verdi di Harry.
Il ragazzo continuava a canticchiare mentre attraversava lunghi corridoi e osservava i quadri appesi alle pareti. Si fermò davanti ad uno in particolare, ritraeva un bambino castano, sorrideva. La luce era debole, non riusciva a distinguere bene i contorni, ma ebbe comunque l’impressione di conoscerlo.
«Mah.» Louis scrollò le spalle e riprese a camminare , arrivò fino ad una stanza, la porta era stata aperta e la luce del corridoio gli consentì di capire che si trovava davanti una camera da letto. Senza fare troppe cerimonie Louis entrò e accese la lampada poggiata sul comò di fianco alla porta. Vicino la lampada c’erano vari cofanetti di vetro decorato, doveva essere la stanza di una donna. Ne aprì uno delicatamente e prese a ispezionare il contenuto. Un paio di orecchini di perle, un braccialetto d’oro, tre anelli d’argento su cui erano incastonati dei rubini, e un ciondolo di diamante.
Quelle cianfrusaglie gli avrebbero fatto guadagnare un bel po’ quindi, senza neanche pensarci su, svuotò il cofanetto e mise il bottino nelle tasche del giubbotto.
Uscì dalla camera per passare in rassegna alle altre, quel tour si stava facendo davvero interessante.

«Louis?» il ragazzo si voltò notando la figura di Harry a qualche metro da lui. «Sei ancora qui?»
«E dove dovrei essere?» Louis osservava il riccio avvicinarsi mentre si guardava intorno come per controllare che nessuno li stesse spiando.
«A casa. I tuoi amici pensavano te ne fossi andato.»
Louis ne era finalmente certo, molte volte aveva riflettuto su quella probabilità eppure cercava di dare la colpa alla situazione, aveva pregato tutto il calendario per far si che tutto ciò fosse solo una sua impressione ma, niente. I suoi amici erano davvero dei completi idioti.
« Come scusa?»
Harry sospirò. «Siamo venuti a cercarti fuori ma, non c’eri. Il biondo stava impazzendo, pensava ti avessero rapito gli alieni.. A proposito, lo sa che nei film è tutta finzione? Il tizio con i capelli da deportato, invece, cercava di ammazzare quello con il ciuffo perché aveva fatto una battuta su..» Louis riuscì a notare gli zigomi del suo interlocutore diventare leggermente più rosa. «..Ehm, voi due. Ha detto che stavi preparando una seratina romantica o qualcosa del genere.» ed Harry sorrise crepando la sua maschera di indifferenza, un sorriso timido, si vergognava di Louis?
«Stupido Zayn.» disse sottovoce, maledicendolo contemporaneamente nella sua testa. «Quanto tempo fa sono andati via?»
Harry guardò l’orologio che aveva al polso e storse le labbra. «Circa un’ora fa.»
Louis afferrò il braccio del ragazzo e guardò l’ora che segnava l’orologio. «Sono le dieci? LE DIECI? L’ultimo autobus è passato mezz’ora fa!» cominciò a camminare in tondo, passandosi le mani tra i capelli, poi grattandosi le orecchie, il naso e il mento. «E adesso? Come faccio? Come torno a casa? Merda, merda, merda.»
Harry continuava a voltarsi a destra e a sinistra, come a cercare qualcuno, qualcuno che li spiasse o che in qualche modo seguiva le loro vite da  lontano.
«Potresti restare qui.» il riccio si morse la lingua. Certamente l’ultima cosa che voleva quella sera era avere un pazzo squilibrato in giro per casa ma, in quel momento Louis gli sembrava troppo penoso per buttarlo fuori a calci. Harry sperò fino all’ultimo che Louis rifiutasse l’invito, quel ragazzo gli metteva troppa ansia.
«Davvero?» Louis fermò la sua ormai corsa su se stesso e fissò il riccio con espressione confusa. Non si aspettava quella proposta.
«Beh.. come ho già detto a Natale si è tutti più buoni.» rispose Harry grattandosi la nuca e dandogli le spalle.
«Stronzate. Comunque grazie dell’invito..»
«Ma?» La speranza che il ragazzo non accettasse era più forte che mai. Non lo voleva in casa sua, non che puzzasse o roba simile, semplicemente lo metteva a disagio.
«Nessun ‘ma’, resto!» E Louis gli sorrise, anche se Harry non poteva vederlo, ma sorrise.

