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Autore: Elis12    23/09/2013    0 recensioni
[Night School]
[Night School]Dal romanzo di C.J. Daugherty
Alla Cimmeria Academy tutto sembra ancora al suo posto, ma niente è più come prima. C'è solo una scelta possibile da fare, Nathaniel o Isabelle, e questo Ashley lo sa molto bene. Non c'è posto per i traditori nella Night School. Tra amore e odio, amici e nemici, gioia e dolore, fiducia e tradimenti, sopravvivere o morire. La lotta per il potere continua...
Genere: Drammatico, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Night School

Chapter Six



Il giorno dopo Ashley era raggiante. I suoi capelli tinti, acconciati in una lunga treccia, sembravano più lucenti che mai; i suoi profondi occhi verdi brillavano e persino la sua pelle chiara riluceva al sole. Sembrava splendere di una luce propria, ma la cosa più sconvolgente, che costrinse gli studenti a lanciarle occhiatine curiose al suo passaggio, era il plateale sorriso smagliante che le incurvava le labbra, così strano e fuori luogo dopo l’umore nero delle settimane precedenti. Quando, quella mattina, entrò nella grande sala da pranzo stipata di studenti per fare colazione, diverse teste si girarono a guardarla. Avanzava come una regina in mezzo a un corteo: la lunga treccia le ricadeva ordinatamente sul seno, la divisa perfettamente stirata e un foulard in tinta, avvolto intorno al collo sottile, le facevano risaltare il volto aperto e solare rivolto dritto davanti a sé. Senza guardare nessuno in particolare, puntò a un tavolo rotondo poco distante, i cui occupanti la osservarono più stupiti che sorpresi, mentre le scarpe dal tacco alto che portava rimbombavano sul pavimento lucido.

«Guarda, guarda, chi ci concede l’onore della sua presenza», commentò Jo aspra mentre Ashley si sedeva tra Zoe e Lucas come se niente fosse. Occhiatine nervose corsero per tutto il tavolo, Ashley alzò lo sguardo nell’istante in cui Rachel aggrottava le sopracciglia all’indirizzo di Allie.
«Oh, andiamo ragazzi! Tutti noi abbiamo i nostri periodi bui», Ashley scrollò le spalle e poi aggiunse, rivolta a Jo, «e non c’è bisogno che ricordi a tutti i tuoi».
«Risparmiacelo, grazie», replicò lei.
«Devi fare più di questo se vuoi essere perdonata. Jo sa chiedere scusa in modo esemplare», le disse Carter con un sorriso.
«Ok, sentite. Mi dispiace per avervi snobbati e ignorati del tutto», Ashley ammise con riluttanza, «sono stata una gran stronza, ma ognuno di voi ha passato qualcosa di simile e sono sicura che potete capirmi». La ragazza rivolse un’occhiata di rammarico a Allie. Sembrava così sincera in quel momento.
«E’ stato un bel discorso», fece Lucas battendole una mano sulla schiena con fare scherzoso, «ma sull’ultima cosa ti sbagli. Noi non siamo così incasinati come te, c’è anche gente seria qui». Fu ciò che sciolse la tensione e provocò l’ilarità dei presenti. In fondo, qualsiasi cazzata qualcuno di loro facesse, veniva sempre perdonata. Era ciò che si definiva “amicizia”. E sia Ashley che Allie ne sapevano qualcosa in fatto di dover chiedere scusa ed essere perdonate per le proprie azioni. La ragazza rivolse un mezzo sorriso timido a Ashley, mentre Jo biascicava «ok, sei perdonata», poi alzava il calice per brindare. Gli altri la imitarono, levarono i loro bicchieri d’acqua e mormorarono in coro: «All’amicizia e alla vita di merda alla Cimmeria».
Scoppiarono a ridere tutti quanti quasi nello stesso momento, ma il sorriso di Ashley si spense quando vide un’ombra improvvisa accanto a sé. Alzò lo sguardo su Sylvain, in piedi dietro la sua sedia con il volto scuro e parecchio incazzato.
«Posso parlarti un attimo, Ashley?» Sembrava trattenere a stento la rabbia e la ragazza lo guardò accigliata. «In privato», aggiunse il ragazzo perentorio. Ashley non aveva scelta: appoggiò il tovagliolo sul tavolo e si alzò.
«Sembra che con lui non te la caverai così facilmente», le gridò dietro Jo per sovrastare il chiasso della sala. Ma i due ragazzi si erano già allontanati. Sylvain attraversò veloce la stanza trascinandosela dietro, con una mano serrata intorno al suo polso, come se potesse fuggire da un momento all’altro. Ashley gli arrancò dietro, cercando al contempo di rimanere al passo e di non perdere l’equilibrio sui vertiginosi tacchi.
«Si può sapere che diavolo ti prende?», chiese lei alzando la voce.
«Non qui», mormorò lui, indicando con un cenno della testa il tavolo degli insegnanti, da cui Isabelle, Raj ed Eloise li osservavano incuriositi.
«Ok, ma lasciami», borbottò liberandosi con uno strattone e poi sfregandosi il polso con l’altra mano.
Sylvain la condusse lungo il corridoio che portava all’ingresso principale, poi vicino a una finestra dell’atrio per allontanarsi dal gruppetto di studenti seduti ai piedi delle scale.
«Qual è il problema?» domandò Ashley, irritata per il suo comportamento.
«Qual è il problema?», Sylvain ripeté le sue parole, ironico. «Il problema sei tu! Pensavo che fossi sconvolta, non che fossi un’idiota!», l’aggredì puntandole contro un dito, l’accento francese più marcato del solito.
«Di che diavolo stai parlando?» chiese lei, abbassando la voce quando il gruppo di studenti si voltò a guardarli.
Sylvain abbassò la voce a sua volta, ma la rabbia nel suo tono non diminuì. «Ieri sera, dopo gli allenamenti, sei sparita e Raj era preoccupato. Mi ha chiesto di venire a cercarti», spiegò.
«E allora?» domandò Ashley disorientata. Non capiva dove volesse andare a parare, ma le successive parole del ragazzo le fecero gelare il sangue.
«E allora», replicò con astio, «ti prego, dimmi che quello con cui ti ho vista baciarti, non era Christopher!» Ora nella sua voce non c’era solo la rabbia, ma anche la delusione, la desolazione e la rassegnazione. Perché, ancora una volta, quella ragazza, la sua ex-ragazza, la sua migliore amica si era cacciata di nuovo nei guai.
«Oh, cazzo!» esclamò Ashley sbalordita. La sua voce risuonò per tutte le pareti dell’atrio, facendo girare i ragazzi del primo anno. Gli rivolse un gesto infastidito della mano e disse: «Sciò, sparite!» Gli studenti non se lo fecero ripetere due volte, impauriti, e se la filarono al piano di sopra.
Sylvain non sembrò neanche farci caso. «Già, maledizione! Che diavolo pensavi? Dove hai la testa?!» Ora, tutta la sua ira poteva esplodere senza preoccuparsi che qualcun altro sentisse.
«Sylvain, ascolta...» Ashley appoggiò una mano tesa contro il suo petto, come per calmarlo e respingerlo al tempo stesso.