Louis seguì Harry fino ad una delle stanze al piano di sopra, era grande e spaziosa. Un letto matrimoniale era posto al centro della stanza, e sopra d’esso scendeva elegantemente un enorme lampadario. Sulla sinistra, c’era una finestra posta troppo in alto per affacciarsi e guardare i passanti, o semplicemente per godersi il panorama inglese.
«Questa è la stanza degli ospiti, credo.» Harry si schiacciò contro lo stipite della porta per permettere a Louis di entrare.
«Devo dormire in un letto matrimoniale? Da solo?» Non volle essere una frase maliziosa, il problema era che Louis non aveva mai dormito in un vero letto, non negli ultimi dieci anni.
Spesso aveva improvvisato un letto con l’aiuto di Zayn o Liam, prendevano i giornali e li accartocciavano dopodiché li chiudevano in un sacco per l’immondizia e vi si stendeva su con gli amici. L’idea di dormire su un vero materasso, con vere lenzuola e un vero cuscino gli sembrava del tutto lontana dal suo stile di vita, inoltre non aveva mai dormito solo, spesso per mancanza di spazio doveva ospitare uno dei suoi amici nel “letto” di carta.
«E’ un problema?»



«Louis? Ehi amico, sei qui?» Zayn aprì la porta di casa preoccupato, come d’altronde lo erano Liam e Niall. Erano riusciti a prendere quasi per miracolo il penultimo autobus della giornata. Di solito l’ultima corsa era alle due del mattino ma, era Natale, anche gli autisti avevano diritto a godersi quella festa.
«Io l’ho detto, Louis è stato rapito dagli alieni.» disse Niall beccandosi un colpo sulla nuca da parte di Liam.
«Niall smetti di fare il coglione una volta per tutte. Louis è scomparso e di sicuro non è colpa degli alieni.» Liam era davvero preoccupato, non del fatto che Louis fosse sparito ma, per sé stesso. Liam non era nulla senza Louis, non poteva permettersi di perderlo, avrebbe perso tutto ciò che era o credeva di essere.

Era una notte d’ottobre, la notte in cui Liam scappò di casa, la notte in cui credeva di aver perso ragione di esistere, la stessa notte che la ritrovò, la stessa notte che incontrò Louis.


«Ciao.» una voce fece voltare Liam, era calda anche se sottile, era rassicurante e sicura, tutto ciò di cui aveva bisogno un diciassettenne fuggito di casa dopo aver commesso il più grave errore della sua vita.
«Ciao.» rispose incerto. Un ragazzo castano, bello, con due occhi del colore del cielo, lo stava fissando. Aveva alle mani dei guanti senza dita, un berretto di lana poggiato in testa che lasciava intravedere un ciuffo schiacciato sulla fronte e una sciarpa che gli circondava il collo.

«Che ci fa un ragazzino a quest’ora della notte solo e infreddolito?» gli chiese lo stesso ragazzo rivolgendogli un sorriso. Liam si limitò a scrollare le spalle distogliendo lo sguardo.
«Sono Louis.» disse porgendogli una mano che fu stretta subito dopo.
«Liam.» si presentò l’altro. «N-non sono un ragazzino.»
Louis sorrise ancora e gli scompigliò i capelli  ricci e folti. «Beh, sei più piccolo di me. » Liam borbottò qualcosa che fece ridere lo sconosciuto. «Ancora non hai risposto alla mia domanda, però.»
«Non sono tenuto a dirti niente.» replicò il riccio incrociando le braccia al petto.
«Hai ragione.» annuì Louis. «Ma magari davanti una tazza di thé..»
E fu così che quella notte Liam raccontò tutta la sua storia a un ragazzo dagli occhi blu, un ragazzo che lo ascoltò e l’ospitò in casa sua.
 Quella stessa notte Liam capì di amarlo, capì che senza Louis tutto il suo mondo sarebbe crollato, capì che ormai erano legati.. per sempre.
 