«No, tu, ascolta», la interruppe lui, scostando la sua mano e facendo una smorfia per il dolore alle costole che tutto quell’urlare gli provocava, ma a cui il ragazzo sembrò non dare troppo peso. «Questo non è uno dei tuoi soliti scherzi stupidi, non è un gioco, questa è una cosa seria. Nathaniel è pericoloso, Christopher è pericoloso. Non puoi frequentare uno di loro, senza rischiare che ti accada qualcosa!» Sembrava fuori di sé.
«Christopher non è come dici, lui non permetterebbe mai che mi succeda qualcosa», ribatté la ragazza infastidita. Cosa ne sapeva lui di Christopher? Non ci aveva mai neanche parlato!
«Aspetta che Nathaniel lo scopra e poi vedrai se non manderà Gabe a darti la caccia». Il suo tono aspro, sembrava abbinarsi alla perfezione alle linee dure che gli si erano formate intorno alla bocca, storta in una smorfia. Nella sua espressione c’era anche una profonda preoccupazione per quello che sarebbe potuto succedere se i due ragazzi fossero stati scoperti.
«Nathaniel lo sa già», ammise Ashley, evitando il contatto con i suoi occhi, «ma Christopher sa tenerlo a bada. E poi tu neanche lo conosci!»
«Lo sa già? C’est magnifique, non posso davvero crederci!» esclamò Sylvain incredulo. Il suo sguardo blu bruciava per l’intensità con cui fissava la ragazza, come se volesse trapassarle il cranio e spegnerle il cervello per renderla innocua. «E Isabelle? Già che ci siamo, lo sa anche lei che te la fai con uno dei nostri nemici?»
«Certo che no! Ma te la immagini se glielo dicessi?!» Ashley inorridì al solo pensiero, sentiva già la voce infuriata della preside mentre le faceva l’ennesima ramanzina.
«Appunto, e io non voglio esserci quando lo verrà a sapere, perché credimi lo scoprirà!»
«Non se qualcuno non glielo va a dire», Ashley lo guardò implorante. Se solo lei e Christopher fossero stati più attenti, tutto questo non sarebbe successo. Non sarebbe stata costretta a coinvolgere Sylvain e metterlo nei guai. Sentirselo dire così, ad alta voce, dal suo partner poi, faceva sembrare tutto ancora più sbagliato. Sapeva fin troppo bene che era rischiosa e pericolosa la loro relazione, ma se c’era una cosa su cui era sicura era il loro amore, l’uno nei confronti dell’altra. Sperava solo che il momento in cui avrebbero dovuto separarsi, perché entrambi sapevano che sarebbe stato così, non arrivasse troppo presto. E nel frattempo, si sarebbero goduti ogni singolo istante. Ashley non si sarebbe fatta fermare da nessuno; né da Isabelle, né da Raj e men che meno da Sylvain, che sole poche settimane prima era scappato nel cuore della notte per aiutare Allie a fare la stessa cosa.  
Sylvain le rivolse un’occhiata esasperata. «Sai cosa penseranno lei e Raj quando lo verranno a sapere? Che sei tu la spia di Nathaniel!»
«Ma non lo sono e tu lo sai», replicò lei ragionevole.
«Io sì, ma loro? Per quello che ne sanno, potrebbe essere chiunque. E dubitare di te sarà la prima cosa che faranno». Ashley sollevò le mani e poi le lasciò ricadere mollemente, sconsolata. Sylvain continuò: «Perché devi sempre fare cazzate e cacciarti nei guai? Che cosa speri di ottenere così?»
«Questa non è una stronzata, è una cosa seria tra me e lui. Io lo amo davvero», sussurrò in risposta, più rivolta a se stessa che al suo partner.
Il ragazzo sbuffò e Ashley gli rivolse di nuovo uno sguardo implorante. Con quelle scarpe era alta quasi quanto lui e ora poteva fissarlo intensamente negli occhi, direttamente, senza dover alzare la testa per fronteggiarlo. I suoi occhi verdi erano come incatenati al suo sguardo blu, mentre con quell’unico gesto gli chiedeva silenziosamente di aiutarla. «Sylvain, ti prego...»
Si portò le mani in testa e le fece scorrere tra i capelli scuri, per disperazione. Rimase a guardarla a lungo in quella posizione, poi con un filo di voce domandò: «Che cosa mi stai chiedendo, Ashley?»
«Di non dirlo a Isabelle, nessuno lo deve sapere», rispose senza esitare, sicura di sé.
Dopo un istante, Sylvain s’illuminò all’improvviso e chiese: «Gli passi qualche informazione? Lui ne passa a te?»
«No, cerchiamo di tenere le due cose separate. Sai, la nostra relazione e il lavoro, intendo», replicò lei subito, rivolgendogli un’espressione strana. Ma probabilmente era normale che ora dubitasse di lei, dopo quello che aveva appena scoperto.
Sylvain fece un sospiro profondo, quasi sollevato e rassegnato insieme, e infine disse: «Ok, lo terrò per me».
Ashley gli si lanciò addosso, stringendolo in un abbraccio di gratitudine, ben sapendo che era ancora infuriato. «Ti devo un favore», disse.
Il ragazzo, però, la strinse ugualmente a sé e poi sciolse l’abbraccio in fretta. Le lanciò uno sguardo d’avvertimento e mormorò: «Sì, me lo devi e anche bello grosso», poi si allontanò. Prima di sparire del tutto, però, si voltò e aggiunse: «Ma faresti meglio a troncare con lui».
Ashley rimase a guardarlo mentre svoltava l’angolo e, con le dita ancora incrociate, sospirò di sollievo.


*

Allie era appena uscita da una noiosissima e interminabile lezione di storia, durante la quale Zelazny aveva evitato di guardarla di proposito, quando sentì qualcuno che chiamava il suo nome. Si guardò intorno per capire da dove provenisse la voce e notò che Ashley le faceva cenni dal lato opposto del corridoio e si affrettava verso di lei. Rimase pazientemente ad aspettarla, mentre gli altri studenti le passavano accanto per raggiungere le rispettive aule per le lezioni successive. Allie era solo contenta di essere riuscita a superare la lezione precedente e, davvero, non capiva perché Zelazny ce l’avesse tanto con lei. Quando Ashley si fu avvicinata abbastanza, annunciò: «Allie, ti stavo cercando».

«Per fare cosa?» chiese lei, alzando involontariamente il mento con aria di sfida. Sebbene gli altri avessero accettato le scuse di Ashley così in fretta, lei non l’aveva ancora del tutto perdonata. Prima avrebbe voluto sapere il motivo del suo comportamento, perché diavolo se la fosse presa con lei.
«Ascolta, so che mi sono comportata male con te, sono stata un’idiota a evitarti e mi dispiace», disse Ashley osservando la sua espressione distante. «Mi dispiace davvero, e ci tenevo a chiederti scusa».
Però, Allie a quelle parole si sciolse; nonostante fosse arrabbiata con la sua amica, le era mancata troppo in quelle settimane. Si chiese come fosse possibile dato che la conosceva da poco, ma Allie capì che con lei si sentiva al sicuro, protetta, perché Ashley, a differenza di tutti gli altri, aveva passato le stesse fasi che avevano incasinato la sua vita. Entrambe avevano perso qualcuno che amavano. Come Carter e Ashley, anche lei aveva imparato cosa voleva dire sentirsi soli e abbandonati. L’aveva compreso bene quando Christopher aveva deciso di piantarla in asso e andarsene senza nessuna spiegazione. Si sentiva più vicina che mai a quei due ragazzi, così simili tra loro, con lo stesso passato e la stessa voglia di distruggere il mondo che ogni tanto colpiva anche lei.
Allie annuì. «E’ solo che non capivo perché fossi sparita nel nulla e te la fossi presa con me», alzò le spalle inerme, sulla difensiva.
«Non ce l’avevo con te, davvero», replicò Ashley, «non so cosa mi sia preso, ma sul serio non volevo ferirti e non ero arrabbiata con te. Avevo solo bisogno di riflettere e stare da sola, credo». La fissò con i suoi penetranti occhi verdi in attesa di una risposta.
Allie esitò un momento, poi sospirò e disse: «Va bene, ti credo», le scappò un sorriso. Poi aggiunse: «Penso di poterti capire meglio di chiunque altro, perché anch’io ho passato lo stesso. So cosa vuol dire non aver voglia di parlare con nessuno. Solo, la prossima volta avvisami prima, così evito di preoccuparmi troppo».
«Hai ragione, sono uno schifo di amica. E sono anche un pessimo modello, sebbene io sia più grande di te». Ashley trattenne a stento un sorriso diabolico e poi confessò: «Ecco perché ho in mente una cosuccia stasera, per farmi perdonare».
Allie alzò gli occhi al cielo in modo teatrale. «Spero che non sia come il piano al ballo di Lucinda, perché non ha funzionato molto bene».
«Già, quello è stato un fiasco totale ed è pure finito di merda», ammise Ashley. «Ma quello di stasera sarà ancora più divertente. E questo perché non farsi scoprire sarà anche più difficile, il che lo rende ancora più epico».
«Cominci a spaventarmi», mormorò Allie, tormentandosi le mani.
«Nah, tranquilla. Non preoccuparti, penso a tutto io».
«Come l’ultima volta?» chiese lei, ma Ashley gli mollò una pacca sulla spalla e disse: «Porta un asciugamano e assicurati di indossare la biancheria. Ci vediamo a mezzanotte meno un quarto nell’atrio. Non farti seguire!»
«Che diavolo significa?» chiese lei, ma Ashley si era già allontanata. Ora sì, che non poteva stare tranquilla.


*

Quando quel pomeriggio, poco dopo la fine delle lezioni, qualcuno bussò alla porta della sua camera, Allie andò ad aprire in punta di piedi e si sorprese di trovare Jules sulla soglia. La biondissima capoclasse annunciò: «Isabelle vuole vederti. Subito». Dopo di che, con un’occhiata inquisitoria ma senza aggiungere una parola, Jules si allontanò marciando con grazia per il corridoio. Aveva sostituito le Birkenstock rosa con degli Uggs grigi e ora, sebbene continuasse a sembrare perfetta, era vestita in modo identico a tutti gli altri studenti, come se la Cimmeria sfornasse tante statuine tutte uguali. Allie aveva invidiato per tutta l’estate il fatto che Jules potesse portare scarpe personalizzate, mentre gli altri erano costretti a indossare quegli orrendi mocassini, ben lontani dalla magnificenza dei suoi Doc Martens rinchiusi tristemente nell’armadio.