«Se hai bisogno di qualcosa chiama.» Harry salutò Louis e si allontanò dalla stanza che aveva messo a sua disposizione.
Ripercorse il corridoio fino ad arrivare alle scale che lo avrebbero portato al piano inferiore, accarezzò il corrimano scendendo lentamente fino al salotto, dove un’ora fa aveva chiacchierato con gli amici di quel ragazzo.
Quando si era alzato per “prendere una boccata d’aria” il biondo ai suoi piedi si era seduto sulla poltrona ormai rimasta vuota. Avevano cominciato a chiedergli informazioni sul castello, quando sarebbe ripartito, domanda a cui non aveva risposto, e quanti anni avesse. Poi fu il suo turno di chiedere loro quali fossero i motivi per cui tre ragazzi della loro età vivessero in una città piccola come Doncaster. Gli avevano risposto di aver avuto problemi con le proprie famiglie ma, Louis li aveva ospitati nella sua casa e gli aveva dato una nuova vita.
Aveva riflettuto sulle parole di quei tre, questo Louis doveva essere proprio un bravo ragazzo anche se lo imbarazzava molto, motivo per cui, all’inizio, aveva rifiutato di stringergli la mano.
Si sedette sulla poltrona portando la testa indietro e chiuse gli occhi. Il suo viaggio era stato lungo, aveva bisogno di riposo, quei tipi  gli avevano rubato troppo tempo. Stava per addormentarsi quando sentì toccarsi una spalla, mugolò qualcosa e riarpì gli occhi trovandosi a pochi centimetri di distanza il volto del suo ospite. Harry scattò in piedi spaventando Louis che si era scostato e adesso aveva un espressione scioccata sulla faccia.
«CHE C’E’?» Harry cacciò un urlo isterico facendo sorridere l’altro.
«No nulla.» rispose Louis ridendo adesso. «Solo che è Natale.. Non sono abituato a passarlo da solo nella stanza di un castello. Posso stare qui?»
Harry annuì indicandogli la poltrona difronte la sua, la stessa su cui si era seduto all’inizio.
«Vuoi da bere?» Gli propose avvicinandosi al carrello dei liquori e versandosene uno a caso nel  bicchierino di vetro che aveva in una mano.
«Non bevo.» disse Louis serio. Non reggeva l’alcool, non l’aveva mai retto. Quelle poche volte che aveva bevuto un alcolico si era ritrovato attaccato al gabinetto con forti dolori alla testa e allo stomaco.
«Questi cosi sono qui da almeno vent’anni, dici che starò male?» Louis alzò le spalle per poi voltarsi verso il camino ancora acceso. Harry tornò a sedersi sulla poltrona sorseggiando la bevanda.
«Dimmi un po’ Louis, che ci facevate dietro quel cespuglio?» chiese il riccio attirando l’attenzione del ragazzo che si girò nuovamente verso di lui.
«Non posso dirtelo.» rispose abbassando lo sguardo. «Scusami.»
Harry annuì pensieroso poi sospirò. «Se ti raccontassi il motivo per cui sono tornato, me lo diresti?»
«Forse.»

Harry era seduto sul divano del salotto in attesa che i suoi genitori e sua sorella tornassero a casa dopo una mattinata al castello dei Grimshaw. Gemma era stata promessa al primogenito, un certo Nick, e da lì a qualche mese si sarebbero sposati.
Harry era tornato prima dalla scuola, quel giorno finalmente avrebbe raccontato alla sua famiglia la verità.
L’attesa era tremenda, ogni secondo che passava la sua voglia di aprirsi dimminuiva, se non l’avessero presa bene?

 “No Harry, Max e la mamma sono sempre stati comprensivi con te, capiranno anche questa volta.”
E in effetti avevano compreso quando Harry aveva espresso il desiderio di frequentare una scuola pubblica invece che una privata, avevano compreso quando Harry aveva voluto frequentare un corso di boxe, avevano compreso quando Harry aveva detto di non voler mangiare i gamberi quel giorno al ristorante, avevano compreso sempre ogni decisione di Harry, ogni suo desiderio, ogni cosa.
Avrebbero compreso.
Forse.
No, non lo fecero.
«Un figlio frocio. Harry cosa cazzo dici? TI PIACCIONO LE DONNE, TI SONO SEMPRE PIACIUTE.» urlò Max spaventando il ragazzo seduto difronte a se. Gemma stringeva sua madre al petto che era sfociata in un pianto isterico.
«Non è vero! Non ho mai provato attrazione verso una ragazza..p-pensavo ve ne foste accorti!» disse Harry con voce tremante, non se lo aspettava, non si aspettava quella reazione dalla sua famiglia.
«Ero convinto di aver un figlio sano fino a pochi attimi fa. NON NE SAPEVO NULLA, CAZZO.»  Max aveva appena dato un pugno al tavolino che li divideva creando una crepa nel vetro, la stessa crepa che stava attraversando il cuore di Harry.
«NON SONO TUO FIGLIO RINGRAZIANDO IL CIELO. NON AVREI MAI VOLUTO AVERE UN PADRE OMOFOBO COME TE. VAFFANCULO» detto ciò Harry corse in camera sua, nascondendo la testa nel cuscino bagnandolo con le lacrime che continuavano a inumidirgli gli occhi.