Mentre scendeva le scale diretta all’ufficio della preside, Allie si chiese cosa avesse combinato stavolta e, quando vide che Isabelle l’aspettava in mezzo al corridoio, quella sensazione di timore divenne certezza. La donna le venne incontro con un’espressione enigmatica in viso, ma invece di attaccare con la solita ramanzina, le passò un braccio intorno alle spalle e la scortò davanti alla porta del suo ufficio, dove si fermò. Isabelle la fece girare per guardarla in faccia, le poggiò le mani sulla spalle con fare materno e sussurrò, seria: «Lucinda è qui».
Allie spalancò gli occhi per lo stupore e accennò interrogativamente con il capo al suo ufficio. La preside annuì con aria grave e, vedendo che si limitava a scrutarla negli occhi, Allie domandò: «Perché è venuta qui? E’ lei che ha chiesto di me?»
Isabelle annuì di nuovo ma, questa volta, disse: «Si è presentata qui senza avvisare e mi chiesto di poter fare quattro chiacchiere con te». Rimase a guardare la sua reazione e poi, più dolcemente, suggerì: «Dovresti entrare, troverai interessante quello che ha da dirti».
Allie non riuscì a capire dalla sua espressione se fosse felice o meno che Lucinda si trovasse lì. Quella donna, a volte, sapeva proprio come non far trapelare nessuna emozione. Però, era sicura che Lucinda fosse l’unica persona a cui era concesso l’onore di presentarsi lì dal nulla, senza scatenare una profonda irritazione nella preside. I suoi movimenti la riscossero dai suoi pensieri; Isabelle si avvicinò alla porta del suo ufficio, così integrata nella parete da risultare praticamente invisibile, e l’aprì piano. Poi, le fece un gesto della mano invitandola a entrare e chiuse la porta alle sue spalle. Allie si sorprese che non fosse entrata anche lei, ma probabilmente voleva lasciare nonna e nipote un po’ da sole. La ringraziò mentalmente per quel gesto gentile e si ritrovò a pensare che Isabelle sapeva sempre fare la cosa giusta al momento giusto, e nonostante le bugie che rifilava a tutti quanti, invidiò per l’ennesima volta la gran donna che Isabelle era. Lei, in confronto, sembrava una stupida ragazzina ribelle, perennemente arrabbiata con il mondo.
Lucinda la aspettava in piedi dietro la scrivania della preside. Notò che, con le mani giunte dietro la schiena, stava osservando attentamente il bellissimo arazzo con il cavaliere bianco al centro, affisso alla parete opposta. Quando Allie entrò, tuttavia, Lucinda spostò lo sguardo su di lei e con un piccolo sorriso, che le increspava appena gli angoli della bocca sottile, disse: «Buonasera, Allie».
«Buonasera, nonna», rispose a sua volta affabile. Indossava una raffinata giacca di pelliccia bianca sopra una lunga gonna nera e decolleté oro dal tacco alto, che riprendevano alla perfezione la borsa bianca e oro della donna. Allie pensò che paresse una regina ancora più del solito. Le mancava solo una corona in testa e sarebbe stata meravigliosa.
La ragazza aspettò che fosse Lucinda a parlare per prima, e quando lo fece, annunciò: «Ho ripensato a quello che mi hai detto l’ultima volta che ci siamo viste».

Allie ricordò perfettamente quali furono le sue parole. La notte di Natale, dopo il disastroso incidente in cui Ashley aveva duramente scoperto la verità sulla morte dei suoi genitori, Allie era tornata nella sontuosa villa di Lucinda per affrontarla.
«E’ davvero incredibile come voi due facciate a vivere senza il rimorso per ciò che nascondete», aveva esclamato Allie furiosa.
«Allie…», la preside provò a spiegarsi ma fu interrotta bruscamente. Dalla sua espressione si capiva benissimo che non avrebbe voluto che ad Ashley capitasse tutto ciò. Ma era successo e in parte era anche colpa sua.
«Perdonami Isabelle, ma non voglio ascoltare le tue stupide giustificazioni», ribatté Allie. Non le importava di essere scortese, era troppo arrabbiata con loro per controllare le sue maniere da finta brava ragazza. «Era questo il vostro brillante piano?», continuò, gesticolando. «Pensavate che tenere Ashley all’oscuro di tutto sarebbe stata una cosa utile per sconfiggere Nathaniel? Io non credo proprio. L’avete ferita e questo non farà che peggiorare le cose!»
Sia Lucinda che Isabelle si guardarono spaesate. Era chiaro che nessuna delle due sapeva come gestire la situazione e, soprattutto, cosa dire per consolare Ashley.
Allie approfittò del loro attimo di confusione per rincarare la dose. «Non è giusto. Tutto ciò che state facendo, tutto ciò che ci nascondete non è giusto. Anche se lo fate per il nostro bene. Noi vogliamo essere informate dei vostri piani e farne parte. Siamo membri della Night School, accidenti! A che cosa serve tutto questo addestramento se non a combattere Nathaniel? Non possiamo pensare di batterlo se non sappiamo neanche cosa stiamo facendo». Si rendeva conto che il suo tono di voce era diventato quasi lamentoso, così simile a quello di una bambina piccola che fa i capricci. Ma non le importava. Se fosse riuscita a convincerle, avrebbe anche sopportato di passare per la ragazzina lagnosa.
Isabelle unì le mani davanti a sé e, con calma, disse: «Hai ragione, Allie. Essere in grado di proteggervi e, allo stesso tempo, rendervi partecipi è il nostro compito. E se, finora, non siamo state in grado di svolgerlo al meglio è solo colpa nostra. Ma ti prometto che da ora in poi ti dirò ogni cosa. Scioglierò ogni tuo dubbio. Risponderò a tutte le tue domande». Isabelle lanciò un’occhiata a Lucinda e poi continuò: «Questo perché mi rendo conto che fino adesso non abbiamo fatto molti passi avanti. La Night School è molto preziosa in tutto questo, è il punto chiave. Abbiamo bisogno di coinvolgervi di più, di prepararvi al meglio per affrontare Nathaniel. Lucinda, questo tu lo sai meglio di me».
Allie ringraziò mentalmente la preside per il suo sostegno, ma quando vide che Lucinda si limitava a osservarla attentamente, aggiunse: «E’ vero che la Night School è fondamentale, ma siamo troppo pochi per proteggere l’intera scuola. Questa è una maledetta guerra di potere e noi siamo solo dei ragazzini che non ne sanno niente. Io voglio salvare Christopher, ma non posso farcela da sola. Abbiamo bisogno del tuo aiuto, nonna. La scuola ha bisogno di te, Isabelle ne ha bisogno», fece un respiro profondo e poi finì, «e anche io». Allie ricordò appena il volto di Lucinda che cambiava, i suoi occhi grigi che si spalancavano per la sorpresa.

«Hai cambiato idea?», chiese ora Allie speranzosa.
Lucinda ciondolò la testa di lato, in un modo che le ricordava vagamente sua madre, senza però aprir bocca. Rimase ferma a osservarla negli occhi per qualche secondo, con un’espressione enigmatica e indecifrabile in viso. Infine, quando Allie cominciava a sentirsi a disagio e non sapeva più cosa fare, disse: «Sì, Allie. Ma non ho cambiato idea da sola, tu mi hai fatto cambiare idea». Lucinda la guardò con un misto di approvazione e gentilezza, una nota divertita negli occhi, tanto che Allie si sentì arrossire per l’imbarazzo. «Quello che hai detto l’altra volta mi ha piacevolmente colpito e mi ha fatto riflettere. E sono giunta alla conclusione che hai ragione, non dovremmo nascondervi ogni cosa». La donna si avvicinò e le posò una mano sulla spalla con fare rassicurante. «Tu sei una ragazza forte, Allie, e sono sicura che riuscirai a salvare Christopher. Quindi, sì, vi aiuterò». Allie avrebbe voluto abbracciarla, ma si trattenne. Capì di non essere abbastanza in confidenza con lei per un gesto simile. Eppure, fu sicura che Lucinda avesse capito quanto significasse per lei, cogliendo il suo sguardo di riconoscimento.
Prima che Allie lasciasse l’ufficio della preside, però, Lucinda assunse un tono d’avvertimento e aggiunse: «Ma faresti meglio a stare lontano da quella ragazza».