Nei giorni seguenti non aveva rivolto la parola a nessuno della sua famiglia, sua madre non riusciva a guardarlo e ogni volta che Harry entrava in una stanza dove c’era anche lei, si alzava e usciva trattenendo una lacrima e un singhiozzo. Gemma continuava a rivolgergli occhiate di fuoco, Max, invece, lo ignorava.
Il giorno del matrimonio di Gemma, Harry non fu presente alla cerimonia. Non fu presente a nessuna delle feste a cui la sua famiglia era stata invitata. Ormai Harry non era più uno Styles.
Ed Harry ne era convinto, fin quando una sera Max entrò nella sua camera comunicandogli che era stato promesso alla cugina del marito di Gemma.

«Non mi importa se ti piace il cazzo, tu sposerai quella ragazza, non voglio sentire ragioni.» disse lasciandolo poi solo.
Harry pianse tutta la notte, la stessa notte che decise di dover fuggire da quella casa, dalla sua famiglia.
La sera seguente, dopo che Max e sua madre erano andati a casa di Gemma e Nick per una festa in maschera, Harry agì. Frugò nei cassetti, negli armadi, e poi si ricordò.

Qualche mese prima i suoi genitori stavano parlando delle proprietà della famiglia e aveva origliato per sbaglio la conversazione.
«Quest’estate potremmo andare a Parigi, che ne dici Anne?» aveva chiesto Max prendendo una delle cartoline dal grande tavolo in sala da pranzo.
«Non so, vorrei tornare in Inghilterra, mi manca così tanto.»
Max trasalì. «Anne, non torneremo in Inghilterra, per nessuna ragione al mondo, capito?»

Sua moglie annuì lasciandosi scappare «Il castello a Doncaster.. che ne farai?»
«Ho detto che non dovevamo parlarne più. Per il castello vedremo.. sono vent’anni che non viviamo più lì, può passare ancora un altro po’ di tempo, non credi?»

La notte della vigilia di Natale Harry si mise in viaggio, ringraziò Dio per non aver speso i suoi risparmi in sciocchezze potendo così comprare il biglietto dell’aereo e arrivare a Doncaster senza troppi problemi. Lì sarebbe stato il vero Harry, l’Harry attratto dai ragazzi, l’Harry felice che era scomparso da un po’. Sarebbe stato solo Harry, non Harry Styles.

«E-ehi, stai piangendo.» Louis si alzò dalla poltrona e si inginocchiò ai piedi di Harry prendendogli le mani. Il riccio alzò lo sguardo e incontrò gli occhi dell’altro, istintivamente si fiondò su di lui abbracciandolo. Continuò a piangere sul petto di Louis mentre lui ricambiava l’abbraccio stringendolo di più a sé. «Va tutto bene, Harry. Va tutto bene.»
«Scusami, scusami t-tanto..» piagnucolò tirando su col naso e staccandosi un po’ dal corpo del ragazzo che scosse la testa e gli regalò un sorriso.
«Shh.» Louis gli poggiò un dito sulle labbra e lo riportò più vicino cominciando ad accarezzargli i ricci.
Stettero seduti sul tappeto con la schiena contro la parte inferiore della poltrona per molto altro tempo, non parlarono, si limitarono a guardarsi e a sorridere. Harry aveva poggiato la testa sulla spalla di Louis che continuava ad accarezzargli un fianco.
“E’ bello.” Penso tra sé, il riccio, alzando di poco gli occhi e ritrovandosi il profilo di Louis a qualche centimetro dalla sua faccia.
«Buon Natale, Harry.» gli sussurrò quest’ultimo all’orecchio.
«Buon Natale, Lou.»


Liam era seduto al tavolo al centro della stanza mentre cercava di riflettere su dove Louis potesse essere.
Al parco. No, Louis non era tipo da parchi.
Al pub. No, Louis non beve.
Alla discoteca. No, Louis non ama i rumori forti.
Al ponte sul fiume. No, Louis soffre di vertigini.
All’albero di Natale in piazza. No, Louis aveva detto che, quell’anno, l’albero era indecente.


«Dov’è Louis?» si lamentò poggiando la testa sul legno continuando a grattandosi la testa.
Avrebbe voluto urlare, se lo stava chiedendo da circa un’ora e non riusciva a trovare una fottuta risposta. Aveva voglia di uscire per strada e gridare il suo nome, non gli importava di poter sembrare pazzo, Liam senza Louis non esisteva.
«Bevi.» Zayn gli si sedette vicino porgendogli una birra. Era preoccupato, vedere Liam in quella situazione non gli era mai piaciuto. Vero, molto spesso non andavano d’accordo, anzi, continuamente, eppure gli voleva bene ed era sicuro che anche Liam gliene volesse.. almeno un po’.
«Che vuoi, Zayn?» disse afferrando la birra per il collo della bottiglia e ne bevve un sorso.
Il ragazzo si strinse nelle spalle e scosse la testa. «Nulla, è tutto okay?»
«Come se te ne fregasse qualcosa.» commentò Liam a bassa voce.
«E’ così strano?»
«Zayn, tu non mi sopporti.» rispose a voce ferma.
Il ragazzo rise, una risata triste, davvero la pensava così? «Ti sbagli, Lì. Io ti ammiro molto.»

La notte di Natale, in due case diverse, due coppie di ragazzi, si ritrovarono abbracciati tra le lacrime consolandosi a vicenda. Una notte che cambiò qualcosa nella vita di quei cinque e lo avrebbero scoperto molto presto.








Ciao,
okay, per prima cosa IO VI AMO, già 11 seguite, 1 ricordata e 3 preferite.
Seeeeecondaria cosa, mi presento, volete conoscere un po' l'autrice di 'sta cosa no? No. Okay.
Chiamatemi Vì, ho 15 anni e adoro letteralmente i Larry.
Questa storia mi è venuta in mente verso giugno, ero in auto e stavo passando davanti una casa in mattoni che sembrava abbandonata, e ho pensato "magari dei tipi la sfruttano illegalmente per far soldi." poi LAMPO DI GENIO (si fa per dire).
"E se i questi tipi fossero i one direction?"
Ho pensato subito a Louis come capo della banda perchè.. "..Louis is the leader.." tanto per citare..
Poi ho pensato a Niall e Zayn, anche loro avevo già in mente più o meno che ruolo avrebbero avuto nella storia, mentre Liam mi sembrava ambiguo, ecco perchè non ho ancora messo la sua 'storia', volevo che vi trasmettesse quel senso di mistero.. si, certo, okay no.
Harry perchè non farlo proprietario? Insomma ladro e vittima che si innamorano non è figo? Magari un giorno mentre vi rapinano casa trovate l'amore della vostra vita. CHECCOSAROMANTICA.
In questo capitolo compaiono altri personaggi tra cui Gemma, Nick (aggiungo già che lo ritroveremo nei prossimi capitoli), Anne e Max.
Max, benissimo, tenete a mente ogni parola di quest'uomo, è di fondamentale importanza, anche perchè influirà molto sui Larry, e sulla loro possibile relazione.
I capitoli li farò sempre più o meno di questa lunghezza, amo i capitoli lunghi.
Se   recensiste con un commento sulla storia, o una vostra opinione o semplicemente tirando a indovinare la storia di Liam, o il carattere che potrà assumere uno dei nuovi personaggi sarebbe davvero molto carino per me.
Va bene, adesso chiudo questo *spazio autrice* non voglio dilungarmi oltre.
Spero vi piaccia e vi appassioni sempre di più.
Grazie ancora.
-Vì.
Se volete, su twitter sono: @tomlinsbrave.
  
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