*

Dopo le ultime parole di Lucinda, Allie era ancora più intenzionata a incontrare Ashley. Anche se voleva dire infrangere le regole. Soprattutto, se voleva dire avere la possibilità di sgattaiolare fuori e godersi un po’ di sano divertimento in santa pace. Ne aveva un gran bisogno. Mancavano pochi minuti a mezzanotte, così Allie uscì dalla sua stanza in punta di piedi e percorse il corridoio cercando di fare il meno rumore possibile, per non incorrere nelle ire di Jules o di qualcun altro. Quando scese la grande scalinata che portava all’atrio principale, vide una figura in ombra appoggiata contro la porta d’ingresso. Si bloccò di colpo e trattenne il respiro mentre un moto di paura si faceva strada dentro di lei. All’inizio pensò che qualcuno avesse scoperto il loro piano e fosse venuto per intercettarla, ma quando quella si mosse ed entrò nel fioco fascio di luce emesso dalle candele poste accanto all’uscita, capì che non aveva nulla da temere. Si lasciò scappare un sospiro di sollievo e sentì i suoi stessi muscoli rilassarsi. Notò che Ashley era vestita nel suo stesso identico modo: i pantaloni della tuta scura coprivano in parte le sneakers nere, la felpa dello stesso colore era di una taglia più grande; Ashley si era tirata il cappuccio sulla testa per non farsi riconoscere. Allie aveva avuto la stessa idea. Sorrise nel buio e si avvicinò incappucciata all’altra ragazza, strascicando leggermente le suole degli stivali Doc Martens sul pavimento di pietra lucida. La tentazione era stata troppo forte, non era riuscita a resistere: doveva metterli!
Ashley le rivolse un sorriso incoraggiante. «Sei venuta alla fine», commentò come se non fosse stato ovvio. Allie annuì, poi le chiese bisbigliando quale fosse il piano ma Ashley, per tutta risposta, si portò l’indice alle labbra con un guizzo divertito negli occhi. «Shh. E’ un segreto».
Dopo di che, afferrò la maniglia dell’enorme portone con entrambe le mani e tirò con forza, pregando mentalmente che non facesse troppo casino. Non servì a niente; la porta si aprì con un cigolio stridulo che risuonò per tutte le pareti.
Se ci fosse stato Gabe avrebbe pensato lui a oliare questi stramaledetti cardini, pensò Ashley con amarezza. In tutte le scappatoie passate di cui erano stati complici, lei era quella che pensava alle tattiche e Gabe quello che si occupava dei piccoli ma fondamentali dettagli come quello. Se fosse stata più concentrata, si sarebbe ricordata che ora anche quello era un compito che spettava a lei; ma da quando in qua stava attenta a non farsi scoprire? Scacciò dalla mente Gabe e la sua ossessione per i cardini, e sbirciò fuori.
Allie sapeva che quello stridore non era stato abbastanza forte perché qualcuno lo udisse, ma si guardò nervosamente intorno lo stesso, in attesa di qualsiasi rumore. L’unica risposta che ricevette fu un silenzio inquietante e spettrale e, quando Ashley le comunicò a gesti il via libera, le due ragazze sgusciarono fuori senza emettere alcun suono e si lanciarono a perdifiato sull’erba umida della notte.
Ce l’avevano quasi fatta, la parte più difficile era sempre uscire dalla scuola senza essere notati. Allie si chiese di sfuggita se non ci fosse qualcuno della Night School in giro per il turno di ronda, ma pensò che Ashley avesse probabilmente pensato anche a quello. In quanto organizzatrice di piani era formidabile, molto più di lei. Ashley la precedeva di qualche metro, correndo agile e silenziosa come una tigre, pestando i piedi con forza sul terreno bagnato per la recente pioggia.
E’ veloce, dovette ammettere Allie. Ma non si lasciò scoraggiare; aumentò il ritmo e la raggiunse in poche falcate. Ora che non c’era più il timore che qualcuno sentisse, le urlò: «Dove stiamo andando?»
«Aspetta e vedrai», rispose vagamente Ashley da sopra la spalla, rivolgendole un sorriso complice. Poi accelerò e sparì tra gli alberi del bosco. Allie non ebbe più bisogno di chiedere, capì dalla direzione intrapresa dalla ragazza che erano dirette al lago. Ora si spiegava l’asciugamano, quella ragazza era un genio!
Raggiunsero il folto della foresta e si fermarono al limitare dello specchio d’acqua. Entrambe rimasero silenziosamente a guardare il riflesso della luna che si specchiava sulla superficie scura del lago, facendolo brillare. Allie fece scorrere lo sguardo in lontananza, sulla riva opposta in cui, tra le sterpaglie di erba alta, si erano fermati prima Nathaniel e poi Christopher per i loro abboccamenti. Aveva incontrato suo fratello nello stesso punto in cui si trovava ora e, sebbene le mancasse molto, sperò sinceramente di non incontrare nessuno quella notte. La sua partner, comunque, non le diede il tempo di pensarci a lungo: Ashley si stava già spogliando e la esortava a fare lo stesso. Mentre pensava che dovessero essere matte da legare se s’immergevano nel lago a metà febbraio, Allie fu percorsa da un brivido familiare e piacevole. Non era per il freddo che tremava, o almeno non ancora, era per quella gradevole sensazione di correre il rischio, di fare qualche cosa di stupido per sentirsi libera, ancora una volta, dal giudizio degli altri. In quel momento si rese conto che voleva farlo davvero; non le importava delle conseguenze che ne sarebbero derivate se le avessero scoperte, l’avrebbe fatto comunque. Si sarebbe goduta quell’attimo di liberazione e di divertimento in compagnia di Ashley e, solo dopo, sarebbe tornata a preoccuparsi di Nathaniel, di Lucinda, della spia e di tutto il resto. Gettò per terra l’asciugamano che aveva trafugato ore prima e si sfilò il maglione con dita tremanti, giusto in tempo per sentire gli schizzi freddi sulla pelle nuda che le arrivarono quando Ashley, in slip e reggiseno, si lanciò nel lago a bomba, spargendo acqua da tutte le parti. Allie si tolse anche gli altri indumenti, inciampò nei pantaloni e unendo poi le braccia in alto, si tuffò di testa nel vuoto e nell’oscurità. Il primo contatto con l’acqua fredda le gelò l’aria nei polmoni e per un attimo Allie pensò di non essere più in grado di respirare. Ma subito l’immagine di Carter, che solo qualche mese prima le salvava la vita e la aiutava a calmarsi, riuscì a penetrare nella sua mente e a renderla più lucida; Allie fece qualche bracciata e poi riemerse. La prima cosa che sentì quando sputò fuori l’acqua e fece un respiro profondo, fu la risata contagiosa e solare di Ashley che squarciava il silenzio della notte. Allie scoppiò a ridere quasi nello stesso istante e, finalmente, la tensione e la paura di poter essere scoperte si sciolsero, mentre si faceva strada la consapevolezza di avercela fatta e di essere sfuggite dargli artigli della Cimmeria senza complicazioni. Si girò a guardare Ashley che nuotava tranquilla a dorso e si sentì davvero felice come non lo era da settimane. Si rendeva conto che provava quella gioia sempre più spesso quando era in compagnia di Ashley, senza però nulla togliere a Rachel, Carter, Jo, Zoe e tutti gli altri. Semplicemente lei e Ashley s’intendevano a meraviglia; ad Ashley non doveva spiegazioni se faceva qualcosa di avventato, lei non la tormentava per aver infranto una regola e soprattutto non la giudicava se voleva ancora incontrare Christopher e provare a salvarlo quando se ne sarebbe presentata l’occasione. Allie pensò che probabilmente Ashley non la stressava per il solo motivo che era sempre con lei quando faceva qualcosa di stupido che non avrebbe dovuto fare. E a lei andava bene così, anche se le ricordava i vecchi tempi da ribelle passati in compagnia di Mark e Harry. Uno schizzo la colpì in piena faccia ricoprendola interamente, quando Allie riaprì gli occhi, vide la mano di Ashley pronta a schizzarle di nuovo.
«Ah sì? Che guerra sia allora!» rise, avvicinandosi all’amica e fingendo di affogarla. Presto si ritrovarono a ridere come pazze, in un groviglio di braccia, lottando per rimanere a galla.
«Mi fa piacere che vi divertiate», esclamò una voce alle loro spalle. Entrambe si girarono di scatto, ma quando videro Carter in piedi sulla riva del lago si rilassarono subito. Sebbene il viso del ragazzo fosse in ombra, Allie intuì che non doveva essere troppo contento di trovarle lì.
«Unisciti a noi, West. Fatti un bagno», lo invitò Ashley muovendo le braccia intorno a sé per non affondare.
«No, grazie. Non voglio diventare un pinguino», replicò aspro il ragazzo. Allie ci aveva visto giusto: Carter era incazzato. Tese una mano verso di lei e le ordinò di uscire dall’acqua. Allie per un attimo pensò di rifiutare, irritata dal fatto che Carter le desse ordini, ma i brividi di freddo cominciarono a farsi sentire sempre più e capì che uscire, prima di beccarsi una polmonite, non era una così cattiva idea.
«Ecco il guastafeste», commentò Ashley. Ma anche lei si avvicinò alla riva e issò senza sforzo. Carter aiutò Allie ad uscire e la avvolse nell’asciugamano, stringendola poi tra le sue forti braccia per riscaldarla. Lanciando un’occhiataccia ad Ashley, il ragazzo la scortò per il sentiero di ghiaia che avevano percorso poco prima, per fare ritorno a scuola. Lei, invece, rimase indietro a strizzarsi i capelli fradici e, una volta rivestita, fece per raccogliere le sue cose e seguire gli altri due, quando un rumore improvviso la indusse a bloccarsi di scatto.
Ashley tese le orecchie in ascolto, poteva ancora sentire i passi di Allie e Carter che si allontanavano, ma le voci che udì, ne era certa, non appartenevano a loro due. Sentì qualcuno bisbigliare furiosamente lì vicino. Ashley si abbassò per non essere vista e strisciò dietro un cespuglio senza far rumore. Poi, stando attenta a non farsi scoprire, sbirciò appena oltre le foglie e quello che vide confermò i suoi sospetti: c’era qualcun altro lì fuori quella notte. Sebbene l’inconfondibile voce di Gabe si fosse alzata di un tono, non riuscì a capire cosa stesse dicendo. Stava parlando con qualcuno molto più basso di lui, una ragazza quasi sicuramente. Quando questa si spostò e uscì dall’ombra, la luce della luna la investì in pieno: ad Ashley si spalancò la bocca per lo shock.
«Ma che cazz-…» bisbigliò a voce un po’ troppo alta. Prima che i due potessero girarsi nella sua direzione, Ashley scattò velocissima, senza farsi vedere, abbandonò il suo nascondiglio e corse all’impazzata verso la scuola. Non si fermò finché non raggiunse l’atrio deserto della scuola e si sbatté la porta alle spalle. Ci si appoggiò contro, picchiettando confusa la testa contro il legno di quercia duro, i capelli che sgocciolavano formando pozze sulla sua felpa. Nella sua mente vorticava furiosamente una marea di pensieri che si rincorrevano l’un l’altro, mentre il battito del suo cuore le rimbombava nelle orecchie scandendo ogni secondo. Perfino Ashley era rimasta spiazzata da quello che aveva visto: il tradimento scritto nero su bianco. Nessuno sospettava di lei, era la candidata più improbabile. Ashley non sapeva cosa pensare mentre rimuginava sulla scena vista nel bosco, perché anche con quel buio, era stato impossibile non riconoscere la massa di capelli rossi e ricci, stretti nella coda alta di Katie.


To be continued...

Come sempre, spero che vi sia piaciuto il capitolo. Lasciate un commento, grazie per aver letto!
Elis.

  
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